Il Maestro
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Info su questo ebook
se il destino ti ha portato fin qui, il più è fatto. Non ti resta che proseguire allacciando le cinture e fidandoti ciecamente del narratore. Non ti sarà difficile, tu stesso infatti sarai un narratore molto speciale. Il resto lo ha messo uno scrittore un po’ distratto, che con un filo di ironia e qualche piccolo gioco di illusione, ti guiderà alleggerito dal peso dentro il grande Tempio della Tecnica. Se vuoi sapere cosa possa avere rappresentato per un gruppo di amici uniti e appassionati, devi necessariamente passare di qui.
Ti ringrazio fin d’ora per la tua fiducia. L’occasione è per augurarti buona lettura e soprattutto buon divertimento.
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Anteprima del libro
Il Maestro - Massimo Lenzi
dell’alchimia
Il Maestro
«Maestro, Gino è sparito. Sono già dieci giorni che non torna a casa. Sarà morto?»
«Tornerà di sicuro, Francesca. Domattina, vedrai, lo troverai pigro e sornione fuori dalla porta sul suo cuscino.»
«Va be’, ma lui non sente che siamo preoccupati?»
«Lui non è preoccupato per voi perché state bene e siete al sicuro. Sono altre le cose che ha in testa.»
«Sarebbe come dire che si fa i fatti propri e basta.»
«Dovremmo imparare da lui un po’ tutti; questo è il significato della vita, allontanarsi per ritornare.»
«Maestro, evviva!»
«E però ce ne hai messo di tempo, pensavamo non tornassi più!»
«Giovanotti, avete ragione, ma era davvero troppo tempo che dovevo, e finalmente sono andato a trovare il mio amico Franck.»
«Franck vive molto lontano; come spesso succede occorre un lunghissimo viaggio per respirare e rivivere nuovamente qualcosa di famigliare.»
«Che cosa ti ha detto allora?»
«È stata una bella sorpresa?»
«Senz’altro lo è stato, e mi sarebbe proprio piaciuto tanto vedere la sua faccia.»
«Vuoi dire che non lo hai incontrato?»
«Purtroppo no, sono arrivato in tarda serata; era già partito verso la montagna, e si era ormai addentrato nella foresta.»
«Quindi sei andato per nulla?»
«Tutt’altro! Al momento giusto ritornerà, almeno per un poco, e si accorgerà che sono passato.»
«Vedrà spariti un po’ di legumi e carne, un po’ di legna diventata cenere nel focolare, qualche scodella lasciata da lavare, un letto che ha dato ristoro a un amico, e un gatto che sembra averne preso il comodo posto.»
«Maestro, che significano questi cinque geroglifici?»
«Cosa significano? Non salteremo lezione, malefici!»
«È solo poco.»
«Poi partiamo spediti.»
«Ed è anche giusto, manchi da tanto e qualcosa ci devi.»
«E va bene: vi accennerò e rivivrò con voi un poco di questa piccola storia.»
«Ero appena arrivato. Ho avuto una volta ancora la fortuna di ammirare la bellissima Montagna a Guglie rossa di luna. È un luogo di antichissimo splendore, pieno di mistero e di leggende. Si diceva che in una capanna ai piedi della montagna, vivesse un tempo la bellissima Sarah con il suo bimbo Luigi. Era arrivata un giorno fidandosi del proprio cuore, privilegiando l’amore sopra ogni altra cosa.»
Che noia, ma non potevamo tacere?
«Ne parlo con grande nostalgia, e aggiungerei i sogni, la gioventù, la passione (forse accompagnata da qualche contrasto duro e genuino), e soprattutto la voglia di conoscere.»
«Non intenderai dire leggere i libri?»
«Sarebbe assurdo!»
«E infatti oggi c’è la TV: perché dover faticare tanto su cose che non hanno vita?»
«Silenzio voi! Raccontaci di quel monte.»
«A volte quando mi distendo su quel prato amico, al tramonto nel dormiveglia viene da confondermi, e mi pare quasi di essere a casa di nonno Carlo, di fronte al Monte di Mezzogiorno, sotto le stesse sfumature rosa, che si mescolano con l’azzurro del cielo e il bianco della neve. È proprio qui dove comincia la storia di Sarah.»
Il Monte di Mezzogiorno era proprio rosso fuoco stanotte, non pareva vero. Sembrava veramente come quando Vega attacca la terra.
Anche nonno Carlo racconta della Sacerdotessa del Monte e di un bambino che si era perso nella foresta.
«Maestro, tu stai leggendo in quei simboli incomprensibili la storia di Sarah?»
«In un certo senso lo sto facendo, ma soprattutto la sto riscrivendo nella memoria. Franck diceva: ‘Annota sempre cinque cose in un viaggio.’ E così ho sempre fatto.»
Anche nonno Carlo usa quella scrittura, ma dicono lo faccia perché le zie sono curiose e impiccione.
«Ci insegnerai il vostro linguaggio segreto?»
«Vedremo, abbiamo altri programmi.»
«Franck cosa fa?»
«Franck è un monaco.»
«Se sia lui e sia Sarah vivono nella stessa foresta, potrebbero infine trovarsi, in un estremo colpo di sedere. Ecco il finale imprevisto!»
«Potrebbe. Prima bisognerebbe scrivere altre cose, per creare e accompagnare una vicinanza, che gli occhi e la mente non ci mostrino per intero.»
«Scriviamola, così arriviamo a un dunque, e che almeno ci piaccia!»
«Giovanni, sei sicuro di volerlo fare?»
«Mi sembra elementare, Maestro. Sarah è bellissima, Franck non si sa, ma sappiamo che è un monaco. È più che sufficiente per intrigare una bella fanciulla che non sappia bene cosa stia cercando. Quindi il monaco errante, saggio e solitario, silenzioso e pieno di mistero, incontra una fanciulla meravigliosa, bellissima smemorata nella foresta, che si innamora perdutamente, e vissero felici e contenti. Ve la trovo subito su internet, e la riadattiamo.»
«Si dà il caso che Sarah avesse un marito, Francesco. Fu amore a prima vista; un unico primo sguardo luminosissimo e due piccoli cuori trafitti e immediatamente spossati. Sembrava impossibile che quell’amore potesse sgretolarsi. Invece Francesco un giorno si perse. Tornato a casa non fu riconosciuto e non riconobbe nessuno. Imprecava, resisteva, minacciava, faceva soprattutto tanta paura. Vedeva cose e persone che nessun altro vedeva, sbagliava i nomi, confondeva i pensieri, rispondeva ad altre domande e chiedeva solo risposte che volesse sentire. Infine, un giorno sparì senza lasciare alcuna traccia o speranza, e Sarah restò sola con un piccolo bimbo da accudire.»
«È questo il simbolo che rappresenta la storia?»
«Qui siamo già oltre. Il ritorno è l’essenza di ogni cosa. Lo scrisse per primo Franck, e rappresenta un monaco, il Monaco Solitario, che viveva nei pressi della Capanna di Sarah. Ogni mattina andava a prendere il piccolo Luigi e lo portava con lui al monte. Insieme tornavano la sera, quando Sarah li stava aspettando per la cena da molte ore. Luigi di solito si addormentava ascoltando una storia del monaco, e lui a volte si intratteneva per un po’ con Sarah.»
«Quindi Maestro, come dicevo, Franck è quel monaco; si incontrano nella famigliarità quotidiana ma non si riconoscono. Continuano per molto tempo a vedersi, in un bisogno reciproco di dipendere l’un l’altro, che ai loro occhi ciechi pare soltanto fraterno e consolatorio. Finalmente un giorno succede quello che doveva per forza succedere. Di scatto Franck viene assalito dal rimorso, dalla commozione e dalla pietà di salvare un’aquila, da lui stesso trafitta con l’arco. Quel gesto si specchia nella bellezza riflessa di Sarah, così naturale e vera, quasi stesse facendo il bagno nel pozzo. Immediatamente si riconoscono.»
«Giovanni, manca la contemporaneità. La storia va lasciata sospesa, e l’unica cosa da scrivere e quella di Franck.»
«Ottima osservazione, Carlo. Rimane una bellissima immagine, Giovanni, di naturalezza e semplicità. Franco, tu allora cosa diresti?»
«Franck è assolutamente certo che quell’incontro ci sarà, si ritroveranno e sarà la loro prima volta in una storia già scritta.»
«Sei soddisfatto, Giovanni?»
«Abbastanza, sono aggiustamenti di dettaglio che avevo trascurato.»
«Maestro, questo disegno cosa significa?»
«Che assurdità!»
«Sembra quasi che le astronavi tirino la canoa.»
«Al diavolo, Giovinotti, qui ci mangiamo tutta la lezione!»
«Maestro, ci devi spiegare.»
«Allora?»
«Va bene, devo fare una piccola premessa.»
«Franck aveva fatto per un amico un piccolo biglietto da visita, su un cartoncino a forma di conchiglia tagliato a mano. Una gondola trasfigurava in un’auto d’epoca. Poi fece un giorno il modellino di un’auto, un’autentica miniatura. Aveva incastri e cerniere nascoste che con una precisa sequenza di gesti la trasformavano in un perfetto aeroplanino. Franck aveva tutte queste passioni, le auto, la scultura, la pittura, e altri oggetti che agli occhi sembrano favole, o astronavi per ritornare al disegno. Per lui si chiamavano più propriamente arche, e intendeva un concetto molto più ampio legato al movimento e alla curvatura dello spazio.
Apparentemente ci si immagina un silenzio assoluto nel cuore dell’universo, in realtà è racchiusa la chiassosità vertiginosa del ritorno. Le sorgenti luminose sono sostituite da astronavi, mezzi assurdamente creati per raggiungere l’origine. Ritornando indietro, diventano oggetti primitivi che cavalcano le angolature, le sfaccettature, i riflessi della luce, come fossero onde. I draghi rappresentano la metamorfosi dello spazio che da sorgente puntuale diventa tutto. La luce diventa vento. Il ritorno è ricominciare da un punto differente da quello che si era lasciato. In ciò che resta della sorgente luminosa c’è tutto. Non serve cercare oltre non sapendo bene dove e perché, alimentando soltanto una cocciutaggine irrequieta e soprattutto fatale.»
«È l’incoscienza la causa ultima, ovvero la sorgente, dell’ostinazione?»
«No! L’incoscienza è amore puro. La cocciutaggine è desiderio incontrollato.»
«C’è del vero in questo disegno?»
«Giovanni, non ci sarebbe abbastanza verità nell’amore, nell’arte e nell’alchimia? La tua mente ha un meccanismo infernale inspiegabile. Arrivi a cose che nessuno vede e non vedi cose alla portata di tutti.»
«Mi chiedevo semplicemente se fosse rappresentata una scena di vita.»
«Umberto è il piloto, partito e non ancora tornato. Se tornerà, e ci dovesse essere anche Franck, forse si potrebbero incontrare. Ammesso di poter essere partecipi a una cosa per loro così straordinaria, si potrebbe verificare in prima persona, se ciò che Franck aveva immaginato, fosse stato verosimile, o addirittura autentico.»
«Verosimile significherebbe trasfigurabile?»
«Giovanni, sarai un grande matematico, ma ti avverto: ciò che ha messo in crisi tanti, è stata l’impossibilità di vedere rappresentata la natura nella rigidità di formule o regole. Guai a perdere la pazienza! Guai a uscire dal gioco d’amore, per voler far tornare i conti a tutti costi! Ogni cosa ha una sua volontà che non si lascia soggiogare da chi non sa accogliere e ascoltare.»
«E ora basta! Si torna al dunque. Avete studiato la Costituzione? No! Guai a voi se domani non sarete puntuali e istruiti! Adesso si leggono I Promessi Sposi.»
«Non si fiata. Cominci Franco dall’inizio.»
«Cari genitori, tante, tante, tante novità! Ma tra poco, non ora. Avete per caso domande?»
«Domande? Non si saprebbe neanche da dove cominciare.»
«Cominciamo.»
«Era il caso di fare il ricevimento tutti insieme e all’osteria? Di certo non invita a un clima confidenziale e aperto.»
«Per questo c’è la chiesa. Noi rappresentiamo la scuola e costruiamo il futuro.»