I racconti delle cose inutili II
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Questa edizione contiene una presentazione di Mariangela Molinari che scrive:
“Non esiste nulla di casuale a questo mondo. Nulla di inutile. Nulla di troppo piccolo e insignificante. Nulla che sia solo quel che sembra, senza essere anche qualcos’altro. Basta osservare la natura, del resto, un giardino, un orto, un campo coltivato: nulla va mai perso, tutto ha un senso preciso e, concluso il suo ciclo di vita, può essere recuperato e trasformato in fertile humus.
L’agricoltore scruta i segni per coltivare la terra, l’artista e chi, con purezza, sa vedere oltre l’involucro di ogni creatura, per coltivare se stesso, per sentire e contribuire a render più saldo quel filo misterioso che, unendoci tutti, fa potenzialmente di ognuno un’inattesa rivelazione per l’altro.”
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Anteprima del libro
I racconti delle cose inutili II - Riccardo Paracchini
il progetto
StellaCroce
Il progetto StellaCroce non è finalizzato esclusivamente alla creazione e diffusione di libri digitali, bensì prevede come parte integrante della sua mission il finanziamento, attraverso una percentuale del ricavato, ad eventi umanitari che salvaguardino la vita dell’Uomo, sotto ogni aspetto.
Riccardo Paracchini, nato nel 1964, artista, ha al suo attivo numerose mostre. Iscritto ad Azione Cattolica e Scienza & Vita, è il curatore di questo progetto.
Nel 2010 ha pubblicato Le Litanie, edito dalle edizioni Porziuncola di Assisi, in cui ha raccolto tutte le litanie dedicate nei secoli alla Vergine Maria. Da qui si sviluppò l’idea del progetto StellaCroce.
prefazione
semi
introduzione di Mariangela Molinari
Non esiste nulla di casuale a questo mondo. Nulla di inutile. Nulla di troppo piccolo e insignificante. Nulla che sia solo quel che sembra, senza essere anche qualcos’altro. Basta osservare la natura, del resto, un giardino, un orto, un campo coltivato: nulla va mai perso, tutto ha un senso preciso e, concluso il suo ciclo di vita, può essere recuperato e trasformato in fertile humus.
Lo sanno bene gli agricoltori, i contadini, per i quali l’attenzione alle piccole cose è una fedele compagna di vita. Forse perché a loro, più che ad altri, è ben chiara l’incalcolabile potenza racchiusa nel più minuto dei semi.
Ecco, sono le nostre risposte alle cose più semplici, all’apparenza inutili, a conferire alla nostra vita il suo ritmo, a filare la sua trama più fine, a rivelare, alla fine, la nostra storia e la nostra geografia.
Riportando un racconto popolare, Karen Blixen narra la storia di un uomo che viveva presso uno stagno e una notte fu svegliato da un gran rumore. Uscito nella più completa oscurità, non riusciva a comprendere l’origine del frastuono. Si mise allora a correre in su e in giù, a destra e a manca, guidato solo dal rumore. Cadde e inciampò più volte, finché riuscì a trovare una falla da cui uscivano acqua e pesci: si mise subito al lavoro per tapparla e solo quando ebbe finito se ne tornò a letto.
La mattina dopo, affacciandosi alla finestra, vide con sorpresa che le impronte dei suoi piedi avevano disegnato sul terreno la figura di una cicogna.
«Quando il disegno della mia vita sarà completo – si chiede allora Karen Blixen – vedrò o altri vedranno una cicogna?».
Sono i piccoli eventi quotidiani, il modo in cui li accogliamo, la maniera in cui li leggiamo, il significato che riusciamo a scorgervi, a tracciare il disegno dei nostri giorni. Ed è restando in ascolto e osservando ogni minimo dettaglio, come l’agricoltore presta attenzione ai segni della terra e del cielo, che si aprono possibilità insperate, si accendono, piene di grazia, improvvise illuminazioni. Allora un treno che va, dei papaveri mossi dal vento, un cane che corre, due formiche che si ritrovano al centro di una mattonella, un legnetto a forma di croce sul marciapiede, rami secchi che abbracciano il cielo, o un albero in fiore che pare coperto di fiocchi di neve, due fiori di cactus, il riflesso del cielo in una pozza d’acqua non sono solo quello che appaiono ma si trasformano per chi li sappia vedere davvero, e non solo guardare, in messaggi pieni di un significato più profondo. E ogni incontro, anche muto, diviene la prova che non siamo mai soli.
L’agricoltore scruta i segni per coltivare la terra, l’artista e chi, con purezza, sa vedere oltre l’involucro di ogni creatura, per coltivare se stesso, per sentire e contribuire a render più saldo quel filo misterioso che, unendoci tutti, fa potenzialmente di ognuno un’inattesa rivelazione per l’altro. Una donna indiana che bacia il pavimento, una ragazza che pare un angelo, avvolta nel suo cappotto e appoggiata al finestrino di un treno, una bambina che va in città con la nonna, due vecchi vestiti di bianco che si sorreggono,