Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Covid-19. Libertà e Diritti in Quarantena
Covid-19. Libertà e Diritti in Quarantena
Covid-19. Libertà e Diritti in Quarantena
E-book127 pagine1 ora

Covid-19. Libertà e Diritti in Quarantena

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

È il tipico instant book, scritto e pubblicato in tempi strettissimi, utilizzando questo periodo di isolamento forzato. Un volumetto leggero, dal linguaggio semplice, scritto in stile giornalistico, pensato per raccontare, interpretare e commentare i fatto di questa cronaca recente legata all’emergenza coronavirus ed alla fase caratterizzata dall’hashtag #iorestoacasa.

Un’analisi snella che prova a suggerire chiavi di lettura da diversi punti di vista: politico, sociologico, storico, economico. Senza nascondere paure e preoccupazioni, critiche e contraddizioni di una realtà che, dopo aver fatto irruzione in maniera inaspettata e violenta quanto improvvisa, porta con sé preoccupazioni ed incertezze per un futuro che ancora non si riesce ad intravvedere.

Eppure, malgrado tutto, la conclusione è ottimistica, carica di speranza riuscendo a cogliere gli aspetti positivi pur da una vicenda drammatica, che segnerà per sempre la vita prossima e che rappresenterà un capitolo importante nei futuri libri di storia.
LinguaItaliano
Data di uscita8 apr 2020
ISBN9788831667289
Covid-19. Libertà e Diritti in Quarantena

Correlato a Covid-19. Libertà e Diritti in Quarantena

Ebook correlati

Scienze sociali per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Covid-19. Libertà e Diritti in Quarantena

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Covid-19. Libertà e Diritti in Quarantena - Maurizio Bonanno

    633/1941.

    INTRODUZIONE

    Un caz­zot­to ben as­se­sta­to in pie­no vol­to.

    Que­sto l’ef­fet­to che ognu­no di noi ha vis­su­to sul­la pro­pria pel­le. Un mo­men­to sur­rea­le, che stia­mo vi­ven­do gior­no do­po gior­no. E non a cau­sa di un cam­bia­men­to gra­di­to e su ba­se vo­lon­ta­ria, ma per l’ap­pli­ca­zio­ne di una mi­su­ra che, per quan­to ne­ces­sa­ria, li­mi­ta dra­sti­ca­men­te le li­ber­tà del sin­go­lo, stra­vol­gen­do­ne re­pen­ti­na­men­te le abi­tu­di­ni.

    Co­sì, sen­za pre­av­vi­so al­cu­no, la for­sen­na­ta fre­ne­sia, che ca­rat­te­riz­za­va le no­stre vi­te fi­no a ie­ri, ha do­vu­to ce­de­re il pas­so al­la len­tez­za che ine­vi­ta­bil­men­te co­strin­ge­rà a mi­su­rar­ci con la bel­lez­za del­la nor­ma­li­tà del­le pic­co­le co­se che tor­ne­re­mo ad ap­prez­za­re. Per­ché è co­sì che va: non ci si ren­de con­to di quan­to sia bel­la la nor­ma­li­tà fi­no a quan­do que­sta non ci vie­ne ne­ga­ta o scon­vol­ta. Ci sia­mo do­vu­ti fer­ma­re a be­ne­fi­cio del­la sa­lu­te del­la col­let­ti­vi­tà e sia­mo sta­ti ob­bli­ga­ti a ri­pen­sa­re la no­stra di­men­sio­ne spa­zio-tem­po­ra­le, con una con­tra­zio­ne del­la pri­ma e una di­la­ta­zio­ne del­la se­con­da, in que­sta im­pre­ve­di­bi­le di­men­sio­ne sur­rea­le, qua­si oni­ri­ca.

    Per gior­ni e gior­ni ci ri­tro­via­mo co­stret­ti a con­di­vi­de­re lo spa­zio 24 ore su 24 con co­niu­gi e fi­gli, e ciò con ine­vi­ta­bi­li ri­per­cus­sio­ni sul­le re­la­zio­ni. L’amo­re ver­rà rin­vi­go­ri­to? Le re­la­zio­ni rin­sal­da­te? Op­pu­re, ac­ca­drà l’esat­to con­tra­rio?

    Fa­re pre­vi­sio­ni è az­zar­da­to e pu­re in­giu­sto; cer­to, inu­ti­le. Piut­to­sto, si può co­glie­re l’oc­ca­sio­ne, vi­sto il tan­to tem­po di­spo­ni­bi­le, per una ri­fles­sio­ne un po’ più ap­pro­fon­di­ta sul­le con­se­guen­ze di que­sta con­vi­ven­za al tem­po del co­ro­na­vi­rus.

    Max­well Marl­tz, chi­rur­go este­ti­co ame­ri­ca­no, nel suo be­st sel­ler Psy­cho – Cy­ber­ne­tics, scrit­to nel 1960, at­tra­ver­so l’espe­rien­za di­ret­ta con i suoi pa­zien­ti, ar­ri­vò al­la con­clu­sio­ne che il cam­bia­men­to di una abi­tu­di­ne ri­chie­de al­me­no una quan­ti­tà mi­ni­ma di tem­po pa­ri a 21 gior­ni.

    Cer­to, il suo stu­dio, scrit­to in un’epo­ca ben lon­ta­na dal­la at­tua­le (con tut­to ciò che ne con­se­gue in ter­mi­ni di co­no­scen­za e di svi­lup­po tec­no­lo­gi­co), si ba­sa­va sull’ap­pli­ca­zio­ne del­la cy­ber­ne­ti­ca – scien­za che stu­dia i fe­no­me­ni di au­to­re­go­la­zio­ne e co­mu­ni­ca­zio­ne ne­gli or­ga­ni­smi na­tu­ra­li e nei si­ste­mi ar­ti­fi­cia­li – al­la psi­co­lo­gia. In ba­se a quel­la che poi si ri­ve­le­rà una for­tu­na­ta in­tui­zio­ne, sap­pia­mo be­ne che la na­tu­ra ci ha do­ta­to di un ser­vo-mec­ca­ni­co - la men­te - che se uti­liz­za­to cor­ret­ta­men­te ci per­met­te di rag­giun­ge­re qual­sia­si obiet­ti­vo an­che a co­sto di cam­bia­men­ti ra­di­ca­li nel no­stro mo­do di at­teg­giar­ci ver­so la vi­ta.

    Al net­to del­le trat­ta­zio­ni sull’im­ma­gi­ne dell’io, co­sì ca­ra al­la psi­co­lo­gia mo­der­na, e sui mec­ca­ni­smi che de­ter­mi­na­no la no­stra au­to­sti­ma, se­con­do al­tri stu­di sta­ti­sti­ci, tra i qua­li quel­lo con­dot­to di Phi­lip­pa Lal­ly – ri­cer­ca­tri­ce di psi­co­lo­gia del­la sa­lu­te pres­so la Uni­ver­si­ty Col­la­ge di Lon­dra - e dal suo team, il tem­po ne­ces­sa­rio sa­reb­be ad­di­rit­tu­ra di 66 gior­ni.

    Co­mun­que sia, non spa­ri­re­mo co­me di­no­sau­ri col­pi­ti da un me­teo­ri­te e tut­to quel che vi­via­mo og­gi, in que­sto tem­po che po­trà an­che sem­brar­ci lun­ghis­si­mo, a un cer­to pun­to spa­ri­rà.

    E, al­lo­ra, co­me sa­re­mo? Co­sa sa­rà ri­ma­sto di quel noi che era­va­mo pri­ma? Pri­ma di que­sto tem­po.

    Il pa­ra­dos­so di que­sta epi­de­mia glo­ba­le, che po­ne il di­vie­to al­le stret­te di ma­no e al­la pos­si­bi­li­tà di qua­lun­que con­tat­to fi­si­co, è che ac­cen­tua gli ef­fet­ti col­la­te­ra­li del ti­po di vi­ta che già sta­va­mo vi­ven­do.

    Noi già sa­pe­va­mo che og­gi si può fa­re e con­di­vi­de­re (to share è di­ve­nu­ta una pa­ro­la co­mu­ne) tut­to a di­stan­za, con una fre­quen­za ta­le che si sta­va tra­sfor­man­do in un pro­ble­ma per gli im­man­ca­bi­li stu­dio­si del ca­so. Per­ché lo sha­ring è vir­tua­le, è una con­di­vi­sio­ne im­ma­gi­na­ria, men­tre gli es­se­re uma­ni so­no fat­ti di car­ne e os­sa e di con­se­guen­za il con­tat­to non può che es­se­re fi­si­co, op­pu­re la vi­ta rea­le se ne re­sta al­tro­ve.

    Non in que­sto mo­men­to. Nel tem­po del­le re­stri­zio­ni, del­la con­vi­ven­za al tem­po del co­ro­na­vi­rus, lo sha­ring as­su­me il com­pi­to di una ne­ces­si­tà mol­to, mol­to uma­na: po­ter con­di­vi­de­re… ri­ma­ne­re in con­tat­to, an­che a di­stan­za.

    A que­sto pun­to, spet­ta a noi la scel­ta: pos­sia­mo la­sciar­ci so­praf­fa­re da que­sta sur­rea­le si­tua­zio­ne, op­pu­re pos­sia­mo tra­sfor­ma­re CO­VID-19 in un’op­por­tu­ni­tà, per far sì che il tem­po so­spe­so di que­sto #io­re­stoa­ca­sa la­vo­ri pro­dut­ti­va­men­te per noi stes­si.

    È un mo­men­to di co­stri­zio­ne, vis­su­to con un sen­so di op­pres­sio­ne per i trop­pi di­vie­ti im­po­sti. L’ec­ce­zio­na­li­tà del mo­men­to in­vi­ta ad ac­cet­ta­re que­sto mo­men­to. Te­nen­do sem­pre pre­sen­te, pe­rò, un con­cet­to fon­da­men­ta­le ed in­de­ro­ga­bi­le: an­che se a mol­ti può pia­ce­re l’eser­ci­to e l’uo­mo for­te al co­man­do, l’Ita­lia non è la Ci­na, per for­tu­na!

    Lo sta­to di di­rit­to non si so­spen­de nean­che al tem­po del co­ro­na­vi­rus. I di­rit­ti fon­da­men­ta­li non pos­so­no es­se­re sa­cri­fi­ca­ti al pro­ta­go­ni­smo dei sin­go­li die­tro il pa­ra­ven­to di un’emer­gen­za, che è rea­le, con­cre­ta, pre­oc­cu­pan­te, ma, pro­prio per­ché emer­gen­za, de­ve es­se­re con­si­de­ra­ta nel­la di­men­sio­ne tem­po­ra­le del­la mo­men­ta­nei­tà.

    Le re­go­le del­la de­mo­cra­zia de­vo­no es­se­re sem­pre un pun­to di ri­fe­ri­men­to da­van­ti ad ogni de­ci­sio­ne, per evi­ta­re il ri­schio di un ri­bal­ta­men­to dei ter­mi­ni in ba­se al qua­le la po­li­ti­ca ver­reb­be so­sti­tui­ta dal tec­ni­ci­smo, la scien­za con l’eli­ta­ri­smo e l’opi­nio­ne pub­bli­ca con il po­pu­li­smo. Nean­che al CO­VID-19 è per­mes­so di met­te­re a re­pen­ta­glio il va­lo­re as­so­lu­to, il sen­so sto­ri­co e ci­vi­le del­le de­mo­cra­zie oc­ci­den­ta­li.

    Fi­no­ra il di­rit­to di riu­nio­ne, di mo­vi­men­to, di istru­zio­ne so­no sta­ti so­spe­si con at­ti nor­ma­ti­vi di se­con­do gra­do, os­sia con de­cre­ti del ca­po del go­ver­no che non pas­sa­no né dal pre­ven­ti­vo con­trol­lo del Pre­si­den­te del­la Re­pub­bli­ca, né da quel­lo suc­ces­si­vo del Par­la­men­to (en­tram­bi sem­bra­no spa­ri­ti del tut­to, an­che per­ché gli stes­si par­la­men­ta­ri al mo­men­to non sem­bra­no ave­re, pu­sil­la­ni­me­men­te, al­cu­na in­ten­zio­ne di con­vo­car­si in au­la).

    Al­la lu­ce di que­sta con­si­de­ra­zio­ne, il do­cen­te uni­ver­si­ta­rio Giu­sep­pe Cri­cen­ti, giu­di­ce del­la Cor­te di Cas­sa­zio­ne, po­ne al­cu­ni im­por­tan­ti in­ter­ro­ga­ti­vi: "Co­sa au­to­riz­za il Pre­si­den­te del Con­si­glio a so­spen­de­re di­rit­ti fon­da­men­ta­li con pro­prio de­cre­to? Ba­sta che il go­ver­no ab­bia ema­na­to un de­cre­to leg­ge che, pre­so at­to del­la gra­ve si­tua­zio­ne, con­fe­ri­sce al Pre­si­den­te del Con­si­glio di prov­ve­de­re di con­se­guen­za?  Stia­mo vi­ven­do quel­la con­di­zio­ne si­mi­le al­lo sta­to di ec­ce­zio­ne co­me lo ave­va ipo­tiz­za­to Wal­ter Be­n­ja­min?".

    In­ter­ro­ga­ti­vi ai qua­li ci per­met­tia­mo di ag­giun­ger­ne un al­tro: stia­mo, for­se, vi­ven­do quel­la fa­se tran­si­to­ria ti­pi­ca di una so­cie­tà po­st-mo­der­na aven­do­ne mes­so a nu­do le sue con­trad­di­zio­ni?

    Per­ché non dob­bia­mo di­men­ti­ca­re che sia­mo in una de­mo­cra­zia par­la­men­ta­re, e an­che nei mo­men­ti di cri­si più buia il Par­la­men­to de­ve ave­re la pos­si­bi­li­tà di di­scu­te­re sui prov­ve­di­men­ti del Go­ver­no.

    Non pos­sia­mo con­sen­ti­re che il vi­rus uc­ci­da con­qui­ste so­cia­li e po­li­ti­che frut­to di un pro­gres­so se­co­la­re che l’uo­mo ha per­cor­so lun­go un tra­git­to dif­fi­ci­le e scon­nes­so, rag­giun­gen­do co­mun­que il tra­guar­do pre­fis­sa­to.

    Nei gior­ni scor­si, il co­sti­tu­zio­na­li­sta Gio­van­ni Guz­zet­ta si è ri­vol­to al Pre­si­den­te del­la Re­pub­bli­ca con una let­te­ra aper­ta, af­fin­ché il Ca­po del­lo Sta­to ri­cor­di a tut­ti che «la de­mo­cra­zia è più for­te del vi­rus».

    Guz­zet­ta par­te dal­la con­si­de­ra­zio­ne che: "La pan­de­mia del Co­vid-19 sta squas­san­do l’Ita­lia, in que­sto mo­men­to, più di ogni al­tro pae­se al mon­do. Si trat­ta di una di quel­le si­tua­zio­ni di cri­si in cui, non so­lo la sa­lu­te dei cit­ta­di­ni, ma an­che quel­la del­lo Sta­to è mi­nac­cia­ta. È mi­nac­cia­ta in par­ti­co­la­re la ca­pa­ci­tà del­lo Sta­to di sa­per mo­strar­si for­te di fron­te a un’emer­gen­za, sen­za ri­nun­cia­re e sen­za abiu­ra­re quei va­lo­ri di li­ber­tà e di de­mo­cra­zia su cui si fon­da, su cui è co­sti­tui­to, per i qua­li tan­te vi­te so­no sta­te sa­cri­fi­ca­te. E tut­ti sap­pia­mo co­me, in mo­men­ti co­me que­sto, quei va­lo­ri sia­no mes­si a du­ra pro­va".

    "Non vi so­no dub­bi – am­met­te il co­sti­tu­zio­na­li­sta – che le mi­su­re, cer­ta­men­te ne­ces­sa­rie, si­no­ra as­sun­te ab­bia­no in­ci­so pro­fon­da­men­te sul­le li­ber­tà dei cit­ta­di­ni: la li­ber­tà per­so­na­le (la più im­por­tan­te e la più col­pi­ta), la li­ber­tà di cir­co­la­zio­ne, la li­ber­tà di ini­zia­ti­va eco­no­mi­ca. Li­mi­ta­zio­ni che non tro­va­no in Co­sti­tu­zio­ne un

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1