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Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio
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E-book370 pagine6 ore

Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio

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Traduzione di Pietro L. Segre
Edizione integrale

Scritto nel 1905, subito dopo Psicopatologia della vita quotidiana, questo saggio costituisce un contributo insostituibile alla comprensione delle motivazioni profonde di un fenomeno ritenuto spesso ingiustamente privo di una sua specifica rilevanza, o comunque del tutto marginale rispetto al comportamento “dominante” dell’uomo. Freud, individuando l’intima connessione esistente tra tutte le manifestazioni del pensiero, legate dalla comune radice inconscia, ebbe il merito di affiancare il meccanismo mentale che è all’origine del motto di spirito a quello degli altri processi psichici e di conferirgli dunque la medesima, legittima dignità.

«Lasciando da parte i motivi personali che mi fanno desiderare di approfondire la comprensione del problema del motto di spirito, e che chiarirò nel corso di questo studio, posso fare appello al fatto che esiste un’intima connessione tra tutte le manifestazioni del pensiero, la quale garantisce che una nuova cognizione psicologica, anche se acquisita in un campo molto remoto, potrà avere un imprevedibile valore anche in altri campi.»


Sigmund Freud

padre della psicoanalisi, nacque a Freiberg, in Moravia, nel 1856. Autore di opere di capitale importanza (tra le quali citeremo soltanto L’interpretazione dei sogni, Tre saggi sulla sessualità, Totem e tabù, Psicopatologia della vita quotidiana, Al di là del principio del piacere), insegnò all’università di Vienna dal 1920 fino al 1938, quando fu costretto dai nazisti ad abbandonare l’Austria. Morì l’anno seguente a Londra, dove si era rifugiato insieme con la famiglia. Di Freud la Newton Compton ha pubblicato molti saggi in volumi singoli e la raccolta Opere 1886/1921.
LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2013
ISBN9788854124677
Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio

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    4/5
    Sigmund Freud‘s Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio (Jokes and their relation to the unconscious). A very good book, the differences between different genres of humor are interesting. This book wises people up to humor and its functions, structures and social influence. I didn’t like the link between jokes and repressed sexual impulses, it felt too forced and unnatural, especially when applied to some kinds of jokes.
  • Valutazione: 3 su 5 stelle
    3/5
    This was a very interesting study by Freud about the nature of humor, comedy, and jokes. It was different from his other major, and even minor, pieces- and herein lies its strength and weakness. Although it's dated now and the scientific relevance is dubious in nature, the ideas that permeate through this (and the analysis) I feel are still worth denoting.3 stars.

Anteprima del libro

Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio - Sigmund Freud

A. PARTE ANALITICA

1. INTRODUZIONE

I.

Chiunque abbia avuto occasione di interessarsi della luce che le opere di estetica e di psicologia possono gettare sulla essenza del motto di spirito e sulla natura delle sue relazioni, dovrà probabilmente ammettere che esso non ha ricevuto neppure una piccola parte della considerazione filosofica che merita in rapporto al ruolo che ha nella nostra vita spirituale. Si può fare il nome di ben pochi pensatori che abbiano approfondito lo studio di questo problema. Tuttavia, tra coloro che si sono occupati dei motti di spirito, vi sono scrittori famosi, come il romanziere Jean Paul (Richter) e i filosofi Theodor Vischer, Kuno Fischer e Theodor Lipps. Ma anche in questi autori l'argomento « motti di spirito » resta sullo sfondo, mentre l'interesse principale della loro ricerca è rivolto al problema del comico, più vasto ed attraente.

La prima impressione che si ricava dalla letteratura, è che sia impossibile parlare del motto di spirito senza affrontare anche l'argomento del comico.

Secondo Lipps¹ un motto di spirito è « qualcosa di comico del tutto soggettivo », il che significa qualcosa di comico « che noi creiamo, che è collegato in quanto tale ad una delle nostre azioni, al cui confronto siamo sempre soggetto pertinente, mai oggetto, e neppure oggetto volontario ² . Inoltre questo viene spiegato con un'osservazione sull'effetto di ciò che chiamiamo generalmente un motto di spirito, « un'evocazione cosciente e riuscita di qualcosa di comico, che può esistere nell'osservatore ο nella situazione »³ .

Kuno Fischer⁴ spiega il rapporto tra il motto di spirito e la comicità con Paiuto della caricatura, che si viene a trovare in una posizione intermedia tra gli altri due. In una delle sue manifestazioni la comicità è connessa con la bruttezza: « Se è nascosto (ciò che è brutto), deve essere palesato nel suo aspetto ridicolo; se è ben poco, ο per niente, evidente, deve essere messo in risalto e illustrato, in modo da risultare chiaro e evidente. In questo modo nasce la caricatura ».⁵ « Tutto il nostro mondo spirituale, il regno intellettuale dei nostri pensieri e delle nostre idee, non rivelandosi per intero allo sguardo dell'osservatore, non può essere rappresentato immediatamente in modo figurato e intuitivo; tuttavia anch'esso racchiude le sue inibizioni, le sue debolezze e deformità - una vera miniera di ridicolo e di contrasti comici. Per mettere in rilievo queste particolarità e renderle accessibili alla considerazione estetica, è necessaria una forza capace non solo di rappresentare direttamente degli oggetti, ma anche di riflettersi in queste immagini e di chiarirle: una forza che può illuminare il pensiero. L'unica forza di questo genere è il giudizio. Un motto di spirito è un giudizio che produce un contrasto comico; esso ha avuto una parte silenziosa anche nella caricatura, ma solo nel giudizio raggiunge la sua forma peculiare e la libera sfera della sua espressione ».⁶

Si è visto che la caratteristica per cui il motto di spirito si distingue dalla comicità in generale si trova, secondo Lipps, nell'azione, nel comportamento attivo del soggetto, mentre per Fischer ciò che distingue il motto di spirito è il rapporto con il suo oggetto, che egli identifica con la bruttezza del mondo del pensiero. È impossibile determinare la validità di queste definizioni del motto di spirito, in verità molto poco comprensibili, senza inserirle nel contesto da cui sono state tolte. Tuttavia sarebbe necessario esaminare più attentamente la spiegazione che vari autori danno della comicità, per apprendere da loro qualcosa sul motto di spirito. Comunque altri brani ci dimostrano che questi stessi autori sono in grado di descrivere le caratteristiche essenziali e generali del motto di spirito, prescindendo dalla sua dipendenza dalla comicità. La definizione di motto di spirito che sembra soddisfare maggiormente lo stesso Fischer è la seguente: « L'arguzia è un giudizio scherzoso » ⁷ . A titolo di spiegazione, ci viene data un'analogia: « Proprio come la libertà estetica, consiste nella scherzosa contemplazione delle cose »⁸ . In altri passi⁹ l'atteggiamento estetico nei confronti di un oggetto è caratterizzato dal fatto che noi non gli chiediamo niente, e in particolare nessuna soddisfazione delle nostre necessità serie, ma ci accontentiamo della gioia che proviamo nel contemplarlo. L'atteggiamento estetico è scherzoso, se paragonato al lavoro. « Può succedere che dalla libertà estetica sbocci anche una forma di giudizio libera dalle norme e dai regolamenti usuali, che, a causa della sua origine, chiamerò giudizio scherzoso , e che in questo concetto sia racchiusa la prima causa determinante, se non l'intera formula, che risolverà il problema. La libertà genera motti di spirito ed i motti di spirito generano la libertà , scrive Jean Paul. Profferire motti di spirito significa semplicemente giocare con le idee »¹⁰ .

Una definizione dei motti di spirito che è stata accettata per un certo tempo, è quella per cui questi consisterebbero nell'abilità di trovare delle somiglianze tra cose dissimili, il che significa somiglianze nascoste. Jean Paul ha espresso questo stesso pensiero in forma scherzosa: « Il motto di spirito è il prete travestito che unisce ogni coppia ». Vischer¹¹ va più oltre: « Egli preferisce sposare le coppie il cui matrimonio non è ben visto dai parenti ». Vischer obietta però che ci sono anche motti di spirito in cui non intervengono paragoni, in cui non è necessario, quindi, trovare una somiglianza. Così egli, divergendo leggermente da Jean Paul, definisce il motto di spirito come l'abilità di costringere in un'unità, con rapidità sorprendente, parecchie idee che di fatto sono estranee l'una all'altra, sia nel contenuto intrinseco che nel legame che le unisce. Fischer sottolinea ancora il fatto che in un vasto numero di giudizi scherzosi si ricercano più le differenze che le somiglianze, e Lipps fa notare che queste definizioni si riferiscono all'« arguzia » (Witz) di chi dice il motto stesso, non al « motto » (Witz) che egli crea.

Altre idee più ο meno interdipendenti con cui si sono definiti ο descritti i motti di spirito sono: « un contrasto di rappresentazione», « senso nell'assurdo », « confusione ed illuminazione ».

Definizioni come quelle di Kraepelin¹² pongono l'accento su un contrasto di idee. Un motto di spirito è il concatenarsi ed il connettersi di due idee, che in qualche modo sono in contrasto tra loro, attuato generalmente per mezzo di un'associazione verbale . Un critico come Lipps non incontra molte difficoltà nel dimostrare la totale inadeguatezza di questa formula; egli stesso non esclude il fattore contrasto, ma lo sposta semplicemente altrove. «Il contrasto rimane, ma non è un contrasto di idee strettamente legato alle parole, bensì un contrasto od una contraddizione tra il significato e la mancanza di significato delle parole » ¹³ . Egli fa degli esempi per spiegare in che modo bisogna intendere questo concetto. « Nasce un contrasto solo perché ... attribuiamo a queste parole un significato che non possiamo attribuire loro per nessun motivo » ¹⁴ .

Se si sviluppa ulteriormente questo concetto, il contrasto tra « senso e assurdo » diventa significativo. « Ciò che per un momento ci è sembrato avesse un senso, ci si rivela ora completamente privo di significato. Questo è ciò che, nel caso in questione, costituisce il procedimento comico... Ci sembra che un'osservazione sia spiritosa se attribuiamo ad essa un significato che ha una certa necessità psicologica e, se, appena fatto questo, lo rifiutiamo di nuovo. Si possono intendere diverse cose, con il termine significato . Diamo un senso ad un'osservazione e sappiamo che, logicamente, non può averne alcuno. Scopriamo in essa una verità che però, secondo le leggi dell'esperienza ed il nostro modo di pensare comune, non possiamo trovarvi. Le attribuiamo delle conseguenze logiche e pratiche che eccedono il suo contenuto, solo per negare queste conseguenze appena abbiamo riconosciuto chiaramente la natura dell'osservazione. In ogni esempio, il processo psicologico cui l'osservazione scherzosa dà origine in noi, e sul quale si fonda il senso di comicità, consiste nel passaggio dall'attribuzione arbitraria di un senso, dalla scoperta di una verità e dall'ammissione di certe conseguenze, alla coscienza ο all'impressione di una relativa inesistenza »¹⁵ .

Tuttavia approfondendo il significato di questo discorso, può nascere la domanda se il contrasto tra ciò che ha un senso e ciò che ne è privo, su cui si è detto che si basa l'effetto comico, contribuisce anche a definire il concetto di motto di spirito relativamente alla sua differenza con quello di comicità.

Anche il fattore « stupore ed illuminazione » ci riporta al problema della relazione tra il motto di spirito e la comicità. Kant dice¹⁶ che in genere la comicità ha la caratteristica particolare di ingannarci solo per un momento. Heymans spiega¹⁷ come l'effetto di un motto di spirito nasce dalla confusione seguita dall'illuminazione. Egli spiega il suo significato con una brillante facezia di Heine, che racconta come uno dei suoi personaggi, Hirsch-Hyacinth, il povero ricevitore del lotto, fosse esaltato dal fatto che il grande barone Rothschild lo trattava proprio come un suo pari, con modi proprio familionari. Qui la parola che è veicolo di comicità appare all'inizio semplicemente come una parola costruita in modo errato, qualcosa di incomprensibile, di inintelligibile, di imbarazzante. Si tratta di confusione. L'effetto comico è raggiunto dal chiarimento di questa confusione, dalla comprensione della parola. Lipps aggiunge¹⁸ che a questo primo stadio di chiarificazione, quando si capisce che la parola sorprendente significa questo ο quest'altro, segue un secondo stadio, nel quale realizziamo che questa parola senza significato ci ha stupiti e ci ha mostrato il suo vero significato. È solo questa seconda parte, l'illuminazione, la scoperta che una parola generalmente senza significato è stata responsabile di tutto quanto - il fatto che il problema si è risolto in nulla - che produce l'effetto comico.

Se l'uno ο l'altro di questi pareri ci sembra gettare una luce maggiore sul problema, l'idea dello stupore e della chiarificazione ci avvicina ad una maggiore comprensione del problema. Infatti se l'effetto comico della jamilionarità di Heine dipende dalla comprensione della parola apparentemente senza significato, il « motto di spirito » dipende indubbiamente dalla formazione di questa parola e dalle caratteristiche della parola così formata.

Un'altra peculiarità dei motti di spirito, del tutto priva di relazione con quelle considerate finora, viene ammessa da tutti gli studiosi più autorevoli come essenziale. « La concisione è il corpo e l'anima dell'arguzia, è il suo vero io», dice Jean Paul¹⁹ , modificando semplicemente quello che afferma il vecchio Polonio nell' Amleto di Shakespeare (II, 2).

Therefore, since brevity is the soul of wit

And tediousness the limbs and outward flourishes,

I will be brief ²⁰ .

A questo proposito il parere dato da Lipps²¹ sulla brevità dei motti di spirito è significativo: « Un motto di spirito dice quel che ha da dire, non sempre in poche parole, ma sempre in troppo poche parole - vale a dire con parole che sono insufficienti da un punto di vista strettamente logico ο secondo l'uso comune del linguaggio ο del pensiero. Può anche dire esattamente quello che ha da dire non dicendolo ».

Abbiamo già visto nel rapporto tra motti di spirito e caricatura, che essi « devono portar fuori qualcosa di nascosto e di segreto »²² . Insisto ancora su questa causa determinante, perché anch'essa ha a che fare più con la natura del motto di spirito, che con il fatto che essa sia una manifestazione di comicità.

2.

Sono consapevole del fatto che questi esigui estratti, tolti dalle opere sui motti di spirito di diversi scrittori, non rendono loro giustizia. Prevedendo le difficoltà che incontrerò sul mio cammino nel dover dare una spiegazione esatta di una serie così complicata e sottile di pensieri, non posso evitare al ricercatore curioso la fatica di ottenere le informazioni che desidera dalle fonti originali. Ma non penso che ne sarà del tutto soddisfatto. È senz'altro vero che i criteri e le caratteristiche dei motti di spirito di cui parlano questi autori e che sono stati esaminati in precedenza - attività, relazione con il contenuto dei nostri pensieri, la caratteristica del giudizio scherzoso, l'unione di cose dissimili, le idee contrastanti, « senso e nonsenso », la successione « stupore, illuminazione », il portar fuori ciò che è nascosto, e la peculiare coincisione dell'arguzia - sono tutti elementi che a prima vista ci sembrano di importanza così fondamentale e sono confermati così facilmente dagli esempi che non corriamo alcun pericolo di sottovalutarli. Ma essi sono disjecta membra, che dovremmo desiderare di veder riunite in un organico insieme. Nel complesso, essi danno il loro contributo alla nostra conoscenza del motto di spirito non più di quanto farebbe una serie di aneddoti per la descrizione di qualche personaggio di cui sia lecito pretendere la biografia. Siamo del tutto incapaci di comprendere a fondo la connessione che esiste tra le varie e distinte definizioni - che cosa, per esempio, ha a che fare la brevità del motto di spirito con la sua caratteristica di essere un giudizio scherzoso. Dobbiamo scoprire, inoltre, se un motto di spirito, per essere veramente tale, deve soddisfare tutte queste condizioni, ο se deve soddisfarne soltanto qualcuna, e se è così, quali sono quelle che possono essere sostituite da altre e quali invece sono indispensabili. Vorremmo raggruppare e classificare i motti di spirito sulla base delle caratteristiche considerate essenziali. La classificazione adottata dai nostri autori si basa, da un lato, sui metodi tecnici impiegati (giochi di parole) e dall'altro sull'uso di essi nel dialogo (motti di spirito usati allo scopo di creare delle caricature ο delle caratterizzazioni, ο rimproveri scherzosi).

Quindi non dovremmo incontrare grosse difficoltà nell'indicare i fini di un nuovo tentativo di gettare qualche luce sui motti di spirito. Per essere sicuri del successo, dovremmo intraprendere il lavoro da una nuova angolazione oppure sforzarci di penetrare più a fondo il problema, usando una maggiore attenzione ed un interesse meno superficiale. Siamo persuasi che non ci mancherà almeno quest'ultimo impegno. È strano notare come agli illustri studiosi citati basti, per raggiungere gli scopi della loro indagine, un numero così ridotto di esempi di arguzie, e come ognuno di loro si serva degli stessi esempi dei suoi predecessori. Pertanto, non possiamo sottrarci al dovere di analizzare i pochi esempi che sono già serviti allo studio dei motti di spirito compiuto da quegli scrittori che sono ormai « classici » sull'argomento. Ma abbiamo anche l'intenzione di lavorare su materiale nuovo, in modo da ottenere una base più ampia per le nostre conclusioni.

Infine è anche naturale scegliere come oggetto delle nostre ricerche gli esempi di motti di spirito che ci hanno colpiti di più nel corso della vita, e che ci hanno fatto ridere di più.

È il caso di darsi tanta pena per dei motti di spirito? Non penso che ci siano dubbi su questo. Lasciando da parte i motivi personali che mi fanno desiderare di approfondire la comprensione del problema del motto di spirito, e che chiarirò nel corso di questo studio, posso fare appello al fatto che esiste un'intima connessione tra tutte le manifestazioni del pensiero, la quale garantisce che una nuova cognizione psicologica, anche se acquisita in un campo molto remoto, potrà avere un imprevedibile valore anche in altri campi. Dobbiamo ancora tenere presente il fascino peculiare che i motti di spirito esercitano sulla nostra società. Una nuova battuta ha più ο meno lo stesso effetto di un evento di interesse universale; passa da una persona all'altra come la notizia di una recentissima vittoria. Anche molti grandi uomini che hanno pensato che valesse la pena di raccontare la storia della propria esistenza, delle città, e dei paesi che hanno visitato, e delle persone importanti con cui hanno avuto contatti, non disdegnano di riferire, nella propria autobiografia, di aver ascoltato qualche saporito motto di spirito.²³

¹ T. LIPPS, Komik und Humor, Amburgo e Lipsia, 1898., È questo il libro che mi ha dato il coraggio di intraprendere questo lavoro, come pure la possibilità di farlo.

² Ibid., p. 80.

³ Ibid., p. 78.

⁴ K. FISCHER, Über den Witz, 2ª ed., Heidelberg, 1889.

Ibid., p. 45.

Ibid., pp. 49-50.

Ibid., p. 51.

Ibid., p. 50.

Ibid., p. 20.

¹⁰ Ibid., p. 24 [J. P. RICHTER, Vorschule der Aesthetik, Amburgo 1804, II parte, par. 51.]

¹¹ [F. T. VISCHER, Aesthetik, Lipsia e Stoccarda 1846-57, I, p. 422.]

¹² [E. KRAEPELIN, Zur Psychologie des Komischen, in Philosophische Studien, Lipsia, 1885, p. 153.]

¹³ LIPPS, op. cit., ρ. 87

¹⁴ Ibid., p. 90.

¹⁵ Ibid., p. 85.

¹⁶ [E. KANT, Critica del Giudizio, I, 1, 54: « Il riso è un'affezione, che deriva da un'aspettazione tesa, la quale d'un tratto si risolve in nulla. Proprio questa risoluzione, che certo non ha niente di rallegrante per l'intelletto, indirettamente rallegra per un istante con molta vivacità » (trad. it. Laterza, Bari, 1970, p. 194).]

¹⁷ [G. HEYMANS, « Zentr. Psycholog, und Physiolog. Sinnesorgen », voll. XI, XXXI e CCCXXXVI, 1896.]

¹⁸ LIPPS, op. cit., p. 95.

¹⁹ [J. p. RICHTER, op. cit., parte II, par. 42.]

²⁰ [« Perciò, giacché la brevità è l'anima dell'arguzia / Ed uggiosa è la fronda e l'esterno ornamento / Sarò breve! ».]

²¹ LIPPS, op. cit., p. 90.

²² FISCHER, op. cit., p. 51.

²³ J. VON FALKE, Lebenserinnerungen, Lipsia, 1897.

2. LA TECNICA DEL MOTTO DI SPIRITO

I.

Permetteteci di seguire una traccia fornitaci dal caso e di esaminare il primo esempio di motto di spirito che abbiamo incontrato nel capitolo precedente.

Nella parte del suo Reisebilder intitolata Oie Bäder von Lucca (I bagni di Lucca)¹ Heine presenta la deliziosa figura del ricevitore del lotto e callista Hirsch-Hyacinth di Amburgo, che si vanta con il poeta dei suoi rapporti con il ricco Barone Rothschild, ed alla fine dice: « E, com'è vero Iddio, Dottore, io mi sedetti a fianco di Salomone Rothschild ed egli mi trattò proprio come un suo pari, - con modi proprio familionari ».

Heymans e Lipps hanno usato questo motto di spirito (che, bisogna dirlo, è molto divertente) per spiegare la loro idea che l'effetto comico del motto di spirito derivi dallo « stupore e illuminazione ». Tuttavia noi lasceremo da parte la questione, e ci porremo un'altra domanda: « Che cosa trasforma l'osservazione di Hirsch-Hyacinth in un motto di spirito? ». Ci sono solo due risposte possibili: ο il pensiero espresso nella frase possiede in sé le caratteristiche per essere una arguzia, ο il motto di spirito sta nella forma espressiva che il pensiero ha ricevuto nella frase. In qualunque direzione vada ricercata la caratteristica di motto di spirito, noi cercheremo di scoprirlo. Generalmente un pensiero può essere espresso in diverse forme linguistiche - con diverse parole - che possono rappresentarlo con eguale proprietà. L'osservazione di Hirsch-Hyacinth presenta il pensiero in una particolare forma di espressione e, come vediamo, in una forma particolarmente caratteristica e non in quella più facilmente intelligibile. Cerchiamo di esprimere lo stesso pensiero, e con la massima fedeltà, in altre parole. Lipps ha già fatto questo, ed in questo modo ha spiegato fino ad un certo punto l'intenzione del poeta. Egli scrive: ² « Heine, secondo noi, voleva dire che (Hyacinth) veniva trattato familiarmente - è un noto genere di trattamento, che generalmente non acquista simpatia proprio per il fatto di aver addosso profumo di milioni ». Non altereremo il significato della cosa se la metteremo in una forma che forse si adatta meglio al discorso di Hirsch-Hyacinth: « Rothschild mi trattava proprio come un suo pari, proprio familiarmente - cioè, per quanto può farlo un milionario ». « La condiscendenza da parte d'un uomo ricco », potremmo aggiungere « comporta sempre qualcosa di non esattamente piacevole per chi la esperimenta » ³ .

Se adesso osserviamo l'uno ο l'altro dei modi egualmente validi in cui è stato esposto il concetto, vediamo che la domanda che ci siamo posti ha già una risposta. In questo esempio la caratteristica di motto di spirito non si trova nel concetto. Quella che Heine ha messo in bocca a Hirsch-Hyacinth è un'osservazione acuta e corretta, una osservazione inequivocabilmente amara, che è comprensibile in un pover'uomo messo di fronte ad una così grande ricchezza; tuttavia noi non ci arrischieremmo a definirla un motto di spirito. Se qualcuno di fronte alla parafrasi non riuscisse a liberarsi dalla espressione data al concetto dal poeta, e così considerasse il pensiero spiritoso di per sé, noi possiamo contare su un criterio sicuro per capire che le caratteristiche dell'arguzia sono andate perdute nella trasposizione. L'osservazione di Hirsch-Hyacinth ci ha divertito molto, mentre la sua accurata trasposizione fatta da Lipps ο la nostra versione possono anche farci riflettere ο piacerci, ma non è possibile che ci facciano ridere. Ma se ciò che fa del nostro esempio un motto di spirito non è nel concetto, dobbiamo cercarlo nella forma, nel modo in cui è espresso. Dobbiamo solo studiare le peculiarità di questa forma per capire in che cosa consiste la tecnica verbale ο espressiva di questo motto di spirito, qualcosa che deve essere in stretta relazione con l'essenza dell'arguzia, poiché, se si sostituisce con qualcos'altro, la caratteristica e l'effetto del motto di spirito scompaiono. Inoltre quando attribuiamo una così grande importanza alla forma verbale dei motti di spirito, il nostro atteggiamento coincide con quello degli esperti. Così, per esempio, scrive Fischer ⁴ : « Prima di tutto è la semplice forma che fa del giudizio un motto di spirito, e dobbiamo ricordare un detto di Jean Paul che, in un unico aforisma, spiega ed esemplifica questa precisa caratteristica del motto di spirito. Decide la vittoria la sola posizione più alta, sia tra combattenti che tra parole ».

In che cosa consiste, dunque, la « tecnica » di questo motto di spirito? Che cosa è accaduto al concetto espresso, per esempio, nella nostra versione, per trasformarlo nel motto di spirito che ci diverte tanto? Due cose, come vediamo paragonando la nostra versione con quella del poeta. Primo, è stata fatta un' abbreviazione notevole. Per poter esprimere completamente il concetto contenuto nel motto di spirito, siamo costretti ad aggiungere alle parole « R. mi trattava proprio come un suo pari, proprio familiarmente » un poscritto che, espresso nella sua forma più breve, suona « per quanto può farlo un milionario». Ed anche così sentiamo la necessità di un'ulteriore spiegazione⁵ . Il poeta esprime il concetto molto più brevemente: « R. mi trattava come un suo pari, con modi proprio familionari ». Nel motto di spirito è scomparsa l'intera limitazione aggiunta dalla seconda frase alla prima, che descrive il trattamento familiare.

Ma non senza aver lasciato una forma sostitutiva, dalla quale possiamo ricostruirlo. Infatti è stato fatto anche un secondo cambiamento ⁶ . La parola familiär (familiare) nella forma non scherzosa del concetto, è stata trasformata nel motto di spirito in famillionär; e non c'è dubbio che il carattere scherzoso del motto di spirito e la sua capacità di divertire dipendano proprio da questa struttura verbale. La nuova parola creata coincide nella prima parte con il familiär della prima frase e nelle sue sillabe finali con il millionär (milionario) della seconda frase. Essa implica, per così dire, la parola millionär della seconda frase e quindi tutta la, seconda frase, e ci permette dunque di sottintendere la seconda frase che è stata omessa nel testo del motto di spirito. Può essere definita ima « struttura composta », formata dalle due componenti familiari e milionari. Ed abbiamo la tentazione di fornire un quadro diagrammatico del modo in cui la parola nuova nasce dalle altre due⁷ .

FAMILI   ARI

MILIONARI

________________

FAMILIONARI

Il procedimento che ha trasformato il concetto in un motto di spirito può essere rappresentanto nel modo seguente, che può apparire strano a prima vista, ma che in fin dei conti riproduce esattamente il risultato che abbiamo di fronte:

R. mi trattava con modi familiari

cioè, per quanto può farlo un milionario.

Immaginiamo ora che una certa pressione venga esercitata su queste frasi, e che per qualche ragione la seconda sia meno resistente, per cui finisce per scomparire, mentre la sua componente principale, la parola « milionario », che ha vittoriosamente resistito alla soppressione, viene, per così dire, fatta salire verso la prima fase, e fusa con l'elemento di questa che le somiglia di più, « familiari ». E la fortunata possibilità, così ottenuta, di risparmiare la parte essenziale della seconda frase, favorisce la scomparsa delle altre componenti, meno importanti. Il motto di spirito nasce così:

R. mi trattava con modi famili  on  ari

                                   (mili)         (ari)

Se prescindiamo dal fatto della pressione, di cui non sappiamo nulla, il procedimento col quale viene creato il motto di spirito - cioè la tecnica del motto di spirito - può essere descritta in questo esempio come « condensazione accompagnata dalla formazione di un sostituto »; ed in questo esempio la formazione del sostituto consiste nella creazione di una « parola composta ». La parola composta familionario, che è inintelligibile in sé, ma di immediata comprensione nel suo contesto e piena di significato, diventa il veicolo dell'effetto comico del motto di spirito, il cui meccanismo, tuttavia, non è stato affatto chiarito dalPaver scoperto la tecnica del motto di spirito. In che modo un processo di condensazione linguistica, accompagnato dalla formazione di un sostituto per mezzo di una parola composta, può arrecarci piacere e farci ridere? Evidentemente questo è un problema differente, che tratteremo più avanti, quando avremo trovato il modo di affrontarlo. Per ora ci limiteremo alla tecnica del motto di spirito. Il fatto che noi ci aspettiamo che la tecnica del motto di spirito non sia un fattore privo di importanza nella ricerca della sua essenza, ci porta ad indagare se esistono, cioè se vi sono, altri esempi di motti di spirito costruiti come il familionario di Heine. Non ce ne sono molti di piccolo gruppo, caratterizzato dalla formazione di parole composte. Lo stesso Heine ha tratto un secondo motto di spirito dalla parola «milionario», copiando da se stesso, per così dire là dove parla⁸ di un minchionarlo, combinazione evidente di minchione e milionario e, proprio come nel primo esempio, porta alla luce un concetto secondario soppresso.

Ecco qualche altro esempio: C'è a Berlino una fontana (Brunnen), la cui costruzione procurò al Borgomastro Forckenbeck la disapprovazione generale. Gli abitanti di Berlino la chiamano Forckenbecken ed in questa descrizione c'è un'arguzia evidente, anche se è stato necessario sostituire la parola Brunnen con il suo antiquato sinonimo Becken per farne un tutto unico con il nome del Borgomastro.

Una volta, in Europa, le malelingue crearono un motto di spirito crudele cambiando il nome di un sovrano da Leopoldo in Cleopoldo, a causa della relazione che egli ebbe con una signora di nome Cleo⁹ . Questo risultato indubbio di condensazione crea una allusione piccante per mezzo dell'aggiunta di una sola lettera. I nomi propri sono di solito le vittime di questa tecnica del motto di spirito. A Vienna c'erano due fratelli di nome Salinger, uno dei quali era un Börsensensal (agente di. cambio; Sensal significa « agente »). Questo creò il pretesto per chiamarlo Sensalinger, mentre il fratello, per distinguerlo da lui, fu chiamato con il nome poco lusinghiero di Scheusalinger. (Scheusal significa « creatura mostruosa »).

Il motto di spirito era riuscito senz'altro bene; non so dire però fino a che punto fosse giustificato. Ma di solito il motto non se ne cura affatto.

Mi è stato riferito il seguente motto di spirito ottenuto da una condensazione. Un giovane che aveva sempre condotto una vita allegra all'estero, fece una breve visita, dopo una lunga assenza, ad un amico suo concittadino. Quest'ultimo fu sorpreso di vedere sulla mano del visitatore un Ehering (fede nuziale). « Come? » esclamò, « sei sposato? ». « Sì », fu la risposta, « Trauring ma vero » ¹⁰ . L'arguzia è eccellente. La parola Trauring unisce le due componenti: Ehering cambiato in Trauring e la frase « traurig aber wahr (triste, ma vero) ». L'effetto dell'arguzia non è sminuito dal fatto che in questo caso la parola composta non è, come nel caso di familionario, inintelligibile e non ha una struttura inesistente, ma è invece una parola che coincide interamente con uno dei due elementi presenti.

Una volta anch'io, chiacchierando, senza averne l'intenzione, ho fornito il materiale per un motto di spirito che è ancora una volta analogo a familionario. Stavo parlando con una signora dei grandi servigi resi alla scienza da uno studioso che pensavo fosse stato ingiustamente trascurato. « Diamine », disse lei, « quell'uomo merita un monumento ». « Forse ne avrà uno un giorno », risposi, « ma momentaneo: infatti ha molto poco successo ». « Monumento » e

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