Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Psicoanalisi dell'isteria e dell'angoscia
Psicoanalisi dell'isteria e dell'angoscia
Psicoanalisi dell'isteria e dell'angoscia
E-book843 pagine13 ore

Psicoanalisi dell'isteria e dell'angoscia

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Traduzioni di Delia Agozzino, Celso Balducci, Alessandra Ozzola e Pietro Stampa
Edizioni integrali

I saggi raccolti in questo volume furono scritti tra il 1886 e il 1910 e costituiscono il primo tentativo di interpretazione psicoanalitica della malattia mentale. Gli studi inizialmente condotti da Freud sui fenomeni isterici denotano l’influenza degli insegnamenti ricevuti a Parigi da Charcot. Dopo anni di ricerche etiologiche e cliniche, Freud giunse a quell’esito che egli stesso riterrà fondamentale per la successiva nascita del pensiero psicoanalitico: Studi sull’isteria, l’opera scritta in collaborazione con Josef Breuer. Gli scritti successivi testimoniano il progressivo evolversi della sua dottrina e gli ulteriori approfondimenti teorici intorno alle motivazioni inconsce e alla dinamica della sintomalogia propria dell’isteria e della nevrosi d’angoscia. Nella storia dello studio dei disturbi nervosi è a questi saggi che si fa risalire l’atto di nascita della nevrosi d’angoscia e la prima, sistematica analisi del fenomeno isterico.


Sigmund Freud

padre della psicoanalisi, nacque a Freiberg, in Moravia, nel 1856. Autore di opere di capitale importanza (tra le quali citeremo soltanto L’interpretazione dei sogni, Tre saggi sulla sessualità, Totem e tabù, Psicopatologia della vita quotidiana, Al di là del principio del piacere), insegnò all’università di Vienna dal 1920 fino al 1938, quando fu costretto dai nazisti ad abbandonare l’Austria. Morì l’anno seguente a Londra, dove si era rifugiato insieme con la famiglia. Di Freud la Newton Compton ha pubblicato molti saggi in volumi singoli e la raccolta Opere 1886/1921.
LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2013
ISBN9788854124691
Psicoanalisi dell'isteria e dell'angoscia

Correlato a Psicoanalisi dell'isteria e dell'angoscia

Titoli di questa serie (100)

Visualizza altri

Ebook correlati

Psicologia per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Psicoanalisi dell'isteria e dell'angoscia

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Psicoanalisi dell'isteria e dell'angoscia - Sigmund Freud

    62

    Indice

    Nota biobibliografica

    Ordine dei saggi contenuti nel presente volume

    PSICOANALISI DELL'ISTERIA E DELL'ANGOSCIA

    Osservazione di un grave caso di emianestesia in un isterico (1886)

    Prefazione alla traduzione delle Lezioni sulle malattie del sistema nervoso di Charcot (1886)

    Isteria (1888)

    Qualche indicazione per uno studio comparato delle paralisi motorie organiche e isteriche [1893 (1888/1893)]

    Il meccanismo psichico dei fenomeni isterici (1893)

    Opportunità di distinguere dalla nevrastenia una particolare sindrome con il nome di «nevrosi d'angoscia» (1895)

    Risposta alle critiche alla «nevrosi d'angoscia» (1895)

    Sull'etiologia dell'isteria (1896)

    Ereditarietà ed etiologia delle nevrosi (1896)

    «Il caso di Dora». Frammento di analisi di un caso di isteria [1905 (1901)]

    Prefazione a Stati d'angoscia nervosa e loro trattamento di Wilhelm Stekel (1908)

    Osservazioni generali sull'attacco isterico [1909 (1908)]

    Il romanzo familiare del nevrotico (1909)

    Due casi di fantasie patogene rivelate da nevrotici (1910)

    Recensione a Lettere a donne nervose di Wilhelm Neutra (1910)

    I disturbi psicogeni della vista nella concezione psicoanalitica (1910)

    Modi tipici di instaurarsi delle nevrosi (1912)

    STUDI SULL'ISTERIA (1892/1895)

    (Sigmund Freud/Josef Breuer)

    Prefazioni

    1. Comunicazione preliminare. Meccanismo psichico dei fenomeni isterici (Sigmund Freud/Josef Breuer)

    2. Casistica (Sigmund Freud/Josef Breuer)

    3. Teoria (Sigmund Freud/Josef Breuer)

    4. Psicoterapia dell'isteria (Sigmund Freud)

    Elenco delle opere di Sigmund Freud

    Prima edizione ebook: dicembre 2010

    © 1992, 2006, 2010 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-541-2469-1

    www.newtoncompton.com

    Edizione elettronica realizzata da Gag srl

    Sigmund Freud

    Psicoanalisi dell'isteria e dell'angoscia

    Edizioni integrali

    Newton Compton editori

    Nota biobibliografica

    Sigmund Freud nasce il 6 maggio 1856 nella cittadina morava di Freiberg, allora territorio dell’Impero austro-ungarico, dal terzo matrimonio del padre, Jakob, un modesto commerciante di lane ebreo nella zona di confine tra la Galizia russa e l’Austria, con Amalia Nathanson. Quando il piccolo Sigmund (sulla Bibbia di famiglia il padre gli ha attribuito i nomi Sigismund Schlomo) ha quattro anni, la famiglia si trasferisce a Vienna, dove il fondatore della psicoanalisi vivrà fino al 1938 e che lascerà solo per trascorrere l’ultimo anno della sua vita, da esule, a Londra. Nel 1873 il giovane Freud, dopo essere stato per sette anni consecutivi il miglior studente del suo Ginnasio (lo Sperlgymnasium), si iscrive alla Facoltà di Medicina dell’Università di Vienna e viene accolto, per le sue doti di intelligenza e perseveranza nella ricerca, prima nel laboratorio di zoologia di Carl Claus (recandosi per due periodi di studio nella stazione sperimentale di biologia marina a Trieste) e poi nel laboratorio di fisiologia di Ernst Brücke, dove comincia ad approfondire l’istologia e la fisiologia del sistema nervoso, animale ed umano.

    Si laurea nel 1881 e nella stessa Facoltà di Medicina, grazie alle sue ricerche e alle sue pubblicazioni in campo istologico e neuropatologico, diventa nel 1885 Privatdozent, libero docente, in clinica delle malattie nervose. Di particolare significato durante quegli anni, anche per la storia successiva della nascita e dello sviluppo della psicoanalisi, è un saggio d’impostazione ancora neurologica, L’interpretazione delle afasie, che Freud dedica alle patologie del linguaggio. Subito dopo la laurea usufruisce di una borsa di studio di quattro mesi da trascorrere a Parigi per un periodo di studio presso Jean M. Charcot, il celebre medico francese esperto in psicopatologia, che aveva dato dignità scientifica alle patologie isteriche, sottraendole all’ipotesi che fossero solo recite e simulazioni. Ma già a partire da alcuni anni Freud collabora con Joseph Breuer, un medico che si occupa di malattie nervose, anch’egli di origine ebraica e con una posizione di rilievo nella comunità medica viennese.

    Attraverso Breuer Freud entra in contatto con il caso di Anna O., la giovane donna i cui gravissimi sintomi isterici vengono curati, per la prima volta, attraverso il recupero alla memoria di eventi psichici traumatici che sono stati rimossi dalla coscienza. La pratica della cura e della remissione dei sintomi non è affidata a somministrazione di farmaci o a interventi di elettroterapia sul corpo ma alla parola, alla possibilità cioè di recuperare, sotto ipnosi, alla narrazione del paziente quanto ha dovuto rimuovere e dimenticare. Si comincia così a prefigurare la specificità e l’originalità, rispetto alle terapie chimico-farmacologiche della medicina ufficiale e tradizionale, della terapia psicoanalitica quale talking cure: ossia quale terapia che si basa, appunto, solo sulla parola.

    Così è dalla consapevolezza che il malato isterico soffre, non per lesioni o patologie organiche, bensì di «reminescenze», di ricordi non elaborati, che muove l’avventura della psicoanalisi e di quella scoperta dell’«inconscio», che Freud comincia ad approfondire in termini di teoria e di pratica clinica durante gli ultimi anni dell’800, fino a giungere al libro che lo consacra come autore pienamente maturo nell’ambito di questo nuovo campo dell’esperienza umana e che è la Traumdeutung (L’interpretazione dei sogni) del 1900.

    Intanto Freud durante gli anni che vanno dal 1895 al 1900 ha abbandonato definitivamente per motivi economici la difficile strada della ricerca e dei laboratori universitari, pur mantenendo la libera docenza (che corrisponde alla possibilità di tenere corsi senza stipendio), ha accettato quindi un posto con un ruolo secondario nell’Ospedale generale di Vienna, ed infine si è risolto per la professione privata come medico di malattie nervose. Ha così potuto sposare nel 1896 Martha Bernays, una giovane di famiglia ebraica amburghese, con cui è fidanzato dal 1892 e dal matrimonio con la quale nascono nel giro di dieci anni ben sei figli.

    La strada verso l’inconscio è anche la strada della scoperta della sessualità infantile. L’Interpretazione dei sogni è infatti il libro che, attraverso l’analisi dell’esperienza onirica, pone in luce l’esistenza nella mente umana di una logica del pensare diversa da quella della coscienza vigile e normale e che si presenta come una logica del pensiero concreto e figurale. Ma nello stesso tempo è il libro che evidenzia quanto il darsi di un pensiero inconscio sia legato ad eventi e pulsioni di un mondo infantile, fin dall’inizio della vita animato e attraversato da tensioni sessuali. Del resto proprio per tale apertura sul mondo della sessualità, per il non aver trovato consenso da parte di Breuer su questa causa originariamente sessuale delle malattie nervose, Freud ha lasciato la collaborazione con il collega più anziano e ha stretto una intensa simbiosi intellettuale con Wilhelm Fliess, un medico otorinolaringoiatra di Berlino con il quale Freud avrà un intenso scambio epistolare che dura ininterrottamente dal 1887 al 1904.

    Fliess, con il quale alla fine Freud romperà irriducibilmente, è un uomo la cui cultura attraversa vari campi. È un erudito, con la passione eccentrica per la numerologia: crede infatti a dei cicli bioritmici di 23 e 28 giorni che dovrebbero regolare la vita, rispettivamente, di donne e uomini. Ritiene che il naso sia l’organo fondamentale da cui dipenda la condizione di salute e malattia. Ma soprattutto è l’amico, per non dire la figura paterna, che discute e dà credito alle idee di Sigmund, impegnato in solitaria nei nuovi percorsi delle ipotesi psicoanalitiche. Per altro lo stesso Fliess nei suoi scritti a metà degli anni Novanta tratta della sessualità infantile e introduce, ben prima di quanto farà Freud, il tema della bisessualità umana.

    Nel primo decennio del Novecento Freud approfondisce e consolida i risultati conseguiti con L’interpretazione dei sogni: l’esistenza della costellazione edipica, quale triangolo che ogni essere umano deve attraversare e superare per raggiungere la sua maturità, la natura energetico-pulsionale del corpo umano che vive del contrasto tra pulsioni libidiche e pulsioni di autoconservazione dell’Io, la teoria dei tre stadi della sessualità, i meccanismi patogeni di difesa a muovere dalla rimozione, la scissione della personalità. Pubblica così, tra molti altri scritti, la Psicopatologia della vita quotidiana (1901), i Tre saggi sulla sessualità (1905), Comportamenti ossessivi e pratiche religiose (1907), in cui riduce la fede religiosa a mera nevrosi, e alcune descrizioni di patologie particolari che diverranno i famosi «casi clinici» del piccolo Hans (1909) e dell’uomo dei topi (1909).

    Ormai Freud sta acquisendo sempre più sicurezza nell’addentrarsi nella scoperta del nuovo continente dell’esistenza umana, costituito dall’inconscio e dagli effetti della vita fantasmatica sulle pratiche, i comportamenti, gli affetti degli esseri umani. Rivendica che la psicoanalisi non sia solo indagine e terapia delle patologie della mente: per esser tale è anche – deve essere – una teoria del funzionamento normale e fisiologico della vita della psiche nella sua compresenza al corpo pulsionale e desiderante. Deve essere cioè una filosofia antropologica generale dell’essere umano ed infatti l’opera freudiana sfocia tra il 1915 e il 1917 nella stesura di una Metapsicologia, ossia di un insieme di saggi di definizione complessiva della psiche umana, al di là (come indica il prefisso meta) di riflessioni psicologiche circostanziate e legate a una finalità solo terapeutica e clinica. Ne uscirà il quadro concettuale più rigoroso e completo della cosiddetta «prima topica», cioè il quadro del rapporto mente-corpo a partire dal dualismo tra pulsioni libidiche e pulsioni di autoconservazione dell’Io.

    Per altro Freud non si limita a ciò, perché il suo progetto è quello di estendere la funzione critica della psicoanalisi dall’ambito della mente individuale a quella storica e collettiva. L’antropologia psicoanalitica è ormai in grado d’interpretare, a suo avviso, anche eventi e passaggi fondamentali della storia dell’umanità, fenomeni culturali come l’arte e la religione, movimenti sociali e politici. Di questa espansione culturale della psicoanalisi sono testimonianza testi come Totem e tabú (1912-13), Il Mosè di Michelangelo (1914), Psicologia collettiva e analisi dell’Io (1921).

    Frattanto Freud consolida «il movimento psicoanalitico» – l’insieme dei collaboratori, soprattutto medici, e dei discepoli che hanno progressivamente aderito alla rivoluzione dell’inconscio – da un punto di vista organizzativo e istituzionale.Tra i suoi allevi più fedeli basti ricordare Karl Abraham, Max Eitigon, Sandor Ferenczi, Paul Federn, Ernst Jones, Otto Rank e fino a un certo momento Alfred Adler e Wilhelm Stekel. Nel 1902 è nata, all’inizio in modo informale, la cosidetta Società del mercoledì, formata da un gruppo di giovani medici che si stringono attorno a Freud, il mercoledi sera a Vienna, per apprendere, discutere ed imparare ad esercitare la psicoanalisi. Da questo nucleo iniziale nasce nel 1908 la Società psicoanalitica viennese. Nel 1910 viene fondata l’Associazione psicoanalitica internazionale organizzata secondo sezioni nazionali, che nel giro di pochi anni comprende gruppi aventi sede in Austria, Germania, Ungheria, Svizzera, Gran Bretagna, Olanda, Russia, India e negli Stati Uniti. Dal 1908 viene pubblicata una rivista dedicata ai contributi teorici e clinici di argomento psicoanalitico, lo «Jahrbuch für psychoanalitische und psichopathologische Forschungen», cui si accompagna successivamente la pubblicazione di «Imago», un periodico che si occupa delle applicazioni della psicoanalisi nel campo più vasto delle scienze dello spirito.

    Ma col consolidamento della dottrina freudiana e con il suo prendere corpo in una scuola di adepti e di studiosi non possono mancare di sorgere ben presto divisioni e scissioni, rispetto agli orientamenti teorici di fondo che Freud è venuto assegnando alla scienza della psiche. La più significativa delle separazioni è quella che si consuma tra Freud e Jung, il giovane psichiatra svizzero, non ebreo a differenza di quasi tutti gli altri suoi discepoli, cui Freud pensa a un certo punto come al suo più promettente erede spirituale e che invece si allontana dal maestro, proponendo una concezione dell’energia psichica non limitata alla sessualità e dando luogo a una scuola psicoanalitica di diverso indirizzo e ispirazione.

    Inoltre a segnare profondamente la vita e la riflessione di Freud giunge l’esperienza della prima guerra mondiale con i suoi sterminati massacri e con i gradi più alti raggiunti dalla crudeltà e dell’aggressività umana. Sul piano privato, Freud assiste, tra gli orrori della guerra, alla caduta in prigionia di uno dei due figli sul fronte italiano. Subisce egli stesso, in prima persona, per quanto privilegiato dalla professione e dalla fama raggiunta, le restrizioni nei consumi e il peggioramento nelle condizioni materiali di vita, cui l’Austria, e in particolare la città di Vienna, vanno necessariamente incontro dopo la sconfitta e la caduta dell’Impero austro-ungarico. Nel 1920 muore per un’influenza complicata da una polmonite l’amatissima figlia Sophie, ancora in attesa del terzo figlio. Ma come se non bastasse, nel giugno del 1923 muore per una tubercolosi miliare anche il figlio minore di Sophie, Heinele di quattro anni, adorato dall’intera famiglia dei Freud, e di cui il nonno Sigmund scrive: «Era un bambino incantevole, e per quanto mi riguarda, so di non avere mai amato un essere umano, e sicuramente mai un bambino quanto lui». Infine nel 1923 gli viene diagnosticato un cancro alla mascella e al palato e già in quello stesso anno subisce due interventi operatori.

    Ma questi eventi drammatici della biografia di Freud non bastano a spiegare la profonda rielaborazione della sua teoria, attraverso la quale, con due scritti fondamentali degli anni ’20, Al di là del principio del piacere (1920) e L’Io e l’Es (1923), egli giunge a mettere a tema come fortemente operosa nella vita di ciascun esser umano la presenza di una tendenza originaria all’aggressività e alla distruzione, che Freud chiama pulsione di morte (Todestrieb). Accanto alla potenza pulsionale dell’Eros e della libido sessuale la psiche, ora afferma Freud, è mossa da una forza originaria che spinge, non a creare unioni e legami, bensì a rifiutarli e a distruggerli. E appunto dalla teorizzazione della pulsione di morte prende avvio il passaggio del pensiero di Freud dalla prima alla seconda topica, con una conseguente rielaborazione dell’intera configurazione dell’apparato psichico.

    Ma tale passaggio non si spiega, come si è detto, con le sole vicende personali dell’uomo Freud, come pretenderebbero troppe semplicistiche interpretazioni, pronte a risolvere e a ridurre la complessità della teoria nella biografia e nella psicologia personale. Si spiegano con motivazioni più profonde che risalgono alle componenti di aggressività e di distruttività, la cui presenza già il primo Freud aveva rilevato nell’operare della sessualità e della libido.

    Infine, durante l’ultimo quindicennio della sua vita Freud continua a lavorare su più fronti. I congressi internazionali dell’Associazione psicoanalitica si susseguono regolarmente ogni due anni. Le sue opere vengono tradotte in più lingue. In particolare tra il 1924 e il 1925 esce in lingua inglese una raccolta delle sue opere, in quattro volumi, i Collected Papers. Nell’estate del 1918 è nata una casa editrice viennese, il «Verlag», che si occupa delle pubblicazioni di argomento psicoanalitico la cui supervisione è nelle mani di Freud. Così come s’intensifica la pubblicazione delle riviste psicoanalitiche. Dopo l’esperienza dello «Jahrbuch», sono iniziate le pubblicazioni della rivista in lingua tedesca, la «Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse», nel 1926 esce in Francia la «Revue Française de Psychanalyse», nel 1932 in Italia la «Rivista di Psicoanalisi». Uno dei più fidati discepoli di Freud, Ernest Jones, dà vita in Inghilterra all’«International Journal of Psycho-Analysis». Come ininterrotta è la cura da parte di Freud della propagazione della cultura analitica all’estero: tanto che i suoi settant’anni, nel 1926, vengono ricordati e celebrati, con una citazione sufficientemente esatta della sua attività, su un gran numero di giornali esteri.

    Ma anche per quanto concerne l’attività propriamente teorica Freud continua ad essere impegnato sia nell’ambito della problematica più tipicamente psicoanalitica, qual è quella dell’indagine sui processi e le funzioni intrapsichiche, sia nell’ambito dell’applicazione della psicoanalisi alla scienze dello spirito e della cultura. Pubblica così da un lato Inibizione, sintomo e angoscia (1926), mentre sul fronte della critica del fenomeno religioso e dell’essenza della civilizzazione umana pubblica rispettivamente L’avvenire di un’illusione (1927) e Il disagio della civiltà (1930).

    Così come ancora da un duplice campo d’interesse – uno più volto verso il consolidamento dell’identità concettuale e interiore della disciplina psicoanalitica e l’altro più verso l’esposizione della psicoanalisi riguardo alla storia e agli eventi collettivi – sono le sue due ultime opere: rispettivamente il Compendio di psicoanalisi e il romanzo storico su Mosè e il monoteismo.

    Ma questi due ultimi scritti sono composti nel precipitare, di nuovo tormentato e drammatico, della vita di Freud. Negli ultimi anni ha assistito sgomento alla nascita e allo sviluppo del nazismo hitleriano in Germania, al dilagare dell’antisemitismo e alla successiva nazistificazione dell’Austria. Frattanto il cancro alla mascella si è sempre più aggravato, malgrado le reiterate operazioni e le protesi che ormai invalidano la sua vita. Sollecitato dagli amici e soccorso dall’aiuto internazionale, per sfuggire alle persecuzioni antiebraiche, va in esilio, più che ottantenne, in Inghilterra, dove trascorre l’ultimo anno della sua vita e muore il 23 settembre 1939.

    Bibliografia consigliata

    D. ANZIEU, L’autoanalisi di Freud e la scoperta della psicoanalisi, 2 voll., Astrolabio, Roma 1976.

    R. BODEI, Le logiche del delirio. Ragione, affetti, follia, Laterza, Roma-Bari 2000.

    V. CAPPELLETTI, Introduzione a Freud, Laterza, Roma-Bari 2000.

    A. CAROTENUTO, Diario di una segreta simmetria. Sabina Spielrein tra Jung e Freud, Astrolabio, Roma 1980.

    M. DE LILLO, Freud e il linguaggio. Dalla neurologia alla psicoanalisi, Pensa Multimedia, Lecce 2005.

    H. F. ELLENBERGER, La scoperta dell’inconscio. Storia della psichiatria dinamica, 2 voll., Boringhieri, Torino 1996.

    A. B. FERRARI, L’eclissi del corpo. Una ipotesi psicoanalitica, Borla, Roma 1992.

    P. GAY, Freud, Una vita per i nostri tempi, Bompiani, Milano 1988.

    E. JONES, Vita e opere di Freud, 3 voll., Il Saggiatore, Milano 1962.

    W. MCGUIRE (a cura di), Lettere tra Freud e Jung (1906-1913), Boringhieri, Torino 1980.

    P. PETRELLA, Il modello freudiano, in A.A. Semi (a cura di), Trattato di psiconalisi, vol. 1, Raffaello Cortina, Milano 1988-89, pp. 41-146.

    P. RICOEUR, Della interpretazione. Saggio su Freud, Il Saggiatore, Milano 1966.

    F. J. SULLOWAY, Freud, biologo della psiche. Al di là della leggenda psicoanalitica, Feltrinelli, Milano 1982.

    S. VEGETTI FINZI, Storia della psicoanalisi. Autori, opere, teorie 1895-1990, Oscar Mondadori, Milano 1990.

    (A cura di Roberto Finelli)

    Ordine dei saggi contenuti nel presente volume

    Osservazione di un grave caso di emianestesia in un isterico (1886)

    Titolo originale: Beobachtung einer hochgradigen Hemianästesie bei einem hysterischen Manne. Beiträge zur Kasuistik der Hysterie, I. Pubblicato per la prima volta in Wiener medizinische Wochenschrift, 36, 1886. Traduzione di Celso Balducci e Alessandra Ozzola.

    Prefazione alla traduzione delle Lezioni sulle malattie del sistema nervoso di Charcot (1886)

    Titolo originale: Vorwort des Übersetzers zu «Neue Vorlesungen über die Krankheiten des Nervensystems, insbesondere über Hysterie» von J. M. Charcot. Pubblicato per la prima volta da Toeplitz-Deuticke, Leipzig-Vienna, 1886. Traduzione di Celso Balducci.

    Isteria (1888)

    Titolo originale: Hysterie. Pubblicato per la prima volta in Handwörterbuch der gesamten Medizin, a cura di A. Villaret, vol. I, Stoccarda, 1888 (pp. 886-92). Traduzione di Celso Balducci e Alessandra Ozzola.

    Qualche indicazione per uno studio comparato delle paralisi motorie organiche e isteriche [1893 (1888-1893)]

    Titolo originale: Quelques considérations pour une étude comparative des paralysies organiques et hystériques. Pubblicato per la prima volta in Archives de Neurologie, 26, 1893.

    Traduzione di Celso Balducci e Alessandra Ozzola.

    Il meccanismo psichico dei fenomeni isterici (1893)

    Titolo originale: Über den psychischen Mechanismus hysterischer Phänomene. Pubblicato per la prima volta in Wiener medizinische Presse, 34, 1893.

    Traduzione di Celso Balducci e Alessandra Ozzola.

    Opportunità di distinguere dalla nevrastenia una particolare sindrome con il nome di «Nevrosi d'angoscia» (1895)

    Titolo originale: Über die Berechtigung, von der Neurasthenie einen bestimmten Symptomenkomplex als Angstneurose abzutrennen. Pubblicato per la prima volta in Neurologisches Zentralblatt, 14, 1895.

    Traduzione di Celso Balducci e Delia Agozzino.

    Risposta alle critiche alla «Nevrosi d'angoscia» (1895)

    Titolo originale: Zur Kritik der Angstneurose. Pubblicato per la prima volta in Wiener klinische Rundschau, 9, 1895.

    Traduzione di Celso Balducci e Delia Agozzino.

    Sull'etiologia dell'isteria (1896)

    Titolo originale: Zur Ätiologie der Hysterie. Pubblicato per la prima volta in Wiener klinische Rundschau, 10, 1896.

    Traduzione di Celso Balducci e Delia Agozzino.

    Ereditarietà ed etiologia delle nevrosi (1896)

    Titolo originale: L'hérédité et l'étiologie des névroses. Pubblicato per la prima volta in Revue neurologique, 4, 1896.

    Traduzione di Celso Balducci e Delia Agozzino.

    «Il caso di Dora». Frammento di analisi di un caso di isteria [1905 (1901)]

    Titolo originale: Bruchstück einer Hysterie-Analyse. Pubblicato per la prima volta in Monatsschrift für Psychiatrie und Neurologie, vol. 18 (4), pp. 285-310 e (5) pp. 408-67 (1950). Traduzione di Pietro Stampa.

    Prefazione a Stati d'angoscia nervosa e loro trattamento di Wilhelm Stekel (1908)

    Titolo originale: Vorwort zu «Nervöse Angstzustände und ihre Behandlung» von Dr. Wilhelm Stekel. Pubblicato per la prima volta a Berlino-Vienna, 1908.

    Traduzione di Celso Balducci.

    Osservazioni generali sull'attacco isterico [1909 (1908)]

    Titolo originale: Allgemeines über den hysterischen Anfall. Pubblicato per la prima volta in Zeitschrift für Psychotherapie und medizinische Psychologie, 1, 1909. Traduzione di Alessandra Ozzola.

    Il romanzo familiare del nevrotico (1909)

    Titolo originale: Der Familienroman der Neurotiker. Pubblicato per la prima volta in Der Mythus von der Geburt des Helden, di Ο. Rank, Leipzig-Vienna, Deuticke, 1909. Traduzione di Celso Balducci.

    Due casi di fantasie patogene rivelate da nevrotici (1910)

    Titolo originale: Beispiele des Verrats pathogener Phantasien bei Neurotikern. Pubblicato per la prima volta in Zentralblatt für Psychoanalyse, 1, 1910.

    Traduzione di Celso Balducci.

    Recensione a Lettere a donne nervose di Wilhelm Neutra (1910)

    Titolo originale: Referat: Wilhelm Neutra, «Briefe an nervöse Frauen». Pubblicato per la prima volta in Zentralblatt für Psychoanalyse, 1, 1910.

    Traduzione di Celso Balducci.

    I disturbi psicogeni della vista nella concezione psicoanalitica (1910)

    Titolo originale: Die psychogene Sehstörung in psychoanalytischer Auffassung. Pubblicato per la prima volta in Ärztliche Standeszeitung, 9, 1910.

    Traduzione di Celso Balducci.

    Modi tipici di instaurarsi delle nevrosi (1912)

    Titolo originale: Über neurotische Erkrankungstypen. Pubblicato per la prima volta in Zentralblatt für Psychoanalyse, 2, 1912.

    Traduzione di Celso Balducci.

    Studi sull'isteria (1892/1895)

    Titolo originale: Studien über Hysterie. Pubblicato per la prima volta da Deuticke, Leipzig-Vienna, 1895. Traduzione di Celso Balducci.

    PSICOANALISI DELL'ISTERIA E DELL'ANGOSCIA

    Osservazione di un grave caso di emianestesia in un isterico

    1886.

    Signori, quando il 15 ottobre ebbi l'onore di attirare la loro attenzione su un breve rapporto di una recente opera di Charcot sull'isteria maschile, fui invitato dal mio stimato maestro, il professor Horfat Meynert, a produrre di fronte alla Società qualche caso in cui le proprietà somatiche dell'isteria - le «stigmate isteriche», che secondo Charcot caratterizzano questa nevrosi - fossero ben chiare. Oggi risponderò a questa sfida - seppure in modo insufficiente, come permessomi dal materiale clinico che ho a disposizione - sottoponendo alla loro attenzione un isterico che presenta i sintomi dell'emianestesia nella sua forma più acuta. Prima di cominciare la mia dimostrazione, osserverò solamente che sono ben lungi dal pensare che quello che sto mostrando sia un caso raro ο peculiare. Al contrario, lo considero un caso molto comune e frequente, anche se spesso trascurato.

    Devo ringraziare il Dott. von Beregszászy, che gentilmente mandò da me questo paziente per una conferma della sua diagnosi. Il soggetto è un incisore di 29 anni, August P., che ora è di fronte a voi: un uomo intelligente, che si è prontamente sottoposto al mio esame nella speranza di una prossima guarigione.

    Comincio col comunicarvi la storia della sua famiglia e della sua vita. Il padre del paziente morì a quarantotto anni, del morbo di Bright; era un cantiniere, gran bevitore e uomo di indole violenta. Sua madre morì, a quarantasei anni, di tubercolosi. Si dice che soffrisse molto di mal di testa negli anni precedenti; il paziente non ricorda che la madre abbia avuto degli attacchi di convulsioni né qualcosa di simile. La coppia aveva sei figli, il primo dei quali condusse una vita irregolare e morì per un'affezione sifilitica cerebrale. II secondo figlio ci interessa in modo particolare; egli ha una parte nell'etiologia della malattia del fratello, e sembra che sia stato isterico anche lui. Infatti disse al nostro paziente di aver sofferto di attacchi di convulsioni; e, per una strana coincidenza, ho incontrato proprio oggi un collega di Berlino che ivi ha curato questo fratello durante una malattia, diagnosticando un'isteria - diagnosi che è stata confermata in un ospedale della città. Il terzo figlio ha disertato dall'esercito e da allora è scomparso; il quarto ed il quinto morirono in giovane età e l'ultimo è il nostro paziente.

    Durante l'infanzia il suo sviluppo fu normale, non soffrì mai di convulsioni ed ebbe le comuni malattie infantili. Ad otto anni ebbe la disgrazia di essere investito per la strada; subì la rottura del timpano dell'orecchio destro con relativa menomazione permanente dell'udito di quell'orecchio, e fu malato per diversi mesi in cui soffrì spesso di convulsioni di cui oggi non è possibile scoprire la natura. Le convulsioni continuarono all'incirca per due anni. A questo incidente risalgono una certa lentezza intellettuale che il paziente asserisce di aver notato nella sua carriera scolastica, e la tendenza ad un senso di vertigine che egli provava ogni volta che per qualche ragione era malato. In seguito il paziente concluse il suo ciclo di studi e, dopo la morte dei genitori, fu messo a far pratica presso un incisore; il fatto che egli sia rimasto per dieci anni come operaio qualificato presso lo stesso padrone parla a favore del suo carattere. Si descrive come una persona i cui pensieri erano diretti interamente ed unicamente alla perfezione nel suo lavoro specializzato, una persona che in vista di questo fine lesse e disegnò molto, e si negò ogni rapporto sociale ed ogni divertimento. Dovette riflettere moltissimo su se stesso e sulle proprie ambizioni, e facendo questo spesso cadde in uno stato di eccitazione mentale che lo fece dubitare della propria salute psichica; spesso il suo sonno era inquieto, la digestione rallentata dalla vita sedentaria. Negli ultimi nove anni ha sofferto di palpitazioni; per il resto però era in buona salute e non interruppe mai il lavoro.

    L'attuale malattia ebbe inizio all'incirca tre anni fa. A quel tempo litigò con il fratello dissoluto, che rifiutava di restituirgli una somma di denaro che gli aveva prestato. Suo fratello minacciò di accoltellarlo e si precipitò contro di lui con un coltello. Questo fatto gettò il paziente in un terrore indescrivibile; sentì la testa risuonare come se stesse per scoppiare; si precipitò a casa e, senza essere in grado di dire come ci arrivò, cadde a terra incosciente di fronte alla porta. In seguito seppe che per due ore aveva avuto degli spasmi violentissimi nel corso dei quali aveva parlato della scena con il fratello. Quando si svegliò, si sentì molto debole; nelle sei settimane che seguirono soffrì di violenti dolori nel lato sinistro della testa e di pressione intracranica. Gli sembrò che la sensibilità del lato sinistro del corpo fosse alterata, gli occhi si stancavano facilmente quando lavorava, cosa che aveva presto ricominciato a fare. Il suo stato rimase questo per tre anni, con poche variazioni, finché, sette settimane fa, un nuovo turbamento portò ad un cambiamento in peggio. Il paziente fu accusato di furto da una donna, ebbe forti palpitazioni, e per quasi due settimane fu così depresso che pensò al suicidio. Contemporaneamente incominciò nelle due estremità sinistre un tremito abbastanza violento. Era come se la parte sinistra del suo corpo fosse affetta da leggera paralisi. La vista si indebolì molto, e spesso vedeva tutto grigio; il suo sonno era interrotto da apparizioni terrificanti e da sogni in cui gli sembrava di cadere da una grande altezza; incominciarono dei dolori nel lato sinistro della gola, dell'inguine, nella regione sacrale ed in altri punti; spesso succedeva che il suo stomaco gli sembrasse «come gonfio», ed era costretto a smettere di lavorare. Nell'ultima settimana è avvenuto un ulteriore peggioramento di tutti questi sintomi. Inoltre il paziente soffre di dolori acuti al ginocchio ed alla pianta del piede sinistro se cammina per un po'; prova una sensazione particolare alla gola, come se la lingua fosse saldamente legata, ha spesso un ronzio nelle orecchie ed altri disturbi dello stesso tipo. La sua memoria è indebolita per quel che riguarda gli avvenimenti accaduti durante la sua malattia, ma si ricorda bene dei fatti precedenti. Gli attacchi di convulsioni si sono ripetuti da sei a nove volte nel corso dei tre anni, ma erano per lo più molto leggeri; solo un attacco avvenuto di notte, nell'agosto scorso, fu accompagnato da un «tremito» abbastanza violento.

    Ed ora passiamo ad esaminare il paziente — un uomo piuttosto pallido, normalmente sviluppato. L'esame dei suoi organi interni non rivela nulla di patologico, a parte i lenti battiti cardiaci. Se esercito una pressione sul punto di uscita dei nervi sopraorbitali, infraorbitali ο del mento dal lato sinistro, il paziente gira la testa con un'espressione di grave sofferenza. Dunque potremmo supporre un'alterazione nevralgica del trigemino sinistro. Anche la volta cranica è molto sensibile al tocco, nella sua metà sinistra. Tuttavia la pelle del lato sinistro della testa si comporta in modo del tutto differente da quanto potremmo aspettarci: è del tutto insensibile a stimoli di qualsiasi genere. Posso pungerla, pizzicarla, torcere il lobo dell'orecchio tra le dita, senza che il paziente si accorga del tocco. Dunque qui c'è un alto grado di anestesia; essa, però, non interessa soltanto la pelle ma anche le mucose, come vi dimostrerò nel caso delle labbra e della lingua del paziente. Se infilo un piccolo rotolo di carta nel suo condotto auditivo esterno sinistro e poi nella sua narice sinistra, non c'è alcuna reazione. Adesso ripeto l'esperimento sul lato destro e dimostro che qui la sensibilità del paziente è normale. Conformemente all'anestesia, anche i riflessi sensoriali sono aboliti ο ridotti. Così posso introdurre il dito e toccare i tessuti faringei del lato sinistro senza che ne risultino dei conati di vomito; tuttavia sono ridotti anche i riflessi faringei del lato destro; solo quando raggiungo l'epiglottide sul lato destro avviene una reazione. Toccando la congiuntiva e il bulbo oculare non si produce quasi nessuna chiusura delle palpebre; d'altra parte il riflesso corneale è presente, anche se considerevolmente ridotto. Incidentalmente, i riflessi della congiuntiva e della cornea sono ridotti pure nel lato destro, anche se solo in misura ridotta; questo comportamento dei riflessi è sufficiente a permettermi di concludere che i disturbi visivi non sono limitati ad un solo occhio (il sinistro). Ed infatti, quando esaminai il paziente per la prima volta, egli mostrava in entrambi gli occhi la poliopia monoculare caratteristica dei pazienti isterici ed i disturbi nella percezione dei colori. Con l'occhio destro riconosceva tutti i colori tranne il viola, che definiva grigio; con l'occhio sinistro riconosceva soltanto il rosso chiaro ed il giallo, mentre vedeva tutti gli altri colori grigi se erano chiari, e neri se erano scuri. Il Dott. Königstein fu tanto gentile da sottoporre gli occhi del paziente ad un attento esame, e più tardi egli stesso parlerà di ciò che ha scoperto. Per quel che riguarda gli altri organi dei sensi, l'olfatto ed il gusto del lato sinistro sono andati completamente perduti. Soltanto l'udito è stato risparmiato dalla emianestesia cerebrale. Va ricordato che l'efficienza dell'orecchio destro era stata seriamente compromessa da un incidente occorso al paziente all'età di otto anni. L'orecchio sinistro è il migliore; la riduzione dell'udito presente in esso è spiegata sufficientemente (secondo una gentile comunicazione del Professor Gruber) da una lesione materiale e visibile della membrana timpanica. Se procediamo ora all'esame del tronco e delle estremità, troviamo anche qui un'anestesia assoluta, soprattutto nel braccio sinistro. Come vedono posso spingere un ago appuntito in una piega della pelle, senza che il paziente reagisca. Le parti profonde, - muscoli, legamenti, articolazioni - devono essere egualmente insensibili, poiché posso torcere l'articolazione radio-carpica e tendere i legamenti senza provocare nel paziente alcuna sensazione.

    Il fatto che inoltre il paziente, ad occhi bendati, non abbia idea della posizione del suo braccio sinistro nello spazio, oppure non si renda conto di un qualsiasi movimento che io compio con esso, concorda con il sospetto di una anestesia delle parti profonde. Bendo i suoi occhi e poi gli chiedo che cosa ho fatto con la sua mano sinistra. Non può dirlo. Gli chiedo di afferrare con la mano destra il pollice, il gomito, la spalla sinistra. Egli esplora l'aria attorno, forse prenderà la mia mano, che gli offro, per la sua, ed infine ammette di non sapere di chi è la mano che ha afferrato. E particolarmente interessante cercare di scoprire se il paziente è in grado di trovare le parti della metà sinistra della sua faccia. Si potrebbe supporre che il fare questo non presenti delle difficoltà per lui, poiché, dopo tutto, la metà sinistra della sua faccia è, per così dire, saldata interamente alla metà destra intatta. Ma l'esperimento mostra il contrario. Il paziente fallisce nel suo scopo quando cerca di raggiungere il suo occhio sinistro, il lobo dell'orecchio sinistro e così via; certo sembra che egli nel cercare a tastoni con la mano destra le parti anestetiche del suo viso faccia quasi più fatica che se toccasse una parte del corpo di qualcun altro. La colpa di questo non deve essere attribuita ad un disturbo della mano destra, che egli usa per tastare, perché possono vedere con quanta sicurezza e velocità egli riesca a trovare i punti che gli dico di toccare nella metà destra della sua faccia.

    La stessa anestesia è presente nel tronco e nella gamba sinistra. Lì osserviamo che la perdita della sensibilità è limitata alla linea di mezzo, oppure si estende al di là di essa. Mi sembra che l'analisi della difficoltà dei movimenti compiuti dagli arti anestetici del paziente presenti un interesse particolare e che questi disturbi dipendano interamente ed unicamente dall'anestesia. Certamente non c'è paralisi — per esempio il braccio sinistro non può essere paralizzato. Un braccio paralizzato ricade mollemente oppure viene mantenuto rigido da contratture in posizioni forzate. Qui è diverso. Se bendo gli occhi del paziente, il suo braccio sinistro resta nella posizione assunta in precedenza. Le difficoltà di movimento subiscono delle variazioni e sono sottoposte a diverse condizioni. Al principio, quelli fra loro che hanno notato il modo in cui il paziente si è svestito con entrambe le mani, ed ha chiuso la narice sinistra con le dita della mano sinistra, non avranno avuto l'impressione che esistesse alcun grave disturbo nei movimenti. Ad un'osservazione più attenta si scoprirà che il braccio sinistro, e soprattutto le dita, vengono mossi più lentamente e con minor destrezza, come se fossero rigidi, ed hanno un leggero tremito. Ma ogni movimento, anche il più complicato, viene compiuto, e questo accade sempre, se l'attenzione del paziente è allontanata dagli organi del movimento e diretta unicamente allo scopo di esso. Egli si comporta però diversamente se gli dico di compiere con il braccio sinistro dei movimenti distinti, senza alcuno scopo ulteriore - per esempio piegare il braccio sinistro alla articolazione del gomito, mentre segue il movimento con gli occhi. In questo caso il braccio sinistro appare molto più inibito di prima, il movimento viene compiuto molto lentamente, in modo incompleto, in diversi momenti, come se si dovesse vincere una forte resistenza, ed è accompagnato da un tremito violento. In queste circostanze i movimenti delle dita sono straordinariamente deboli. Infine, se gli si chiede di compiere dei movimenti distinti con gli occhi chiusi, si osserva un terzo tipo di disturbo nel movimento, il più grave. Qualche cosa accade, d'accordo, nell'arto che è completamente anestetico, poiché, come vedete, l'innervazione motoria non dipende da alcuna informazione sensoriale del genere di quelle che provengono da un arto che deve essere mosso; tuttavia questo movimento è minimo, non è diretto verso un segmento particolare, ed il paziente non può determinarne la direzione. Non bisogna pensare, però, che quest'ultimo tipo di disturbo nel movimento sia una conseguenza necessaria dell'anestesia; a questo proposito si possono rilevare delle forti differenze individuali. Alla Salpêtrière abbiamo osservato pazienti anestetici che con gli occhi chiusi avevano un controllo decisamente maggiore su un arto di cui avevano perso coscienza¹ .

    L'influenza della distrazione e dello sguardo si fa sentire anche sulla gamba sinistra. Oggi il paziente ha camminato con me per un'ora buona a passo rapido, senza guardarsi il piede mentre camminava. Ma se io gli «ordino» di camminare, egli deve seguire ogni movimento della gamba anestetica con gli occhi, ed il movimento avviene lentamente, è incerto e lo stanca rapidamente. Infine, con gli occhi chiusi egli perde ogni sicurezza, ed avanza strisciando i piedi come farebbe chiunque di noi che si trovasse al buio su un terreno sconosciuto. Gli riesce anche molto difficile restare dritto sulla sola gamba sinistra; se chiude gli occhi in questa posizione, cade immediatamente. Procederò ora alla descrizione del comportamento dei suoi riflessi. Nell'insieme essi sono più pronti di quanto avviene generalmente, ed inoltre mostrano di essere poco coordinati fra loro. I riflessi del tricipite e dei muscoli flessori sono decisamente più pronti nell'estremità destra, non anestetica. Il riflesso della rotula sinistra sembra più pronto; il riflesso del tendine di Achille è uguale da entrambe le parti. E anche possibile ottenere una leggera reazione della rotula, che è più chiaramente visibile a destra.

    I riflessi cremasterici sono assenti; invece quelli addominali sono vivaci, soprattutto a sinistra, di modo che toccando anche molto leggermente un punto della pelle dell'addome si provoca una forte contrazione del retto addominale sinistro.

    In accordo con la emianestesia isterica, il nostro paziente presenta, spontaneamente oppure in seguito ad una pressione, delle zone sofferenti nel lato del corpo che è altrimenti insensibile - esse sono note come «zone isterogene» sebbene in questo caso non sia evidente il loro legame con l'insorgere degli attacchi. Così il nervo trigemino, le cui ramificazioni terminali sono sensibili al tocco, come vi ho dimostrato prima, è la sede di una zona isterogena di questo tipo; e lo sono anche una zona ristretta nella fossa mediale cervicale sinistra, una striscia più larga nella parte sinistra del torace (dove anche la pelle è ancora sensibile), la parte lombare della colonna vertebrale e la parte mediana della zona sacrale (la pelle è sensibile anche sulla prima di queste parti). Infine, il cordone spermatico sinistro è molto sensibile al dolore, e questa zona sensibile si estende lungo il cordone spermatico nella cavità addominale fino alla zona che nelle donne è tanto sovente sede della ovarialgia.

    Devo aggiungere due osservazioni riguardanti i punti in cui il nostro caso si distacca dal quadro tipico dell'emianestesia isterica. La prima è che neppure il lato destro del corpo del paziente è del tutto libero dall'anestesia, sebbene questa non si presenti ad un grado molto elevato e sembri interessare soltanto la pelle. C'è una zona vicina alla spalla destra in cui la sensibilità al dolore (e la percezione del calore) è ridotta, un'altra è limitata a una striscia che passa attorno all'estremità periferica dell'avambraccio. La gamba destra è ipoestesica nel lato più esterno della coscia e sul dietro del polpaccio. La seconda osservazione riguarda il fatto che la emianestesia presenta chiaramente nel nostro paziente le caratteristiche dell'instabilità. Così, in una prova della sensibilità elettrica, ottenni, al contrario di ciò che pensavo, la sensibilità in un tratto di pelle del gomito sinistro; e diverse prove mostrarono che l'estensione delle zone sofferenti del tronco e l'intensità dei disturbi della vista erano soggetti a variazioni. E su questa instabilità dei disturbi sensoriali che fondo la mia speranza di poter riportare in breve tempo il paziente ad una sensibilità normale.

    ¹ Cfr. Charcot, 1886.

    Prefazione alla traduzione delle Lezioni sulle malattie del sistema nervoso di Charcot

    1886.

    Un'impresa come questa, che mira a introdurre gli insegnamenti di un maestro della clinica in una più vasta cerchia di medici, non ha certamente bisogno di una giustificazione. Dirò soltanto qualche parola sul motivo di questa traduzione e sull'argomento delle lezioni in essa contenute.

    Quando giunsi, nell'inverno del 1885, alla Salpêtrière per farvi un internato di circa sei mesi, mi avvidi che il professor Charcot (il quale, allora sulla sessantina, lavorava con tutto l'ardore della gioventù) si era distolto dallo studio delle malattie nervose basate su alterazioni organiche per dedicarsi esclusivamente alla ricerca nel campo delle nevrosi, e dell'isteria in particolare. Tale cambiamento di indirizzo andava ricollegato ai mutamenti, descritti nella lezione introduttiva del presente libro, verificatisi nella situazione di lavoro e di insegnamento di Charcot nel 1882.

    Dopo aver superato un primo stato di perplessità dinanzi alle scoperte delle sue nuove indagini, ed avendo imparato ad apprezzarne l'importanza, chiesi al professor Charcot il permesso di tradurre in tedesco le lezioni in cui sono contenute tali nuove teorie, ed è doveroso che io qui gli rivolga il mio ringraziamento non soltanto per la prontezza con cui me lo concesse, ma anche per la sua successiva assistenza che rese possibile la pubblicazione dell'edizione tedesca parecchi mesi in anticipo rispetto a quella francese. Seguendo le direttive dell'autore, ho aggiunto poche note, per lo più riguardanti la storia dei casi di cui si tratta nel testo.

    La parte essenziale di questo libro è rappresentata dalle magistrali e fondamentali lezioni sull'isteria, che noi, così come il loro autore, speriamo aprano una nuova èra nella considerazione di questa nevrosi cosi poco conosciuta e, per contro, tanto trascurata. Per tale motivo, ho modificato, col consenso del professor Charcot, il titolo del libro - in francese: Leçons sur les maladies du système nerveux (tome troisième) -, mettendo in primo piano l'isteria tra gli argomenti di cui esso tratta.

    Chi si sentirà invogliato da queste lezioni ad ulteriormente approfondire gli studi della Scuola francese sull'isteria, è rimandato agli Etudes cliniques sur la grande hystérie, opera degna di nota sotto vari aspetti, della quale è uscita una seconda edizione nel 1885.

    Vienna, 18 luglio 1886

    Isteria

    1888.

    1. Storia

    Il termine «isteria» ha origine nei tempi più antichi della medicina ed è un derivato del pregiudizio, superato solo ai giorni nostri, che collega la nevrosi con le affezioni dell'apparato genitale femminile. Nel Medio Evo le nevrosi ebbero un ruolo importante nella storia della civiltà; esse apparvero in forma epidemica come se risultassero da un contagio psichico e furono alla base di ciò che vi fu di effettivo nella storia delle ossessioni e della stregoneria. Alcuni documenti di quell'epoca provano che la sintomatologia delle nevrosi non ha subito cambiamenti fino ad oggi. Una giusta valutazione e una comprensione migliore si svilupparono soltanto a seguito degli studi di Charcot e della scuola della Salpêtrière che a lui si ispirava. Fino ad allora l'isteria era stata la bête noire della medicina. I poveri isterici, che nei secoli precedenti erano stati bruciati ed esorcizzati; in epoche più recenti ed illuminate vennero soltanto ridicolizzati, non si pensava che la loro condizione fosse degna di essere sottoposta all'osservazione clinica, in quanto fatta di simulazione ed esagerazione. L'isteria è una nevrosi nel senso più stretto della parola - vale a dire che non soltanto in questa malattia non si sono trovate alterazioni percettibili del sistema nervoso, ma che non ci si deve neppure aspettare che un perfezionamento delle tecniche anatomiche ne riveli alcuna, e si potrebbe esprimere la sua essenza in una formula che tenesse conto delle condizioni di eccitabilità nelle diverse parti del sistema nervoso stesso. Tuttavia non si è ancora trovata una formula fisio-patologica di questo tipo; per ora dobbiamo accontentarci di definire la nevrosi in modo puramente nosografico per mezzo dell'insieme dei sintomi peculiari di essa, nello stesso modo in cui il morbo di Basedow viene caratterizzato da un certo numero di sintomi - esoftalmo, struma, accelerazione delle pulsazioni e mutamenti fisici - senza prendere in considerazione lo stretto legame che esiste tra questi fenomeni.

    2. Definizione

    Gli autori tedeschi, come pure quelli inglesi, sono soliti ancora oggi attribuire a capriccio le definizioni di «isteria» e di «isterico», e di gettare l'«isteria» nel mucchio degli stati nevrotici in genere, quello cioè della nevrastenia, degli stati psicopatici e delle numerose nevrosi che non sono ancora state tratte dal caos delle malattie nervose.

    Charcot, al contrario, resta fermamente del parere che «l'isteria» abbia un quadro clinico chiaramente circoscritto e ben definito, riconoscibile nel modo più chiaro quando si ha di fronte un caso estremo, quella che viene chiamata «grande hystérie» (isteria maggiore) ο istero-epilessia. L'isteria comprende anche forme più lievi e rudimentali che si presentano in una serie che va gradualmente dalla grande hystérie alla normalità; presenta delle differenze fondamentali rispetto alla nevrastenia ed anzi, a rigor di termini, è il contrario di essa.

    3. Sintomatologia

    La sintomatologia dell'isteria maggiore, estremamente ricca ma non per questo priva di ordine, è composta da una serie di sintomi che includono i seguenti:

    a. Attacchi convulsivi. Essi sono preceduti da una «aura» peculiare: senso di pressione all'epigastrio, di costrizione alla gola, pulsazioni alle tempie, scampanio nelle orecchie, oppure parti di questo insieme di sensazioni. Le sensazioni d'aura, come vengono chiamate, possono comparire nel paziente isterico anche per proprio conto ο costituire un attacco di per sé. E particolarmente noto il globus hystericus, una sensazione riferibile agli spasmi della faringe, per cui si ha l'impressione che un grumo stia salendo dall'epigastrio alla gola. Un vero attacco, se è completo, si manifesta in tre fasi. La prima fase detta «epilettoide» somiglia a una comune crisi epilettica, occasionalmente ad una crisi epilettica unilaterale. La seconda fase, quella dei grands mouvements, si manifesta con movimenti che descrivono ampi cerchi, simili a quelli noti come «inchini», posizioni arcuate (arc de cercle), contorsioni e così via. Spesso la forza sviluppata in essi è addirittura immensa. Per distinguere questi movimenti da quelli che si notano in una crisi epilettica si può osservare che i movimenti isterici vengono sempre compiuti con un'eleganza e una coordinazione che sono in netto contrasto con la rozza goffaggine degli spasmi epilettici. Inoltre anche nei casi più violenti di convulsioni isteriche si evitano per lo più danni gravi come quelli possibili in una crisi di epilessia. La terza fase dell'attacco isterico, quella allucinatoria ο delle attitudes passionnelles, è caratterizzata da atteggiamenti e da gesti propri di scene appassionate che il paziente vive in stato allucinatorio e spesso accompagna con le parole corrispondenti. Durante tutto l'attacco la coscienza può venir mantenuta ο persa - il più delle volte avviene la seconda cosa. Spesso gli attacchi del tipo descritto sono legati l'uno all'altro e formano una serie, di modo che l'intero attacco può durare diverse ore ο giorni. L'aumento di temperatura registrato nel corso di essi è (al contrario di ciò che accade nell'epilessia) insignificante. Ogni fase dell'attacco ed ogni parte distinta di una fase può essere isolata e rappresentare l'attacco nei casi rudimentali. Naturalmente si incontrano decisamente più spesso degli attacchi incompleti di questo tipo che non quelli completi. Sono particolarmente interessanti quegli attacchi isterici che al posto delle tre fasi presentano un coma che compare in forma apoplettica - i così detti «attaques de sommeil» (attacchi di sonno). Questo tipo di coma può assomigliare al sonno naturale, ο può essere accompagnato da una tale attenuazione del respiro e della circolazione da venir scambiato con la morte. Vi sono degli esempi reali di stati di questo tipo prolungatisi per settimane e mesi; in questo stato di sonno prolungato la nutrizione del corpo diminuisce gradualmente, ma non c'è pericolo per la vita. - All'incirca in un terzo dei casi di isteria i sintomi degli attacchi, che sono così caratteristici, sono assenti.

    b. Zone isterogene. In stretta connessione con gli attacchi troviamo le cosiddette «zone isterogene», punti ipersensibili del corpo, in cui un leggero stimolo scatena un attacco la cui aura comincia spesso con una sensazione derivante da questa zona. Queste zone possono trovarsi sulla pelle, nelle parti v profonde, nelle ossa, nelle mucose ed anche negli organi di senso. E più facile che siano sul tronco piuttosto che sulle estremità, ed hanno una predilezione particolare per determinati punti - per esempio nelle donne si trovano spesso in un punto della parete addominale in corrispondenza delle ovaie, al vertice del capo e nella regione sotto la mammella e nell'uomo nel cordone spermatico e nei testicoli. Spesso una pressione esercitata su queste zone libera non la convulsione, ma le sensazioni d'aura. E anche possibile servirsi di molte di queste zone isterogene per esercitare un'influenza inibitoria sugli attacchi convulsivi; per esempio una forte pressione esercitata sulla zona ovarica libera molte pazienti da un attacco isterico ο dal sonno isterico. Queste pazienti possono essere protette da un attacco facendo portare loro una cintura simile ad un cinto erniario, il cui cuscinetto prema la zona ovarica. Le zone isterogene sono a volte numerose ed a volte scarse di numero e possono essere unilaterali ο bilaterali.

    c. Disturbi della sensibilità. Questi sono i segni più frequenti della nevrosi, ed i più importanti dal punto di vista diagnostico. Essi persistono anche nei periodi di remissione e sono i più importanti perché i disturbi della sensibilità hanno un ruolo relativamente irrilevante nelle malattie organiche del cervello. Tali disturbi consistono in un'anestesia od in un'iperestesia, e presentano delle notevolissime variazioni nell'estensione e nel grado di intensità, cosa che non succede in nessun'altra malattia. L'anestesia può interessare la pelle, le mucose, le ossa, i muscoli e i nervi, gli organi di senso e l'intestino; ma l'anestesia più comune è quella della pelle. Nel caso dell 'anestesia isterica della pelle si può verificare la dissociazione dei vari tipi di sensazione della pelle ed essi possono diventare del tutto indipendenti tra loro. L'anestesia può essere totale ο riguardare soltanto le sensazioni dolorose (analgesia - che è la più comune), ο solo la sensibilità alla temperatura, al tocco, all'elettricità, ο quella muscolare. Una sola possibilità non si realizza mai nell'isteria: un indebolimento del senso del tatto quando si conservino le altre facoltà. Invece può accadere che le sole sensazioni tattili generino un'impressione di dolore (alphalgesia). L'analgesia isterica raggiunge spesso un grado talmente elevato che la faradizzazione delle ramificazioni nervose non produce alcuna reazione sensoriale. L'estensione può essere totale; in qualche caso può interessare tutta la superficie della pelle e la maggior parte degli organi di senso. Tuttavia più spesso si tratta di emianestesia, simile a quella prodotta da una lesione endocranica, ma si distingue dalla emianestesia dovuta a disturbi organici per il fatto che generalmente oltrepassa in qualche punto la linea mediana - per esempio per il fatto di estendersi a tutta la lingua, la laringe e i genitali - e che interessa gli occhi non in forma di emianopsia ma di ambliopia ο di amaurosi di un solo occhio. Inoltre l'emianestesia isterica presenta delle variazioni maggiori nel modo in cui si distribuisce: può capitare che un organo del senso ο un organo del lato anestetico sfuggano completamente all'anestesia, ed ogni zona sensibile nel quadro dell'emianestesia può essere rimpiazzata dalla zona simmetrica sull'altro lato (transfert spontaneo). Infine, l'anestesia isterica può apparire in focolai sparsi, unilaterale ο bilaterale, ο soltanto in certe zone, monoplegica sulle estremità ο in chiazze sugli organi interni malati (faringe, stomaco, ecc.).

    In tutti questi casi l'anestesia isterica può essere sostituita dall'iperestesia. Nel caso dell'anestesia isterica generalmente i riflessi sensori sono ridotti - per esempio i riflessi della congiuntiva, starnutatori e della faringe; ma restano integri i riflessi vitali della cornea e della glottide. I riflessi vasomotori e la dilatazione delle pupille ottenuti attraverso lo stimolo della pelle non si interrompono neppure quando il paziente è soggetto al grado più elevato di anestesia. L'anestesia isterica è sempre un sintomo che il medico deve cercare perché il più delle volte, anche quando è largamente estesa e molto grave, sfugge completamente alla percezione del paziente. Bisogna sottolineare il fatto che i disturbi isterici della sensibilità, contrariamente a ciò che avviene per l'anestesia organica, non ostacolano generalmente alcuna attività motoria dei pazienti. Le zone della pelle colpite da anestesia isterica sono spesso caratterizzate da anemia locale e non sanguinano se vengono punte; tuttavia questa è soltanto una complicazione e non una condizione necessaria dell'anestesia. E possibile separare artificialmente i due fenomeni l'uno dall'altro. Spesso c'è una relazione di reciprocità tra l'anestesia e le zone isterogene, come se tutta la sensibilità di una parte relativamente grande del corpo fosse compressa in un solo punto. I disturbi della sensibilità sono i sintomi su cui è possibile basare una diagnosi di isteria, anche nelle sue forme più rudimentali. Nel Medio Evo la scoperta delle zone anestetiche ed anemiche (stigmata Diaboli) fu considerata come una prova di stregoneria.

    d. Disturbi dell'attività sensoriale. Possono interessare tutti gli organi dei sensi e possono comparire simultaneamente ο indipendentemente da mutamenti nella sensibilità della pelle. Il disturbo isterico della vista consiste in un'amaurosi ο in un'ambliopia unilaterale oppure in una ambliopia bilaterale, ma mai in un'emianopsia.

    I suoi sintomi sono: esame normale del fundus, assenza dei riflessi della congiuntiva (riflessi corneali attenuati), restringimento concentrico del campo visivo, riduzione della percezione della luce ed acromatopsia. Per quel che riguarda quest'ultima, la percezione del viola viene perduta per prima, quella del rosso e dell'azzurro sono quelle che persistono più a lungo. Il fenomeno non si accorda ad alcuna teoria sul daltonismo; le diverse sensazioni di colore sono indipendenti le une dalle altre. Spesso vi sono dei disturbi nell'accomodazione, da cui risultano delle conclusioni sbagliate. Oggetti che si avvicinano all'occhio ο se ne allontanano vengono visti di grandezza diversa, doppi, ο multipli (diplopia monocolare con macropsia e micropsia) . La sordità isterica è raramente bilaterale, generalmente più ο meno completa, accompagnata dall'anestesia del padiglione auricolare, del canale auditivo ed anche della membrana timpanica. Di solito quando vi sono anche dei disturbi isterici del tatto e dell'olfatto, è possibile trovare un'anestesia delle regioni della pelle e della mucosa che appartengono a quegli organi di senso. Nei pazienti isterici sono abbastanza frequenti la parestesia e l'iperestesia degli organi di senso inferiori; talvolta esiste un raffinamento straordinario dell'attività sensoriale, soprattutto per quel che riguarda l'olfatto e l'udito.

    e. Paralisi. Le paralisi isteriche sono più rare dell'anestesia e sono accompagnate quasi sempre dall'anestesia della parte del corpo paralizzata, mentre nelle malattie organiche i disturbi della motilità sono preponderanti e si manifestano indipendentemente dall'anestesia. Le paralisi isteriche non tengono conto della struttura anatomica del sistema nervoso che, come si sa, si rivela estremamente preciso nella distribuzione delle paralisi organiche. Soprattutto non esistono delle paralisi isteriche che possano venir paragonate alla paralisi periferica del facciale, del radiale e del serrato, che comprendono cioè gruppi di muscoli ο muscoli e pelle combinati in modo da avere un impulso nervoso anatomico comune. Le paralisi isteriche sono paragonabili solo a quelle corticali, ma si distinguono da queste per diverse caratteristiche. Infatti esiste l'emiplegia isterica in cui però sono interessati solo il braccio e la gamba dello stesso lato, ma non esiste una paralisi facciale isterica. Al massimo, insieme alla paralisi delle estremità, può esserci una contrazione dei muscoli facciali e della lingua che si manifesta a volte sul lato delle paralisi, e a volte su quello opposto, e viene rivelata, tra l'altro, da una deviazione eccessiva della lingua. Un'altra caratteristica propria dell'emiplegia isterica consiste nel fatto che la gamba paralizzata non viene mossa con un movimento circolare rotatorio, ma viene trascinata come un'appendice priva di vita.

    L'emiplegia isterica è sempre collegata ad una emianestesia che di solito si presenta di intensità maggiore. Inoltre nell'isteria incontriamo la paralisi indipendente di un braccio ο di una gamba ο di entrambe le gambe (paraplegia). In questo ultimo caso la paralisi dei visceri e della vescica può accompagnare l'anestesia delle gambe e per conseguenza il quadro clinico somiglia di più a quello di una paraplegia spinale. E ancora, la paralisi, invece di estendersi all'intero arto, può interessarne soltanto alcune parti - una mano, una spalla, un gomito, ecc. Non c'è preferenza per le parti terminali mentre è una caratteristica della paralisi organica di essere sempre più pronunciata nelle regioni distali che in quelle prossimali. Nel caso di una paralisi parziale di un arto l'anestesia osserva in genere lo stesso limite della paralisi, ed è circoscritta da linee che sono perpendicolari all'asse longitudinale dell'arto. Nella paralisi isterica delle gambe il triangolo di pelle compreso tra i glutei, in corrispondenza dell'osso sacro, sfugge all'anestesia. In tutti questi tipi di paralisi i fenomeni di degenerazione progressiva sono assenti, per quanto a lungo possa durare la paralisi; spesso c'è un alto grado di flaccidità muscolare, il comportamento dei riflessi è incostante; però le estremità paralizzate possono atrofizzarsi ed infatti vengono colpite da un'atrofia che si sviluppa molto rapidamente, presto si arresta e non è accompagnata da alcuna alterazione dell'eccitabilità elettrica. Alla paralisi degli arti bisogna aggiungere l'afasia isterica, ο meglio il mutismo, che consiste nell'incapacità ad emettere qualsiasi suono articolato oppure ad effettuare in silenzio i movimenti che si compiono per parlare. Essa è sempre accompagnata dall'afonia, che si presenta anche da sola; in questi casi la capacità di scrivere perdura, e si accresce persino. Le rimanenti paralisi motorie proprie dell'isteria non riguardano le parti del corpo, ma solo delle funzioni: esempi di questo tipo sono l'astasia e l'abasia (incapacità di tenere la posizione eretta e di camminare); quando si presenta la prima, le gambe conservano la loro sensibilità, la loro forza ordinaria e la capacità di compiere qualsiasi tipo di movimento, purché in posizione orizzontale - una separazione delle funzioni degli stessi muscoli che non si riscontra nelle lesioni organiche. Tutte le paralisi isteriche sono caratterizzate dal fatto che possono essere gravissime ma nello stesso tempo rigorosamente circoscritte ad una determinata parte del corpo, mentre di regola le paralisi organiche si estendono su una zona più vasta a mano a mano che la loro gravità aumenta.

    f. Contratture. Nelle forme più gravi di isteria vi è una tendenza generale dell'apparato muscolare a rispondere a degli stimoli leggeri con delle contratture (diathèse de contracture). Può bastare, per raggiungere questo risultato, la semplice applicazione di una fascia di Esmarch. Delle contratture di questo tipo si presentano spesso anche in casi meno gravi ed in vari muscoli. Nelle estremità sono caratterizzate dalla loro notevole intensità e si possono presentare in ogni posizione, senza che sia intervenuto lo stimolo di particolari ramificazioni nervose. Sono persistenti in modo non comune, non si rilassano nel sonno, come le contratture organiche, e la loro intensità non viene modificata dall'eccitazione, dal calore, ecc. Cedono soltanto nella più profonda narcosi, e dopo il risveglio si ristabiliscono con la stessa intensità.

    Le contratture muscolari sono molto frequenti negli organi dei sensi, negli altri organi e negli intestini, ed in molti casi costituiscono anche il meccanismo attraverso il quale una funzione viene interrotta nella paralisi. Nell'isteria aumenta molto anche la tendenza allo spasmo clonico.

    g. Caratteristiche generali. La sintomatologia dell'isteria ha numerose caratteristiche generali, che è importante conoscere sia per la diagnosi che per la comprensione dell'isteria. Le manifestazioni isteriche hanno, di preferenza, la caratteristica di essere esasperate al massimo: una sofferenza isterica viene descritta dai pazienti come estremamente dolorosa, un'anestesia ο una paralisi possono facilmente diventare totali, una contrattura isterica causa la massima retrazione possibile di un muscolo. Contemporaneamente, un qualunque sintomo particolare può presentarsi, per così dire, isolato: l'anestesia e la paralisi non sono accompagnate dai fenomeni generali che, nel caso delle lesioni organiche, mettono in evidenza un disturbo cerebrale e che di solito mettono in ombra, con la loro importanza, i sintomi localizzati. Vicino ad una zona di pelle completamente insensibile potrà essercene una che possiede una sensibilità del tutto normale. Insieme ad un braccio totalmente paralizzato potrà esserci, dallo stesso lato, una gamba perfettamente sana.

    Una caratteristica particolare dell'isteria è che un disturbo è nello stesso tempo sviluppato al massimo e limitato. Inoltre i sintomi isterici variano in modo tale da escludere fin dal principio ogni sospetto di lesione materiale. Il mutamento dei sintomi avviene spontaneamente (per esempio, dopo gli attacchi convulsivi, che cambiano spesso la distribuzione della paralisi e dell'anestesia ο le fanno cessare) ο può essere provocato artificialmente con i cosiddetti metodi estesiogeni: elettricità, applicazione di metalli, uso di irritanti cutanei, magneti, ecc. Quest'ultimo metodo appare tanto più notevole se si tiene presente che un sistema nervoso isterico oppone di solito una forte resistenza all'influenza chimica esercitata da cure interne e reagisce in modo errato a narcotici come la morfina e l'idrato di cloralio.

    Tra i mezzi capaci di eliminare i sintomi isterici bisogna mettere particolarmente in evidenza l'influenza dell'eccitazione emotiva e della suggestione ipnotica; quest'ultima è importante perché punta direttamente sul meccanismo dei disordini isterici e non può produrre altro che effetti psichici. Con il mutamento dei sintomi isterici, acquistano importanza delle circostanze sorprendenti. Con l'uso dei metodi estesiogeni è possibile trasferire un'anestesia, una paralisi, una contrattura, un tremito, ecc. alla zona simmetrica nell'altra metà del corpo (transfert), mentre la zona inizialmente malata ritorna normale. In questo modo l'isteria mette in rilievo la reazione simmetrica che si pensa abbia un ruolo anche negli stati fisiologici - dato che, di solito, le nevrosi non creano nulla di nuovo ma sviluppano solamente, ed esagerano, le reazioni fisiologiche. Un'altra caratteristica estremamente importante dei disturbi isterici consiste nel fatto che essi non tengono affatto conto delle condizioni anatomiche del sistema nervoso. Si può dire che l'isteria nei confronti della scienza della struttura del sistema nervoso sia ignorante quanto lo eravamo noi prima di studiarla. I

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1