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I 12 insegnamenti degli alberi per migliorare la nostra vita
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I 12 insegnamenti degli alberi per migliorare la nostra vita
E-book164 pagine1 ora

I 12 insegnamenti degli alberi per migliorare la nostra vita

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Info su questo ebook

Il metodo per vivere meglio imparando dalla natura

Un manuale pratico alla riscoperta di se stessi tra abeti, faggi e maestose conifere per vivere in sintonia con la natura 

La più grande lezione che la foresta ci offre è legata alla “presenza”: a contatto con gli alberi e osservando le strategie che mettono in atto per rimanere in vita, ci riconnettiamo con noi stessi, al qui e ora. Basandosi sulla sua esperienza come guardia forestale, che lo ha portato a contatto costante con la natura, Vincent Karche ci offre 12 lezioni fondamentali da applicare al nostro quotidiano per vivere in armonia con lo scorrere del tempo e favorire il benessere psicofisico. Suddiviso in quattro parti, che corrispondono alle quattro stagioni, ma anche alle fasi della vita (nascita e abbondanza, maturazione, riposo e transizione, pacificazione), questo libro ci guida verso una nuova consapevolezza volta a migliorare la nostra vita di tutti i giorni. Completano il tutto alcuni esercizi pratici legati alla respirazione da svolgere all'aperto, possibilmente in un bosco.

In questo libro:

- 12 esercizi inediti per entrare in sintonia con il presente 
- 12 momenti creativi per connettersi con la propria emotività
- Tecniche e pratiche di respirazione
Vincent Karche
ha avuto un percorso piuttosto atipico che lo ha portato a essere contemporaneamente autore, tecnico forestale, tenore, maestro di canto e conferenziere TED. È il fondatore di RandOlyric, organizzazione che promuove viaggi di canto sensoriale attraverso foreste e parchi.
LinguaItaliano
Data di uscita21 mag 2018
ISBN9788822720498
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    Anteprima del libro

    I 12 insegnamenti degli alberi per migliorare la nostra vita - Vincent Karche

    367

    Titolo originale: Les 12 sagesses des arbres

    © 2017 Leduc.s Éditions

    Illustrazioni: Claire Nicolet

    All rights reserved

    Traduzione dal francese di Stefania Martini

    Prima edizione: giugno 2018

    © 2018 Newton Compton editori s.r.l., Roma

    ISBN 978-88-227-2049-8

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Librofficina

    Vincent Karche

    I 12 insegnamenti

    degli alberi per migliorare

    la nostra vita

    Il metodo per vivere meglio

    imparando dalla natura

    Indice

    Preambolo

    Prologo. Gli alberi, i miei fratelli maggiori

    PRIMAVERA. IL TEMPO DEGLI INIZI

    Primo insegnamento. Respirare

    Secondo insegnamento. Rispettare il proprio ritmo

    Terzo insegnamento. Sentirsi uniti agli altri

    ESTATE. IL TEMPO DELL’ABBONDANZA

    Quarto insegnamento. Assaporare la presenza

    Quinto insegnamento. Accompagnare il movimento

    Sesto insegnamento. Procedere con fiducia

    AUTUNNO. IL TEMPO DELLE GUARIGIONI

    Settimo insegnamento. Imparare dai propri errori

    Ottavo insegnamento. Fare di una ferita una scoperta

    Nono insegnamento. Fare di una rottura una rinascita

    INVERNO. IL TEMPO DELLA QUIETE

    Decimo insegnamento. Trasformare

    Undicesimo insegnamento. Amare invecchiare

    Dodicesimo insegnamento. Riposarsi

    Epilogo. Essere

    Ringraziamenti

    A mia sorella Isabella

    Tutto finisce, tutto comincia,

    nell’Amore…

    Preambolo

    Gli alberi sono come voi. Nascono, respirano, crescono, cercano l’armonia e l’equilibrio, fioriscono. Muoiono.

    Simili a fratelli o sorelle sempre disponibili, vi tendono la mano con generosità. Se avete il coraggio di prenderla, davanti a voi si apre un orizzonte limpido e infinito: entrerete in contatto con loro e scoprirete l’aiuto reciproco, la fraternità, la semplice gioia di vivere e di respirare, la pace interiore in qualsiasi situazione. Gli alberi vivono tutto questo, naturalmente.

    Se avete il coraggio di appoggiare le mani, il naso e il cuore su di loro, se li abbracciate, restituiranno il vostro affetto centuplicato. Sono uno zampillio di vita che vi accoglie per quello che siete.

    Nei momenti difficili possono ispirarvi, rasserenarvi, accompagnare la guarigione delle vostre ferite. Nel cavo caloroso dei loro rami vi aiutano a rinascere. A volte loro stessi ne hanno passate tante.

    Come loro, amerete invecchiare, condividere, trasmettere, e rispetterete i vostri ritmi di azione e di riposo.

    Questo libro non è fatto di credenze. È il frutto di osservazioni, di una trasmissione, di un vissuto. È importante che verifichiate ogni frase che troverete qui: vivete la vostra esperienza personale, percorrete le vostre foreste, osservate, sentite, appropriatevi di ogni insegnamento annotando le vostre percezioni, al ritorno dalle passeggiate, nelle pagine lasciate bianche apposta per voi.

    Se da una parte l’albero solitario e quello che vive in un parco cittadino possono trasmettervi molto, dall’altra l’organizzazione della vita in una foresta sarà di particolare ispirazione per avvicinarvi all’essenza di questo libro: vivere meglio in relazione con se stessi e gli altri.

    Il comportamento degli alberi nelle zone temperate è ritmato dalle quattro stagioni. Quindi mi è sembrato giusto far coincidere i dodici insegnamenti degli alberi con i dodici mesi dell’anno, stagione dopo stagione. Le quattro stagioni si rapportano così a quattro momenti essenziali delle nostre vite: l’inizio, l’abbondanza, la trasformazione e la quiete.

    Per invitarvi a vivere questi insegnamenti in modo più efficace, vi propongo degli esercizi. Sono facili da mettere in pratica e sono stati ispirati da più di venticinque anni di esplorazioni: respirazioni imparate da grandi maestri di canto, seminari di fasciaterapia, ritiri di meditazione nel tempio buddista Kopan di Katmandu (Nepal), intensi silenzi nel monastero benedettino di Saint-Benoît-du-Lac (Québec), pratica della presenza nel sito culturale amerindio di Tsonontwan (Québec)… E anche da anni di psicoterapia, sotto forme molto diverse. Tutte queste esperienze sono andate a nutrire gli esercizi proposti in questo libro.

    Infine, per ogni insegnamento, vi presento un breve testo poetico e vi invito a scriverne uno voi: lasciate affiorare il momento, scrivete una poesia, uno slam, un haiku, una canzone, un’unica parola, sperimentate una forma di espressione personale… Alla fine del libro troverete qualche pagina per annotare i vostri testi.

    Siatene certi: questo libro è vostro tanto quanto mio. Abitatelo con tutti i vostri sensi.

    Sì. Gli alberi vi amano. Venite a conoscere chi siete con loro.

    Benvenuti in questo viaggio in mezzo ai grandi maestri.

    Prologo

    Gli alberi, i miei fratelli maggiori

    Albero, quando ti incontro o sento parlare di te, sono invaso da una profonda gratitudine. Perché a forza di frequentarti e di incrociare i tuoi destini, mi sono reso conto dell’immenso contributo che dai al mondo. Adesso lo sento: tu dai la vita, ami la vita, sei la vita. Con te, tutto è un dono, mi sento accolto come un figlio che si era smarrito e ha trovato un po’ di conforto. Albero, fratello maggiore, sei sempre presente per me, per le gioie, le pene, le collere, per le cose da niente in mezzo a tutto il resto, per i momenti di silenzio e di vuoto. Tu sei la mia ispirazione.

    Il mio primo lavoro è stato fare la guardia forestale, come continuazione logica di un’infanzia impregnata delle foreste della Lorena, quella di Moyeuvre vicino a cui sono cresciuto o quella nei Vosgi delle estati in famiglia. L’ho fatto anche per sentirmi più vicino a mio padre, molto amante della natura. Un punto in comune raro e prezioso.

    Un po’ ignorante e idealista, ho girato il mondo e constatato che a volte ti tagliavano insieme ai tuoi compagni, che venivi sradicato per verificare come ti comportavi lontano dalla tua terra d’origine, che si preferivano gli alberi più forti, più dritti, più belli, che li si rimpinzava di prodotti chimici, che li si dopava con diradamenti¹ esagerati. Pazienza per gli altri, che sono giudicati deboli, brutti, privi di interesse per la silvicoltura, buoni solo per diventare carta o trucioli compressi, o che vengono addirittura abbandonati nel bosco. Ho visto tagli rasi giganteschi, terre rese sterili, deserti destinati a durare a lungo. Quante guardie forestali pensano come uomini d’affari e in te vedono solo lingotti di legno?

    Mi sono sentito male in mezzo a quelle leggi venali, ne ho pianto. Da allora, ho un solo desiderio: unirmi a questa sensazione incisa da molto tempo dentro di me, che mi dice che la tua presenza nel mondo non ha niente a che vedere con queste pratiche brutali. Ho deciso di vivere il mio lavoro in modo diverso: proteggere, preservare, rispettare chi sei. Ho incontrato persone nuove: direttori di riserve, responsabili di parchi naturali, guardie forestali esperte che gestivano la foresta quasi come avrebbe fatto la natura. O che ti osservavano, semplicemente, per la sola gioia di scoprire come funzioni.

    Poi nel 1991 la mia vita è cambiata. Avevo ventitré anni e facevo ricerca forestale in Burundi durante il mio servizio nazionale. Un’esperienza appassionante, che mirava a rispondere al grande fabbisogno di legno degli abitanti di quel piccolo Paese dalle mille colline, di cui è così facile innamorarsi. Si trattava di selezionare, tra determinate varietà di pino provenienti dall’America centrale e di eucalipto dell’Australia, quelle che sarebbero cresciute meglio in Burundi. Ho conosciuto così il Pinus patula, l’Eucalyptus globulus e il Pinus maximinoi, tra gli altri.

    Venivano effettuati dei test su scala decennale in tutto il Paese e io dovevo spigolare i risultati nei popolamenti piantati dai miei predecessori. Certo, lo scopo era sviluppare la produzione silvicola, ma avendo cura di aumentare la superficie boschiva e migliorare le condizioni di vita degli abitanti del Burundi, uno dei Paesi più poveri al mondo. Il modello non era perfetto, ma si trattava di un’attività sensata.

    In parallelo, il mio soggiorno in Burundi mi ha offerto qualcos’altro: musica classica e canto. Due passioni d’infanzia che si rafforzavano. In modo del tutto naturale, mi sono ritrovato a passare le mie serate di svago nel coro di Bujumbura. Niente di straordinario. Finché il direttore del coro non mi ha fatto una rivelazione dopo avermi sentito cantare: «Hai il potenziale per diventare un tenore d’opera di primo piano». All’epoca, non ero minimamente consapevole di ciò che significasse, né di dove mi avrebbe portato.

    Due anni dopo ero di ritorno in Francia. Ero stato assunto come tecnico forestale a Carcassonne per occuparmi delle foreste del dipartimento dell’Aude. Parallelamente, avevo iniziato a seguire le mie prime lezioni di canto lirico, vicino a Tolosa. Oltre a occuparmi della prevenzione degli incendi boschivi nei comuni vicini al Mediterraneo, dovevo anche gestire la produzione e la vendita di legna in alcune proprietà private, dove le aspettative di redditività sono più alte.

    Un anno di quel regime mi bastò per convincermi a tentare l’impossibile: lasciare il lavoro di guardia forestale e diventare cantante professionista. Dopo aver studiato per alcuni anni a Montpellier, Nizza e poi Strasburgo, ho avviato una carriera di tenore internazionale, con i numerosi scossoni legati a questa vita che alterna picchi elettrizzanti e vuoti siderali.

    Tuttavia, ogni volta che dovevo cantare le parti di Werther (Werther, Massenet), Tamino (Il flauto magico, Mozart), Fenton (Falstaff, Verdi) oppure Orfeo (Orfeo agli inferi, Offenbach), trovavo sempre un albero, in una foresta o in un parco in mezzo agli edifici, perché mi tenesse la mano prima di entrare in scena.

    Non è stato sufficiente. Nel 2003, a causa della pressione crescente e del fatto che mi sentivo sempre meno adatto alle luci del palcoscenico e all’atmosfera claustrofobica di quelle sale in cui tutto è artificio, ho perso la voce e la gioia

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