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Tutte le nuvole del cielo
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E-book59 pagine49 minuti

Tutte le nuvole del cielo

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Info su questo ebook

Dall'autrice del bestseller Tutta la pioggia del cielo

Estate del 1946. Sofia Mantico, giovane ragazza siciliana, lascia il suo paese per raggiungere l’America con la sua famiglia, portandosi dietro sogni e speranze. Pretty Creek, una deliziosa cittadina del Vermont, è la sua destinazione, dove incontra James, un pugile di belle speranze con un passato turbolento, che combatte clandestinamente per sbarcare il lunario. Sofia rimane subito affascinata dal giovane americano, ma James non sembra ricambiarla, fino a che la ragazza, con la sua spontaneità e solarità, riesce a suscitare in lui un affetto sincero. Gli ostacoli che dovranno superare non saranno pochi. La famiglia di lei non accetta la loro storia e stare insieme sarà più difficile del previsto…
Angela Contini
è nata in Germania ma è italianissima. Vive in un piccolo paesino con il marito e il figlio. Ama guardare serie TV, ascoltare musica e preparare dolci. La Newton Compton ha pubblicato Tutta la pioggia del cielo, Tutte le stelle del cielo e Tutto l'infinito del cielo.
LinguaItaliano
Data di uscita13 giu 2018
ISBN9788822723666
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    Anteprima del libro

    Tutte le nuvole del cielo - Angela Contini

    1

    Era l’estate del 1946. Sofia Mantico era giunta in America dall’Italia con la sua famiglia, su una nave carica di speranze, portando con sé solo poche cose: una valigia di cartone con miseri indumenti, alcuni dei quali donati dalle cugine più grandi che avevano smesso di indossarli quando erano diventate mogli e madri, il suo plico da disegno, su cui erano dipinte tutte le sue aspettative, e un fagotto pieno di sogni da realizzare.

    Zio Tore, che in America aveva messo in piedi un’attività di discreto successo come pasticciere, aveva trovato una casa alla sorella, la madre di Sofia, poco distante da un lago di cui non conosceva neanche il nome, ai piedi di una vallata, oltre la quale si estendeva una catena montuosa. Sapeva solo che il luogo in cui erano arrivati era il Vermont e la cittadina che ora li ospitava si chiamava Pretty Creek.

    La casa era rivestita di legno dipinto di bianco, le imposte alle finestre erano rosse e ognuna di quelle finestre era coperta dall’interno da tende di diversi colori. In alto, con un piccolo tetto spiovente, c’era una mansarda. Sofia decise che sarebbe stata sua a costo di accapigliarsi con la sorella maggiore che, sapeva, l’avrebbe voluta nel momento in cui avesse capito che anche lei la voleva.

    Era tutto quello che Sofia aveva sempre desiderato. Una piccola mansarda da dove avrebbe potuto vedere le montagne innevate – lei che era sempre vissuta in un luogo dove le montagne potevano ammirarsi solo sui libri e la neve era un sogno che non aveva mai potuto realizzare – e dove il vento, insinuandosi tra le fessure del piccolo oblò che fungeva da finestra, le avrebbe sussurrato dolci ninne nanne.

    Lassù, in quel piccolo angolo di paradiso tutto suo, avrebbe letto, disegnato, scarabocchiato sul suo diario mondi che solo lei avrebbe capito. Avrebbe ballato da sola, immaginando un principe tra le sue braccia. Avrebbe cantato da sola, senza nessuno a dirle che i vicini si sarebbero potuti svegliare dalle pennichella pomeridiana, strimpellato il vecchio piano a muro scordato che lo zio le aveva promesso, anche se non sapeva suonarlo, e che se ne stava in silenzio da troppi anni. Ma più di ogni altra cosa, avrebbe visto tutta la pioggia del cielo. Amava la pioggia, forse più della neve. L’odore che alzava quando si scontrava con la terra. La pioggia era pura. Era buona. Era benedetta, come le lacrime degli angeli.

    Da lassù, forse, avrebbe raggiunto più facilmente la luna.

    Come previsto, Maria aveva dichiarato di volere la mansarda nello stesso istante in cui Sofia aveva detto di volerci sistemare le sue cose.

    «Sono la sorella maggiore: ho diritto di scegliere la camera che più mi piace».

    «Ti arroghi diritti che non ti appartengono affatto. L’ho detto prima io di volere la mansarda», rispose Sofia intestardita. Maria era sempre stata la prima in tutto. Era nata prima. Per prima aveva iniziato a usare il belletto della madre quando uscivano per andare alla messa, nella chiesa del loro piccolo paesino di campagna nell’assolata Sicilia, per prima aveva trovato un fidanzato che, pur avendo un lavoro come colono, aveva deciso di lasciare l’isola per seguire Maria in America, dove l’avrebbe sposata. Salvatore non aveva idea di stare cacciandosi in un enorme guaio. Sofia aveva pietà di lui. Maria doveva primeggiare su tutti, ma stavolta non l’avrebbe spuntata. «La mansarda è mia», aveva sottolineato Sofia.

    «Mamma!», si era lagnata la sorella.

    «Taci!», l’aveva rimproverata la madre che, spesso, prendeva le parti di Sofia solo perché la considerava più sfortunata della figlia maggiore. «La mansarda è piena di spifferi e sono certa di aver sentito squittire qualche topo quando ci sono salita. Starai meglio nella stanza al primo piano, quella accanto alla mia e di vostro padre. È più adatta a una signorina perbene». E Sofia non lo era, perbene. Non come la sorella che compiaceva i suoi genitori in tutto. Per accontentarli sarebbe stata disposta a partire per l’America lasciando dietro Salvatore, che era stato accettato come quinto elemento della famiglia solo quando aveva promesso di sposare Maria una volta in America.

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