L ultima tentazione dello sceicco: Harmony Collezione
Di Tara Pammi
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La decisione è presa: Amalia diventerà la sua fidanzata. In questo modo Zayn riuscirà a mettere a tacere le voci che circolano sul suo conto e allo stesso tempo potrà tenere d'occhio molto da vicino quella sexy ficcanaso a caccia di guai.
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L ultima tentazione dello sceicco - Tara Pammi
successivo.
1
«Quali sono i requisiti che cerca in una moglie, sceicco Al-Ghamdi?»
Lo sceicco Zayn Al-Ghamdi fissò senza davvero vederlo il grande monitor piatto appeso a una parete del suo studio. Le parole gli salirono spontanee alle labbra, ma per qualche strano motivo stentò a pronunciarle.
Sapeva già da qualche tempo che il momento di sistemarsi ormai era prossimo, in fin dei conti sin da ragazzino era stato consapevole che prima o poi avrebbe dovuto scegliere una donna all'altezza di essere sia la sua sposa sia la sovrana del suo Paese.
Naturalmente la fortunata avrebbe dovuto adeguarsi ai gusti e ai costumi della sua patria e del suo popolo. Sapeva anche, sull'onda dell'esempio offerto dai suoi genitori, che il ruolo che questa donna avrebbe avuto nella sua vita era marginale, il suo principale dovere quello di mettere al mondo dei figli, assicurando così una continuità alla dinastia Al-Ghamdi.
In effetti quando, la settimana prima, Benjamin Carter lo aveva convocato insieme a Dante Mancini e Xander Trakas in seguito a una serie di articoli diffamatori che li coinvolgevano pubblicati dalla rivista scandalistica Celebrity Spy!, era stato proprio lui a ipotizzare che tutti i suoi problemi si sarebbero risolti se solo si fosse sposato e avesse avuto degli eredi.
I tre uomini, suoi rivali da anni trasformatisi all'improvviso in riluttanti alleati, lo avevano fissato stupiti, quasi gli fosse spuntata una seconda testa. Ma infine, superate le perplessità iniziali, avevano visto del buono nella sua tesi.
Al momento però si sentiva incapace di rispondere alla domanda che Elisabeth Young, l'organizzatrice di eventi raccomandata da Xander, gli aveva appena posto. Questo perché difendeva accanitamente quella piccola fetta di esistenza nella quale poteva ancora essere padrone di se stesso, e di conseguenza aver visto quel suo spazio personale violato a causa del polverone sollevato dal rotocalco di cronaca rosa non lo rendeva felice, men che meno disponibile.
Il fatto era che a causa di quell'articolo spregevole la sua reputazione era a rischio. I suoi genitori lo avevano redarguito circa l'importanza della sua immagine pubblica, ammonendolo riguardo agli effetti che quell'immagine aveva di riflesso sul clima politico del Khaleej. Non solo, ma a peggiorare la situazione il padre del fidanzato di sua sorella Mirah minacciava di cancellare il matrimonio.
Conservatore all'inverosimile, riteneva disdicevole imparentarsi con un uomo, per quanto fosse lo sceicco, colpevole di quel tipo d'atteggiamento dissoluto di cui il giornalista lo aveva accusato.
Non era accettabile.
Minore di dieci anni, sua sorella era da sempre il suo personale raggio di sole.
A partire dalla rigida educazione ricevuta, fino ad arrivare alla rigorosa preparazione per il suo ruolo nella guida del Paese, se non fosse stato per Mirah non avrebbe conosciuto un solo momento di gioia, o apprezzato il piacere della compagnia.
«Sceicco Al-Ghamdi?»
«Mia moglie dovrà essere giovane e attraente, abbastanza per tenere viva la mia attenzione almeno per le prossime cinque decadi, e in perfetta salute, in modo da generare gli eredi al trono. Diciamo una donna di meno di trent'anni.»
Elisabeth doverosamente prese i suoi appunti, ma una ruga di perplessità le solcava la fronte, notò Zayn. «Qualche problema, signorina Young?»
«Le donne sono in grado di avere figli anche dopo la veneranda età di trent'anni» replicò l'organizzatrice di eventi, incapace di nascondere un accenno d'ironia nel tono della voce.
«Vero» concesse lui, «ma le donne diventano meno malleabili e più difficili da controllare con il passare del tempo. Inoltre una donna che abbia ambizioni professionali è da escludere. Dovrà esserle chiaro sin dal primo istante che il suo compito sarà quello di starmi accanto.»
«Dunque bella, ma non troppo intelligente.»
«Esatto. Inoltre è necessario che sia vergine.»
«Questo mi sembra davvero un po' troppo.»
«Forse, ma è l'unico modo che esiste per evitare pettegolezzi legati al suo nome.»
«Se è questo il problema, la verginità non è essenziale» sentenziò Elisabeth. «Controllerò di persona i background delle candidate che sceglierò prima di organizzare un incontro.»
«Gli ex fidanzati e gli ex amanti hanno un'abilità del tutto particolare nel causare problemi. Io pretendo che il passato della donna che diventerà mia moglie sia cristallino. Solo così sarò sicuro che non potranno circolare maldicenze sul suo conto.»
«Bella, giovane, non troppo intelligente e vergine» elencò lei. «Credo proprio che questo sia l'abbinamento più difficile che mi sia mai stato chiesto, Altezza.»
«Sta per caso dicendo di non essere in grado di soddisfare le mie esigenze?»
«Certo che no. Solo, non capisco se l'amore debba trovare posto nell'equazione.»
«Lei gestisce un'agenzia di incontri per uomini ricchi e famosi, signorina Young. L'amore ha mai fatto parte dell'equazione?»
«Ero solo curiosa di conoscere la sua opinione in merito.»
«L'amore è una stupida, inutile complicazione che non garantisce il successo di un matrimonio. A me serve una moglie che rispetti il mio giudizio e che sia di complemento al mio ruolo politico e sociale.»
«Dunque una specie di accessorio?»
«Sì, ma perfetto» confermò Zayn, divertito dallo scintillio di collera che scorse negli occhi della signorina Young. Per lui però era solo normale amministrazione. Aveva sempre saputo che la donna che aveva appena descritto sarebbe stata l'unica moglie possibile per un uomo come lui.
Due settimane dopo
In tutta la sua pianificata vita da adulta, Amalia Christensen non avrebbe mai immaginato che in una giornata calda come l'inferno sarebbe stata seduta nell'anticamera dell'ufficio dello sceicco regnante, Zayn Al-Ghamdi. Nello spettacolare palazzo reale della terra natale di suo padre, il Khaleej, osservò ammirata i soffitti a cupola e gli splendidi mosaici che decoravano le pareti.
Durante il periodo che aveva vissuto con sua madre in Scandinavia tante cose erano cambiate nel Khaleej, e in meglio, considerò.
Grazie alle nuove infrastrutture e all'ingresso nell'economia mondiale, il Paese adesso si presentava come una perfetta miscela di arte, tradizione e tecnologia.
Se non fosse stata oppressa dall'ansia per il suo fratello gemello, Aslam, avrebbe già pubblicato innumerevoli istantanee sui social. Il palazzo con le sue torri e le sue volte, situato al centro di un immenso parco che digradava verso il mare, era una vera e propria festa per gli occhi. Tuttavia, in tutti quegli anni che aveva desiderato visitare il Khaleej non aveva mai previsto di farlo spinta dalla disperazione. La bellezza del posto e la connessione con le sue radici erano prive d'importanza poiché non c'era Aslam con lei, considerò.
Se solo si fosse decisa a partire un anno prima, biasimò se stessa. Se solo avesse dato il giusto peso al malessere di suo fratello...
Aveva impiegato due mesi dal suo arrivo a Sintar, la capitale, per ottenere un appuntamento con un ufficiale di polizia. In seguito al colloquio in carcere con Aslam, che le aveva raccontato nei dettagli la sua versione della storia, e alle stringate conversazioni telefoniche con suo padre, non aveva alcun interesse nel rinsaldare i difficili rapporti che aveva con lui, oltre agli incontri con gli amici di suo fratello, aveva finalmente scoperto il nome della persona responsabile di tutta la vicenda. Solo a quel punto si era rivolta a Massimiliano, il suo capo, per chiedergli di sfruttare le sue connessioni e organizzarle quel delicato rendez-vous.
Di contro, Massimiliano le aveva chiesto se, accontentandola, avrebbe riavuto la miglior assistente che aveva mai lavorato per lui. Grata per il lungo periodo di ferie che le aveva concesso, gli aveva promesso che sarebbe tornata al suo posto al più presto.
Ma per quanto tenesse alla sua carriera e anche se il suo conto in banca stava pericolosamente avvicinandosi al rosso, non se ne sarebbe potuta andare fin quando Aslam non avesse riacquistato la sua libertà.
Il mormorio delle onde che lambivano la spiaggia di sabbia bianchissima, visibile alla sua destra, riecheggiava nell'altrimenti silenzio totale. Le era stato detto che in genere il palazzo ferveva di attività, al momento invece nell'atrio semideserto regnava un'assoluta tranquillità. Inoltre sembrava che non ci fosse alcun dipendente nei paraggi.
Qualcosa stava succedendo, ipotizzò. Non aveva mai seguito con particolare interesse le vicende della famiglia reale, di recente però un articolo apparso su una rivista scandalistica che riguardava quattro famosi scapoli, fra loro c'era lo sceicco Zayn, aveva attirato la sua attenzione. A quanto pareva il giovane monarca conduceva una vita privata dissoluta, che contrastava drammaticamente con l'atteggiamento richiesto a chi ricopriva una posizione così prestigiosa.
Di conseguenza in molti avevano messo in dubbio la dedizione dello sceicco nei confronti del Khaleej, gli ideali cui si ispirava, e persino il suo diritto a regnare.
Amalia lanciò l'ennesima occhiata al suo orologio e si alzò dalla sedia dove si era accomodata, i muscoli delle gambe che protestavano dopo essere rimasti inattivi troppo a lungo. Non c'erano addetti alla sicurezza nei paraggi, scoprì guardandosi intorno, così oltrepassò un arco per incamminarsi lungo un corridoio. Un soffio di aria calda la investì, e a quel punto si rese conto che sulla sinistra si apriva un grande cortile. Il pavimento di marmo bianco sembrava continuare all'infinito e scintillava sotto i raggi del sole.
D'impulso Amalia si tolse le scarpe. Il contatto dei piedi sulla pietra fresca, unito al vento leggero che si levava dalla baia per accarezzarle le guance, in qualche modo agì da calmante sui suoi nervi tesi.
Nelle tre ore e mezzo che erano trascorse da quando un soldato le aveva chiesto di aspettare, per non contare quella passata alla reception in attesa del suddetto militare, aveva notato uno schema fisso di comportamento. Gli ospiti erano scortati verso quell'ala dell'edificio ogni circa trenta minuti e al centro di ogni gruppo c'era sempre una donna molto elegante.
Mentre oltrepassava una bellissima fontana di marmo e una serie di altissime palme, si chiese il perché della presenza di quelle donne. Forse erano delle candidate all'harem dello sceicco, ipotizzò, poiché probabilmente lui aveva deciso di aver bisogno di maggiori svaghi a casa, ora che le sue scorribande erano state svelate dall'articolo apparso su Celebrity Spy! Scosse la testa. Ma nemmeno un playboy sceicco poteva giustificare l'esistenza di un harem al giorno d'oggi, giusto?
O forse il re aveva aperto una sorta di club privato proprio a palazzo a suo esclusivo uso personale, e stava convocando donne da tutto il mondo per assumerle come ballerine di pole dance? Un club per un solo uomo, d'altra parte l'articolo aveva sottolineato che l'appetito sessuale dello sceicco era pressoché inesauribile.
O ancora era possibile che fossero delle principesse accompagnate dai loro dignitari, invitate a un banchetto organizzato dalla famiglia reale. Non aveva forse letto da qualche parte che la sorella minore dello sceicco era in procinto di sposarsi? Il che significava che l'ufficiale che aveva promesso di riceverla probabilmente era troppo impegnato con i preparativi per la serata e di conseguenza non si sarebbe fatto vedere ancora per ore.
Un sospiro le sfuggì dalle labbra a quell'ultima ipotesi. In ogni caso lei non se ne sarebbe andata prima di avergli esposto il caso di Aslam, sottolineando che il vero spacciatore era in libertà e si crogiolava nel lusso più sfrenato mentre suo fratello stava scontando la pena al suo posto.
L'eco di un'infervorata conversazione che proveniva dal cortile la indusse ad aprire la prima porta alla sua destra in cerca di un nascondiglio. Il passaggio dalla luce brillante del giorno alla penombra la accecò momentaneamente. Vacillò e tese le mani per appoggiarsi a una parete, e impiegò qualche istante per tornare ad avere una visione chiara. Così scoprì che la stanza non era immersa nel buio come aveva creduto bensì illuminata dai raggi del sole che filtravano da un lucernaio e che le permisero di scorgere un uomo seduto su una sorta di trono dorato. Un brivido di apprensione le corse lungo la schiena mentre un paio di occhi castano dorato si puntava prima sui sandali che reggeva in una mano, poi sul suo volto.
«Porti le scarpe in mano invece che ai piedi. Perché?»
Amalia sussultò e lasciò cadere i sandali sul pavimento. Diversamente dagli uomini che l'avevano accolta, il tizio parlava un inglese perfetto e con