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L'arte di dare e ricevere: Ritrovare il potere di chiedere e il coraggio di donare.
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E-book247 pagine3 ore

L'arte di dare e ricevere: Ritrovare il potere di chiedere e il coraggio di donare.

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Info su questo ebook

La nostra cultura ci insegna che dare agli altri è un dovere, se vogliamo essere visti come persone degne. Al tempo stesso, la vita di oggi ci spinge a un'esistenza superficiale nella quale tutti cercano di prendere il più possibile. In entrambi i casi, si tratta di un sabotaggio che mettiamo in atto contro noi stessi, contro la nostra vita personale, professionale e persino contro la nostra salute. Non si tratta di viziarsi o voltare le spalle a chi ci chiede aiuto, ma di sviluppare rispetto verso il proprio sé e, di conseguenza, imparare a dare, comunicando questo rispetto anche agli altri. L'arte di dare e di ricevere esprime il senso di libertà, appagamento ed equilibrio che entrambe queste azioni comportano. La felicità che trasmettono nasce unicamente dal loro essere in equilibrio. Grazie agli spunti concreti per sapere quando è il caso di dire no, capire se occorre chiedere aiuto, affrontare i propri sentimenti e imparare a essere i nostri migliori amici, L'arte di dare e di ricevere porta alla luce le dinamiche alla base di situazioni stagnanti e dimostra come la vera realizzazione di sé risieda nell'armonia da raggiungere nel gioco degli opposti, che in realtà sono solo due facce della stessa medaglia. Imparando a riportare equilibrio tra i bisogni personali, quelli della vita, della famiglia e del lavoro, impariamo anche a dare e ricevere, liberando così tutto il nostro potenziale. Appagare se stessi onorando i propri bisogni interiori Trovare l'equilibrio e saper porre i giusti limiti Donare se stessi e onorare il proprio cuore Accettare i propri sentimenti e trovare la vera libertà Celebrare se stessi ampliando le proprie possibilità
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2014
ISBN9788880938576
L'arte di dare e ricevere: Ritrovare il potere di chiedere e il coraggio di donare.

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    Anteprima del libro

    L'arte di dare e ricevere - Patricia Spadaro

    stessa

    PARTE UNO

    Vivi in pienezza

    e onora

    le tue necessità interiori

    Potrai cercare in ogni angolo del mondo e non trovare

    mai nessuno che merita più amore di te stesso.

    – BUDDHA

    Se è vero che siamo chiamati a dare – e a farlo con gioia – è anche vero che la vita ci chiede sempre di destreggiarci nell'arte dell'equilibrio. Non abbiamo solo il dovere di dare agli altri, ma anche quello di donare a noi stessi. E di percepirci come degni di ricevere. Abbiamo il dovere di onorare gli altri e di onorare noi stessi. Come mai è così difficile? Abbiamo ereditato dei falsi miti molto radicati a proposito del dare, che ci tengono imbrigliati a un approccio sbilanciato alla vita. È come cercare di camminare su una fune indossando una camicia di forza: non siamo liberi di spostarci un po’ più in qua o in là per ritrovare l'equilibrio. Tuttavia esiste un modo per liberarci dei dilemmi e superare i falsi miti ritrovando la magia dell'onorare noi stessi. Inizia là dove tutta la conoscenza ha inizio: attraverso le porte del paradosso.

    CAPITOLO 1

    IL GIOCO DEL PARADOSSO

    Mi contraddico?

    Allora mi contraddico molto bene

    (io sono grande, contengo moltitudini).

    – WALT WHITMAN

    Raramente, o forse mai, nella vita c’è un giusto e uno sbagliato. In principio e in pratica, nella vita regna la contraddizione: il paradosso. È un atto di bilanciamento tra quelle tensioni in competizione che rivaleggiano per avere il nostro tempo, la nostra energia e la nostra attenzione, e che cercano disperatamente di convincerci che dobbiamo scegliere tra una cosa o un'altra.

    Dilemmi del genere ci si presentano ogni giorno. Dovremmo passare più tempo con la famiglia o dedicarci alla carriera? Dovremmo sperimentare e correre dei rischi o fare come abbiamo sempre fatto? I nostri figli hanno bisogno di più libertà o più controllo? Dovremmo andare a vivere lontano o restare vicino ai nostri cari? È meglio collaborare o competere? Dare ordini o dare consigli? Fare da soli o cercare aiuto? Essere generosi o tracciare dei confini? Restare calmi o reagire lottando?

    Secondo le tradizioni antiche, le tensioni non sono solo una parte naturale della vita: esse sono la vita. La tensione dinamica degli opposti è esattamente ciò che crea e mantiene gli elementi del nostro universo, che sono in costante cambiamento e in costante evoluzione. L'interazione degli opposti – simboleggiata dal vorticoso cerchio bianco e nero del T'ai Chi – esemplifica il principio universale che senza una parte della coppia, l'altra non può esistere.

    Entrambi i lati dell'immagine completano il cerchio dell'unità. Ci servono sia il giorno che la notte, il maschile e il femminile, il movimento e la quiete, la parte destra e quella sinistra del cervello, i dettagli e il quadro generale, l'organizzazione e la flessibilità. Senza l'intreccio dinamico tra queste potenti coppie, c’è solo paralisi, decadenza e alla fine la morte. La tensione creativa, o quello che io chiamo il gioco del paradosso, è assolutamente essenziale per la vita e la crescita.

    Il filo d'oro

    Che cos’è il paradosso? Un paradosso prevede due elementi, verità, principi o opinioni che possono sembrare in contraddizione, ma che sono entrambi veri. È stata l'epoca migliore e anche l'epoca peggiore, Tutti i buoni leader sono servitori e Più impari, più scopri di non sapere sono tutti paradossi. Gran parte del mistero e del significato, dell'aspetto comico e di quello tragico della vita, sono basati sul paradosso. I suoi difensori più ferventi sono gli scienziati (che stanno ancora cercando di risolvere i paradossi della fisica), i comici (che per mestiere mettono in luce le incoerenze della vita quotidiana) e i mistici, che credono che possiamo intravedere il mondo spirituale anche camminando in quello fisico: il paradosso supremo.

    I saggi dell'Oriente e dell'Occidente parlano spesso di cosa significa lasciarsi attrarre nel paradosso. Lo descrivono in modi che ci sfidano ad andare oltre la nostra mentalità ristretta. Ci dicono che le tensioni in competizione nella vita non sono contraddittorie ma complementari, non si escludono a vicenda ma si includono a vicenda. La vita, ci dicono, non è una questione di questo o quello, ma di questo e quello.

    Il paradosso si intreccia come un filo d'oro in tutte le tradizioni spirituali del mondo. San Francesco, per esempio, citava il paradosso quando disse: È donando che riceviamo [...] ed è morendo che resuscitiamo alla vita eterna. Il Buddha diceva ai suoi discepoli che rifugiarsi nella sangha (la comunità) era essenziale per la loro crescita spirituale, ma in modo più criptico suggeriva anche: Non cercate rifugio da nessuno se non da voi stessi. Lao Tze, il saggio cinese fondatore del Taoismo, insegnava: Essere vuoti è essere pieni. [...] Avere poco è possedere, e Gesù ammoniva: "Siate miti come colombe e saggi come serpenti".

    Forse questi grandi maestri erano confusi? Qualcuno si è sbagliato nel tradurre le loro parole? Nient'affatto. Le scritture e le vite dei grandi saggi sono permeate dal paradosso. Anzi, una delle più grandi lezioni che sono venuti a insegnarci è che non possiamo ignorare o scacciare la tensione degli opposti, perché è così che funziona l'universo. Rumi, mistico del Sufismo, riassunse tutto dicendo che Dio insegna per mezzo degli opposti, così che abbiate due ali per volare, e non una sola.

    I paradossi sono inevitabili. Non possiamo sfuggirvi, possiamo solo accoglierli e diventare un tutt'uno con essi. Perché, in realtà, quelli che apparentemente sono opposti sono due facce della stessa medaglia, ed è giusto che convivano in armonia.

    Il principio del paradosso è aconfessionale. Da qualunque vissuto o tradizione proveniamo, dovremo affrontarlo. Il nostro compito, dicono i saggi, è imparare a seguire il flusso dei ritmi della vita a mano a mano che l'universo ci chiede di dare la precedenza prima all'uno e poi all'altro lato del paradosso nella nostra vita, nel giusto momento e nel giusto luogo. Come una volta disse un saggio illuminato: Benedetto è chi è flessibile, perché piegandolo non se ne potrà cambiare la forma.

    Creare aperture, non blocchi

    Che cosa succede quando rifiutiamo di accettare entrambi i lati del paradosso? Anziché creare delle aperture, creiamo dei blocchi. Se ci rifiutiamo di onorare le nostre esigenze fisiche, il nostro corpo potrebbe bloccarsi e mandarci in un letto di ospedale così da costringerci ad ascoltarlo. Se, al contrario, diamo tutta la nostra attenzione alle necessità materiali e non nutriamo lo spirito, è l'anima che comincerà a farci male e potremmo sprofondare nella depressione senza capire perché. In breve, se non troviamo un equilibrio, diventiamo sbilanciati. È come stare seduti da una parte di un'altalena basculante e cascare giù all'improvviso appena il nostro compagno di giochi va via e ci lascia da soli; tocchiamo il fondo perché non c’è nulla dall'altra parte a creare movimento.

    Credo che la causa maggiore di stress sia la nostra incapacità di riconoscere il gioco del paradosso e parteciparvi. Ciò che ci fa bloccare su un solo lato del paradosso sono dei falsi miti che ci sono stati insegnati e a cui ci siamo abituati. Non sappiamo neppure che siano falsi miti, perché li accettiamo automaticamente come veri. Si basano su dei preconcetti che ci siamo creati su come funziona il mondo, che come delle camicie di forza ci impediscono di voltarci e vedere l'altro lato della medaglia. Ci fanno credere di non avere altre opzioni.

    Quando perdiamo l'equilibrio, la vita ci invia i suoi messaggeri – sotto forma di circostanze, persone ed eventi – per aiutarci a ritrovarlo. È nella natura umana, naturalmente, voler correre nell'altra direzione, e anche eliminare i messaggeri, così da non dover sentire il messaggio. Ma non funziona mai. I messaggeri continuano ad arrivare finché non ci fermiamo ad ascoltarli e accettiamo il loro invito a ballare.

    Questo libro esplora uno dei tanti paradossi della vita: il paradosso del dare e ricevere. Siamo chiamati a perfezionarci nella delicata danza del dare e ricevere, praticamente in ogni ambito della nostra vita. Te ne accorgerai nell'affrontare problemi come l'abbondanza, l'autostima, la salute, le relazioni, la carriera e la scoperta di quali sono i tuoi veri doni, per fare solo qualche esempio. Nell'essenza, il paradosso del dare e ricevere riguarda una domanda fondamentale che attanaglia molti di noi: come faccio a bilanciare le esigenze degli altri con le mie? Dare agli altri significa davvero fare delle rinunce per sé?

    Devo specificare fin da subito che onorare se stessi non significa viziarsi. Non significa voltare le spalle a chi ha bisogno di noi. Le questioni che circondano il dare e ricevere sono più profonde. Molto di più. Onorare se stessi significa rispettare, apprezzare e produrre il meglio di se stessi, così da poter dare con creatività e abbondanza onorando gli altri.

    La società moderna non fa molto per aiutarci a ripristinare l'equilibrio, ma i sapienti dell'Oriente e dell'Occidente sono degli esperti. In queste pagine, scoprirai i loro consigli pratici, spesso sorprendenti, per perfezionare l'arte interiore del dare e ricevere. Imparerai a riconoscere i falsi miti che ti hanno tenuto in ostaggio: miti che, come paraocchi, ti hanno impedito di vivere una vita piena di opportunità e passione. Imparerai cosa significa celebrare i tuoi doni e la tua grandezza, esplorando le dinamiche interne del dare con il cuore anziché con la testa, del porre dei limiti, dell'essere onesti riguardo alle persone che non fanno bene alla tua vita, dell'usare i sentimenti per restare sincero con te stesso, del trovare la tua voce e onorare anche ciò che finisce. Soprattutto, imparerai i passi per restare in equilibrio. E una volta imparati i passi, potrai eseguire la danza... e allora inizierà la magia.

    Ritrovare il ritmo

    Stiamo tutti seguendo una lezione di danza. Impariamo a perfezionare questo o quel gesto. Siamo tutti allievi della vita, e impariamo nuovi modi per muoverci in armonia con il ritmo sempre mutevole della musica della vita. A modo nostro, siamo anche insegnanti, perché condividiamo con gli altri ciò che impariamo. E, sì, è paradossalmente vero che spesso insegniamo ciò che abbiamo più bisogno di imparare. Lo vedo su me stessa, con tutti gli argomenti che ho affrontato nei miei libri, e anche questo non fa eccezione. Sto imparando ogni giorno che cosa significa onorare me stessa, onorare il meglio di me.

    A seconda del giorno e del ballo, mi capita ancora di inciampare e andare fuori tempo. Mi capita ancora di dovermi fermare, prendere fiato e riprendere confidenza con il ritmo della musica. Ma sto imparando, ed è questo che conta per quegli istruttori incredibilmente pazienti che mi invitano e a volte mi trascinano sulla pista da ballo. Sono sicura che diventerò una ballerina migliore con l'esercizio, ma so anche che non smetterò mai di imparare. Dovrò sempre perfezionare nuovi passi per onorare e celebrare i miei doni.

    Quindi, nello stile proprio del paradosso, potrei dire che ho scritto questo libro per te e per me. In parte, riflette il mio stesso viaggio e quelle scoperte che ho trovato tanto preziose da dover condividere. Nessun libro contiene tutte le risposte o può insegnarti tutti i passi, ma spero che questo ti aiuti a trovare più significato nel continuo mutare della vita. Spero che ti mostri come sollevare un po’ i tuoi passi quando la vita diventa scivolosa. E spero che ti aiuti a sorridere e rilassarti un po’ di più per goderti semplicemente il ballo.

    CAPITOLO 2

    CERCARE L'EQUILIBRIO

    Chi non è in contatto con se stesso,

    non può essere in contatto con gli altri.

    – ANNE MORROW LINDBERGH

    Fare bene è dare agli altri. È meglio dare che ricevere. Falso mito o formula magica?

    Anche se molti di noi sono cresciuti credendo che sia un nostro solenne dovere dare, dare e continuare a dare agli altri, questa è solo una mezza verità, un falso mito che ci impedisce di vivere con gioia e dare con pienezza. Considera invece che cosa dicono i grandi saggi del mondo: Hai il dovere di dare agli altri e di dare a te stesso. Quando hai una necessità, devi anche ricevere. Sembra un consiglio scontato, ma quanti di noi pongono se stessi anche solo vicino alla cima della propria lunga lista delle cose da fare?

    I principi del dare e ricevere che si applicano alla nostra vita quotidiana non sono diversi dai principi che operano nella natura intorno a noi. Un campo che si è riposato darà un abbondante raccolto, disse il poeta romano Ovidio. La terra deve ricevere abbastanza sole, acqua e sostanze nutritive prima di poter trasformare i semi che piantiamo in un abbondante raccolto. Dopo che la terra avrà dato vita al raccolto, dovrà riposarsi e rigenerare la propria forza vitale per poter ricominciare a dare. Lo stesso vale per la tua vita. Come puoi dare agli altri se prima non nutri e rigeneri te stesso?

    Forse non lo hai mai considerato, ma questa domanda è racchiusa proprio nel primo principio che ci insegnano da bambini: la regola d'oro. La regola d'oro si trova in ogni tradizione del mondo. L'antico poema epico indiano Mahabharata dice: Non fare niente agli altri che ti causerebbe dolore se fatto a te. L'Islam afferma che un vero credente desidera per il suo fratello ciò che desidera per sé, e il Cristianesimo insegna Ama il prossimo tuo come te stesso. Eppure, se dobbiamo amare e trattare gli altri come (ovvero nello stesso modo in cui) amiamo e trattiamo noi stessi, cosa mai faremo per loro, se non abbiamo amore e affetto per noi stessi? In altre parole, non possiamo davvero onorare gli altri se prima non onoriamo noi stessi.

    Quindi, qui troviamo il primo paradosso dell'arte interiore del dare e ricevere: possiamo curarci degli altri e amarli meglio quando ci curiamo di noi e amiamo innanzi tutto noi stessi. Come in ogni vero paradosso, i due apparenti opposti non si escludono a vicenda, ma si includono a vicenda.

    FALSO MITO

    Il mio dovere è sempre dare agli altri.

    FORMULA MAGICA

    Il mio dovere è dare a me stesso tanto quanto agli altri.

    Dando a me stesso, do agli altri.

    C’è un momento per dare e un momento per ricevere. L'Ecclesiaste, che significa Maestro, nei versi ripresi anche in una canzone di Pete Seeger, ci dice: Ogni cosa ha la sua stagione, e ogni azione sotto il cielo ha il suo tempo: vi è tempo di nascere, e tempo di morire; tempo di piantare, e tempo di divellere ciò che è piantato [...] tempo di spargere le pietre, e tempo di raccoglierle; tempo di abbracciare e tempo di allontanarsi dagli abbracci. Il nostro compito è riconoscere in quale tempo viviamo in ogni momento e onorarne la chiamata.

    Impara a dare a te stesso

    Alcuni di noi sono bravissimi a dare, ma non tanto a ricevere. Non chiediamo aiuto a nessuno. Non ammettiamo agli altri e a noi stessi che ci serve qualcosa. Non accettiamo neppure i complimenti. Abitiamo su un solo lato del paradosso (Il mio dovere è dare agli altri), ma ci siamo dimenticati della sua parte complementare (Il mio dovere è dare a me stesso). Quando questo succede, l'universo verrà a svegliarci, a ripristinare l'equilibrio e a mostrarci che dobbiamo onorare anche noi stessi.

    Indipendentemente da chi siamo, la vita ci sottopone automaticamente a un tirocinio nell'arte del dare e ricevere, e spesso la lezione inizia con ciò che possiamo vedere e toccare: il nostro corpo. Si inizia dalla domanda: Ami abbastanza te stesso da onorare le necessità del tuo corpo? Ti concedi il nutrimento, riposo e svago che meriti? Se non fai volontariamente questo per te stesso, sarà il tuo corpo, alla fine, ad assicurarsi che te ne occupi. L'ho visto accadere a una persona che incontravo per lavoro alcune volte all'anno. Durante una riunione, le ho chiesto come stava, sapendo che aveva subito recentemente un intervento chirurgico. Sto bene, ma sono di nuovo impegnatissima, mi ha detto con una smorfia. Se non mi prendo al più presto una vacanza, dovrò prenotare un'altra visita in ospedale!. Mi è quasi preso un colpo quando ho realizzato che la sua profezia si sarebbe effettivamente potuta avverare. Non aveva imparato la lezione che il suo corpo ha cercato di insegnarle la prima volta.

    Io stessa non sono estranea a lezioni del genere. Durante la mia convalescenza dopo un ricovero imprevisto, una mia amica infermiera ha insistito di voler passare a visitarmi varie volte al giorno per assicurarsi che avessi tutto ciò che mi serviva. Si era accorta che non riuscivo a stare ferma e accettare il fatto di dover riposare, quindi si è autonominata mio angelo custode per quella settimana. Continuavo a dirle che stavo bene e non c'era motivo per cui non mi potessi alzare. Oltretutto, c'erano così tante cose di cui dovevo occuparmi. Ma lei non mi credeva. Guardandomi dritto negli occhi, mi ha detto: Ora il tuo lavoro è stare tranquilla e rilassarti.

    E poi mi ha detto che voleva trasmettermi una lezione che lei stessa aveva imparato quando si era ammalata. Come me, aveva voluto saltar giù dal letto e continuare con le sue attività. Una persona di cui aveva rispetto, vedendola in piedi, l'aveva rispedita subito sotto le coperte. È lì che devi stare, le aveva detto. Fai l'infermiera da così tanto tempo che pensi di dover sempre dare agli altri. Ora devi imparare a ricevere. Mi ci identificavo. Ho sospettato che la mia tendenza a lavorare così tanto e così a lungo fosse in parte proprio ciò che mi aveva fatta finire in ospedale. Quando la mia amica è uscita, mi sono sdraiata, ho chiuso gli occhi e mi sono subito addormentata. Aveva ragione. Il mio corpo non era ancora pronto per ricominciare subito a dare.

    Anche se ci è stato insegnato a pensare che la spiritualità ci chieda di distogliere l'attenzione dal corpo e dal mondo materiale verso ciò che è ultraterreno, questa logica è viziata da un malinteso: un malinteso da cui ci hanno messo in guardia anche i grandi maestri del mondo, che ci dicono che se vogliamo entrare in contatto con il nostro potenziale interiore, dobbiamo anche curarci del nostro corpo.

    Il rabbino Nachman di Breslov, per esempio, disse: Rafforza il tuo corpo prima di rafforzare la tua anima. Più di duemila anni prima, questa stessa intuizione spinse il fondatore del Buddismo a sviluppare uno dei pilastri della sua filosofia: la Via di Mezzo. Siddhartha Gautama, un principe indiano, lasciò la moglie e il figlio piccolo alla ricerca di qualcosa di più delle ricchezze e del piacere materiale. Per sei anni visse da asceta, ritenendo che la pratica della mortificazione fisica

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