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Sette giorni in prestito (eLit): eLit
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E-book53 pagine46 minuti

Sette giorni in prestito (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Un concentrato di sensualità, passione, peccato e fantasia. Sfumature di trasgressione... è peccato non leggerle.



Eleanor è disposta a tutto per soddisfare i desideri del suo padrone, persino passare una intera settimana con uno sconosciuto. Non sa che si sta avviando proprio sulla strada della perdizione...



Leggi anche:



- Desiderio nascosto

- Un assistente personale

- Per il tuo piacere

- Rituale proibito

- Il ritmo della notte
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2017
ISBN9788858966594
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    Anteprima del libro

    Sette giorni in prestito (eLit) - Tiffany Reisz

    1

    «A ventitré anni compiuti, speravo che mettere il broncio fosse una cosa superata, Eleanor.»

    Lei si voltò a guardare fuori dal finestrino e alzò gli occhi al cielo. Non prestò la benché minima attenzione agli alberi coperti di neve che si avvicendavano al loro passaggio, semplicemente non voleva che lui vedesse la reazione infantile al suo rimprovero. Era già abbastanza nei guai con lui.

    Lui... Eleanor non avrebbe mai pronunciato il suo nome, né tanto meno si sarebbe azzardata a pensarlo.

    «Non sto mettendo il broncio... padrone.» Esitò il più a lungo possibile ad aggiungere il titolo di rispetto, ma alla fine cedette per salvaguardare la propria incolumità. «Mettere il broncio è ciò che faccio quando mi mandi a letto senza cena. Tu mi stai lasciando per una settimana con l'intenzione di cedermi a un estraneo. Questo non è mettere il broncio.»

    Lo sentì sospirare e avvertì un moto di empatia che si affrettò a scacciare. Sapeva che stava facendo la difficile, ma lui aveva avanzato una richiesta impossibile.

    «E allora cos'è?»

    Eleanor tenne la mascella serrata. «È legittima indignazione.»

    «Legittima...» le rispose. «Ti rendi conto che Daniel è un estraneo solo per te?» le fece notare.

    Ma lei si limitò a guardare di nuovo fuori dal finestrino. Daniel... qualcosa. Non conosceva il suo cognome, né tanto meno possedeva un'informazione qualsiasi sul suo conto. Evidentemente, però, i soldi non mancavano a quel tizio. Aveva mandato una limousine che la portasse da lui. Eleanor riteneva che la scelta di quel mezzo fosse un po' ridicola, ma almeno le dava la privacy necessaria a sfogare tutta la sua frustrazione sul proprio Master durante il tragitto.

    «È un mio vecchio e carissimo amico» continuò lui. «Una delle persone migliori che abbia mai conosciuto. Come ti ho già detto, sua moglie è morta circa tre anni fa. È diventato una sorta di eremita, da allora.»

    «Quindi cedermi a lui per una settimana di sesso dovrebbe sanare il suo povero cuore spezzato?» lo sfidò. «Devi avere una gran considerazione delle mie abilità a letto.»

    «Per quanto ragguardevoli, non sono le tue abilità in camera da letto che immagino aiuteranno Daniel a uscire dal suo guscio. Mi auguro soltanto che tu gli tenga compagnia mentre io sono via. Che lui decida o meno di saggiare i tuoi talenti, è una sua scelta.»

    «E io non posso dire la mia?»

    Eleanor sobbalzò al suono del divisorio che veniva alzato fra loro e l'autista. Ma non fu sorpresa quando lui la prese per le ginocchia e la fece avvicinare a sé con uno strattone. Finì con la schiena sul sedile di pelle nera, le mani di lui che le sollevavano la gonna e le strappavano i collant.

    Con due dita la penetrò rapido e a fondo. «A chi appartieni?» le chiese, la voce pacata ma intimidatoria.

    Lei si sforzò di respirare. Si sforzò di incontrare il suo sguardo. Occhi grigi e minacciosi come una tempesta che avanza. «A te, padrone» gli rispose a denti stretti per contrastare quella violazione improvvisa.

    «E questo?» aggiunse lui categorico, muovendo più in fretta le dita dentro di lei. Eleanor si sentì sempre più umida a quel tocco e fu costretta a maledire il proprio corpo traditore che rispondeva di continuo alle sollecitazioni di quell'uomo. «A chi appartiene questo?»

    «A te, padrone.»

    «Ne posso disporre per il mio piacere?»

    «Sì, padrone.»

    «Ne posso disporre per il piacere di altri?»

    Lei deglutì prima di rispondere: «Sì, padrone».

    «Ne posso disporre al punto che mi è concesso rivendicarlo?»

    Lacrime provarono ad affacciarsi ai suoi occhi, ma Eleanor le ricacciò indietro. Annuì e sussurrò: «Sì, padrone».

    Lentamente l'uomo estrasse le dita. Lei si mise seduta e sistemò la gonna mentre lui si puliva le mani dagli umori di Eleanor con un fazzoletto nero. «Ecco» le disse, senza curarsi di guardarla, «adesso hai detto la tua.»

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