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Una proposta da sogno: Harmony Collezione
Una proposta da sogno: Harmony Collezione
Una proposta da sogno: Harmony Collezione
E-book152 pagine2 ore

Una proposta da sogno: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

La timida bibliotecaria...
Il nonno di Hope Bishop, giovane bibliotecaria, decide di compensare la timidezza e le carenze affettive di sua nipote regalandole un marito. Ma non uno qualsiasi.

... e il magnate italiano.
Luciano Valeri è un ricco uomo d'affari che all'improvviso si ritrova in una posizione apparentemente scomoda. Il nonno di Hope, suo rivale in affari, lo ha infatti messo con le spalle al muro.

Hope è segretamente innamorata di Luciano, ed è quindi felice di accettare la sua proposta di matrimonio. Ma non sa se è ancora il caso di credere nei sogni che si avverano.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2019
ISBN9788830506190
Una proposta da sogno: Harmony Collezione
Autore

Lucy Monroe

Innamorata dei libri fin da bambina, per le sue storie crea eroine indipendenti e sensibili allo stesso tempo.

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    Anteprima del libro

    Una proposta da sogno - Lucy Monroe

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Sicilian’s Marriage Arrangement

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2004 Lucy Monroe

    Traduzione di Maura Arduini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-619-0

    1

    «Hai saputo? Sta cercando di comperarle un marito.» Risatina femminile.

    «Non farà fatica, con tutti i milioni che ha...»

    «Il vecchio camperà più di cent’anni, e continuerà a tenere le redini della compagnia fino alla fine» continuò la donna. «Il che significa restare sposato per più di tre decenni con una donna irrimediabilmente introversa, ordinaria e di sicuro anche scarsa a letto. Praticamente una vita, prima che il futuro marito possa cogliere il frutto del suo duro lavoro.»

    «Un ritorno di investimento un po’ basso, se le cose stanno così» replicò l’uomo, sarcastico.

    «Perché, tesoro? Pensavi di inviargli il curriculum?» Il tono sembrava quasi irritato.

    La risata maschile che rispose urtò i nervi di Luciano. Era arrivato in ritardo a Boston, alla festa di Capodanno organizzata dal multimilionario Joshua Reynolds. Però sapeva perfettamente a chi si stava riferendo la cinica pettegola di poco prima. Hope Bishop. La nipote del padrone di casa, in effetti, era una giovane donna molto dolce, ma terribilmente timida.

    Di certo, lei non si era accorta che il vecchio le stesse cercando un marito, ma la cosa non lo sorprendeva. La ragazza aveva l’innocenza di una diciottenne, ma sicuramente era più vecchia di cinque o sei anni, dal momento che si era laureata due anni prima. Lui ricordava di essere stato invitato alla cena di festeggiamento.

    L’evento, molto formale, si era tramutato in un incontro d’affari, come avveniva spesso a casa di Reynolds, e la festeggiata si era eclissata molto prima che la festa finisse. All’epoca, lui aveva pensato di essere stato l’unico ad accorgersene. Di sicuro, nessuno degli uomini d’affari presenti si era rammaricato per l’assenza di Hope.

    Luciano voltò le spalle alla coppia di pettegoli e fece il giro di una grande pianta in vaso dal fogliame rigoglioso. Non si accorse che dietro c’era Hope finché quasi non le finì addosso.

    Lei si riscosse dallo stato di mortificazione in cui era precipitata e fece un passo indietro. I folti capelli castani, naturalmente ricci, si impigliarono nelle foglie verdi della pianta, creando un contrasto seducente. «Signor Valeri!»

    Lui stese un braccio per impedirle di cadere rovinosamente sul vaso cinese.

    Hope sbatté le ciglia sui grandi occhi viola, nel tentativo di nascondere un luccichio sospetto. «Oh, mi dispiace! Sono così maldestra...»

    «Niente affatto, signorina.» La pelle di lei, sotto le dita, era calda e morbida. «La colpa è mia. Non ho guardato dove andavo. Dovrò inginocchiarmi ai suoi piedi per chiedere venia...»

    Come aveva sperato, il tono cavalleresco la fece sorridere. Le labbra generose di Hope, prima un po’ tremanti, si curvarono all’insù. «È molto gentile...»

    Gentile? Era una delle poche a credere una cosa simile. Luciano le lasciò il braccio, sorpreso che le proprie dita si staccassero a fatica dalla sua pelle. «E lei è incantevole, stasera.»

    Fu uno sbaglio dirlo: vide Hope lanciare un’occhiata oltre la pianta, da dove era venuto il discorso di poco prima, e prendere un’aria terribilmente afflitta. I due pettegoli erano passati a discutere della relazione clandestina tra due conoscenti comuni. Era chiaro che lei li aveva sentiti.

    Infatti... «No, non incantevole» disse in un soffio. «Solo irrimediabilmente ordinaria.» E sapeva che li aveva sentiti anche lui.

    A Luciano non piacque vederle lo sguardo tanto triste. Le mise di nuovo la mano sul braccio e l’attirò verso la biblioteca, sperando di trovarla deserta. «Per di qua, piccola.»

    Piccola... Era così, infatti.

    Lei non si ritrasse. Ecco una cosa che gli era sempre piaciuta in lei. Non si metteva a discutere per il solo gusto di farlo, nemmeno con quell’egocentrico e distratto di suo nonno. Hope era una persona pacifica.

    Raggiunta la biblioteca, lui la guidò all’interno dopo essersi accertato che effettivamente non ci fosse nessuno. Poi chiuse la porta. Era certo che Hope avesse bisogno di qualche momento per riprendersi. Chissà perché, ancora una volta si rammaricò di dover sciogliere il contatto.

    Hope lo fronteggiò, con i tacchi di nove centimetri che accentuavano la sua minuscola statura, e non il contrario come forse lei aveva sperato...

    Però era davvero molto graziosa nel suo vestito da sera color amaranto. Il corpino delineava il busto ben proporzionato, mentre la stoffa lucente della gonna le ondeggiava sulle caviglie in modo molto femminile. Non era spudoratamente sexy come le donne che lui frequentava, ma di sicuro la sua innocenza appariva seducente e tentatrice.

    «Io non credo che lui stia davvero cercando di comperarmi un marito» dichiarò, spingendo una ciocca di capelli ramati dietro l’orecchio. «Lo so, da quando ha avuto l’attacco di cuore ha cercato di comperarmi tutto quello che poteva, ma neanche lui arriverebbe a tanto...»

    Luciano pensò che non ne sarebbe stato tanto sicuro, ma si guardò bene dal dirlo. «È naturale che le faccia dei regali.»

    Hope fece una smorfia. «Sì, ma in passato erano sempre stati molto impersonali.»

    Di sicuro non si poteva scegliere in modo impersonale un marito, pensò lui. «Impersonali? In che senso, signorina Hope?»

    «Oh, per favore! Smettiamo di darci del lei. Dopotutto, ci conosciamo da cinque anni.»

    Così tanti? «Va bene, piccola Hope.» Le sorrise, e guardò affascinato le sue guance arrossire appena.

    Lei distolse lo sguardo e fissò lo scaffale alla sua sinistra. «Il nonno mi ha preso con sé quando avevo cinque anni.»

    «Ah, sì? Non lo sapevo.»

    Lei annuì. «Ma non credo che si accorgesse che vivevo nella stessa casa, se non per ordinare ai domestici di comperarmi i vestiti nuovi quando mi passavano di misura, o i libri, i quaderni e tutto quello che mi serviva.»

    Proprio come lui aveva immaginato, Hope era stata relegata sullo sfondo della vita di Reynolds. E lei lo aveva sempre saputo.

    «Ma ultimamente ha incominciato a comperarmi le cose di persona» continuò lei. «Per il mio compleanno, un mese fa, mi ha regalato un’auto.» Sembrò sconcertata. «Voglio dire, è andato dal concessionario e l’ha scelta proprio lui. Me l’ha detto la governante.»

    «La cosa ti disturba?» La maggior parte delle ragazze che lui conosceva sarebbero state molto felici di ricevere un’auto per il loro compleanno.

    Gli occhi di lei lo fissarono. «No... Per la verità non guido, ma il punto non è neanche quello. Io sospetto abbia in mente qualcosa.»

    «Forse vuole farsi perdonare di non aver passato abbastanza tempo con te quando eri un’adolescente.»

    La risata di lei, morbida e femminile, risvegliò la sua libido in maniera del tutto imprevista. «La sera del compleanno, subito dopo la consegna della Porsche, mi ha fatto portare fuori a cena dalla governante.»

    «Ti ha comperato... una Porsche?» No, non era proprio il regalo più adatto a una giovane donna che non sapeva neppure guidare. Diavolo! Con una macchina del genere poteva andarsi a schiantare la prima volta che si sedeva al volante... Luciano si ripromise di suggerire a Reynolds di farle impartire delle serie lezioni di guida, prima di lasciarle affrontare la strada da sola.

    «Sì. E mi ha regalato anche una pelliccia di visone. Di quelle vere, intendo.» Hope sospirò, e si sedette in una delle ampie poltrone di pelle naturale. «Io sono... animalista, oltre che vegetariana.» Lo sbirciò da sotto le ciglia. «Il solo pensiero che degli animali vengano uccisi per me mi fa stare male.»

    Lui scosse la testa e si appoggiò alla scrivania. «Direi che il nonno non ti conosce molto bene, piccola

    «Già. Però sono entusiasta del viaggio in Europa di sei settimane che mi ha regalato a Natale. Partirò all’inizio dell’estate.» Le brillarono gli occhi. «Viaggerò con un gruppo di giovani e una guida.»

    «Quanti sarete?»

    Lei si strinse nelle spalle. «Dieci o dodici, credo. Esclusa la guida.» Accavallò le gambe e dondolò la caviglia avanti e indietro, facendo ondeggiare il vestito. «Non so se saranno di più i ragazzi o le ragazze...»

    «Vuoi dire che ci saranno anche dei ragazzi?»

    «Certo. È una cosa che avrei voluto fare già ai tempi del college. Comunque sia... meglio tardi che mai, come si suol dire.»

    L’idea di questa fanciulla d’altri tempi in viaggio con un gruppo di giovanotti carichi di testosterone non gli piacque affatto. Non si soffermò ad analizzarne il perché.

    «Non credo che tu faccia bene ad andare. Probabilmente ti divertirebbe di più un viaggio di sole donne.»

    Lei smise di dondolare la gamba e lo fissò, chiaramente stupita. «Vuoi scherzare? La maggior parte del mio entusiasmo è dovuta proprio al fatto che potrò passare un po’ di tempo con uomini della mia età!»

    «Vuoi dire che tuo nonno non può comperarti un marito, ma un amante sì?» Chissà perché gli venne in mente di dire una cosa simile. Di certo, era in collera per il solo fatto di scoprire che lei era interessata alla compagnia maschile.

    Hope si irrigidì e si appoggiò all’indietro, come per mettere più distanza possibile tra di loro. «Io... non cerco un amante.» Poi si alzò, in un turbinio di organza amaranto. «Sarà meglio che torni alla festa.» Lo oltrepassò con un ampio giro per dirigersi alla porta, come se vedesse in lui un animale feroce dal quale guardarsi.

    Luciano imprecò sottovoce, in italiano, guardandola fuggire via. Si era accorto che i suoi occhi color lavanda erano lucidi. Aveva ottenuto persino di più del duo di pettegoli di poco prima.

    Era riuscito a farla piangere.

    Due mani ormai familiari la presero per le spalle, da dietro. «Scusami, piccola. Lascia che ti spieghi.»

    Lei non rispose, ma nemmeno si scostò. Era più forte di lei. Dal momento esatto in cui Luciano l’aveva toccata, lei aveva perso il controllo di sé. E lui non se ne rendeva conto, è chiaro. Che cosa poteva trovare un giovane milionario siciliano in una ventitreenne vergine e irrimediabilmente ordinaria?

    Hope sbatté le palpebre per nascondere le lacrime. Non era abbastanza che due ospiti di suo nonno avessero fatto apprezzamenti decisamente poco lusinghieri sul suo conto. Di tutte le persone presenti doveva averli sentiti proprio Luciano! E come se non bastasse, si era anche fatto l’idea che lei cercasse un amante,

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