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Il regalo di una notte: Harmony Collezione
Il regalo di una notte: Harmony Collezione
Il regalo di una notte: Harmony Collezione
E-book162 pagine2 ore

Il regalo di una notte: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

"Una notte, Emma, solo una notte. È tutto quello che posso offrirti."

Ma si sbagliava.

Una notte d'inverno nel letto di Lorenzo Cavelli ha cambiato per sempre la vita di Emma Leighton. All'alba, infatti, Emma si rende conto di due cose: lui passerà il resto della sua vita in prigione e soprattutto non scoprirà mai cosa la loro relazione gli ha regalato.

Diciotto mesi dopo, però, il nome di Lorenzo è di nuovo pulito e lui può provare a riprendere il controllo della propria vita, cominciando proprio da Emma.
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2017
ISBN9788858960349
Il regalo di una notte: Harmony Collezione
Autore

Kate Hewitt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il regalo di una notte - Kate Hewitt

    successivo.

    1

    Il rumore di una portiera che sbatteva riecheggiò nella notte. Emma Leighton sollevò sorpresa lo sguardo dal libro che stava leggendo. Lorenzo Cavelli, il proprietario della villa dove lavorava come governante, si trovava a Roma per lavoro, e nessuno si presentava mai lì in sua assenza, soprattutto dato che la proprietà si trovava isolata fra le montagne siciliane.

    Udì alcuni passi rapidi sul vialetto di pietra che portava alla casa, una solida costruzione realizzata in legno di quercia e acciaio, e si irrigidì in attesa di sentire bussare. La villa era dotata di un elaborato sistema d'allarme e solo Lorenzo ne conosceva il codice, inoltre la porta era chiusa, così come lui si era raccomandato più volte.

    Emma trattenne il fiato mentre sentiva il rumore della porta che si apriva e dei pulsanti che venivano premuti, seguito da un lungo beep che indicava che il sistema di sicurezza era stato disattivato. Con il cuore che batteva all'impazzata, si sbarazzò del libro e si alzò dalla sedia. Il capo le mandava sempre un SMS per avvisarla del suo arrivo, ma se non era lui... allora chi poteva essere?

    I passi, passi pesanti per la precisione, si avvicinavano sempre più. Sembrava che lo sconosciuto visitatore stesse facendo di tutto per farsi sentire, poi una figura alta e slanciata fece la sua comparsa sulla soglia.

    «Lorenzo!» Emma si premette una mano sul petto lasciandosi andare a una risata liberatoria. «Mi hai spaventata. Non ti stavo aspettando.»

    «Non avevo in programma di venire qui.» L'uomo fece un passo avanti, e non appena la luce gli illuminò il viso lei trasalì. La sua pelle sembrava grigia, e aveva delle ombre scure sotto gli occhi. I suoi capelli erano scompigliati, come se vi avesse passato le mani più volte.

    «Stai... stai bene?»

    La bocca di lui si incurvò in un sorriso cupo. «Perché, non ho un bell'aspetto?»

    «Non proprio.» Emma cercò di parlare con leggerezza, sorridendo, ma era preoccupata davvero. Nei nove mesi in cui aveva lavorato per lui, non lo aveva mai visto in quello stato. Non appariva semplicemente stanco, era come se tutta la sua forza, ciò che lo distingueva, la sua energia e il suo carisma, fossero defluiti via dal suo corpo. «Sei malato?» gli chiese. «Posso prenderti qualcosa...»

    «No, non sono malato.» Lorenzo si lasciò sfuggire una risata amara. «Ma devo avere un aspetto terribile.»

    «Be', a dire il vero, sì.»

    «Grazie per l'onestà.»

    «Mi dispiace...»

    «No, non dirlo. Non sopporto le bugie.» E la sua voce si tinse di una nota aggressiva che la turbò. «Ho bisogno di bere qualcosa» affermò, attraversando la stanza e raggiungendo l'angolo bar.

    Lei lo osservò mentre si versava una generosa dose di whisky e vuotava il bicchiere in un unico sorso, dandole le spalle. Era un uomo attraente e muscoloso, bello anche, con quei capelli neri come l'ala di un corvo e un paio di penetranti occhi grigi. Era alto e il suo fisico sempre fasciato da abiti costosi.

    Emma lo aveva ammirato proprio come avrebbe ammirato il David di Michelangelo, come un'opera d'arte. Nel momento stesso in cui aveva accettato quel lavoro, si era imposta di non prendersi una cotta da scolaretta per il suo capo. Lorenzo Cavelli era decisamente fuori dalla sua portata. E se i giornali dicevano il vero, era abituato a cambiare donna ogni settimana.

    «Non ti aspettavo prima della fine del mese» gli disse.

    «Ho cambiato i miei piani.» Tolse il tappo dal decanter di cristallo e si versò un'altra generosa dose di whisky. «Ovviamente.»

    Emma decise di non insistere oltre. Nonostante avessero sviluppato un rapporto amichevole negli ultimi mesi, quell'uomo era pur sempre il suo capo e non poteva dire di conoscerlo davvero. Da quando aveva iniziato a fargli da governante, lui era venuto alla villa solo tre volte e non si era mai trattenuto per più di due o tre giorni. Lorenzo viveva principalmente a Roma e viaggiava spesso per lavoro in qualità di amministratore delegato della Cavelli Entreprises.

    «Molto bene» affermò infine lei. «Ti tratterrai a lungo?»

    Lui svuotò il bicchiere per la seconda volta. «Probabilmente no.»

    «D'accordo. Almeno resti per la notte?» domandò brusca. Non riusciva a capire cosa potesse essergli successo, se un accordo di lavoro finito male, una relazione fallita o qualcosa di totalmente diverso. «Le lenzuola sono pulite. Vado subito ad accendere il riscaldamento della piscina.»

    «Non preoccuparti» disse lui. «Non è necessario.»

    «Non è un problema.»

    «Bene allora. Magari farò un'ultima nuotata.»

    Un'ultima nuotata, ripeté Emma tra sé e sé, dirigendosi verso la terrazza affacciata sulle montagne e al centro della quale sorgeva una splendida piscina a forma di lacrima. Stava forse pensando di andarsene e vendere la villa?

    Lanciò un'occhiata alle montagne poi rabbrividì leggermente per l'aria fresca.

    Era tutto tranquillo, tranne il fruscio del vento tra gli alberi. La villa di Lorenzo era isolata, a molti chilometri di distanza dal supermercato più vicino, a Troina. Si era fatta degli amici da quelle parti tra i negozianti e le casalinghe del posto.

    Se lui avesse venduto la casa, le sarebbe mancato quel luogo. Non si era mai trattenuta a lungo in nessun posto, e probabilmente entro pochi mesi avrebbe cominciato ad annoiarsi, ma... rivolse un'altra occhiata alle colline e alla valle immerse nella notte, alle calde pietre della villa che brillavano alla luce della luna. Le piaceva vivere lì. Era un posto tranquillo, pieno di soggetti da poter fotografare. L'avrebbe rattristata il doversene andare se fosse stato necessario.

    Ma forse Lorenzo intendeva solo un'ultima nuotata prima di fare ritorno a Roma. Così Emma accese il riscaldamento della piscina e tornò in casa. Non appena si voltò una figura apparve dall'ombra proprio davanti a lei. Doveva essere trasalita, perché Lorenzo le aveva messo le mani sulle spalle e la stava sostenendo.

    Rimasero così per un attimo, sulla soglia della porta, come se impegnati in una lotta o in una danza impacciata. Poi lui fece un passo indietro. «Scusa» disse in italiano.

    «È colpa mia...» mormorò lei di rimando, incamminandosi in fretta verso la cucina, mentre il cuore le martellava nel petto. «Quindi... hai mangiato? Se hai fame posso prepararti qualcosa» gli propose.

    Lorenzo la guardò come se stesse per rifiutare l'offerta, ma poi scrollò le spalle. «Perché no? Mentre prepari, vado a cambiarmi.»

    «Cosa ti piacerebbe mangiare?»

    Le rispose con un'altra scrollata di spalle, voltandosi per andare via. «Andrà bene qualunque cosa.»

    Emma lo osservò sparire lungo il corridoio. Non lo aveva mai visto così. Non che avessero mai avuto molte occasioni per parlare al di là delle faccende domestiche. Ma persino in quelle situazioni lui aveva mostrato carisma, energia e voglia di vivere. Era uno di quegli uomini che quando entravano in una stanza attiravano l'attenzione su di sé.

    Aprì il frigorifero e ne studiò il misero contenuto. Prima dell'arrivo di Lorenzo faceva sempre una grande spesa, comprava tutti gli ingredienti necessari per preparare pasti di alto livello e lo lasciava sempre mangiare da solo, di solito in terrazza, da dove si godeva il panorama delle montagne.

    Adesso lanciò un'occhiata alla mezza dozzina di uova, alle poche fette di pancetta e all'ultimo pezzetto di formaggio che costituivano l'intero contenuto del frigo. Li tirò fuori con un sospiro. Avrebbe fatto un'omelette.

    Stava giusto per impiattare quando lui scese le scale. Indossava un paio di jeans e una maglietta grigia, e un brivido le percorse la schiena. «Mi spiace, sono riuscita a preparare solo un'omelette» si scusò. «Domani andrò a fare la spesa.»

    «Non sarà necessario.»

    «Ma...»

    «Non mi fai compagnia?» le domandò lui aggrottando un sopracciglio e accennando con il capo verso l'unico piatto che Emma aveva preparato.

    Lorenzo non le aveva mai chiesto di mangiare con lui. In effetti stare insieme sulla terrazza sarebbe stato imbarazzante, intimo, e lei era abituata a mangiare in cucina leggendo uno dei suoi libri di fotografia.

    «Mmh... ho già mangiato» gli rispose dopo un attimo di pausa. Dovevano essere le dieci di sera ormai.

    «Allora bevi un bicchiere di vino. Non mi va di stare da solo.»

    Era forse un ordine? Emma fece spallucce. «D'accordo.» E prese due bicchieri dalla credenza sopra il lavandino. Forse le avrebbe finalmente detto cosa stava succedendo.

    La luna era alta nel cielo e piena sulle colline ricoperte di alberi. Lorenzo aveva già preso posto al tavolo a bordo piscina, l'acqua luccicava del riflesso dei raggi della luna, ma non appena Emma si avvicinò lui si alzò in piedi e stappò la bottiglia di vino per poi versarlo nei bicchieri.

    «Che gentiluomo.»

    «Godiamoci tutto questo finché sarà possibile.» Detto questo sollevò il calice per fare un brindisi e lei lo imitò.

    Il vino era ricco e dal sapore vellutato, di certo molto costoso, ma Emma posò il proprio calice dopo un solo sorso e guardò il suo capo dritto negli occhi.

    «Sei sicuro che vada tutto bene?»

    «Bene, proprio come dovrebbe essere» rispose Lorenzo prendendo un altro sorso di vino.

    «E questo cosa vorrebbe dire?»

    «Esattamente quello che ho detto. Ma non voglio parlare di me, non stanotte. Per qualche ora vorrei solo dimenticare.»

    Dimenticare cosa?, si domandò Emma, ma era evidente che lui non aveva voglia di rispondere alle sue domande.

    «Sei la mia governante da quasi un anno e non posso dire di conoscerti sul serio» continuò lui, ed Emma lo guardò sorpresa.

    «Vuoi parlare di me

    «Perché no?»

    «Perché... ecco, non hai mai mostrato alcun interesse nei miei confronti prima d'ora. E a dire il vero, sono una persona piuttosto noiosa.»

    Lorenzo sorrise, i suoi denti luccicarono nell'oscurità. «Lascia che sia io a giudicare.»

    Emma scosse la testa lentamente. Quella serata stava cominciando a diventare surreale. «Cosa vuoi sapere?»

    «Dove sei cresciuta?»

    «Dappertutto, a dire il vero. Mio padre è un diplomatico.»

    «Mi sembra di ricordare che tu abbia menzionato la cosa durante il colloquio.»

    Si erano incontrati a Roma, dove Emma lavorava come cameriera in un hotel, uno dei molti lavori che aveva svolto nello spostarsi di città in città, esplorando il mondo e facendo fotografie.

    «E non ti importa di essere finita qui tra le montagne della Sicilia?» le chiese lui, il bicchiere di vino posato sulle labbra. «Tutta sola?»

    «Sono abituata a stare da sola.» E preferiva così. Nessun legame, nessun obbligo, nessuna delusione. Gli sporadici attacchi di solitudine non erano un prezzo troppo alto da pagare per quel tipo di libertà.

    «Hai conosciuto qualcuno qui?» insistette lui. «Ti sei fatta degli amici?»

    «Poche persone a Troina.»

    «È già qualcosa, suppongo. Cosa fai per divertirti da queste parti?»

    Emma fece un alzata di spalle. «Cammino, nuoto, leggo. Per fortuna mi basta poco.»

    «Sì.» Lorenzo rivolse lo sguardo alle montagne e lei ebbe la sensazione che stesse pensando a qualcos'altro, qualcosa di doloroso. «Ma non è il tipo di lavoro che faresti per tutta la vita» osservò infine.

    «Stai forse cercando di sbarazzarti di me?» gli chiese lei in tono leggero. Aveva solo intenzione di scherzare, ma Lorenzo sembrò prenderla sul serio.

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