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Lo scandalo Hemingford
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E-book218 pagine4 ore

Lo scandalo Hemingford

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1811
Jane è convinta che il fidanzamento con Andrew Hemingford, finito burrascosamente due anni prima, sia ormai solo un ricordo. Eppure, quando Donald Allworthy le propone il matrimonio, non riesce a decidersi ad accettare, e il ritorno a Londra dell'ex fidanzato mina definitivamente le sue certezze. Il giovane Hemingford, d'altro canto, non ha mai smesso di pensare a lei e l'attrazione tra i due non tarda a risvegliarsi. Jane capisce che non potrà mai sposare nessuno al di fuori di Andrew, ma lo ama troppo per trascinarlo nello scandalo che senza dubbio la loro riconciliazione farebbe nascere. Vuole infatti proteggere la reputazione del gentiluomo, anche se si sente felice solo tra le sue braccia...
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2020
ISBN9788830515949
Lo scandalo Hemingford
Autore

Mary Nichols

Nata a Singapore, si è trasferita in Inghilterra giovanissima e prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura ha lavorato in ospedale, nella scuola e nell'industria. La ragazza di cristallo è collegato a La contessina ribelle.

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    Anteprima del libro

    Lo scandalo Hemingford - Mary Nichols

    Immagine di copertina:

    Bruno Faganello

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Hemingford Scandal

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2004 Nichols, Mary

    Traduzione di Maria Laura Iervicella

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-594-9

    1

    Londra, 1811

    Jane Hemingford stava scrivendo alcune lettere nel salotto privato della sua casa di Londra, quando la zia irruppe nella stanza con aria eccitata.

    «Jane, è arrivato Mr. Allworthy.»

    «Mr. Allworthy? Mr. Donald Allworthy?»

    «Certo. E chi altri?» Harriet Lane era una donna piuttosto grassoccia e la velocità con cui aveva salito le scale l’aveva lasciata quasi senza fiato. Prima di riprendere a parlare si raddrizzò il cappellino di pizzo nero che le ricadeva su un orecchio.

    «Ma sono appena le dieci! È troppo presto per una visita. Non sono vestita per riceverlo.»

    «Allora farai meglio ad andare a cambiarti. È in biblioteca a parlare con tuo padre e sono sicura che presto verrai mandata a chiamare.»

    «È andato da mio padre? Volete dire che è venuto a chiedere la mia mano?»

    «Proprio così, mia cara. Adesso affrettati e vai a prepararti. Dubito che la conversazione sarà molto lunga. Non c’è niente di cui discutere. Mr. Allworthy ha tutti i requisiti per essere un ottimo partito.»

    Jane era sbalordita. Zia Lane, dopo essere rimasta vedova, aveva vissuto per diversi anni a Bath. Di recente però aveva fatto visita alla nipote con la precisa intenzione di occuparsi di lei e di trovarle una sistemazione. È arrivato il momento che tu la faccia finita con quella vecchia sciocchezza e ti trovi un marito, le aveva detto.

    La vecchia sciocchezza consisteva nel precedente fidanzamento di Jane con un cugino di secondo grado, Andrew Hemingford, che era terminato in un terribile scandalo. Jane non aveva nessuna voglia di ricordare e tanto meno di discuterne. Erano trascorsi due anni e mezzo e ormai si era lasciata quell’amara esperienza alle spalle, ma ciò non significava che fosse pronta a impegnarsi di nuovo solo perché la zia credeva che avrebbe dovuto farlo.

    Zia Lane era arrivata all’inizio della stagione e da allora non avevano fatto che partecipare a balli, ricevimenti e tè. Proprio in uno di quegli intrattenimenti aveva incontrato Donald Allworthy. Da allora aveva avuto modo di vederlo diverse volte e lo aveva trovato attraente e premuroso, ma ciò era tutto. «Lo conosco a malapena, zia. E non avevo idea che avesse intenzione di chiedere la mia mano.»

    «Un perfetto gentiluomo come lui non ti avrebbe mai parlato prima di avere ottenuto il permesso da tuo padre.»

    In altre parole, era molto diverso da Andrew.

    Jane doveva ammettere che Donald Allworthy era un buon partito. Allora perché avrebbe dovuto scegliere proprio lei? Non era particolarmente bella, visto che aveva il naso piuttosto largo e le sopracciglia troppo chiare. I suoi capelli castani a seconda della luce avevano dei riflessi ramati e il suo incarnato roseo diventava ancora più acceso quando era arrabbiata o imbarazzata. In quel momento non era proprio in collera, ma quantomeno sconcertata. «Non sono costretta a riceverlo, vero?»

    «Oh, Jane. Non essere sciocca. Non sei più una ragazzina. Hai vent’anni e ormai dovresti essere maritata.»

    Lo sarebbe stata, se avesse sposato Andrew. «Lo so. Questo però non significa che devo gettarmi tra le braccia del primo uomo che si dichiara» affermò Jane a voce alta.

    «Ma lui non è il primo e lo sai benissimo.»

    «Oh, zia, come potete rammentarmi quello che è successo, quando sapete che voglio soltanto dimenticare?»

    «Mi dispiace, tesoro, ma devo dirti ciò che penso. Dovrai convenire con me che in passato non hai fatto una scelta molto assennata. Adesso sei adulta e più saggia, e con me come guida ti stai comportando benissimo.»

    Jane avrebbe voluto dirle che non aveva bisogno di consigli in quel campo, ma non voleva urtare i suoi sentimenti. «La vostra preoccupazione per me è davvero commovente, zia Lane, ma non avevo idea che Mr. Allworthy volesse chiedere la mia mano. Siete davvero sicura che sia venuto a parlare con mio padre per questo?»

    «Sicurissima. Mi ha accennato qualcosa al ricevimento dei Pontefract, chiedendomi se pensavo che tuo padre avrebbe acconsentito a riceverlo, e io gli ho risposto che ne sarebbe stato felice. Naturalmente, però, la decisione finale spetta a te.» Il suo tono sembrava implicare che un rifiuto da parte di Jane avrebbe costituito un’offesa personale, dopo tutti gli sforzi che l’uomo aveva compiuto per arrivare sino a quel risultato.

    La ragazza sospirò. «Allora suppongo che dovrò parlare con lui.»

    «Brava. Adesso vai a cambiarti e indossa qualcosa di allegro e vivace.»

    Jane non aveva una cameriera personale e così, quando aveva bisogno di aiuto per vestirsi e farsi sistemare i capelli, si affidava ad Hannah, la governante. Ciò però non impediva alla zia di mandarle Lucy, la sua cameriera, se riteneva l’occasione abbastanza importante. E quello doveva essere uno di quei momenti, si disse, vedendo che la domestica era già nella sua stanza.

    Scelse una mussola verde chiaro tagliata a vita alta con delle maniche a sbuffo che si restringevano sotto il gomito. Lo scollo era ornato di nastri e pizzi.

    «Non c’è molto tempo per acconciarvi i capelli, signorina» si lamentò Lucy. «Vorrei che il gentiluomo avesse avvertito, invece di arrivare senza preavviso.»

    «Anch’io, Lucy. Limitati a spazzolarli e a legarli con un nastro verde. Nessuno può aspettarsi un’acconciatura perfetta di mattina presto.» E magari questo lo avrebbe scoraggiato. Subito, però, si chiese se voleva davvero liberarsi di lui. Era una domanda alla quale si rese conto di non saper rispondere. Come aveva sottolineato zia Lane, quell’uomo era un buon partito, quindi avrebbe dovuto prenderlo in considerazione. Dopotutto, non aveva senso aspettare qualcuno che le facesse battere il cuore. L’ultima volta aveva scelto basandosi sui sentimenti e il risultato era stato disastroso.

    Si stava infilando le scarpe quando sua zia bussò ed entrò. «Sei pronta, cara?» Si fermò a valutarla. «Molto graziosa. Forse un po’ pallida, ma credo sia meglio tu mantenga una certa modestia fino a quando non avrai scoperto i gusti di tuo marito.»

    «Marito?» ripeté Jane. «Non credete di essere un po’ precipitosa? Mr. Allworthy non mi ha ancora fatto nessuna proposta e io non ho accettato di diventare sua moglie.»

    «Ma lo farà e io sono sicura che tu non sarai tanto sciocca da rifiutarlo.»

    «Lo ascolterò. È tutto quello che posso promettervi» disse Jane seguendola in salotto, dove trovò suo padre e Donald Allworthy in piedi davanti al camino.

    Donald era alto e magro. La sua impeccabile giacca di pregiata lana blu e i pantaloni color biscotto infilati negli stivali lucidissimi denotavano un uomo che possedeva un discreto patrimonio, anche se non aveva l’aria di un damerino. Sulla cravatta era appuntata una spilla di diamanti. Un orologio e un monocolo spuntavano dal taschino del panciotto. «Servo vostro, miss Hemingford.»

    «Mr. Allworthy.» Jane fece un inchino e sentendo un profondo rossore salirle alle guance si affrettò a rivolgersi al padre. Questi era più basso del loro visitatore e con tutta evidenza non aveva messo particolare cura nel proprio abbigliamento. Quando sua madre era ancora viva era diverso; adesso invece l’uomo si infilava la prima cosa che gli capitava in mano al mattino. In quella particolare occasione indossava dei calzoni blu e una giacca marrone con i risvolti di velluto più scuro. Il suo colletto non era inamidato a dovere. I capelli grigi, sottili e divisi a ciuffi, lasciavano capire che vi aveva passato parecchie volte le dita. «Mi avete mandato a chiamare, padre?»

    «Sì.» Le stava sorridendo e lei provò un brivido di apprensione, rendendosi conto che era compiaciuto di se stesso. Finalmente era riuscito a trovare qualcuno a cui scaricare la responsabilità della figlia. Sapeva di avergli creato un enorme problema impegnandosi con Andrew e poi mettendo fine al fidanzamento.

    Lo scandalo, a dire il vero, non era stato provocato dalla rottura. Era scoppiato prima e a quel punto lei non aveva avuto scelta. Suo padre non l’aveva biasimata per quello che aveva fatto. Si era limitato ad accettare la situazione e l’aveva lasciata fare ciò che voleva della sua vita, ma era chiaro che doveva aver sofferto per la situazione.

    «Mr. Allworthy desidera parlare con te, mia cara» le spiegò. «Confido che ascolterai con attenzione quanto ha da dirti.»

    «Naturalmente, padre.» Non osava guardare il giovane e tuttavia non poteva fare a meno di essere consapevole della sua presenza. Nella stanza aleggiava un’atmosfera di aspettativa, come se i presenti stessero trattenendo il respiro.

    «Adesso vi lasciamo soli.» Il padre fece cenno a Mrs. Lane di lasciare la stanza con lui.

    L’orologio sembrò ticchettare più forte. O forse era il suo cuore che batteva all’impazzata. «Volete sedervi, Mr. Allworthy?» lo invitò Jane accomodandosi sul divano.

    Lui si appoggiò sul bordo di una poltrona in modo da poterla guardare bene in volto. «Come state, miss Hemingford?»

    «Molto bene, Mr. Allworthy. E voi?»

    «Sono in perfetta salute, grazie, ma non posso dire altrettanto del mio stato mentale. Vedete, non ho mai fatto niente del genere prima d’ora.»

    «Fatto cosa, Mr. Allworthy?»

    «Una proposta di matrimonio.» Lui si fermò sorridendo. «Sono arrivato a trent’anni senza trovare una donna che avrei voluto sposare. Questo finora.»

    «Probabilmente siete stato troppo esigente.» Si stava prendendo gioco di lui. «Mi dispiace, signore. Vi ho interrotto.»

    «Non vi preoccupate. Non mi faccio scoraggiare con facilità.» Le prese una mano tra le proprie. «Nutro un profondo affetto per voi. In breve, vi ammiro molto e mi sentirei onorato e privilegiato se voi accettaste di diventare mia moglie.»

    «Mr. Allworthy!» Jane cercò di ritrarre la mano, ma lui la tenne ferma.

    «Non ditemi che non vi aspettavate la mia proposta.»

    «No, non fino a oggi. Non so che cosa dire.»

    «Rispondete di sì e farete di me l’uomo più felice al mondo.»

    «Ma ci conosciamo appena.»

    «Non sono d’accordo. Io vi conosco abbastanza da essere sicuro che la mia futura felicità è riposta nelle vostre mani. Credo di averlo capito dal primo momento in cui vi ho vista. Voi rappresentate il mio ideale di moglie perfetta: educata, bella, intelligente e onesta senza essere svenevole. Quanto a me, possiedo una proprietà nel Norfolk. La casa non è particolarmente grande, ma ha proporzioni armoniose ed è circondata da un piccolo parco. Inoltre vi è annessa una fattoria. Non sono ricchissimo, ma mi definirei benestante e ho delle aspettative per...» Si interruppe quasi avesse detto troppo. «Sono convinto che potremmo essere felici, insieme.»

    Era un bel discorso. Jane però era sicura che, nonostante quello che aveva affermato, non conoscesse il suo passato, altrimenti perché avrebbe voluto sposare una donna che aveva rotto un precedente fidanzamento? «Ci sono alcune cose che dovreste sapere di me, Mr. Allworthy. Non sono tanto ingenua e sprovveduta come sembrate pensare. Ho vent’anni e devo confessarvi di essere già stata fidanzata.»

    «Lo so» replicò lui. «Vostro padre mi ha informato e mi ha anche assicurato che è tutto finito.»

    «Proprio così.»

    «Allora non esiste alcun impedimento, se voi sentite un certo trasporto nei miei confronti.»

    «Non posso dire di provare un sentimento del genere, signore.»

    «Ma non nutrite nemmeno una decisa avversione?»

    «Oh, no. Decisamente no.»

    «Allora farò tutto ciò che è in mio potere per farvi innamorare di me.»

    «Credete che sia possibile? Voglio dire, l’amore non è qualcosa che va oltre la nostra volontà e che non è in nostro potere controllare?»

    «Può darsi, ma forse quel sentimento è già nascosto in voi e ha solo bisogno di essere portato alla luce. Mi comprendete?»

    «Perfettamente, Mr. Allworthy.»

    «Allora, cosa mi rispondete?»

    «Non posso darvi una risposta oggi, signore. Il matrimonio è un passo importante e ho bisogno di pensarci.» Jane sorrise. «In passato mi sono lasciata trasportare dall’entusiasmo senza sapere bene che cosa stessi facendo. Non voglio commettere di nuovo il medesimo errore, perciò preferisco essere cauta.»

    «Capisco, non vi farò pressioni.» Lui si portò la sua mano alle labbra e ne sfiorò il dorso con un bacio. «Ma permettetemi di sperare.»

    Lei scrutò il suo viso attraente con il mento squadrato e gli zigomi alti. I suoi occhi erano scuri, una caratteristica insolita per qualcuno con i capelli tanto chiari, e le sopracciglia folte avevano un taglio deciso. La sua espressione le ispirava una profonda sincerità. «Non posso impedirvi di farlo» rispose alzandosi in piedi per mettere fine al colloquio.

    «Allora lo farò.» Donald si alzò, rivelando la sua notevole altezza. «Mi piacerebbe invitare voi e vostro padre per un breve soggiorno a Coprise Manor. Sono sicuro che non appena vedrete la proprietà ve ne innamorerete. E se vorrete cambiare qualcosa dovrete solo chiederlo.»

    «Siete troppo precipitoso, Mr. Allworthy. Mi lasciate quasi senza fiato.»

    Lui notò che stava arrossendo graziosamente. «Perdonatemi, miss Hemingford. Mi rendo conto di essere impaziente. Forse però mi concederete il piacere di condurre voi e vostra zia a fare una passeggiata in carrozza, questo pomeriggio. Il tempo si è messo al bello e trascorrere qualche ora insieme ci darebbe l’opportunità d’imparare a conoscerci.»

    «Temo di avere già un impegno» affermò lei sorridendo per mitigare il suo disappunto. «Domani, magari?» Si avvicinò al camino e tirò il cordone del campanello.

    «Aspetterò con impazienza quel momento. Alle due va bene?»

    «Vi attenderò alle due, allora» confermò Jane mentre Bromwell, il maggiordomo di casa Hemingford, arrivava per accompagnarlo alla porta.

    Con un inchino l’uomo si congedò.

    Lei si lasciò cadere sul divano con un profondo sospiro. Mr. Allworthy era stato molto formale e corretto. Non c’era niente nel suo comportamento a cui potesse fare un appunto. E tuttavia... Non voleva pensare ad Andrew, ma quella proposta le aveva fatto rivivere parecchi ricordi. Andrew, l’allegro, chiassoso e a volte importuno Andrew, che conosceva da una vita intera, l’aveva baciata. Si era trattato di un bacio lungo e bruciante che l’aveva lasciata scossa e tremante. Voi siete la donna per me, Jane, le aveva detto poi. Non ha alcun senso negarlo. Siamo fatti l’uno per l’altro, perciò dobbiamo annunciare il nostro fidanzamento. A quel tempo si era sentita così sicura di se stessa e di lui...

    I suoi pensieri malinconici furono interrotti dal ritorno della zia, che entrò precipitosamente nella stanza e la guardò con gli occhi che luccicavano di eccitazione. «E allora?» le domandò. «Dobbiamo congratularci con te?»

    «Non ancora, zia. Non vi aspettavate certo che acconsentissi subito, vero?»

    «Cattivella! Allora hai deciso di tenerlo sulla corda.»

    «Non è così. Comunque gli ho detto che può ben sperare.»

    «Questo equivale a un sì! Adesso dobbiamo fare dei progetti, organizzare un ricevimento...»

    «Frenate la vostra impazienza, zia. Non vedo come lasciar sperare Mr. Allworthy equivalga a un sì. E non ci sarà alcun annuncio fino a quando non avrò preso una decisione. Siamo d’accordo?» Jane sorrise e si chinò a baciare la guancia della zia. «Mi dispiace di avervi rovinato il divertimento.»

    Zia Lane le agitò un dito davanti al viso. «Spero però che non vorrai prenderlo in giro, Jane. Non credo che gli piacerebbe.»

    «Lui ha capito che devo poter avere il tempo di riflettere sulla proposta ed è disposto ad aspettare, prima di ricevere una risposta. Siete libera domani pomeriggio? Ci ha invitato a fare una passeggiata in carrozza con lui.»

    «Anche se non lo fossi farei in modo di liberarmi.» La donna fece una pausa. «Oh, Jane. Sono così contenta per te. Stavo cominciando a perdere le speranze.»

    «E perché?»

    «Sarei dovuta venire prima. Avrei dovuto sapere che non avevi nessuno che ti

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