Vendetta all'altare: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Sono passati cinque anni dalla prima volta in cui Angelo Bellandini ha pronunciato quelle parole davanti a lei, ma ora Natalie Armitage non ha altra scelta che accettare quella proposta di matrimonio. Angela ha chiuso il proprio cuore da molto tempo, ma per proteggere la sua famiglia è costretta a pronunciare il fatidico sì, anche se lo sguardo di Angelo non è più animato dall'amore, ma dalla vendetta. Le sue carezze le accendono ancora la passione, ma nessuno potrà più scaldarle il cuore. O almeno questo è quello che lei crede.
Melanie Milburne
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Vendetta all'altare - Melanie Milburne
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Surrendering All But Her Heart
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2012 Melanie Milburne
Traduzione di Silvia Paola Bazoli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-581-5
1
«Tu devi andare da lui.»
Natalie aveva in mente il tono disperato e implorante di sua madre mentre premeva il tasto dell’ascensore che l’avrebbe condotta nel lussuoso ufficio londinese di Angelo Bellandini.
Quelle parole erano impresse nella sua mente e l’avevano tenuta sveglia nelle ultime quarantotto ore. L’avevano accompagnata come un bagaglio troppo ingombrante nel viaggio da Edimburgo, dove abitava, ed erano ormai diventate una sorta di mantra che echeggiava al di sopra dei suoi pensieri.
«Devi andare da lui. Devi incontrarlo. Tu devi andare da lui.»
Negli ultimi cinque anni lei l’aveva visto su tutti i giornali e sui siti Internet dove puntualmente comparivano notizie sulla vita dell’erede della fortuna dei Bellandini.
Lo stile di vita di Angelo Bellandini forniva materiale a sufficienza per le rubriche di pettegolezzi. Alla fortuna ereditata, aveva aggiunto quella che aveva conquistato con il duro lavoro e tutto ciò faceva di lui un personaggio unico.
L’avrebbe dovuto incontrare e avrebbe dovuto scendere a patti con lui per via del comportamento scriteriato e irragionevole di suo fratello minore.
Natalie provò un brivido d’apprensione, mentre entrava nell’ascensore di vetro e acciaio.
Angelo avrebbe accettato di incontrarla, visto il modo in cui se n’era andata cinque anni prima? La passione e il desiderio che un tempo accendevano lo sguardo di lui avevano forse lasciato il posto all’odio?
Era arrivata nell’area della reception e si fece avanti.
Natalie era cresciuta in un ambiente benestante e non si sentiva intimidita dal lusso e dall’eleganza opulenta dell’ufficio di Angelo. Però quando si erano conosciuti, lui non le aveva inizialmente rivelato la reale entità del patrimonio della sua famiglia.
Lei pensava che fosse un bell’uomo italiano che stava studiando per ottenere un master in economia.
Angelo aveva fatto di tutto per celarle l’ambiente dal quale proveniva, ma d’altro canto, non era ciò che aveva fatto anche lei?
Gli aveva rivelato ben poco di sé.
«Temo che il signor Bellandini non sia disponibile al momento» le rispose l’impiegata alla reception con un tono distaccato. «Se desidera, posso fissarle un appuntamento.»
Natalie osservò la ragazza dall’aspetto di una modella, con i capelli biondi lisci e taglio alla moda, gli occhi color del cielo, e sentì la propria autostima vacillare pericolosamente.
In ascensore aveva applicato il lucidalabbra e si era passata le mani nei capelli castani indisciplinati, ma non avrebbe mai ottenuto l’effetto curato e impeccabile di quella ragazza.
Era consapevole che dava l’impressione di aver dormito con gli abiti indosso, anche se in realtà era da ventiquattro ore che non chiudeva occhio. La sua carnagione, normalmente rosea, aveva un colorito grigiastro per la preoccupazione e le profonde occhiaie non contribuivano a migliorare il suo aspetto generale.
Ma era una cosa che accadeva regolarmente in quel periodo dell’anno da quando aveva sette anni...
Natalie raddrizzò le spalle risoluta. Non se ne sarebbe andata senza vedere Angelo, a costo di aspettarlo per tutto il giorno.
«Riferisca al signor Bellandini che mi trattengo a Londra solo per ventiquattro ore.» Porse il suo biglietto da visita e quello dell’hotel dove aveva prenotato una camera per la notte. «Mi può contattare a questi numeri.»
L’impiegata studiò i due biglietti, poi sollevò lo sguardo su di lei.
«Lei è Natalie Armitage?» le chiese. «La Natalie Armitage della Natalie Armitage Interiors?»
«Sì, sono io.»
La ragazza le rivolse un sorriso smagliante.
«Tutte le volte che posso compro le sue lenzuola e gli asciugamani. Adoro la sua ultima collezione, è così femminile, così fresca... così originale.»
Natalie sorrise educatamente.
«La ringrazio.»
La ragazza premette il tasto dell’interfono.
«Signor Bellandini, la signora Natalie Armitage desidererebbe incontrarla. Pensa di riuscire a inserirla fra un appuntamento e l’altro o le fisso un appuntamento per oggi nel tardo pomeriggio?»
Natalie rimase in attesa di udire la voce di Angelo. Sarebbe rimasto sorpreso di sapere che lei era lì di persona? O piuttosto infastidito?
«No» ribatté lui tranquillamente. «La vedo ora.»
L’impiegata l’accompagnò lungo il largo corridoio ovattato e sorrise quando si fermò di fronte a una porta con la targa in ottone che riportava il nome di Angelo.
«È molto fortunata» disse con aria cospiratrice. «Normalmente non incontra nessuno senza appuntamento.»
Natalie si limitò a sorridere, poi entrò nell’ufficio di Angelo e lo cercò subito con lo sguardo.
Era seduto a una scrivania di mogano, in fondo alla stanza immensa, e quando lei udì la porta che si chiudeva alle sue spalle, ebbe l’impressione che fosse scattata la molla di una trappola.
Si sentiva mancare il respiro e faticava anche a deglutire, come se le fosse rimasto qualcosa in gola.
Era più bello di come lo ricordasse. Il suo viso non era cambiato, a parte due rughe ai lati della bocca tirata.
I capelli corvini erano più corti di cinque anni prima, ma erano sempre ondulati e lucenti.
Aveva il volto accuratamente rasato e i profondi occhi marroni avevano la stessa intensità di un tempo.
Lui si alzò e a Natalie non fu chiaro se si trattasse di un gesto di cortesia o del desiderio inconscio di intimidirla.
Con il suo metro e ottantacinque di altezza, era imponente e, nonostante lei indossasse i tacchi alti, doveva tenere la testa alzata per guardarlo negli occhi.
Istintivamente si inumidì le labbra con la punta della lingua. Doveva mantenersi calma e controllata.
Aveva trascorso la maggior parte della vita a tenere a freno le sue emozioni, non era quello il momento di mostrare quanto fosse in ansia per la situazione che riguardava suo fratello.
Angelo ne avrebbe subito approfittato per trarne un vantaggio.
Doveva semplicemente risarcire il danno commesso da Lachlan, andarsene e non guardarsi alle spalle.
«Grazie per avermi ricevuto senza preavviso» esordì. «Immagino che tu sia molto impegnato, ma non ti porterò via molto tempo.»
Quegli incredibili occhi scuri erano puntati su di lei e non le davano tregua.
Senza distogliere lo sguardo, lui premette l’interfono.
«Fiona, rimanda i miei impegni per la prossima ora» disse. «E non mi passare nessuna telefonata. Non devo essere interrotto per nessuna ragione.»
«Certamente.»
Natalie inspirò profondamente.
«Non è il caso di rimandare i tuoi impegni.»
«Direi che invece è proprio il caso» ribatté lui sostenendo il suo sguardo. «Quello che tuo fratello ha combinato in una stanza del mio hotel di Roma è un atto vandalico di una gravità inaudita.»
«Sì» ammise Natalie a fatica. «Lo so, ma sta attraversando un periodo difficile e io...»
La fissò con sarcasmo.
«Un periodo difficile? Qualche problema? Papà gli ha tolto la Porsche? Oppure gli ha ridotto gli alimenti?»
Lei si premette con forza le labbra, tentando di mantenere il controllo.
Come osava Angelo deridere quello che aveva dovuto sopportare suo fratello? Lachlan era una bomba a orologeria. Stava a lei evitare che si abbandonasse ai suoi istinti autodistruttivi. Non era stata in grado di salvare il fratellino minore anni prima, ma avrebbe fatto di tutto per evitare che accadesse qualcosa a Lachlan.
«È solo un ragazzo» cominciò. «Ha appena lasciato la scuola e...»
«Ha diciotto anni» la interruppe Angelo seccamente. «Ha l’età per votare e quindi può assumersi la responsabilità delle sue azioni. Lui e i suoi amici ubriachi hanno causato danni per un centinaio di migliaia di sterline in uno dei miei hotel più prestigiosi.»
Natalie provò un pugno allo stomaco. Possibile che stesse esagerando?
Cosa era passato per la testa di Lachlan? Cosa aveva scatenato una simile furia distruttrice?
«Sono pronta a rimborsarti i danni, ma prima di versarti il denaro, vorrei capire di cosa stiamo parlando.»
Lui la guardò con aria di sfida.
«Quindi sei pronta a ripagare personalmente le spese?»
Lei sostenne il suo sguardo, anche se le costava uno sforzo enorme.
«Entro un limite ragionevole.»
La bocca di lui si piegò in un sorriso sardonico.
«Non hai idea della situazione nella quale ti stai cacciando. Tu non puoi immaginare cosa è capace di fare tuo fratello quando è su di giri.»
Natalie invece ne era ben consapevole, perché da mesi quel pensiero la teneva sveglia la notte. Sapeva perché Lachlan si comportava in quel modo e purtroppo c’era ben poco che potesse fare per impedirlo.
Lachlan era il figlio che aveva sostituito Liam quando questi era morto... il figlio perso che si reincarnava.
Fin da piccolo era stato costretto a vivere la vita di Liam. I suoi genitori avevano riversato su di lui tutti i sogni e le speranze che un tempo avevano nutrito per il figlio defunto. Negli ultimi tempi aveva cominciato a non reggere più a quella pressione e lei temeva che ben presto sarebbe esploso definitivamente.
Aveva già perso un fratello, non poteva sopportare di perderne un altro.
«Come puoi essere certo che sia Lachlan il responsabile dei danni?» gli chiese. «Potrebbe essere stato un suo amico.»
Angelo la squadrò con durezza.
«La camera era prenotata a suo nome, ha dato in garanzia la sua carta di credito all’atto della registrazione. Anche se si fosse limitato a buttare per aria un cuscino, il responsabile di quella devastazione è lui.»
Natalie sospettava che in realtà il fratello avesse avuto una parte molto attiva nell’opera di distruzione della camera d’albergo. Aveva avuto modo più di una volta di assistere ai suoi scoppi d’ira quando aveva bevuto. L’alcol non faceva diventare Lachlan loquace o sonnolento, bensì scatenava una rabbia in lui davvero terrificante per quanto era esplosiva.
Dopo poche ore scordava completamente tutto ciò che aveva fatto e detto in quello stato.
Fino a quel momento era riuscito a evitare delle conseguenze penali, perché suo padre era ricco e influente e aveva ottenuto un atteggiamento di riguardo nei suoi confronti.
Ma Lachlan non si trovava in Gran Bretagna.
Suo fratello era in mano alle autorità italiane ed era per quel motivo che lei si era precipitata a Londra. Per spezzare una lancia in suo favore con Angelo.
Perché fra tutti gli hotel di Roma, ne aveva scelto proprio uno di Angelo Bellandini?
Natalie aprì la borsa e prese il libretto degli assegni.
«Va bene» disse con un sospiro. «Mi fido di te e ti ripago dei danni.»
Angelo scoppiò a ridere.
«E tu pensi che ti basti firmare un assegno per far sì che io mi dimentichi di tutto quanto?»
Lei deglutì a fatica.
«Vuoi più di centomila sterline?» chiese in un tono di voce incredulo.
La fissò intensamente in silenzio, mentre la tensione cresceva e diventava palpabile.
Natalie aveva il cuore in gola e stranamente avvertiva una sensazione di calore al ventre, come se lui l’avesse sfiorata con le sue lunghe dita curate.
Lui non disse nulla, non ce n’era bisogno. Natalie sapeva interpretare quello sguardo ironico. Ad Angelo non importava del denaro, ne aveva a sufficienza.
Sapeva