Dolci segreti tra ex: Harmony Jolly
Di Susan Meier
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Info su questo ebook
Wyatt McKenzie, dopo tanti anni ha deciso di torna-re nella sua cittadina natale per trascorrere qualche giorno di vacanza. Il programma è chiaro: riposare e cercare gli antichi gioielli di sua nonna, che pare siano nascosti chissà dove. Invece tutto viene stravolto quando si rende conto che ha una nuova vicina di casa molto speciale: la sua ex fiamma del liceo, Missy Johnson. Ora lei è un'imprenditrice di successo e pare avere poco tempo per ricordare i bei tempi andati... Oppure c'è qualcosa che non va? Per Wyatt si prospetta un cambio di programma, forse molto più piacevole del previsto.
Susan Meier
Americana dell'Iowa, riesce a conciliare i suoi interessi con la famiglia e l'attività di scrittrice.
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Anteprima del libro
Dolci segreti tra ex - Susan Meier
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
A Father for Her Triplets
Harlequin Mills & Boon Romance
© 2013 Linda Susan Meier
Traduzione di Laura Polli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-481-8
1
Il vantaggio di essere ricchi erano, naturalmente, i giocattoli. Non c’era niente che Wyatt McKenzie volesse e non potesse avere.
In una tiepida mattina di aprile, percorrendo l’autostrada che portava a Newland, Maryland, Wyatt aumentò la velocità della sua moto di grossa cilindrata e sorrise. Adorava quel genere di giocattoli.
Un altro vantaggio di essere ricchi era il potere.
Non che lui avesse la possibilità di scatenare una guerra, o di controllare la vita delle persone che dipendevano da lui per lavoro e reddito. Il potere che gli piaceva era quello che aveva sulla sua agenda di impegni quotidiani.
Come quel giorno, tanto per fare un esempio. Sua nonna era morta un mese prima, ed era arrivato il momento di svuotare la casa e metterla in vendita.
La famiglia avrebbe potuto assumere qualcuno che svolgesse quel compito, ma l’anziana signora McKenzie aveva avuto l’abitudine di riporre denaro e preziosi nei luoghi più impensati.
Quando nessuno dei suoi gioielli era stato trovato nella sua casa di città in Florida, la madre di Wyatt aveva immaginato che la suocera li custodisse in quella in cui abitava quando tornava nel Maryland. E Wyatt si era offerto di andare in moto a Newland per effettuare un sopralluogo in casa della nonna.
Inoltre, dopo lunghi mesi di furiose battaglie legali, una settimana prima era riuscito a liquidare definitivamente la sua ex fidanzata, e aveva sentito il bisogno di festeggiare in qualche modo l’avvenimento.
Quel lungo viaggio in moto per recuperare i gioielli di sua nonna gli era sembrato un’ottima scusa per concedersi una breve pausa di relax e archiviare una volta per tutte il passato.
Si era concesso un mese intero di vacanza, informando semplicemente Arnie, il suo assistente, di cancellare tutti i suoi impegni per le prossime quattro settimane, senza fornire alcuna spiegazione o giustificazione. Si era limitato a dire: Me ne vado, ci vediamo il mese prossimo.
Wyatt diminuì la velocità imboccando la rampa di uscita dell’autostrada per Newland, la piccola città in cui era nato e cresciuto.
Dopo avere acquistato la casa editrice che pubblicava i suoi romanzi a fumetti, si era trasferito con tutta la famiglia in Florida, dove si godeva la vita fra sole e mare. I suoi genitori tornavano ogni tanto a Newland, per andare a far visita ai parenti. Sua nonna aveva trascorso per anni stagioni intere in Florida. Ma per quanto lo riguardava erano trascorsi quindici anni dall’ultima volta che era stato a Newland.
Adesso era tornato, anche se molto cambiato.
Era un uomo ricco.
Non era più il ragazzo timido che suscitava simpatia ma che molti avevano preso in giro. Il nerd alto e magro che non aveva mai dato lustro alla propria classe durante i saggi di ginnastica.
Ora invece si era trasformato in un fusto di più di un metro e novanta, che si allenava quasi tutti i giorni e che era riuscito a fare fortuna con la sua passione per la tecnologia e il disegno.
Immaginando il benvenuto che stava per ricevere dai suoi concittadini sorrise, imboccando Main Street e poi Cape Cod, il viale dove aveva abitato sua nonna, e infine la sua villetta bassa, con le persiane azzurre, il giardino circondato da un’alta siepe che cercava di garantire un minimo di privacy dalla proprietà accanto, praticamente identica.
Una zona residenziale modesta, tranquilla. Esattamente come lo stile di vita della maggioranza degli abitanti di Newland. Uno stile molto diverso da quello costoso e brillante che lui conduceva in Florida, fra lavoro, sport acquatici, cocktail party, galà per raccogliere fondi da destinare in beneficenza.
Entrò nel vialetto e posteggiò la moto. Tolse il casco, infilò gli occhiali da sole e si diresse verso il garage. La saracinesca di legno si aprì senza neppure bisogno di usare la chiave.
Nessuna serratura o impianto di allarme per sua nonna, pensò Wyatt. Newland era un luogo sicuro oltre che tranquillo, molto diverso da quello in cui abitava attualmente.
La sicurezza delle piccole città... Dove si conoscevano i vicini di casa. Si diventava amici.
Gli mancava tutto questo, inutile negarlo, pensò a quel punto, inspirando il tipico odore di olio e benzina che aleggiava nella rimessa.
Si voltò per andare a prendere la moto.
«Ehi, signore» disse una voce infantile con un leggero difetto nel pronunciare la esse.
Wyatt si guardò intorno, ma non vide nessuno.
«Ehi, signore! » Questa volta il tono era più deciso.
Wyatt guardò nella direzione da cui proveniva la voce e vide un bambino di quattro o cinque anni vicino a una fenditura della siepe che gli sorrideva.
«Ciao. È tua la moto?»
«Sì» annuì Wyatt avvicinandosi alla siepe. Il bambino aveva occhi castani e capelli dello stesso colore tagliati corti. Era magro e indossava jeans e maglietta macchiati d’erba.
«Posso fare un giro con la tua moto?»
Wyatt valutò con lo sguardo il suo interlocutore e scosse il capo. «Devi aspettare ancora qualche anno prima di potere guidare una moto... Come ti chiami?»
«Owen!» chiamò a quel punto una voce femminile che Wyatt riconobbe subito.
Impossibile dimenticarla, pensò, trattenendo il respiro.
Missy.
Missy Johnson Brooks, la ragazza più carina del liceo. Nipote della vicina di casa di sua nonna. La ragazza a cui aveva accettato di dare lezioni di algebra per avere la possibilità di stare seduto vicino a lei.
«Owen! Tesoro, dove sei?»
Calda e melodiosa, quella voce gli suscitò una vera e propria ondata di ricordi adolescenziali.
«Immagino che tu sia Owen» dedusse, osservando il bambino.
Il piccolo annuì sorridendo. Un istante dopo una donna comparve accanto alla fenditura della siepe, i lunghi capelli biondi raccolti alla base della nuca.
Nel corso di quei quindici anni, lui era cambiato parecchio, pensò Wyatt. Per Missy, invece, sembrava che il tempo non fosse passato.
Era bellissima, proprio come se la ricordava.
Occhi grigioazzurri, bocca ben disegnata, pelle candida, figura alta e ben modellata, che non passava inosservata nemmeno con il semplice paio di pantaloncini e maglietta che indossava.
A trentatré anni, Missy aveva ancora un paio di gambe perfette, come quando aveva fatto parte delle cheerleaders della squadra di football della Newland High School.
Aveva avuto occasione di frequentare Missy grazie all’algebra e al fatto che le loro rispettive nonne erano state vicine di casa.
A quell’epoca Missy era stata eletta capitano delle cheerleaders, reginetta di bellezza del liceo, reginetta della festa del diploma, reginetta di un mucchio di altre manifestazioni scolastiche. E lui, invece, visto che era stato solo il re dei nerds, aveva sognato di baciarla fin da quando aveva avuto dodici anni.
Insomma aveva avuto una cotta terribile per lei...
«Posso fare qualcosa per lei?» gli domandò Missy, riportandolo bruscamente alla realtà.
Da quel tono formale, Wyatt si rese conto che lei non lo aveva riconosciuto.
Fantastico, pensò, abbozzando un sorriso.
«Davvero non ti ricordi di me?»
«Dovrei?»
«Be’, è stato grazie a me che sei riuscita a superare l’esame di algebra.»
Missy lo fissò un istante poi trattenne il respiro.
«Wyatt?»
«Proprio io, in carne e ossa» le confermò sorridendo.
Missy osservò la giacca di pelle nera che lui indossava, i jeans, il casco che aveva sottobraccio e rimase un istante senza parole, come se non riuscisse a far combaciare il ricordo del nerd del liceo con l’uomo che aveva di fronte.
«Wyatt?» ripeté, incredula.
«In effetti sono un po’ cambiato» ammise lui con un sorriso, togliendo gli occhiali da sole.
Lei lo guardò in un modo che gli fece scorrere più velocemente il sangue nelle vene. In quel momento gli sembrò di essere tornato adolescente, con una cotta furiosa per la ragazza più bella del liceo. E la sua naturale inclinazione a cogliere l’occasione scattò subito.
«È tuo figlio?» domandò, accennando a Owen.
«Sì» annuì lei, posando una mano sui capelli a spazzola del bambino.
«Mamma! Mamma!» esclamò una bambina bionda, raggiungendola di corsa. «Lainie mi ha picchiata» piagnucolò, aggrappandosi a lei.
«Non è vero!» gridò una bambina bruna, che aveva rincorso l’altra.
Wyatt si accigliò. Missy aveva tre bambini?
«Questi sono i miei figli gemelli, Owen, Helaina e Claire» li presentò Missy con una punta di orgoglio.
«Gemelli?» ripeté Wyatt, sorpreso.
«Proprio così» gli confermò lei.
Oh, santo cielo...
«Immagino che tu e tuo marito siate...» Wyatt tacque un istante, cercando l’aggettivo giusto. Stanchi, stressati, disperati? «Molto orgogliosi di loro» concluse.
Missy spinse dolcemente i suoi tre figli verso casa.
«Tornate dentro. Vi raggiungo subito» mormorò.
Anche se un po’ a malincuore, i bambini obbedirono e Missy si voltò di nuovo verso l’uomo che si trovava dall’altra parte della siepe, pensando che Wyatt McKenzie era l’uomo più attraente che le fosse mai capitato di incontrare. Bruno, alto, muscoloso, con uno splendido paio di occhi scuri, sembrava l’eroe di uno dei suoi film d’azione preferiti. Come aveva fatto a non accorgersi di lui al liceo? Cosa diamine aveva avuto al posto degli occhi?
Il cuore le accelerò i battiti, facendo fatica a far combaciare il ricordo che aveva di Wyatt con il fusto che aveva di fronte. La vista di lui, inoltre, le riportò alla mente ricordi che preferiva tenere relegati in un angolo della mente.
«Io e il mio compagno ci siamo lasciati» lo informò.
«Mi spiace» mormorò Wyatt.
«A me no. Meglio così. E tu?»
«Sono anch’io reduce da una delusione sentimentale» la informò brevemente.
Di una cosa era certa... Ai tempi del liceo Wyatt non aveva avuto quella voce calda e virile, pensò Missy, sentendo un delizioso brivido lungo la schiena. Com’era possibile provare un’attrazione così intensa e immediata per un ex compagno di scuola? L’esperienza non le aveva insegnato nulla? Si era già innamorata di un uomo che non aveva meritato la sua fiducia, e adesso si ritrovava da sola con tre figli da crescere.
No, aveva imparato la lezione... Non avrebbe più lasciato che gli ormoni guidassero la sua vita. Non avrebbe ripetuto lo stesso errore.
Si schiarì la voce. «Ho sentito dire che hai fatto fortuna dopo essertene andato da Newland.»
«È vero. Scrivo e disegno romanzi a fumetti.»
«Si guadagna tanto disegnando e scrivendo?»
«I diritti d’autore rendono parecchio» ammise lui, abbozzando un sorriso. «Ma sono anche proprietario della mia casa editrice.»
Missy non rispose, continuando a sentirsi attratta da lui come un magnete. Se Wyatt le avesse sorriso in quel modo al liceo, probabilmente sarebbe svenuta. Grazie al cielo adesso non era più una ragazzina, era una donna adulta, molto più saggia e sapeva come resistere a un sorriso del genere. «Possiedi una casa editrice?»
«Credevo lo sapessero tutti qui a Newland. A quanto pare ci sono meno pettegoli di quanto immaginavo» replicò lui con una punta di divertimento.
«Se è per questo ce ne sono anche troppi, ma negli ultimi anni ho avuto poco tempo da dedicare alle chiacchiere.»
«Lo immagino» annuì Wyatt, notando che i bambini erano tornati di soppiatto vicino alla siepe, chiaramente incuriositi da quello sconosciuto che stava parlando con la loro mamma.
Missy lo guardò negli occhi, cauta. Wyatt non era l’unico a essere cambiato dai tempi del liceo. Forse lei non era diventata ricca ma non se n’era stata con le mani in mano. Non si stava limitando a crescere tre gemelli.
«Anch’io sono titolare di un’impresa» lo informò.
«Davvero?» le domandò, interessato.
Missy distolse lo sguardo, irritata dall’assurda attrazione che provava per Wyatt. Poi rammentò che era sempre stato una persona speciale. Un ragazzo estremamente brillante negli studi, molto sensibile, sempre educato nei suoi confronti. Chissà, forse aveva ancora un cuore tenero sotto la giacca di pelle nera da ribelle...
Quel pensiero non fece che aumentare il senso di disagio che provava.
Se Wyatt non era più così, si augurava che quell’estraneo sexy e sicuro di sé non rovinasse il ricordo dell’unico ragazzo dolce e gentile che aveva conosciuto