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Un milionario per amico: Harmony Jolly
Un milionario per amico: Harmony Jolly
Un milionario per amico: Harmony Jolly
E-book148 pagine1 ora

Un milionario per amico: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Esiste l'amicizia tra un uomo e una donna? Forse sì e forse no...

Quando il giovane milionario Trent Sigmund scopre che la bella ereditiera Sabrina McCallan, sorella minore del suo migliore amico, è incinta, si sente subito in dovere di aiutarla a trovare il padre del piccolo. Chi poteva immaginare che la ricerca si sarebbe trasformata in un romantico viaggio per tutta l'Europa? Una tappa dopo l'altra, i due amici si rendono conto che il legame tra loro sta cambiando, trasformandosi in qualcosa di più profondo. Entrambi sono stati scottati dai rispettivi passati e hanno paura di mettersi in gioco, ma se non vogliono rinunciare al vero amore dovranno raccogliere tutto il loro coraggio e fare il primo passo verso la felicità.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2020
ISBN9788830514683
Un milionario per amico: Harmony Jolly
Autore

Susan Meier

Americana dell'Iowa, riesce a conciliare i suoi interessi con la famiglia e l'attività di scrittrice.

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    Anteprima del libro

    Un milionario per amico - Susan Meier

    successivo.

    1

    Quando incontravi Sabrina McCallan, ti rigiravi a guardarla. Capelli biondi, occhi azzurri e forme sinuose, era fisicamente perfetta. Aggiungi modi impeccabili, portamento elegante, charme, grazia e intelligenza, per Trent Sigmund, detto Ziggy, quella donna era la classe fatta persona.

    Fino a quel giorno.

    Mentre Sabrina aspettava di essere immortalata nelle fotografie di rito come damigella d'onore al matrimonio di suo fratello Seth, dopo la cerimonia, aveva l'aria esausta. Pareva nervosa. E, inverosimile... aveva una ciocca bionda fuori posto.

    Ecco perché Trent non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.

    Non la stava fissando perché era attratto da lei. Sabrina non era il suo genere. Era perfetta, impeccabile, mentre a lui piacevano donne un po' più disordinate. Non sciatte, ma capelli scompigliati sul cuscino, occhi assonnati, jeans sgualciti e scarpe da ginnastica trasandate erano più nel suo genere.

    Quel giorno Sabrina aveva qualcosa che non andava e lui, testimone di nozze – oltre che migliore amico di suo fratello – aveva delle responsabilità. Dopo il college Trent e Seth avevano condiviso un appartamento fatiscente, guadagnandosi da vivere come camerieri. All'epoca conoscevano gli orari degli autobus e della metropolitana come il palmo delle proprie mani e si reggevano il gioco quando uno o l'altro vedeva una ragazza che gli piaceva. Anche se Seth era lontano dalla famiglia da un po', e secondogenito dei McCallan, aveva delle conoscenze nel mondo della finanza e aveva aiutato Trent a ottenere il lavoro che lo aveva portato a cogliere l'attimo, mettersi in proprio e diventare ricco.

    Per certi versi erano come fratelli. Per altri erano più uniti di due fratelli. Sarebbe stato uno sciocco se non avesse ammesso che doveva molto a Seth. E lui non era uno sciocco.

    Ecco perché Trent non poté ignorare l'agitazione della damigella d'onore. Lo sposo era troppo occupato per accorgersene. E anche Jake, il fratello maggiore dei McCallan, era indaffarato con il suo bimbetto e la moglie incinta. Solo lui poteva scoprire che problema avesse la piccola Sabrina quel giorno.

    Quando il testimone e la damigella furono chiamati per la fotografia, Trent percorse la navata e raggiunse Sabrina. Era incantevole, con l'abito lilla che metteva in risalto i suoi occhi azzurri e i capelli biondi che incorniciavano l'ovale del viso. E quella ciocca fuori posto, pensò Trent, la rendeva ancora più bella.

    Le offrì il braccio. Gli ambienti in cui erano cresciuti lui e Sabrina non potevano essere più diversi, ma Trent frequentava un McCallan da dodici anni e sapeva come si comportava un gentiluomo.

    «Pronta per le foto?»

    Sabrina gli rivolse un sorriso cortese mentre appoggiava la mano sul suo braccio. «Sì.»

    Trent stava per dire che era elegantissima con l'abito lilla che Harper aveva scelto per le sue damigelle, ma non sarebbe stato originale perché chissà quante persone dovevano averglielo già detto.

    Si misero in posa vicino a Seth e Harper e sorrisero all'uomo di mezza età che scattò la fotografia. E poi lasciarono il posto agli sposi e ai genitori di lei, a Maureen – la mamma di Seth – al fratello Jake e sua moglie Avery e, infine, posarono tutti insieme... una folla di uomini in smoking, donne in abiti da sera e bimbi con vestiti di tulle e volant.

    Dopo il rito delle fotografie, gli ospiti si recarono in limousine nell'attico di Seth e Harper per l'aperitivo, dove lo sposo stappò la prima bottiglia di champagne e diede via al valzer dei camerieri che riempirono i calici di cristallo.

    Trent continuò a seguire Sabrina con lo sguardo e notò che la giovane McCallan accettò un calice di champagne, al brindisi di Jake lo levò ostentando allegria, ma poi non bevve nemmeno un sorso. Aguzzò gli occhi. Lei aveva solo finto di bere. Tre brindisi dopo, infatti, il calice era ancora pieno.

    Gli sposi si mescolarono tra la folla e mentre i camerieri offrivano gli antipasti su vassoi d'argento, Seth raccontò storie di gioventù bruciata e parlò con affetto del defunto marito di Harper, Clark, che era stato il terzo membro del trio formato da Clark, Seth e Trent, che all'epoca tutti chiamavano Ziggy.

    Trent aggiunse qualche aneddoto, poi la conversazione si spostò su altri argomenti e, quasi senza che se ne accorgessero, giunse il momento di andare al Waldorf Astoria per il ricevimento.

    Trent individuò Sabrina tra gli ospiti e notò che era affranta. La manager di un'organizzazione no-profit che aiutava startup a trasformarsi in compagnie di successo non poteva avere un'aria così desolata.

    Studiò quell'espressione, ricordò che non aveva toccato alcol e arrivò a una conclusione così sconvolgente che quasi emise un fischio... come faceva il suo patrigno di fronte a qualcosa che aveva dell'inverosimile.

    Durante l'aperitivo a casa di Seth e Harper, Sabrina cercò di bluffare meglio che poté e quando Ziggy si avvicinò... di nuovo... per offrirle un passaggio al ricevimento, avrebbe voluto strangolarlo. Aveva bisogno di stare da sola per riflettere, ma il migliore amico di suo fratello la seguiva come un'ombra.

    Se non lo avesse conosciuto bene, avrebbe pensato che si fosse preso una cotta improvvisa per lei, ma sapeva bene di non essere il suo tipo. Trent di solito frequentava ragazze sciatte e scarmigliate. E, comunque, nemmeno lui era il tipo giusto per lei. Era bello, d'accordo. Era molto sexy con i capelli ricci e neri che gli sfioravano le spalle. Ai suoi penetranti occhi non sfuggiva nulla. Ma era trasandato. E gli piaceva frequentare localini con luci soffuse, musica jazz e birra in riva a un lago. Qualsiasi lago. Le pareva di ricordare che avesse case sulle rive di tre laghi diversi.

    Poi c'era la questione del nome. Non si era mai abituata a chiamarlo Trent. Primo, perché suo fratello lo chiamava Ziggy quando erano ragazzi. Secondo, perché le pareva che il nome Ziggy si addicesse di più a quel miliardario spensierato.

    Nessuno voleva uscire con un tipo di nome Ziggy, tantomeno una professionista del suo calibro. Sabrina dirigeva una rispettabile azienda no-profit e doveva mantenere una certa immagine se voleva continuare a ottenere contributi e prestiti per assistere le centinaia di persone che ogni anno si rivolgevano a lei per immettere nel mercato nuove idee.

    Trent la aiutò a salire in una delle limousine nere parcheggiate davanti al grattacielo in cui abitavano Seth e Harper e alzò il vetro che separava i passeggeri dall'autista. «Ti senti bene?»

    «Che cosa?» Evitò il suo sguardo. «Sì, bene.»

    «C'è qualcosa di cui vorresti parlarmi?»

    Lei lo guardò storto. «Assolutamente nulla.»

    «Non vorrei sembrare indiscreto, ma sembra che tu abbia bisogno di una spalla su cui piangere o forse di un consiglio.»

    Sabrina avrebbe desiderato arrendersi, ma resistette. Trent non poteva sapere che era incinta. Lei stessa lo aveva scoperto solo quella mattina.

    Il mese prima uno sciocco senso di solitudine l'aveva spinta a volare a Parigi da Pierre e trascorrere uno sconsiderato fine settimana insieme... giusto il tempo di concepire il bambino che portava in grembo, perché, prima di tornare a casa, di comune accordo, avevano preso la decisione di interrompere quel rapporto.

    Sabrina aveva colto un'ombra di dispiacere sul volto di Pierre quando era ripartita per New York, ma, a quanto pareva, non abbastanza da richiamarla.

    Meglio... perché Sabrina non credeva nell'amore e quattro anni prima aveva accettato le avance di Pierre solo perché sapeva che la loro relazione non avrebbe avuto un futuro.

    Bello e appassionato, Pierre era il divertimento. Entrambi vivevano e respiravano arte. Pierre era frutto di un matrimonio ancora più disfunzionale di quello tra i genitori di Sabrina e aveva deciso di rimediare alla noncuranza della famiglia cogliendo l'attimo. Quell'artista bohémien aveva giurato solennemente che non si sarebbe mai sposato né avrebbe avuto figli. Tra lui e Sabrina non c'era nulla di serio. Solo una tranquilla relazione a distanza.

    E ora che era incinta?

    Si erano lasciati, Pierre non voleva diventare padre e Sabrina non aveva mai voluto quell'uomo nella propria vita in modo permanente. Non era cambiato nulla.

    O almeno così pensava.

    Ma era proprio quello il problema. Non aveva avuto ancora il tempo di rifletterci. Da quando aveva visto lo stick del test diventare blu non aveva avuto due minuti di pace per pensare e i suoi nervi stavano cominciando a cedere. Una parte di lei voleva godersi il grande giorno del fratello. L'altra avrebbe voluto tornare a casa e piangere.

    Ma di paura o di felicità? Aveva sempre desiderato avere un figlio. Immaginava di instaurare con lui lo stesso legame che aveva avuto con sua madre. Di guidarlo nei primi passi di una vita serena e soddisfacente, scegliere buone scuole, portarlo al parco, forse anche prendere un cane...

    Solo che lo aveva immaginato in un futuro lontano e imprecisato. Non subito!

    «Sto bene.»

    «Va bene. Proteggi i tuoi segreti.»

    Sabrina sussultò. Segreti. Quel bambino, infatti, non era il suo unico segreto. Lei dipingeva.

    Estroso e brillante, Pierre era una delle poche persone a sapere che Sabrina McCallan e la schiva Sally McMillan, pittrice di fama internazionale, erano la stessa persona.

    Sabrina era ricorsa a uno pseudonimo perché la sua prima mostra era stata affollata da persone desiderose di comprare i suoi dipinti solo per ottenere favori da suo padre, magnate della finanza che era morto due anni prima.

    Amareggiata, Sabrina era stata sul punto di abbandonare la pittura, ma sua madre aveva suggerito l'idea di usare uno pseudonimo. E funzionava. Lei non presenziava alle proprie esposizioni e lasciava che fosse la sua arte a rappresentarla.

    Ma Ziggy non poteva saperlo. Seth, Jake, Avery e Harper non avrebbero mai svelato il suo segreto. Ziggy stava bluffando. Doveva attaccare.

    «Invece, sei tu ad aver bisogno di qualche consiglio.»

    Trent rise.

    Sabrina sollevò un sopracciglio. «Hai paura che i tuoi affari non superino il test di un professionista?»

    «Tesoro, i miei affari non supererebbero nessun test. Ho un paio di

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