Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Quel sexy non so che (eLit): eLit
Quel sexy non so che (eLit): eLit
Quel sexy non so che (eLit): eLit
E-book195 pagine2 ore

Quel sexy non so che (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Perché stare con lo stesso uomo tutta la vita quando puoi averne uno nuovo ogni giorno?
A differenza delle sue amiche, Juliet Emory è pronta a tutto pur di non cadere nella trappola del matrimonio.
La sua libertà è troppo importante per legarsi a un unico uomo e formare una famiglia. Che ne sarebbe allora dell'eccitazione e del divertimento?
Ma quando incontra Cole Matheson qualche dubbio le viene, perché con lui una notte non è abbastanza.

Perché avere ogni giorno donne diverse quando è solo una quella che vuoi?
Cole non è tipo da mordi e fuggi ma quando conosce Juliet è disposto a rivedere i suoi principi pur di starle accanto. Lei è intelligente, provocante. E testarda come un mulo.
Riuscirà a convincerla che sono fatti per stare insieme per sempre?
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2018
ISBN9788858987711
Quel sexy non so che (eLit): eLit
Autore

Jamie Sobrato

Giovane autrice molto promettente, ama le storie sensuali e piccanti. Nata e cresciuta negli Stati Uniti, ha vissuto a lungo in Europa prima di farci ritorno.

Leggi altro di Jamie Sobrato

Correlato a Quel sexy non so che (eLit)

Ebook correlati

Erotismo per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Quel sexy non so che (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Quel sexy non so che (eLit) - Jamie Sobrato

    scandaloso.

    1

    Primo Principio Guida della Lega delle Donne Scandalose: una donna scandalosa sa che la sfacciataggine è una virtù.

    «Mi sono divertita. Non puoi immaginare quanto.»

    Juliet sorrise accostando il telefono all'orecchio, sollevata nel sentire la voce della sua migliore amica dopo due settimane di silenzio. «Sono sicura che Cancun non sarà più la stessa dopo il tuo passaggio.»

    «In realtà rimarresti sorpresa se sapessi quanta poca vita mondana abbia fatto» la informò Rebecca Wilson ridendo. «La verità è che ho trascorso la maggior parte del tempo in una suite d'albergo.»

    «Il che significa che hai incontrato un soggetto adatto con cui bruciare le energie in eccesso.»

    «Non si tratta semplicemente di un soggetto adatto, ma di molto di più» le spiegò Rebecca in un tono così denso di significato da scatenare in Juliet una sensazione di profondo disagio.

    «Continua. Ti sto ascoltando.»

    «Sei seduta?»

    «Sì.» Per la precisione era sprofondata nella poltrona dell'ufficio con i piedi sulla scrivania ingombra di articoli e gadget per organizzare feste e ricevimenti.

    L'inspiegabile sensazione di disagio crebbe.

    «Tieniti forte. Mi sposo!»

    Juliet emise un lungo sospiro di sollievo. Rebecca aveva voluto farle uno scherzo, anche se poco divertente. L'idea di vedere sposata la sua amica un po' pazza e single per convinzione era incredibile almeno quanto il pensiero di vederla entrare in un convento.

    «Ma è meraviglioso! Sai, io ho Brad Pitt legato in cantina e quindi potremmo organizzare un doppio matrimonio, non appena lo avrò convinto a divorziare da Jennifer.»

    Alle parole di Juliet seguì un silenzio imbarazzato.

    «Guarda che non sto scherzando» dichiarò alla fine Rebecca. «Ho conosciuto un uomo in Messico. Era in vacanza anche lui. Abita a San Diego e abbiamo deciso di sposarci.»

    Ah.

    «Ma come... così in fretta?» mormorò Juliet consapevole di esprimersi come una madre preoccupata piuttosto che come un'amica felice per la bella notizia. «Sei sicura che sia l'uomo giusto?»

    «Ma certo che ne sono sicura! Aspetta di conoscerlo... è favoloso.»

    Juliet non l'aveva mai sentita usare un tono così sognante e per tutta risposta non riuscì a esprimere altro che una flebile esclamazione. «Accidenti!»

    «Mi rendo conto che non avrei dovuto darti la notizia per telefono, ma volevo condividere subito questo momento di felicità con te e sapendo quanto sei impegnata non me la sono sentita di aspettare che trovassi un attimo da dedicarmi.»

    «Non preoccuparti.» Juliet si sforzò di sorridere in modo da trasmettere una certa allegria al suo tono di voce. «Dobbiamo incontrarci al più presto per festeggiare.»

    «Sicuramente, ma prima voglio chiederti un'altra cosa. Vorresti essere la mia damigella d'onore?»

    Juliet atteggiò le labbra a una smorfia nonostante si rendesse conto che in realtà avrebbe dovuto sentirsi commossa. «Ma certo.»

    «Fantastico. Sto già pensando ai vestiti...»

    Juliet continuò a sentire la voce di Rebecca, ma il suo cervello smise di registrarne le parole mentre la sensazione di disagio si trasformava in un'ondata di nausea. Sarebbe dovuta essere felice per la sua migliore amica. In fondo non era contraria all'istituzione del matrimonio, anzi la considerava un'espressione perfetta dell'amore tra un uomo e una donna.

    Quello che la indisponeva era che, a causa del matrimonio, ben presto lei si sarebbe trovata sola, senza amiche con cui uscire la sera e darsi alla pazza gioia.

    Non si sarebbe mai aspettata che anche Rebecca la piantasse in asso.

    Se non avesse fatto attenzione, presto si sarebbe ritrovata a frequentare stagionati habitué dei nightclub, uomini e donne di una certa età che vagavano per i locali alla ricerca di divertimenti. Ma chi voleva prendere in giro? Se non avesse fatto attenzione sarebbe finita proprio come quei soggetti patetici, vestita all'ultima moda a trangugiare un drink dietro l'altro.

    Non si sarebbe mai aspettata di rimanere l'unica single nella sua cerchia di amicizie come stava succedendo, obbligata a ingoiare il rospo della tragica notizia che riguardava la sua compagna preferita di baldorie.

    «Jule, sei ancora lì?»

    Juliet deglutì a fatica, aggiustando il telefono contro l'orecchio. «Sì... sì, sono solo sotto shock per la notizia.»

    «Vorrei che mi aiutassi a organizzare il matrimonio.»

    «Naturalmente. Sarò molto felice di darti una mano.» Felice come quando aveva dodici anni e il suo cane era scappato di casa.

    «Voglio che sia un giorno indimenticabile. Ottimo cibo, ottima musica, un'atmosfera irripetibile... Solo tu sei in grado di organizzare un ricevimento memorabile.»

    Juliet atteggiò le labbra a una smorfia per poi pentirsi subito dopo. Doveva a tutti i costi scacciare la spiacevole sensazione di disagio che stava provando ed essere felice per Rebecca.

    Sforzandosi di nuovo di sorridere, ripose: «Questo finesettimana non avrò un minuto libero, purtroppo. Perché non ci troviamo e andiamo a pranzo insieme prima della festa per il bebè di Audrey? Potremo discutere con calma dei dettagli».

    Audrey era un'altra compagna di serate folli che aveva ceduto alla tentazione del matrimonio e di formare una famiglia.

    «C'è qualcosa che non va? Mi sembri strana.»

    «No, no. Sono felicissima per te. È solo che prima che chiamassi stavo vagliando una serie di conti e bollette che riguardano la villa di mia zia.» Se non altro quella giustificazione era vera.

    «Oh, tesoro, mi dispiace. So quanto è difficile per te accettare che se ne sia andata così all'improvviso e occuparti da sola di tutte le questioni burocratiche legate alle sue proprietà deve essere straziante.»

    «Me la caverò» replicò Juliet, nonostante avesse il presentimento che se i conti fossero continuati ad arrivare con quella assiduità avrebbe ucciso il postino.

    «Allora ci vediamo fra due sabati verso mezzogiorno?»

    «Va bene da Ruby Q

    «Perfetto.»

    Juliet riagganciò, poi nascose il viso tra le mani, lasciandosi sfuggire un lungo sospiro. Il suo cerchio di amiche più care stava scomparendo davanti ai suoi occhi. Si trattava delle persone su cui era abituata a contare, amiche che considerava parte della sua famiglia dal momento che non aveva più parenti. Eppure, una alla volta si sposavano tutte, facevano figli e invariabilmente scomparivano. Ora sarebbe successo anche a Rebecca.

    E lei con chi sarebbe uscita? Chi le avrebbe fatto notare che l'abito che indossava era troppo corto o che le scarpe non si intonavano con il resto dell'abbigliamento? Chi l'avrebbe aiutata a disfarsi dei perdenti che non riuscivano ad accettare che lei non fosse interessata a stabilire una relazione con loro?

    Juliet aveva trascorso i suoi primi vent'anni a fare shopping e a organizzare feste con le amiche e una sciocca parte di lei si era illusa che i festeggiamenti non sarebbero mai finiti. Era stata tanto ingenua da credere che come lei anche alcune delle sue amiche non fossero interessate al matrimonio. Ora, invece, sembrava che il suo destino fosse quello di uscire da sola il sabato sera, di pranzare da sola la domenica e di fungere da terzo incomodo ogni volta che le amiche di un tempo l'avessero invitata a cena.

    Respirando a fondo si impose di smetterla di autocommiserarsi e di affrontare una volta per tutte la lettura dei conti che erano appena arrivati. La zia Ophelia se n'era andata da quattro mesi ormai, ma la sua recente e anomala ossessione per l'acquisto per posta di oggetti di ogni genere le sopravviveva.

    Juliet stava per firmare un assegno di duecento dollari per una centrifuga quando qualcuno entrò nel suo ufficio. Sollevando gli occhi si trovò ad ammirare un solido muro di muscoli alto circa un metro e ottanta, vestito di pelle nera. Juliet riconobbe immediatamente Max Matheson, uno dei tre fratelli che la settimana prima l'avevano ingaggiata per organizzare una festa a sorpresa per il trentesimo compleanno del loro fratello minore.

    «Salve, Max.»

    «Ciao.» Il suo sorriso accattivante indusse Juliet a pensare che fosse davvero un peccato che al suo dito brillasse una vera che lo rendeva inaccessibile. «Mi sono fermato per lasciarti le cose che mi hai chiesto. Mi dispiace di essere un po' in ritardo.»

    Il ritardo non era poi così irrilevante se si considerava il fatto che la festa era prevista per la sera successiva e che lei doveva ancora scannerizzare le fotografie che Max le aveva appena portato.

    Juliet però aveva imparato da tempo che il cliente aveva sempre ragione, anche e soprattutto quando si sbagliava, perciò, atteggiando le labbra a un sorriso smagliante, replicò: «Non c'è problema. Stavo appunto per chiamare l'agenzia di intrattenimenti per confermare l'ora e la data e non appena avrò preparato le fotografie sarà tutto pronto per domani».

    Non le sembrava il caso di informarlo che la Risky Business, l'agenzia di intrattenimenti di cui si serviva di solito, l'aveva appena avvertita che non poteva rispettare l'impegno preso a causa di un'epidemia di influenza che aveva colpito gran parte del personale disponibile. Del resto Juliet era dell'opinione che fosse perfettamente inutile preoccupare un cliente quando alla fine ogni dettaglio sarebbe comunque stato sistemato.

    «Cole sarà entusiasta. Devo ringraziarti per l'aiuto che ci stai dando.»

    Juliet guardò il maggiore dei fratelli Matheson uscire dal quartier generale del Per Ogni Occasione. Fuori, per strada, non c'era molto traffico. Mancava ancora parecchio all'ora di punta. Alcuni passanti si fermavano a guardare l'insegna dell'agenzia, ma la maggior parte tirava dritto senza degnarla di uno sguardo. Era necessario trovare una nuova sede, nonostante fosse difficile scovare spazi appetibili a New Orleans e i suoi guadagni non le permettessero ancora di pagare gli affitti esorbitanti che venivano chiesti nei quartieri che le piacevano di più.

    Aprendo il pacchetto che Max le aveva portato, Juliet corrugò la fronte, poi estrasse una quantità di fotografie, alcuni articoli di giornale e un annuario.

    La fotografia in cima alla pila ritraeva un uomo bello da impazzire con i capelli castani ondulati, seduto a un tavolo da picnic con una birra in mano e un sorriso irresistibile stampato sulle labbra. Quello era Cole Matheson, il festeggiato.

    Niente male.

    Gli occhi azzurri dallo sguardo felice sprizzavano allegria e sensualità e la mascella ombreggiata dalla barba in crescita sembrava implorare una carezza femminile.

    Juliet passò velocemente in rassegna le fotografie decidendo che Cole Matheson era l'uomo più sexy e interessante che le fosse capitato di vedere da parecchio tempo a quella parte.

    Osservando una fotografia scattata nel momento in cui lui usciva dalla piscina con i capelli tirati indietro e parecchie gocce d'acqua che scivolavano sul corpo tonico e abbronzato, si agitò sulla sedia.

    Una notte folle con un uomo simile era quello di cui aveva bisogno per scacciare dalla mente tutti i problemi che l'assillavano e curarla dal disagio che l'annuncio del fidanzamento di Rebecca aveva scatenato in lei.

    Cercò di richiamare alla memoria l'ultima conversazione che aveva avuto con i fratelli di Cole per ricordare se avessero accennato a qualche fidanzata e alla fine rammentò che lo avevano descritto come uno scapolo impenitente.

    Dunque niente le proibiva di lanciarsi in qualche approccio e magari di trascorrere la notte con lui.

    Juliet si sforzò di concentrarsi di nuovo sul lavoro. Cercò il numero dell'agenzia Risky Business a cui si rivolgeva quando i suoi clienti richiedevano la partecipazione di ballerine esotiche. In quel caso i fratelli Matheson avevano espressamente sollecitato la presenza di una spogliarellista, ritenendo che avrebbe rallegrato l'atmosfera.

    Juliet sapeva a che cosa alludevano avendo vivacizzato in più di un'occasione feste noiose togliendosi un paio di indumenti strategici. Una delle sue fantasie segrete prevedeva uno spogliarello per un uomo meritevole di un tale onore, magari anche davanti a un pubblico, e nel momento in cui componeva il numero della Risky Business per sapere se avevano trovato una sostituta per la spogliarellista con l'influenza, pensò che forse non avrebbe avuto bisogno dell'agenzia.

    No, non posso farlo.

    O forse sì?

    Juliet abbassò lo sguardo su una delle fotografie di Cole sparse sulla scrivania e avvertì una strana eccitazione farsi strada in lei. In quel momento difficile della sua vita aveva bisogno di emozioni forti che la distraessero dai pensieri negativi e fingere di essere una spogliarellista sarebbe stata l'emozione più forte che poteva regalarsi in quel frangente.

    Cole Matheson detestava le feste. Detestava la musica assordante, detestava la folla, detestava il divertimento forzato e detestava non poter conversare a causa del frastuono che usciva dalle casse dell'impianto stereofonico e che privava il suo cervello della facoltà di formare pensieri coerenti.

    In quel momento però, avrebbe fatto meglio a fingere di divertirsi, visto che la festa a cui era stato invitato era stata organizzata dai suoi fratelli per festeggiare il suo trentesimo compleanno perciò, trangugiando il terzo bicchiere di whisky, sorrise come se fosse stato davvero felice.

    Di lì a qualche minuto, grazie all'effetto della bevanda alcolica, non avrebbe più dovuto fingere. Normalmente non avrebbe approvato lo stratagemma che consisteva nel bere qualcosa di forte per sopportare meglio un'esperienza sgradevole, ma quella era una circostanza particolare.

    Dopotutto compiva trent'anni. Non avrebbe mai pensato di prendersi una sbronza alla sua età, ma per tutto il giorno non aveva fatto altro che pensare a come la sua vita non fosse neanche lontanamente simile a come se l'era prefigurata. Aveva sempre pensato che a trent'anni sarebbe stato sposato e che a quaranta avrebbe giocato a baseball con i suoi figli, ma la verità era che non aveva una ragazza e nemmeno la prospettiva di averne una entro breve tempo.

    «Ehi, fratello! Mi era sembrato di vedere Jeannie Monroe qualche minuto fa.» Paul gli assestò una pacca sulle spalle. «Vuoi che le dica di venire qui?»

    Jeannie era una ex fidanzata dei tempi del liceo che aveva deciso di frequentare l'università in un'altra città mettendo fine alla loro storia e diventando per tutti i membri della famiglia quella che se n'è andata.

    Cole aveva la strana sensazione

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1