Equivoco all'altare: Harmony Bianca
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Olivia Mannington-Forbes riconoscerebbe quella voce ovunque. Il suo cuore sapeva che Gregor non poteva essere morto, ma lei aveva deciso di non ascoltarlo, a adesso ne deve affrontare le conseguenze. Anche se potrebbe essere l'ultima volta.
Il dottor Gregor Davidson è tornato per riprendersi la sua vita, inclusa sua moglie. Ed è arrivato proprio al momento giusto, visto che adesso Olivia è sull'altare insieme a un altro uomo.
Il vero amore merita una seconda opportunità perché gli errori diventino ricordi e una nuova complicità, anche in corsia, accenda il futuro insieme.
Josie Metcalfe
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Equivoco all'altare - Josie Metcalfe
sveniva.
1
«Olivia!»
La voce acuta di sua madre, come sempre esasperata e delusa, le arrivò attraverso la nebbia che le attutiva ancora i sensi.
Olivia preferì continuare a tenere gli occhi chiusi ancora per un po’, mentre cercava di farsi forza, per fronteggiare la situazione.
Era sicura che suo padre si fosse dileguato. Alle volte si chiedeva perfino se lui fosse un prodotto della sua immaginazione, tanto poco lo aveva visto durante l’infanzia. Sua madre lo aveva certamente sposato per il suo conto in banca, piuttosto che per il suo amore per la natura. Ed era chiaro che lui preferisse la compagnia dei suoi cani a quella della moglie.
«È così?» chiese a quel punto la madre di Ashley in tono indignato. Phyllida Mannington-Forbes era fuori di sé, come poteva esserlo soltanto quando le due cose a cui teneva di più, il buon nome della famiglia famiglia e i sentimenti del figlio, erano stati messi in pericolo.
«Assolutamente no, mamma» rispose Ashley in tono pacato, per cercare di tranquillizzarla. Se quella donna avesse scoperto per quale ragione loro due avevano acconsentito a sposarsi... «Il matrimonio di Olivia ha avuto fine nel momento in cui suo marito è stato dichiarato morto.»
«A quanto pare, però, io non sono morto» affermò in quel momento la voce di prima con lo stesso tono sexy che tante volte aveva tormentato i sogni di Olivia. E lei finalmente aprì gli occhi, ancora incerta che non si trattasse dell’incubo che tante volte l’aveva tormentata, dal momento in cui aveva accettato di sposare Ashley.
Le ci vollero pochi secondi per rendersi conto di trovarsi sdraiata sul tappeto rosso ai piedi dell’altare, circondata da tutti gli invitati.
E allora come era possibile che il primo sguardo che i suoi occhi incontrarono fu quello di Gregor?
Sembrava preoccupato. «Stai bene?» le chiese in un sussurro.
A dire il vero lei non lo sapeva. C’erano così tante emozioni in quel momento dentro il suo cuore... E tante domande, alle quali non sapeva trovare risposta.
Che cosa era successo a Gregor?
Perché era su una sedia a rotelle?
Quali erano le sue condizioni di salute?
Era a causa di una malattia che lui non era tornato più a casa dopo l’ultima missione?
La notizia della sua morte era stata architettata perché lui non voleva rientrare?
Aveva forse smesso di amarla?
Perché aveva permesso che le venisse spezzato il cuore?
In quel momento, l’imbarazzo della situazione e il fatto che l’accaduto sarebbe presto stato su tutti i giornali non sembravano preoccuparla.
Due sentimenti diversi si stavano facendo strada dentro di lei: la gioia immensa per il fatto che l’uomo che amava non fosse morto e il profondo disappunto nel constatare come lui l’aveva trattata.
«Aiutami ad alzarmi» affermò in tono asciutto, dando un colpetto sulle mani di Ashley, che non aveva nemmeno provato a toglierla da quella posizione così imbarazzante.
«Sei proprio sicura di volerti alzare?» le chiese lo sposo dubbioso.
«Certo che sono sicura!» replicò lei cercando di mantenere ferma la voce. «Sono svenuta per lo shock, non perché sono malata» aggiunse, alzandosi in piedi a fatica, felice di non aver scelto il modello ingombrante di abito proposto da sua madre.
«Ma Olivia... cara!»
Le sembrava quasi di sentire il lavorio del cervello della madre, mentre cercava qualche giustificazione per quella situazione così incresciosa... un modo per salvare la faccia di fronte a invitati tanto importanti... e improvvisamente Olivia capì che c’era soltanto una cosa da fare.
«Signore e signori» cominciò, rivolgendosi agli ospiti. «Come avrete capito, oggi non ci sarà alcuna cerimonia. Ma, dal momento che il rinfresco è già pronto, potete accomodarvi e approfittarne per passare un po’ di tempo in compagnia di amici e parenti.»
Mentre parlava, Olivia si sforzò di fingersi calma e di apparire come se avesse la situazione perfettamente sotto controllo. «Spero che vi divertirete e... che vorrete fare un brindisi al fatto che la vita di Gregor è stata risparmiata. Vi ringrazio per essere venuti» aggiunse, cercando di ignorare i gesti convulsi che le stava facendo sua madre.
Avrebbe tanto desiderato potersene andare da sola in un luogo tranquillo, per ritrovare il proprio equilibrio, ma ogni cosa le costava immensa fatica, soprattutto visto che Gregor la stava guardando.
«Olivia?» le chiese Ashley, circondandola con un braccio, nel tentativo di sostenerla. Ma, invece di sentirsi meglio, lei provò una sensazione di disagio.
«C’è qualcosa che posso fare?» le mormorò Ashley in un orecchio. «Vuoi che ti liberi di lui?»
«No, grazie Ash. Non è necessario» rispose lei in tono distaccato, come se quello non fosse stato l’uomo che qualche minuto prima era stata sul punto di sposare.
«Allora vuoi che ti porti da qualche parte?» si offrì ancora lui. «Fuori c’è una limousine che ci aspetta. Dove vorresti andare?»
Olivia si chiese se avrebbe dovuto approfittare della macchina, per farsi accompagnare lontano da lì, in un luogo dove avrebbe potuto riflettere. Ma poi si rese conto che non poteva andare da nessuna parte, finché non avesse parlato con Gregor e scoperto che cosa gli era successo negli ultimi due anni e perché proprio quel giorno avesse deciso di fare la sua apparizione.
Dopo una rapida occhiata alla chiesa, lei volse gli occhi di nuovo verso Gregor e poi subito in direzione della pesante porta di legno, che si trovava a fianco della cappella laterale.
Lui seguì il suo sguardo e poi tornò a guardarla. Con la mano alzata le fece intendere che l’avrebbe incontrata all’uscita laterale nel giro di cinque minuti. Solo a quel punto Olivia si rivolse di nuovo ad Ashley.
«Ash, posso prendere la macchina in prestito?» chiese in tono sommesso, nel tentativo di non farsi sentire dalle due madri, che erano lì vicino.
«Prenderla in prestito?» le chiese lui con un sorriso indulgente, assumendo l’aria del futuro marito innamorato, come aveva cercato di fare durante tutto il periodo di preparazione al matrimonio. «Parker è a nostra disposizione per tutta la giornata, ricordi? Dove vuoi andare? Immagino non a casa di tua madre. E non credo dai miei genitori» continuò sorridente. «Ecco... potrei portarti nella mansarda. Non credo che qualcuno verrebbe a cercarci là.»
La mansarda era un appartamento, che occupava tutto l’ultimo piano del palazzo sede delle attività finanziarie della famiglia Grayson-Smith. Ashley, come unico erede, aveva diritto di usarlo ogni volta che si recava a Londra.
«Raggiungere la mansarda potrebbe essere una buona idea, Ash. L’edificio ha un servizio di sicurezza, nel caso i giornalisti decidessero di seguirti. Ma io vorrei prendere in prestito la macchina da sola, perché è l’unica che possa contenere agevolmente la sedia a rotelle di Gregor. E noi dobbiamo andarcene in fretta, prima che si metta in moto la stampa.»
Per un attimo Ashley rimase senza parole e la fissò incredulo.
«Tu vuoi... vuoi andartene con lui?» chiese con voce roca e Olivia capì che solamente il suo incredibile autocontrollo gli aveva impedito di alzare la voce.
«È chiaro» rispose decisa, sforzandosi di restare calma. «Mi era stato detto che Gregor era morto, ma a quanto pare è vivo. Quindi ho bisogno di parlare con lui... preferibilmente senza decine di persone intorno. Ho bisogno di sapere dov’è stato in questi anni... e anche se siamo ancora legalmente sposati. Finché non saprò tutte queste cose, non sarò in grado di prendere alcuna decisione per il futuro. Non voglio certo commettere reato di bigamia. Le nostre famiglie non potrebbero mai perdonarmelo.»
Ashley cercò di farle cambiare idea, ma Olivia non si lasciò dissuadere, continuando a seguire con gli occhi Gregor, che si stava già avviando verso l’uscita.
Dopo essere stata due anni senza vederlo... convinta che non lo avrebbe mai più rivisto... le era impossibile distogliere lo sguardo da lui. Era affascinata dal fatto che si muovesse con discrezione, nonostante usasse un mezzo ingombrante come una sedia a rotelle.
«Ash, per favore...» affermò a quel punto in tono deciso. «Conosciamo entrambi il motivo, per il quale abbiamo acconsentito a sposarci. Quindi non hai bisogno di recitare la parte dello sposo devastato dal dolore... soprattutto non con me.»
Lui sospirò profondamente, ma finì per capitolare.
«E che cosa vorresti che facessi? Che vi accompagnassi alla macchina e vi lasciassi andare con la mia benedizione?»
«Assolutamente no!» Olivia rabbrividì al solo pensiero. I fotografi ne avrebbero subito approfittato, per vendere le foto ai giornali scandalistici. «Non potresti chiedere all’autista di raggiungerci all’entrata laterale?» chiese, indicando la pesante porta di legno e rendendosi conto che nel frattempo Gregor era completamente scomparso.
Fu in quel momento che si sentì smarrita e improvvisamente fu assalita dal panico.
Possibile che lui si fosse stancato di aspettarla? Sapeva che non era mai stato molto paziente. Se doveva fare qualcosa, di solito preferiva farla subito. E si augurò di non aver perso l’unica opportunità di parlare con lui e chiarire la situazione.
«Vuoi soltanto che mandi la macchina a prendervi?» le chiese ancora Ashley.
«Se te la senti, potresti anche cercare di impedire a mia madre di venirmi a cercare» provò a suggerire lei, ma lui scosse la testa deciso.
«Non ci penso nemmeno! E qualsiasi cosa accada, Olivia, non dirmi dove andrai, così lei non potrà farmelo confessare» replicò lui in tono scherzoso. Poi tornò serio. «Ma, per favore, rimaniamo in contatto... o almeno fammi sapere che stai bene.»
«Lo farò, Ash, e... mi dispiace che le cose si siano messe in questo modo per te» mormorò, appoggiando la mano sul suo braccio e stringendolo leggermente. «Se avessi immaginato che Gregor era ancora vivo, non avrei mai permesso a mia madre di forzarmi la mano.»
«Ehi, non preoccuparti» affermò lui con un lampo di luce negli occhi. «Pensa alla parte tragica che potrò interpretare. Continuare a combattere, nonostante mi sia stato spezzato il cuore...»
«Sciocco!» esclamò lei, dandogli un colpetto sul braccio e spingendolo via. «Ma adesso è meglio che tu vada a cercare la macchina» lo pregò, prima di affrettarsi lungo la navata, in direzione del punto in cui Gregor era scomparso.
Lui aveva fatto appena in tempo ad aprire la porta, per sfuggire al forte odore dei gigli che impregnava tutta la chiesa, quando sentì all’improvviso accanto a sé il familiare profumo speziato di Olivia.
«Allora, dove andiamo?» borbottò, mentre il dolore alla schiena ricominciava a farsi sentire. Erano parecchie ore che non prendeva analgesici, ma fino a quel momento era stato troppo preoccupato di non riuscire a evitare il matrimonio, per ricordarsene.
«Non ci ho ancora pensato» ammise lei perplessa. «Dopo tutto fino a pochi minuti fa non avevo nemmeno idea che tu fossi vivo e meno che meno avrei immaginato che saresti arrivato nel bel mezzo del mio matrimonio» aggiunse un po’ risentita.
Per la prima volta dopo tanto tempo Gregor accennò un sorriso. Aveva ritrovato la sua vecchia Livvy, decisa e combattiva. E questo significava che sua madre non era riuscita a prendere completamente il sopravvento, dopo che lui era scomparso.
«C’è qualche albergo nei paraggi, dove potremmo fermarci a parlare?» chiese, pensando anche al fatto che doveva