La sposa e il testimone: Harmony Jolly
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Info su questo ebook
Lasciata sola all'altare, Dawn Featherington decide di intraprendere un viaggio attraverso l'America per rintracciare il fidanzato e avere una spiegazione. E Cooper Edwards, testimone dello sposo nonché suo fratello maggiore, insiste per accompagnarla. Se dapprima la convivenza imposta dal viaggio è faticosa, ben presto fa nascere tra i due inaspettati sentimenti, sempre più difficili da tenere a bada.
Le cose non sempre sono come appaiono, e una serie di insospettabili scoperte porteranno Dawn a fare la sua scelta a proposito di Cooper, ovunque quella strada li stia portando...
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Anteprima del libro
La sposa e il testimone - Sophie Pembroke
successivo.
1
Dawn Featherington guardò i magnifici addobbi floreali che decoravano le file di sedie allineate sul prato. Il quartetto d'archi stava suonando il Canone di Pachelbel – per la seconda volta – e l'officiante sorrideva serenamente ai piedi dei gradini del gazebo. Il sole del tardo pomeriggio inondava di luce il parco della villa della costa californiana che la madre di Justin aveva deciso essere la location più adatta per ospitare i loro duecentocinquanta invitati, facendo brillare i nastri di pizzo bianco intrecciati intorno al gazebo.
Tutto sembrava perfetto. Poi però rivolse lo sguardo sugli invitati in attesa, che sembravano decisamente meno pazienti di quanto fossero stati venti minuti prima e si sentì attorcigliare lo stomaco.
Perché l'unica cosa che adesso mancava per poter dare inizio alla cerimonia era lo sposo.
Dawn si nascose dietro i paraventi che lo staff della location aveva installato per mantenere segreto fino all'ultimo momento l'arrivo della sposa. Dietro di lei, le sue quattro sorelle parlottavano fra loro, facendo frusciare i loro abiti rosa. Dawn non riusciva a sentire che cosa stavano dicendo, ma non ce n'era bisogno, perché lo immaginava alla perfezione.
Si stavano chiedendo come fosse possibile che stesse accadendo di nuovo.
Ma si sbagliavano. Justin la amava e voleva sposarla. Aveva detestato persino che avessero dovuto passare l'ultima notte prima delle nozze in due hotel diversi, anche se aveva insistito che dovevano farlo, per amore della tradizione. Sarebbe arrivato da un momento all'altro.
Forse.
Dawn deglutì a vuoto e tirò un profondo sospiro. Poi cercò di consolarsi ricordando che, nonostante quello che stavano dicendo le sue sorelle, una cosa del genere non le era mai accaduta prima d'allora, visto che non era mai arrivata tanto vicina all'altare con nessuno degli altri. Tutti si erano tirati indietro prima di giungere a quel punto.
Alle sue spalle aveva due fidanzamenti rotti. Uno durante le prove della cerimonia, d'accordo, che però non era il giorno delle nozze, e tre lunghe convivenze che non erano mai arrivate nemmeno all'anello. E adesso Justin. In ritardo di quaranta minuti al suo matrimonio.
Non sarebbe stato poi così terribile se ognuno dei suoi ex non si fosse poi sposato con un'altra al massimo un anno e mezzo dopo averla mollata. E in un caso, che l'aveva fatta soffrire in modo particolare, l'altra era stata una delle sue sorelle e il suo ex era diventato suo cognato.
Miss Prova Generale. Era così che la chiamavano in famiglia. Dawn era la ragazza con cui gli uomini facevano le prove prima di scegliere la donna con cui davvero volevano trascorrere il resto della loro vita. E per qualche misterioso motivo quella donna non era mai Dawn.
Ma Justin era diverso. Certo che sì!
L'aveva capito fin dal primo momento che si erano incontrati. Dawn era a un party di lavoro, in una villa simile a quella in cui si trovava adesso, e stava guardando dalla terrazza il sole che tramontava sui vigneti che si stendevano a perdita d'occhio, quando lui l'aveva avvicinata e aveva fatto qualche commento sugli ospiti che lei riusciva a stento a ricordare. Tutto ciò che l'aveva colpita erano il suo sorriso e il suo fascino. Avevano parlato tutta la sera... o meglio, perlopiù aveva parlato lui, ma aveva così tante cose interessanti da dire! Poi, il giorno seguente, le aveva mandato dei fiori in ufficio, con un biglietto in cui la invitava a pranzo in uno dei locali più esclusivi della città.
Lei aveva accettato e il resto era storia. Avevano annunciato il loro fidanzamento quattro mesi più tardi e adesso eccoli lì.
O piuttosto, eccola lì. Dove si trovasse Justin era ancora un mistero.
Le voci delle sue sorelle si alzarono di un tono e voltandosi Dawn vide il testimone di nozze, il fratello maggiore di Justin, Cooper, dirigersi verso di loro. Non stava sorridendo. Ma non era necessariamente un cattivo segno, visto che Dawn non l'aveva mai visto sorridere da quando lo aveva conosciuto, ventiquattr'ore prima.
Comunque si preparò al peggio.
E fece bene, perché le prime parole che Cooper pronunciò quando la raggiunse furono: «Non verrà».
«Che mascalzone!» esclamò sua sorella Marie, cingendole le spalle con un braccio.
Un gesto che l'avrebbe consolata molto di più se Marie non fosse quella che aveva sposato uno dei suoi ex, due anni prima.
Per un attimo chiuse gli occhi, travolta da emozioni che conosceva a menadito: rabbia, disperazione, desolazione. Ma poi, con un immenso sforzo di volontà, riuscì a riacquistare il controllo. Non voleva far vedere quanto stesse male alle sue perfette sorelle o al borioso fratello di Justin, al quale era certa di non piacere per niente, anche se non ne capiva il perché.
«Immagino che quella sia per me» affermò riaprendo gli occhi e indicando la busta che Cooper teneva in mano, orgogliosa del fatto che non le tremassero né la voce né le dita. Nessuno, vedendola e ascoltandola, avrebbe capito che si sentiva morire.
Lui annuì e gliela porse, ma quando lo fece, Dawn si accorse che le buste non erano una ma due e che la seconda, che Cooper tenne per sé, era indirizzata a lui.
A quanto pareva Justin si era sentito in dovere di dare delle spiegazioni anche al fratello e non solo alla donna che aveva piantato all'altare.
Inoltre, pensò Dawn cercando disperatamente una nota positiva in quella terribile situazione, era proprio da Justin scrivere una lettera alla vecchia maniera. Non era il tipo da lasciare una ragazza con un messaggio – come il suo secondo fidanzato – o tramite email, come aveva fatto il convivente numero tre. Justin era un gentiluomo.
O lo era stato, fino a quel momento.
Dentro la busta trovò un solo foglio di carta color crema scritto a mano. Scorse le parole velocemente, poi ripiegò il foglio e lo rimise dentro la busta, stando ben attenta a non cambiare espressione.
Non avrebbero vinto.
«D'accordo» commentò. «A quanto pare, sembra che oggi non ci sarà nessun matrimonio.»
«Oh, Dawn!» esclamò la madre, che era appena arrivata per chiedere a suo padre quale fosse il motivo del ritardo. «Oh, non di nuovo, tesoro!»
Nell'udire quelle parole Cooper inarcò un sopracciglio, ma Dawn finse di non averlo notato e gli chiese in tono piatto: «Mi aiuti a dirlo agli invitati?».
«Certo» le rispose lui. «Credo che rientri sempre nei compiti del testimone.»
Sempre. Come se un evento simile si verificasse in tutti i matrimoni e non solo al suo.
«Bene. Forza, allora.»
«Vuoi che li mandi a casa?» le domandò Cooper col solito tono completamente privo di emozioni.
Dawn ci pensò un attimo, poi scosse la testa. Non poteva privare gli invitati del rinfresco, tanto più che era troppo tardi per disdirlo e gli Edwards non avrebbero avuto alcun rimborso.
«No» ribatté con una fermezza di cui fu la prima a stupirsi. «Vado a dire allo staff di aprire il bar e di prepararsi a servire la cena. Che almeno gli altri si godano la giornata!»
E senza dare a nessuno il tempo di replicare sollevò la pesante gonna guarnita di pizzo del suo abito nuziale e si diresse verso la villa con la velocità massima che le consentivano i suoi tacchi alti di raso.
Aveva urgente bisogno di un drink e di una stanza da bagno in cui nascondersi
Così, nessuno avrebbe potuto vederla crollare.
Di nuovo.
Guardando la donna che suo fratello aveva piantato all'altare avviarsi verso la lussuosa villa che aveva scelto per ciò che avrebbe dovuto essere il giorno più bello della sua vita, Cooper notò che sembrava stranamente tranquilla per essere qualcuno il cui futuro era appena andato completamente in frantumi.
Il che, visto quello che Justin gli aveva scritto, forse non avrebbe dovuto sorprenderlo.
Non posso farcela, Cooper. Mi dispiace per il dolore che tutto questo causerà alla mamma, ma so che capirai.
Vedi, questa settimana ho capito di non riuscire assolutamente a liberarmi dal sospetto che Dawn sia una cacciatrice di dote. Pensavo che mi amasse quanto la amavo io. Ma adesso ho paura che lei ami di più i miei soldi. Non posso affrontarla. Non adesso. Mi serve un po' di tempo per me per riflettere sulla situazione e comprendere come stiano veramente le cose fra noi.
Se mi sbaglio, troverò il modo per farmi perdonare. Ma non posso sposarla se non sono sicuro al cento per cento che sia la cosa giusta da fare.
Sto andando alla casa sulla spiaggia e ci rimarrò tutta la prossima settimana per decidere il da farsi. Mi dispiace di farti carico di questo peso, fratello, ma sapevo che saresti stato l'unico a capire esattamente che cosa sto passando.
Sì, Cooper capiva. Eccome, se capiva. A quanto pareva, nessuno dei due fratelli Edwards aveva la capacità di riconoscere una cacciatrice di dote finché non era troppo tardi.
Almeno Justin aveva smascherato Dawn prima di aver raggiunto l'altare, che era più di quanto Cooper fosse riuscito a fare.
Era contento per il fratello, anche se la fuga aveva distrutto i suoi piani di approfittare del suo ruolo di testimone per rilassarsi, ubriacarsi con del whisky di ottima qualità e forse anche sedurre una bella invitata per aiutarlo a dimenticare quanto lui odiasse i matrimoni. La tradizione avrebbe voluto che seducesse una delle damigelle, ma, visto che erano tutte sposate e sorelle della sposa, non aveva mai avuto intenzione di rispettarla.
Tuttavia, ripensandoci, i suoi piani non erano completamente rovinati, perché, per espressa volontà di Dawn, il rinfresco ci sarebbe stato comunque, anche se non c'era più nulla da festeggiare.
E sarebbe iniziato non appena lui avesse annunciato a tutti come stavano le cose.
Non era un compito che lo entusiasmava, ma di sicuro non sarebbe stato più difficile che affrontare gli azionisti di suo padre dopo il pasticcio con Melanie e l'acquisizione Reed, o comunicare ai suoi genitori che era stato imbrogliato dalla donna che amava e che stava per iniziare le pratiche di un divorzio che alla famiglia sarebbe costato moltissimo.
Sì, al confronto quello che lo attendeva era una bazzecola.
Tirò un profondo sospiro, andò ai piedi del gazebo, prese il microfono dalle mani dell'officiante e cominciò: «Signore e signori, ho da darvi una notizia». Subito tutti gli occhi dei presenti si puntarono su di lui e Cooper continuò sfoggiando il più rassicurante dei suoi sorrisi: «Purtroppo, il matrimonio è saltato».
Un coro di «Oh, no!» e «Mio Dio!» si levò dalla folla, ma Cooper non era tanto ingenuo da credere che gli invitati fossero veramente dispiaciuti o delusi. Anzi, era sicuro che la maggior parte di loro gongolasse all'idea di quello che avrebbe raccontato l'indomani a chiunque non avesse avuto la fortuna di essere presente. Chissà che cosa avevano detto sul suo conto dopo il divorzio con Rachel. Non che gli importasse, beninteso. Potevano dire quello che volevano su di lui. Ma non