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Caldi ricordi fra le dune: Harmony Collezione
Caldi ricordi fra le dune: Harmony Collezione
Caldi ricordi fra le dune: Harmony Collezione
E-book156 pagine2 ore

Caldi ricordi fra le dune: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Dodici anni prima, fra le affascinanti dune del deserto del Burquat, il cuore di Julia è stato rapito dallo sceicco Kaden Bin Rashad al Abbas. Quelle roventi notti trascorse sotto un incredibile manto stellato le avevano regalato l'illusione di poter essere le uniche due persone sulla faccia della terra, finché l'amara verità non aveva spazzato via tutto...
Ora che Julia è di nuovo di fronte a Kaden, la freddezza del suo sguardo e gli eleganti abiti che indossa lo rendono per lei praticamente uno sconosciuto, ma Julia sa bene che sottovalutare i ricordi del loro passato potrebbe essere assai pericoloso.
LinguaItaliano
Data di uscita11 giu 2018
ISBN9788858983614
Caldi ricordi fra le dune: Harmony Collezione
Autore

Abby Green

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Caldi ricordi fra le dune - Abby Green

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Call of the Desert

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2011 Abby Green

    Traduzione di Paola Mion

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-361-4

    1

    «L’emiro del Burquat, Sua Altezza Reale lo sceicco Kaden Bin Rashad al Abbas.»

    Kaden scrutò l’affollato salone delle feste dell’esclusivo Royal Archaeology Club di Londra. Tutti i presenti lo guardarono scendere la scalinata, una mano infilata con disinvoltura nella tasca dei pantaloni di sartoria confezionati su misura. Nella grande sala calò il silenzio, ma la cosa non lo disturbò. Era abituato alla curiosità della gente e, mentre gli uomini distoglievano lo sguardo quando incrociavano il suo, molte donne preferivano indugiare anche in maniera spudorata. Come la prosperosa cameriera in fondo ai gradini, che lo attendeva con una flûte di champagne. Gli sorrise civettuola, ma lui la guardò appena: era troppo giovane per il suo cuore e la sua anima logori.

    Sin da ragazzo era stato consapevole del fascino che esercitava sulle donne. Tuttavia, quando vide i propri tratti induriti riflessi in uno degli specchi alla parete, si chiese con un filo di cinismo se ciò che le stimolava non fosse proprio il desiderio di attenuare la sua durezza. Era stato tenero un tempo, ma ormai erano passati così tanti anni che ricordava a malapena cosa si provasse. Era una sorta di sogno e, come tutti i sogni, forse non era reale.

    Proprio in quel momento un lampo all’altro capo della sala attirò la sua attenzione, lo scintillio di una chioma bionda fra tante scure, e qualcosa si contrasse in lui.

    Ancora. Anche adesso.

    Accolse con sollievo l’arrivo concitato del direttore del club, chiedendosi con rabbia perché avesse ancora simili reazioni al ricordo di qualcosa che era stato solo un sogno.

    Il cuore di Julia Somerton prese a palpitare rapido, provocandole un senso di vertigine.

    Kaden.

    Qui.

    Nella stessa stanza.

    Era stato annunciato e poi era scomparso tra la folla, malgrado la sua notevole altezza. Eppure quella prima immagine di lui in cima alla scalinata, raggiante come un dio, si era impressa nella sua memoria per sempre. Era un’immagine che Julia già conservava indelebile nel proprio cuore, in quella parte di lei da cui le era impossibile rimuoverlo, non importava quanto ci avesse provato.

    In quei pochi minuti della sua apparizione aveva notato molte cose. Che era ancora splendido come la prima volta che lo aveva incontrato. Alto, moro, con quel fascino esotico di chi proviene da terre aride e inaccessibili. Dal punto del salone in cui si trovava, Julia non era riuscita a distinguere i dettagli, ma aveva comunque avvertito la potenza del suo sguardo tenebroso, di quegli occhi così neri che ci si poteva perdere dentro.

    E non è proprio quello che ho fatto una volta?

    Una piccola parte di lei si meravigliò che Kaden potesse ancora farle quell’effetto dopo tanto tempo. Erano passati dodici lunghi anni. Era una donna divorziata, adesso, lontana mille miglia dalla ragazza idealista che era stata quando lo aveva conosciuto.

    L’ultima volta che aveva visto Kaden aveva da poco compiuto vent’anni, settimane prima che anche lui arrivasse allo stesso traguardo. Scherzavano sempre su questo particolare, sul fatto che lui frequentasse una donna più vecchia.

    Il cuore le batteva così forte che si portò una mano al petto, mentre una delle sue collaboratrici si voltava a guardarla. «Stai bene, Julia? Sei diventata pallida.»

    Scosse la testa e posò il calice sul tavolino, la mano sudata. Parlò con voce roca. «Dev’essere il caldo. Vado fuori a prendere una boccata d’aria fresca.»

    Si avviò alla cieca tra la folla per raggiungere la terrazza che si affacciava sul giardino curato, mentre una collega l’avvertiva: «Non allontanarti troppo, tra poco devi tenere il tuo discorso!».

    La sentì appena.

    Quando varcò le porte della terrazza, Julia fece un respiro profondo. Tremava come una foglia per lo shock. Era una sera d’agosto, il clima caldo e opprimente, nell’aria l’odore di un temporale in arrivo. Le nuvole si ammassavano in lontananza, quasi aspettassero il momento di avanzare. Il giardino del Royal Archaeology Club era rinomato per le sue piante esotiche portate dagli esploratori di ritorno dai loro viaggi avventurosi, ma Julia sembrava non notarle, le mani strette con forza sul ferro della balaustra. Era prigioniera di un pozzo di ricordi, così tanti, così nitidi come se risalissero al giorno prima.

    Ridicole lacrime le punsero gli occhi e un tremendo senso di perdita la pervase. Come poteva accadere una cosa simile? Lei era una donna matura di trentadue anni che si era ormai lasciata alle spalle la sua primavera. O che forse stava per entrarci, come avrebbe detto qualcuno.

    Il giorno in cui aveva lasciato l’emirato del Burquat, nella penisola araba, qualcosa dentro di lei era morto. E, anche se aveva proseguito gli studi con successo e si era sposata, in realtà non aveva mai più provato dei sentimenti profondi. E il motivo di quella sua aridità emotiva si trovava proprio nella stanza alle sue spalle, una silenziosa, scomoda presenza. Dio, lo aveva amato così tanto!

    Una voce la scortò fuori dai ricordi, fuori da un luogo profondo dentro di lei che non aveva più visitato da tempo. «Dottoressa Somerton, è il momento del suo discorso.»

    Lei sobbalzò e si voltò. Avrebbe dovuto fronteggiare tutte quelle persone per i quindici minuti del suo discorso, consapevole che lui era là che la guardava.

    Che ricordava?

    Forse non ricordava affatto. Forse l’aveva relegata nel dimenticatoio. Julia serrò la mascella. Di certo Kaden aveva avuto abbastanza donne da fare sbiadire il suo ricordo, senza contare che si era sposato. Lei odiava ammetterlo, ma aveva seguito con avidità ogni pettegolezzo su di lui e sulla sua separazione.

    Magari, alla fine, Kaden si sarebbe chiesto come mai quella donna sul palco gli apparisse familiare, come un’immagine indistinta nella sua memoria. Un dolore acuto l’attanagliò, ma lei lo respinse brutalmente. Magari lui non ricordava le lunghe notti in cui, sotto una vasta coperta di stelle, si erano sentiti le uniche persone al mondo. Forse non ricordava la stupenda ingenuità della loro prima volta insieme, che era scaturita in una passione esigente e in un insaziabile bisogno reciproco. E forse non aveva memoria di averle detto una notte: «Ti amerò per sempre. Nessuna donna potrà avere il mio cuore com’è successo con te».

    Probabilmente non ricordava neppure quel tremendo giorno nel bellissimo palazzo reale di Burquat, quando era diventato così freddo, distante e crudele.

    Dicendo a se stessa che un uomo simile doveva averla relegata senza alcun problema nell’angolo più remoto della sua coscienza, Julia riuscì a stamparsi un sorriso sulle labbra mentre seguiva la collega nella sala, cercando disperatamente di ricordare di cosa diamine dovesse parlare.

    «Ah, eccola qui, sceicco Kaden. Venga, la prego, la dottoressa Julia Somerton sta per iniziare il suo discorso. Credo che per il suo master abbia usato le ricerche svolte proprio nel Burquat. Chissà, magari vi siete anche incontrati nel suo paese anni fa. Adesso è coinvolta nella raccolta fondi per finanziare vari progetti archeologici in tutto il mondo.»

    Kaden guardò il direttore del Royal Archaeology Club e pronunciò una risposta vaga, ben sapendo che non era per i commenti che era stato invitato, ma per fare una donazione. Cercò di mascherare il disagio che il nome della dottoressa in questione gli aveva procurato. Sebbene non avesse mai incontrato un’altra Julia nel Burquat, si disse che doveva esserci stata per forza un’altra studentessa con quel nome che lui poteva benissimo non avere mai incontrato, considerata anche la sua mancanza di interesse per l’archeologia dopo che la sua Julia era partita.

    Quella era la sua prima apparizione nel mondo delle ricerche di popoli antichi da allora e sarebbe stato davvero ironico, se avesse incontrato proprio lei. Ma la donna che aveva conosciuto si chiamava Julia Connors, non Somerton. Anche se adesso poteva essere sposata, come gli fece notare una vocina dentro di lui. Del resto, perché non avrebbe dovuto? Anche lui era stato sposato, dopotutto.

    Al ricordo del suo matrimonio si sentì attraversare dalla consueta ondata di rabbia che respinse con decisione. Non voleva confrontarsi con il passato. Sebbene una parte del suo passato che aveva sempre rifiutato di dissolversi stesse per risorgere proprio in quel momento. Sempre che di lei si trattasse. Inspiegabilmente, il suo cuore sembrò bloccarsi.

    Scese il silenzio sulla folla. Kaden guardò dall’altra parte del salone e per un terrificante momento il mondo si fermò sul proprio asse quando scorse la snella figura in abito nero salire la scaletta del palco.

    Era lei. Era Julia!

    In un nanosecondo ritornò al momento in cui aveva capito che, a causa della lussuria, l’aveva messa su un piedestallo sul quale non aveva il diritto di stare. E solo quella consapevolezza lo aveva salvato dal commettere il più grande errore della sua vita.

    Cercando di scacciare quei vividi, molesti ricordi dalla sua mente, fissò Julia. La sua voce era bassa, un dettaglio che lo aveva conquistato fin dal primo momento in cui l’aveva conosciuta. All’epoca, però, indossava una maglietta e dei jeans aderenti e portava i capelli sciolti, sotto un cappello da esploratrice che le riparava il viso dal sole. Era così aggraziata e naturalmente sensuale da togliergli la capacità di parlare.

    Se possibile, adesso gli parve anche più bella di come l’aveva vista quel giorno. Il tempo aveva scavato un poco le sue guance, aggiungendo una spigolosità che non c’era stata allora. Aveva solo diciannove anni a quel tempo, il suo viso aveva un aspetto fanciullesco, come il suo corpo. Per quello che poteva vedere ora, sembrava più magra, con un pizzico di sensuale rotondità in più che era possibile intravedere nello scollo a V dell’abito. E aveva una fragilità nuova, che non c’era stata anni prima. Era lontana un milione di miglia dal ricordo allettante e polveroso che aveva sempre serbato. Adesso sembrava l’eleganza fatta persona, i capelli lucidi raccolti con grazia. Ma quell’aspetto formale non lo aiutò a fermare le immagini erotiche che gli invasero la mente eccitando immediatamente il suo corpo.

    Aveva sempre creduto che Julia non avrebbe avuto un grande effetto su di lui come qualsiasi altra ex, ma si era sbagliato. Con riluttanza, dovette ammettere che nessuna donna aveva esercitato su di lui una simile attrazione sessuale. Non aveva mai più perso totalmente il controllo come gli succedeva ogni volta con lei. E non aveva mai più provato il sapore acre della gelosia nelle viscere come quando l’aveva vista fra le braccia di un altro uomo, le loro bocche congiunte, le mani di lui che le accarezzavano le curve.

    La vividezza di quei ricordi lo stupì e Kaden si affrettò a reprimere le emozioni, preferendo non analizzarne il significato. Quella donna era stata per lui una formidabile lezione di vita: non avrebbe mai più consentito ai propri istinti di prendere il sopravvento sulla sua mente. Eppure tutti quegli anni di controllo sembravano volatilizzarsi adesso che la vedeva di nuovo.

    Più che essere disorientato per quell’assalto di ricordi e irrazionalmente arrabbiato con lei per il fatto di trovarsi lì, Kaden si sentiva frustrato e irrequieto. Una risata esplose in quel momento nella sala per qualcosa che la donna sul palco aveva detto, ma lui non sorrise. Anzi, serrò la mascella e, muovendosi a scatti per la tensione che lo pervadeva, si alzò, borbottando qualcosa a proposito di uscire in terrazza a prendere una boccata d’aria. Non appena il discorso di Julia fosse finito, se ne sarebbe andato, dimenticandosi di averla mai incontrata.

    Julia scese dal podio. Aveva avuto attimi di panico durante il discorso quando, dal fondo della sala, aveva intravisto la testa e le spalle di Kaden torreggiare sulla folla, i suoi occhi scuri che la scrutavano. Poi lui si era alzato bruscamente ed era uscito, come se fosse rimasto disgustato da qualcosa che lei aveva detto. Le ci era voluta tutta la sua capacità di concentrazione per continuare a parlare.

    Vide con sollievo il responsabile della fondazione che

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