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A qualcuno piace... torrido (eLit): eLit
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E-book167 pagine2 ore

A qualcuno piace... torrido (eLit): eLit

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Info su questo ebook

ROMANZO INEDITO

Lucy è una ragazza tutta casa e lavoro, con pochi grilli per la testa e nessun sogno proibito. Praticamente senza speranza, secondo l'opinione della sua migliore amica che decide di farle una sorpresa di compleanno molto speciale: una settimana all'insegna del divertimento più sfrenato in un ranch esclusivo in pieno deserto. E non è tutto! Lucy verrà accompagnata a destinazione da Judd, un uomo a dir poco strepitoso che sembra intenzionato a non perderla di vista...
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2019
ISBN9788858997727
A qualcuno piace... torrido (eLit): eLit
Autore

Jamie Sobrato

Giovane autrice molto promettente, ama le storie sensuali e piccanti. Nata e cresciuta negli Stati Uniti, ha vissuto a lungo in Europa prima di farci ritorno.

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    Anteprima del libro

    A qualcuno piace... torrido (eLit) - Jamie Sobrato

    successivo.

    Prologo

    «Così mi sono tolta il vestito e mi sono gettata nella fontana.»

    Lucy Connors sgranò gli occhi e si protese verso l'amica. Pendeva letteralmente dalle sue labbra. Nulla di strano, a dire la verità. Le accadeva ogni volta che Claire si lanciava nel resoconto delle sue avventure amorose. «Lui cosa ha fatto?»

    «Si è levato le scarpe e mi ha raggiunto.» Claire fece una pausa significativa. «Abbiamo fatto l'amore proprio là, nel bel mezzo del parco.»

    Che storia! Da sempre la vita sentimentale di Claire era più eccitante di quella di Lucy. Uomini bellissimi, avventure piccanti, intensi finesettimana in luoghi da sogno. Ogni volta le sembrava di assistere a un'avvincente soap opera per adulti. L'amica, infatti, non era tipo da risparmiare i dettagli sulle prestazioni dei suoi partner. Inoltre possedeva una buone dose di ironia e l'innata capacità di rendere interessante anche la storia più banale.

    Devono essere i capelli rossi, pensò Lucy gettando un'occhiata alla lunga chioma di Claire. Anche i suoi capelli erano lunghi, ma evidentemente la sua sfumatura di colore non suscitava negli uomini particolare interesse.

    A lei non restavano che le fantasie. Nessuno, ne era certa, sognava a occhi aperti quanto lei, imbastendo storie di cui era l'assoluta protagonista e il cui lieto fine era scontato. Suo partner ideale, da sempre, era un affascinante sconosciuto che indossava uno Stetson, stivali da cowboy e le cui cosce muscolose erano inguainate in jeans scoloriti e un po' lisi sul fondoschiena.

    Purtroppo l'ultima volta che aveva incontrato un uomo degno di entrare a far parte del proprio mondo onirico risaliva a cinque mesi prima, quando un aitante corriere della UPS le aveva consegnato un pacco speditole da sua madre. Lei lo aveva fissato a lungo, emozionata, e aveva firmato la ricevuta con mano tremante. Lui in risposta aveva sorriso, quindi si era rimesso alla guida del proprio furgone.

    Decisamente nulla che valesse la pena di raccontare.

    Claire, che la stava osservando da parecchi minuti, le rivolse un sorriso affettuoso. «Non fare quella faccia. Presto tornerai anche tu a fare esperienze indimenticabili.»

    «Tornerai?» Lucy scrollò il capo, malinconica. Prevedibili, sicure e insipide erano gli unici aggettivi in grado di descrivere le esperienze che aveva avuto fino a quel momento. «L'uso del verbo tornare è del tutto improprio nel mio caso.»

    «Non dirmi che non hai mai...»

    «Niente di indimenticabile. No.»

    «Nemmeno una volta?»

    «Le fantasie valgono?»

    «Tesoro, sei messa peggio di quanto pensassi» si lasciò sfuggire Claire con la consueta sincerità. «Devi lasciarti andare! Metti in pratica le tue bollenti fantasie!»

    Come se non ci avesse provato. «Fai sembrare tutto facile» gemette Lucy. «Hai già dimenticato la reazione di chi-sai-tu al mio tentativo di emulare Kim Basinger in Nove settimane e mezzo

    «Roger era un cretino» fu la secca risposta dell'amica. «Avrebbe dovuto saltarti addosso, non scoppiare a ridere come uno stupido. Ma ce ne siamo liberate, quindi non pensarci più.»

    Più facile a dirsi che a farsi. Quanti degli uomini che affollavano le strade di Phoenix, Arizona, avrebbero degnato la banale e anche un po' noiosa Lucy Connors di uno sguardo?

    «Desiderate il dessert?» L'arrivo del cameriere fu provvidenziale.

    «Assolutamente sì» rispose Claire, che mai avrebbe negato a se stessa uno dei grandi piaceri della vita.

    «Nulla per me, grazie» rifiutò invece Lucy, abbozzando un timido sorriso.

    «Non se ne parla proprio» la contraddisse l'amica, gettando una strana occhiata al ragazzo. «Procediamo.»

    Pochi secondi dopo tutto il personale del ristorante si riunì intorno al loro tavolo e intonò Buon compleanno, mentre una torta al cioccolato decorata da enormi e succose fragole veniva posta davanti a Lucy.

    L'applauso fu fragoroso.

    «Esprimi un desiderio!» la sollecitò Claire, indicando la candelina rosa che troneggiava al centro del dolce. Estrasse una macchina fotografica dalla borsetta e rise. «Dovresti vedere la tua faccia! Dai, soffia!»

    Lucy aveva le lacrime agli occhi dalla commozione. Il suo compleanno per la verità cadeva il giorno seguente, ma lei e Claire avevano deciso di festeggiarlo in anticipo a causa di un viaggio di lavoro che avrebbe portato l'amica fuori città per alcuni giorni.

    Chiuse gli occhi e soffiò.

    «Dai, dammi un indizio sul tuo desiderio» la implorò la rossa. «Se indovino da sola si avvera lo stesso.»

    «Questa regola non l'ho mai sentita.»

    «L'ho inventata io» rispose Claire in tono innocente.

    «Credimi, non vale la pena di conoscere il mio desiderio. Ne saresti delusa.»

    Si era sforzata di assumere un'espressione spensierata ma l'altra, che la conosceva fin troppo bene, non si lasciò ingannare. «Tesoro, perché non mi dici cosa non va?» Era sinceramente preoccupata. «Tu non sei felice, anche un cieco lo capirebbe. La tua vita non va come vorresti, lo intuisco. Dove sono la tua allegria, la spensieratezza?»

    «Be', ecco... Mi piace il mio lavoro» azzardò Lucy, ben sapendo che non era la risposta esatta. Diventare un'agente di viaggio non aveva reso la sua vita più eccitante, come aveva sperato. A partire e divertirsi erano sempre gli altri, non lei.

    Claire la fissò a lungo con sguardo indagatore, uno sguardo che Lucy aveva imparato a conoscere e a temere. Ogni qualvolta l'amica aveva quell'espressione, guai seri erano in arrivo.

    «Così non puoi continuare. Ti sfido ufficialmente a fare qualcosa di insolito ed eccitante, mai provato prima. Domani è il tuo compleanno. Quale migliore occasione per rivoluzionare la tua vita?»

    Lo stomaco di Lucy si chiuse in una morsa. «Non ho alcuna intenzione di accettare una delle tue assurde sfide. Io non sono come te e prima te ne farai una ragione meglio sarà per tutti.»

    Aveva parlato in tono deciso, ma Claire non era tipo da lasciarsi facilmente smontare. «Vedremo.»

    «Cosa significa vedremo

    «Devo andare ora.» Claire era molto abile a cambiare argomento. «Mi dispiace molto, ma sono in ritardo per la riunione.» Estrasse dal portafogli una consistente somma di denaro e la posò sul tavolo. «Ci sentiamo stasera, prima che io parta.» Abbracciò l'amica e si diresse in fretta verso l'uscita.

    «Dimenticavo» soggiunse prima di scomparire del tutto. «Il tuo regalo di compleanno ti aspetta a casa tua, sul letto.»

    «Cosa?»

    «Un regalo... sul letto» ripeté la rossa con una strana luce negli occhi. «A stasera.»

    Lucy annuì. Claire possedeva una copia delle sue chiavi. Probabilmente le aveva comprato un oggetto troppo ingombrante per essere trasportato, e aveva pensato bene di farlo recapitare a casa. Chissà di cosa si trattava. Probabilmente della coperta imbottita che avevano visto insieme su un catalogo e che lei desiderava da tempo.

    L'avrebbe usata durante le lunghe serate invernali, davanti al televisore. Sì, doveva proprio trattarsi della coperta. Claire non aveva mai sbagliato un regalo nei cinque anni della loro amicizia.

    Più serena, Lucy osservò il dolce davanti a lei, indecisa se osare oppure no. Quindi, ricordando la sfida che l'amica le aveva lanciato, affondò la forchetta in una fragola dall'aspetto peccaminoso e la portò alla bocca.

    Il primo avvenimento eccitante della giornata. Claire sarebbe stata orgogliosa di lei.

    1

    Era seminudo e ammanettato alle sponde del letto.

    Il suo letto.

    Lucy fissò a lungo il cowboy addormentato e, per tutto il tempo, muoversi o emettere alcun suono le risultò impossibile. Chi era e che diavolo ci faceva nella sua camera da letto? Per un istante pensò di aver sbagliato appartamento e di essere entrata in quello della vicina, l'anziana signorina Watson, ma un'occhiata al copriletto a fiori fu sufficiente per rendersi conto che era proprio casa sua.

    Le tende che aveva acquistato al mercatino dell'usato, la libreria che conteneva i suoi adorati libri, la poltroncina dal rivestimento graffiato, tutto le apparteneva. Tutto a parte lo sconosciuto e le manette argentate che lo legavano al letto in ferro battuto.

    Se almeno avesse potuto vederlo in viso! Non che avesse importanza. A parte il fatto che lo Stetson gli ricopriva la faccia, nessuno dei suoi amici o conoscenti possedeva un fisico come quello. Lunghe braccia muscolose, un torace possente e glabro, a eccezione di una leggera striscia di peluria scura che dalla vita scompariva sotto il primo bottone dei jeans, spalle ampie, fianchi stretti. Una donna non avrebbe potuto chiedere niente di meglio dalla vita. Non riusciva a vedergli il viso, ma il suo istinto le disse che era come il resto... Magnifico.

    Completavano l'immagine un paio di stivali pitonati bianchi, ornati sui talloni da artistici speroni. E i jeans, sdruciti al punto giusto, gli fasciavano splendidamente le gambe muscolose.

    Lucy ebbe un déjà vu. Aveva già visto quell'uomo, ne era certa. Ma dove? Non in agenzia e nemmeno al supermercato. Forse in biblioteca o al parco?

    In nessuno dei due luoghi. Non ci voleva molto a capire che esemplari simili abitavano esclusivamente nelle fantasie delle donne e infatti il misterioso cowboy era colui che da anni popolava i suoi sogni. Soltanto che, a giudicare dal movimento lieve ma regolare di quel petto virile, quell'esemplare era vivo e vegeto.

    Una luce le si accese nel cervello.

    Che fai lì impalata? Chiama la polizia, subito!

    Non si mosse. Si passò la lingua sulle labbra e deglutì forte. Il principe azzurro che sognava da tempo immemorabile era in casa sua, sul suo letto e cosa ancor più importante era totalmente in suo potere. Godere della vista del suo fisico ancora per qualche minuto non poteva farle male. Oppure sì?

    Era in contemplazione già da qualche minuto, quando un altro pensiero molesto le balenò in testa. Uomini come quello non facevano visite a domicilio per caso. Non si ammanettavano ai letti di povere e tristi zitelle e non le attendevano a casa al termine di una lunga giornata di lavoro. Quindi... Claire!

    Mio Dio! Il cowboy era il regalo di Claire!

    Ora era tutto chiaro. Il risolino malizioso dell'amica, la sua sfida a osare qualcosa di eccitante, la promessa che a casa l'attendeva una sorpresa...

    Un improvviso istinto omicida si impossessò di Lucy. Amica del cuore o no, Claire Elliot avrebbe pagato cara quella trovata. Inviperita, uscì dalla stanza e chiamò la colpevole al cellulare.

    «Sei diventata pazza?»

    «Ciao, Lucy. Immagino che tu abbia trovato il regalo.» Persino via cavo si poteva percepire il suo sorriso soddisfatto.

    «Se ti riferisci al gigolo con gli stivali pitonati, sì, l'ho trovato.»

    La risata compiaciuta della rossa le echeggiò nell'orecchio. «Non si tratta di un gigolo, ma se glielo domandi sono certa che farà del suo meglio per accontentare una ragazza carina come te.»

    «Claire!»

    «Scherzavo, dai! Lui sarà il tuo accompagnatore al ranch. Non te l'ha detto?»

    «Non ne ha avuto la possibilità, visto che al momento sta tagliando la legna nella mia camera da letto.»

    «Scusa?»

    «Sta dormendo! E poi, di che ranch stai parlando?»

    «Oh, mio Dio! Si può sapere perché lavori sempre fino a tardi? Il poveretto si trova a casa tua dalle cinque di questo pomeriggio» la informò Claire, ignorando la domanda. «Avrà le braccia anchilosate visto che sono tre ore che è ammanettato al tuo letto. A proposito, ti sono piaciute le manette? Modestamente, si tratta di una mia idea.»

    Lucy non ne dubitava. «Ti decidi a spiegarmi che cosa c'entra un ranch in tutto questo? Perché avrei bisogno di un accompagnatore?»

    «Lucy, tesoro, non urlare» la esortò Claire. «Non dirmi che te ne sei già scordata.»

    Fu sufficiente udire il tono malizioso e allusivo usato dall'amica per ricordare ogni cosa. Il Godiva Ranch. Famosa località turistica per soli adulti situata nel deserto dell'Arizona. Luogo preferito da Claire e da chi, come lei, adorava scatenarsi in feste senza orari e inibizioni di sorta. I pettegolezzi che circolavano su quel posto erano parecchi, e i termini sesso e divertimento senza freni erano i più usati per descrivere al meglio ciò che accadeva ogni giorno e ogni notte in quel ranch a lei del tutto sconosciuto.

    Il dépliant del Godiva era giunto all'agenzia poche settimane prima e Claire, evidentemente, non aveva perso tempo a prenotare un soggiorno per la sua povera amica single.

    «Tesoro, purtroppo non ti posso

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