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Nel letto di uno sconosciuto (eLit): eLit
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E-book174 pagine2 ore

Nel letto di uno sconosciuto (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Ariadne Giorgias e Sebastian Nikosto devono convolare a nozze per un assurdo accordo di affari. Il loro primo incontro è all'insegna dell'ostilità, finché non scoprono che entrambi non condividono la decisione presa per loro. Forse tutto può risolversi per il meglio con un matrimonio breve e indolore. Ma dopo la prima notte di nozze nessuno dei due è più sicuro di ciò che vuole.



Titoli legati:

1)Sexy tra le lenzuola

2)Ancora nel suo letto

3)Nel letto di uno sconosciuto

4)Assaggio di passione

5)Attrazione evidente
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2016
ISBN9788858961506
Nel letto di uno sconosciuto (eLit): eLit
Autore

Anna Cleary

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Nel letto di uno sconosciuto (eLit) - Anna Cleary

    successivo.

    1

    Ariadne si sporse dal parapetto del balcone, accarezzando l'idea di buttarsi in mare. Sarebbe stata una bella lezione per Sebastian Nikosto se l'avessero trovata a galleggiare a faccia in giù. Si sarebbe dovuto trovare un'altra sposa da impalmare. Ma nonostante il tremolio della calda aria pomeridiana estiva, il porto di Sydney appariva gelido e profondo e lei si ritrasse. Sapere che i suoi genitori erano deceduti in quelle acque turbolente esercitava un ulteriore effetto deterrente. Poteva diventare carne per i pescecani!

    La vista era spettacolare, almeno così credeva, anche dopo la bellezza mozzafiato di Naxos, eppure tutto le risultava indifferente. La gioia di tornare in Australia si era spenta e si sentiva un'estranea come mai si era sentita in un altro paese straniero. E pensare che era nata lì.

    Rientrò nella suite dell'albergo e si lasciò cadere sul sontuoso copriletto, sfogliando distrattamente la brochure turistica che l'aveva ingannata: Katherine Gorge. Uluru. Era entusiasta, elettrizzata. Peccato che quelle meraviglie in realtà non le fossero mai state riservate.

    Lei si trovava lì per essere incatenata al letto di un perfetto sconosciuto.

    A meno di non scappare. Quel barlume di speranza si riaccese nel cuore. Sebastian Nikosto non si era presentato al suo arrivo. Forse lui aveva cambiato idea?

    Lo squillo del telefono per poco non le fece prendere un colpo. Era Thea che chiamava per scusarsi del tranello e la invitava a tornare a casa? Che le spiegava l'errore nella prenotazione dell'albergo?

    Era la reception. «Buon pomeriggio, signora Giorgias, ha visite. Un certo signor Nikosto. Desidera incontrarlo nella hall oppure gli do il numero della sua stanza?»

    «No.» Aveva il cuore in gola, ma riuscì comunque ad ansimare: «Scendo».

    Riagganciò con mano tremante. Avrebbe semplicemente dovuto informare Nikosto che lei era Ariadne Giorgias, cittadina australiana, non merce di scambio in un qualsiasi accordo.

    Si infilò alla bell'e meglio la giacca. Il viso era più pallido dei capelli biondi, gli occhi avevano assunto la tonalità blu scuro di quando era arrabbiata, o aveva paura.

    Sentiva le gambe molli. Mentre scendeva in ascensore cercò di calmare i nervi con qualche pensiero positivo. Le serviva soltanto coraggio. L'Australia era un paese civile dove le donne non potevano subire costrizioni. Anzi, era curiosa di vedere che razza di uomo sarebbe caduto tanto in basso da comprare una moglie nel ventunesimo secolo. Era così anziano e chiuso nelle tradizioni del passato? Così ributtante da non avere altre alternative?

    Lei comunque era coraggiosa. Avrebbe rifiutato. Dopotutto era la sposa tristemente nota per avere piantato all'altare l'erede di una delle più ricche fortune della Grecia. Ci era voluto non poco coraggio per farlo, anche se la cerchia di amici e conoscenti dei suoi zii la giudicava ben diversamente.

    Quando tuttavia uscì dall'ascensore al pianterreno e scorse un vecchio obeso in abiti larghi e cascanti accanto al banco della reception, si sentì mancare. Come avevano potuto? Come avevano potuto? Poi, mentre le lunghe sale dell'opulenta hall e la vista della città dalle vetrate le oscillavano davanti agli occhi provocandole un senso di nausea, l'uomo salutò alcune persone all'estremità opposta del salone e si incamminò verso di loro.

    Oh. Quindi non è lui. Almeno un piccolo sollievo. Per il momento.

    Lo sguardo ansioso vagò sui gruppi di turisti, sul personale indaffarato dell'albergo e sulla gente in fila ai banchi fino a posarsi su un altro uomo solo, questa volta alto, magro e in completo scuro. Le dava le spalle vicino all'ingresso, il telefono all'orecchio, la giacca spostata di lato e la mano libera appoggiata sul fianco. Camminava avanti e indietro con una prestanza scattante e sinuosa, gesticolando di tanto in tanto con apparente insofferenza.

    A un tratto si girò verso di lei. Ariadne sussultò. Era chiaro che l'aveva intravista, perché i tratti della sua corporatura slanciata si irrigidirono e anche da quella distanza lo vide accigliarsi. Disse qualcosa al telefono prima di richiuderlo con un colpo secco e infilarselo nella tasca interna della giacca.

    Nonostante l'attimo di spavalderia, lo stomaco le si serrò in una morsa.

    Nikosto esitò un istante, poi attraversò l'ampia hall andandole incontro, il cipiglio che si distendeva. Troppo tardi comunque, lei lo aveva già visto. Mentre si avvicinava, Ariadne constatò con un crescente senso di irrealtà che era attraente. Un maschio bello ed elegante dall'impareggiabile stile greco, nonostante il portamento indefinibile tipico dell'australiano. Fisico atletico anche in giacca e pantaloni. Perché mai avrebbe avuto bisogno di una donna su ordinazione?

    Non era mica vecchio. Trentatré o trentaquattro anni, non di più. Poteva essere giusto un nipote o un cugino. Forse si sbagliava e non era lui.

    Si fermò a qualche metro di distanza.

    «È lei Ariadne Giorgias?»

    La voce era bella e profonda, ma furono i suoi occhi a ipnotizzarla: incantevoli, di un color cioccolato scuro orlati da folte ciglia nere. La squadrarono con freddezza, resa ancora più glaciale dalla linea seria della bocca, ma lei riuscì a indovinare cosa cercavano: il seno, le gambe, i fianchi larghi. Sarebbe stata sufficiente come trofeo?

    Sentì il rossore dell'orgoglio tingerle le guance. La voce raschiò in gola per la rabbia e l'umiliazione. «Sì. Sono Ariadne Giorgias. E lei è...?»

    Sebastian udì il tono sostenuto e le sue attese trovarono un'immediata conferma. La signorina Ariadne Giorgias, figlia della dinastia dei costruttori navali Giorgias e sua potenziale moglie, era viziata tanto quanto era ricca. Malgrado l'indignazione per la trappola in cui era caduto, avvertì un insolito moto di attesa mentre osservava il suo viso per la prima volta. Qualsiasi emozione trapelasse, quella poteva essere la donna che avrebbe sposato.

    Il volto di Ariadne era ben lungi dal suo ideale di un tempo di massima bellezza femminile, tuttavia immaginò subito come lo avrebbero descritto le sue sorelle: a forma di cuore, con quegli zigomi.

    Aveva la pelle vellutata con una luminosità quasi satinata e impressionanti occhi blu intenso, che in quel momento luccicavano di una qualche emozione. La bocca piena era particolarmente voluttuosa, a metà fra il dolce e l'imbronciato. Un mix seducente di sensualità e innocenza, per quanto sembrasse incredibile.

    La bocca di una sirena.

    Poteva andare peggio. Se un uomo era costretto a sposarsi con un ricatto, qualunque fossero le manchevolezze che avevano portato la donna a tanto, doveva perlomeno essere presentabile.

    Analizzò il resto con un'occhiata severa. I capelli erano di un cenere scialbo, molto più scialbo di come apparivano nella foto che il magnate gli aveva inviato. In teoria era bella, se a un uomo piaceva quel particolare tipo di bellezza.

    Era appena più piccola di come se l'aspettava, benché con i jeans e la giacca firmati il corpo apparisse esile e, doveva ammetterlo, aggraziato, con un bel seno, un vitino così sottile da poterlo stringere tra le mani e i fianchi piacevolmente larghi.

    Per quanto se ne intendesse di abbigliamento femminile, era vestita bene, niente di sgargiante. Pochi gioielli, anche se i suoi possedimenti erano senza dubbio quanto di più pregevole il denaro potesse comprare.

    Si rese conto che il polso gli batteva un filo più veloce del normale. D'accordo, era attraente con quegli occhi. Poteva permetterselo. Sembrava pallida, forse era nervosa, ma diede un taglio a qualsiasi emozione più tenera che potesse suscitare.

    Doveva essere nervosa. E lo sarebbe stata ancora di più quando avesse capito che tipo di uomo aveva avuto la sfacciataggine di voler aggiungere alle sue conquiste.

    Mentre si faceva il quadro completo, sentì che gli occhi avevano bisogno di tornare al suo viso.

    I polmoni si serrarono.

    Sì, sarebbe potuta andare decisamente peggio.

    «Sebastian Nikosto» disse infine, accennando in ritardo a tenderle la mano.

    Ariadne tenne le sue lungo i fianchi. Vietato toccarlo, decise con veemenza. Almeno se poteva farne a meno.

    Una ruga gli solcò la fronte e così lei seppe che aveva preso nota del suo piccolo rifiuto. In ogni caso rimase impassibile. «Suo zio ha organizzato questo incontro perché le mostrassi Sydney.»

    «Ah...» mormorò Ariadne. «Quindi era lei che doveva venire all'aeroporto?»

    Gli occhi di Sebastian luccicarono, schermati subito dopo dalle folte ciglia nere. «Mi scusi se non ce l'ho fatta. Il martedì è sempre una giornata frenetica e sono rimasto bloccato in ufficio.» Sorrise, anche se non troppo. «Credevo avesse una certa esperienza in queste faccende.» Allargò le mani. «Comunque eccola qui. Sana e salva, dopotutto.»

    Quali faccende? Con una fitta improvvisa Ariadne si chiese cosa avesse saputo di lei. Quali notizie di rotture matrimoniali avessero raggiunto quei lidi lontani. Neanche esperienza era un termine innocuo. Oppure la credeva una tipa facile? Scambiata abitualmente come un capo di bestiame?

    «Non è successo niente» soggiunse.

    Sbrigativo, a dir poco.

    Ariadne pensò alla mattinata trascorsa ad aspettare qualcuno, qualsiasi faccia amica, all'aeroporto, il tormento della paura e dell'indecisione dopo il lungo viaggio e l'inganno con cui era salita sull'aereo. A pregare, contro ogni pronostico, di avere in qualche modo frainteso e che ci sarebbe stato un rappresentante della famiglia Nikosto ad attenderla a braccia aperte per darle un caloroso benvenuto nella loro casa. A preoccuparsi se doveva andare in albergo per conto suo o correre come il vento in qualche posto sicuro. Ma quale posto sicuro, visto che lei lì era una forestiera?

    L'unica vaga conoscenza dell'Australia che aveva, a parte i ricordi della casa dei suoi e i flash lontani di una scuola elementare, era la casa al mare in cui i genitori l'avevano portata in visita a un parente lontano di sua madre. Ma non aveva la più pallida idea di dove fosse.

    La scusa di Nikosto non meritava neanche di essere considerata. Gli costava così tanto interrompere la progettazione dei suoi satelliti o quel che era? Gli uomini di oggi si aspettavano forse che le mogli per corrispondenza si autorecapitassero sulla porta?

    «Mi dispiace che sia stato travolto dal lavoro» rispose con altrettanta cortesia. «Magari preferisce rimandare questo incontro.»

    «Nient'affatto, signorina Giorgias. Sono felice di conoscerla» le assicurò lui.

    Per quanto amabili, quelle parole furono pronunciate con un tono mellifluo che lasciava trapelare un muro di ghiaccio dietro l'elegante completo blu scuro e la camicia azzurrina, colori che mettevano in perfetto risalto la tonalità abbronzata della pelle e i capelli scuri.

    Poi, come se la freddezza di Ariadne avesse in qualche modo attizzato il maschio che c'era in lui, gli occhi scuri guizzarono involontariamente sulla sua bocca, indugiandovi un po' troppo a lungo.

    Lei si spostò appena di traverso, il sangue che pulsava, l'indignazione in lotta con la reazione istintiva del corpo all'aura inquieta che circondava quel massiccio corpo virile. Testosterone, ovvio. Era più che naturale che pensasse a lei in relazione al sesso.

    Si accostò i lembi della giacca. «Non so bene cosa le abbia raccontato mio zio, signor Nikosto, ma sono venuta qui per una vacanza. Niente di più.»

    Lui la studiò con un'espressione indecifrabile, poi spazzò via qualsiasi pretesa di innocenza da cui poteva sentirsi attratto.

    «Credevo che Pericles Giorgias fosse nella posizione di comprare a sua nipote un marito da una qualunque delle grandi casate europee, signorina Giorgias.» Gli occhi la squadrarono di nuovo in un seducente riconoscimento del suo fascino. «Sono sorpreso di essere stato così... onorato. E lusingato, naturalmente.»

    Quelle parole urtarono la sensibilità di Ariadne. Vide i suoi occhi infiammarsi di un'emozione scura e pericolosa che non c'entrava niente con il fatto di sentirsi onorato o lusingato, e fu scossa dallo shock. Quell'uomo era arrabbiato. Lo aveva deluso a tal punto? Non voleva che la desiderasse, eppure l'offesa penetrò in profondità.

    In ogni caso non gli avrebbe permesso di considerarla una leonessa inerme. Era meglio che imparasse da subito che era in grado di difendersi.

    «Mi sorprende che un uomo come lei possa essere comprato» lo schernì, benché la voce le tremasse.

    I suoi occhi scintillarono. «Mi auguro che sia consapevole di quello che l'aspetta, signorina Giorgias. Mi dica, cosa spera di ottenere dopo avermi messo in catene?»

    Ariadne incontrò il suo sguardo tenebroso e accattivante e cercò di cancellare le visioni del proprio corpo nudo accanto a lui su un lettone non meglio identificato, dei suoi abbracci, del contatto con il suo corpo snello ed eccitato, dei suoi occhi scuri... Ma non ci riuscì. E comunque non poteva desiderarlo... Non aveva mai...

    Accantonò alla svelta quelle immagini. Cosa poteva avergli promesso lo zio da parte sua? Con un impotente senso di vergogna si affrettò a cercare un lucidalabbra per sdrammatizzare l'atto crudele commesso dallo zio ai danni della sua libertà.

    «Mio zio ha organizzato questa vacanza semplicemente perché potessimo conoscerci. È tutto. Soltanto perché potessimo... conoscerci. Per vedere se... Per vedere se c'è qualche...» Avvertì un'ondata bruciante di imbarazzo risalirle il petto e il collo fino alle orecchie e, furibonda per

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