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Lo sguardo del milionario: Harmony Collezione
Lo sguardo del milionario: Harmony Collezione
Lo sguardo del milionario: Harmony Collezione
E-book160 pagine2 ore

Lo sguardo del milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Un solo, intenso sguardo. Basta questo per cambiare la vita della dolce e innocente Lina Vitale. Per fuggire dalla sua esistenza monotona e soffocante, Lina si concede una notte di follie tra le braccia di Salvatore Di Luca. L'esperto magnate sa che sta giocando col fuoco, eppure non resiste al pensiero di sedurla: in fondo, si tratta solo di una notte...

Quando però scopre la verità, Salvatore accetta di portarla con sé in America e di ospitarla nella sua lussuosa dimora. A una condizione: che la loro relazione rimanga confinata in camera da letto!

Disponibile in eBook dal 20 gennaio 2021
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2021
ISBN9788830523418
Lo sguardo del milionario: Harmony Collezione
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    Lo sguardo del milionario - Sharon Kendrick

    successivo.

    Prologo

    Guardando il blu intenso del mare siciliano, Salvatore Di Luca si sentì scivolare addosso delle emozioni che per anni aveva cercato con tutto se stesso di reprimere.

    Dolore.

    Ripianto.

    E l'amara consapevolezza di non avere mai amato quella splendida isola quanto avrebbe dovuto.

    D'altro canto, come avrebbe potuto apprezzare una terra che era così profondamente legata ai ricordi di un triste passato che lui desiderava in ogni modo cancellare?

    Aveva tentato di lasciarsi tutto alle spalle. Ci aveva provato un'infinità di volte. Il problema era che, ovunque andasse, il passato lo seguiva.

    Su quell'isola aveva conosciuto la povertà e la fame. La vera fame. Aveva indossato abiti laceri e scarpe di seconda mano, quando non aveva dovuto correre per le strade addirittura a piedi nudi.

    Per fortuna quei tempi ormai erano lontani. L'epoca in cui non aveva avuto nulla era finita. Ora possedeva più di quanto non avesse mai sognato di poter avere. Era padrone di proprietà sparse in tutto il mondo, oltre alla villa in cui abitava a San Francisco, una tenuta in Toscana, un castello in Spagna e un pied-à-terre a Parigi. E poi macchine e aerei privati, e persino un fiume in Islanda, in cui poteva pescare ogni volta che ne aveva voglia.

    Si era arricchito così tanto grazie alla sua società immobiliare che adesso poteva permettersi di investire tutti i profitti nell'associazione benefica che aveva fondato, a favore dei bambini disagiati di tutto il mondo. Bambini che non avevano niente e nessuno. Che non erano mai stati amati. Proprio come era successo a lui.

    E poi ovviamente nella sua vita c'erano le donne. Tante donne. Belle, sofisticate, eleganti, di successo. Frequentava avvocatesse, scienziate, ereditiere. Essendo un uomo ricco, affermato e affascinante era molto corteggiato. La sola cosa che non poteva offrire alle sue amanti era l'amore. Quello era un sentimento che non gli apparteneva più da anni e questo era il motivo per cui tutte le sue relazioni a un certo punto finivano. Le donne, infatti, sognavano il grande amore, anche se lui le metteva in guardia sin dall'inizio, proprio perché non voleva illuderle.

    In teoria, dunque, avrebbe dovuto essere felice della propria vita perfetta. Questo era quello che gli piaceva far credere agli amici e soprattutto ai nemici. La verità, però, era che spesso sentiva un enorme vuoto dentro di sé, una profonda malinconia che gorgogliava in sottofondo, come quando il borbottio dei tuoni preannuncia un temporale. In certi momenti aveva la sensazione che questa tristezza non lo avrebbe mai abbandonato. E forse era meglio così, pensava, poiché i ricordi che gli risvegliavano quel dolore gli permettevano di tenere bene a mente ciò che desiderava e, ancora più importante, ciò che non desiderava.

    Lo sapeva, questa sua consapevolezza lo rendeva agli occhi della gente una persona fredda e insensibile, ma non gli importava. Che pensassero quello che volevano!

    Ormai era arrivato per lui il momento di godersi la libertà e di brindare a essa.

    Spostando dunque lo sguardo dall'immensità del mare, Salvatore alzò una mano per attirare l'attenzione del cameriere che era rimasto in attesa di un suo cenno per circa mezz'ora.

    Il funerale era terminato e così anche il suo momento di raccoglimento.

    Adesso era tempo di guardare avanti.

    1

    «Che cosa diavolo pensi di fare, Nicolina?»

    Colta di sorpresa da quella voce acuta come uno spillo, che le penetrò nelle orecchie, Lina infilò rapidamente la maglietta di cotone, e si voltò verso la donna che aveva appena fatto irruzione nella sua stanza.

    Sua madre avrebbe mai imparato a bussare prima di entrare? Evidentemente no!

    «Mi stavo preparando per andare a fare un giro» rispose, mentre cercava di legare i capelli, pur sapendo che sarebbe stata una battaglia persa tentare di domare i suoi riccioli ribelli.

    «Vestita in quel modo?»

    Che cosa? Lina non riusciva proprio a capire che cosa avesse urtato sua madre, visto che non aveva addosso nulla di inappropriato. «In quale modo?» le domandò infatti, con espressione confusa.

    La madre fece scivolare lo sguardo severo sulla maglietta e poi sulla gonna pantalone di jeans che Lina stessa aveva cucito la settimana prima, utilizzando i resti di stoffa trovati in negozio e ispirandosi a un modello che aveva visto su una di quelle meravigliose riviste di moda online, che divorava ogni volta che ne aveva il tempo. In realtà l'originale era più attillata e più corta. Che senso avrebbe avuto, però, mostrare troppo le gambe, attirandosi le critiche dei pettegoli, quando lei faceva di tutto proprio per evitarle?, s'era detta.

    «Dovresti essere in lutto!»

    Lina avrebbe voluto farle notare che non aveva mai conosciuto di persona l'anziano signore che era scomparso qualche giorno prima e che aveva partecipato al suo funerale solo per rispettare le tradizioni di Caltarina, il piccolo paesino della Sicilia in cui aveva sempre vissuto. Non lo fece, però, perché non aveva nessuna voglia di discutere. Non mentre si sentiva così a terra e vulnerabile, per ragioni che preferiva non analizzare.

    «Il funerale è finito, mamma» le rispose dunque con tono pacato. «E anche il figlioccio del signor Cardinelli se ne è andato.»

    Salvatore Di Luca, il figlioccio milionario del defunto, era infatti sfrecciato via sulla sua luccicante limousine quella mattina stessa, al termine della funzione. Lei lo sapeva perché era rimasta imbambolata a guardare la sua auto scomparire, provando una sorta di vuoto all'idea che non avrebbe mai più visto quell'affascinante sconosciuto.

    E non riuscendo a spiegarsi perché avesse avvertito quella sensazione.

    Oh, lo sai benissimo invece: senti la sua mancanza perché ogni volta che hai incrociato il suo sguardo ti sei sentita più viva. Perché questo è il suo grande talento. Perché i suoi occhi blu hanno il potere di far sciogliere qualsiasi donna.

    In effetti doveva ammettere che aveva aspettato con ansia le sue rare visite in paese, un po' come si aspetta Natale o il compleanno. E ora il pensiero che questo evento speciale non si sarebbe più verificato la faceva sentire... come un palloncino sgonfiato.

    «Salvatore Di Luca!» La voce gracchiante di sua madre, che pronunciò quel nome con disprezzo, interruppe il flusso dei suoi pensieri. «Fino a qualche tempo fa sarebbe rimasto almeno una settimana come segno di rispetto nei confronti della comunità. Ma immagino che ora si senta troppo importante per perdere tempo a rendere omaggio alle sue radici siciliane, e che non veda l'ora di tornare alla sua lussuosa vita americana!»

    Lina non era d'accordo, ma sapeva che sarebbe stato del tutto inutile farglielo notare. Perché sua madre aveva sempre ragione, no? Il fatto di essere rimasta vedova da giovane, l'aveva resa una donna intransigente e arrabbiata con il mondo intero, oltre ad averla convinta di avere il diritto di far sentire perennemente in colpa la sua unica figlia. La madre, infatti, sfogava su di lei tutte le proprie frustrazioni, e Lina cominciava a essere davvero stanca di questo atteggiamento.

    Prendendo il casco, si sforzò tuttavia di abbozzare un sorriso. «Abbiamo avuto... tanto da fare, mamma. Ho semplicemente bisogno di prendermi una pausa.»

    «Ah! Quanto vorrei avere ancora ventotto anni. All'epoca non potevo permettermi di sentirmi stanca, perché dovevo mandare avanti da sola questa attività. Sei troppo giovane per avere bisogno di una pausa. Quando avevo la tua età, non mi fermavo mai» le fece notare la madre stizzita. «E c'è tanto lavoro da fare qui, per te.»

    Ovvio, c'era sempre tanto lavoro da fare per lei. Ogni giorno, Lina sgobbava dall'alba al tramonto nella piccola sartoria di famiglia, cucendo gonne e abiti, che poi venivano venduti nei mercati dell'isola, senza mai ricevere una parola di ringraziamento da parte della donna che l'aveva messa al mondo. Non che lei si aspettasse un comportamento diverso, in realtà. Le era stata inculcata infatti l'idea dell'obbedienza da quando era venuta al mondo, da prima ancora che suo padre morisse lasciandola sola a sopportare l'ira della madre. Si era rassegnata, dunque, all'idea che il suo destino fosse già scritto, un po' come succedeva a tutte le ragazze che vivevano in quel paesino sperduto: lavoravano duramente, obbedivano ai genitori, si comportavano bene e poi un giorno si sposavano e avevano dei figli, in modo che il ciclo si ripetesse.

    In realtà per il momento Lina non aveva in programma di sposarsi. Non che non avesse ricevuto delle proposte. Al contrario. In effetti aveva dato scandalo in paese proprio perché ne aveva rifiutate ben due. Il fatto era che, quando i suoi pretendenti le si erano presentati di fronte offrendole grandi mazzi di fiori, e squadrandola con espressione un po' viscida, lei aveva deciso che preferiva rimanere sola per il resto della propria vita, piuttosto che condividere il letto con uno di loro. Ovviamente così facendo si era attirata critiche e pettegolezzi poiché, essendo figlia unica, se non si fosse sposata si sarebbe macchiata dell'imperdonabile colpa di non dare una discendenza alla propria famiglia.

    Per quanto la riguardava, questo non era un problema e non era per nulla pentita delle proprie scelte, a volte però aveva l'impressione di avere buttato al vento delle occasioni. Di essere ormai condannata a vivere per sempre quella vita misera.

    Quando sua madre uscì dalla stanza, Lina cercò di comprendere perché si sentisse così a terra. Sapeva che non era cambiato niente rispetto al giorno precedente, quando c'era stato il funerale, eppure lei si sentiva diversa. Erano state giornate impegnative, soprattutto per le donne del paese che avevano preparato grandi quantità di cibo da offrire ai familiari del defunto, che avevano preso parte alla cerimonia. Paolo Cardinelli, infatti, era stato sepolto con tutti gli onori tipici della tradizione siciliana, ma ora che quella storia era conclusa, lei aveva la sensazione di non avere più uno scopo. Si sentiva intrappolata in una vita opprimente, fatta solo di doveri e aspettative che le pesavano addosso.

    E ho bisogno di andarmene...

    In realtà non aveva in mente una meta precisa. Avrebbe potuto chiedere alla sua migliore amica, che viveva nel paesino confinante con Caltarina, di incontrarsi per un caffè al mare, come avevano fatto tante volte in passato. Da quando Rosa si era sposata, però, non si vedevano più molto spesso e lei non era solita andare da sola nei resort alla moda che si trovavano lungo la spiaggia, ai piedi della montagna. D'altro canto, sarebbe scoppiata se fosse rimasta lì. Inoltre quel giorno aveva voglia di infrangere le regole.

    Sentiva la necessità di fare qualcosa di nuovo.

    Mise dunque un costume nello zaino, oltre a qualche risparmio che aveva guadagnato con le mance, salì sul suo piccolo scooter e accelerò, percorrendo la strada polverosa che attraversava il paese. Scese a tutta velocità per i tornanti verso la costa e, mentre sentiva il vento addosso e il profumo del mare, provò una piacevole sensazione di libertà.

    Respirando a fondo l'aria salmastra, si diresse verso una spiaggia famosa per la sua natura incontaminata. In effetti era il tipico posto in cui le persone facoltose si rilassavano sotto ampi ombrelloni di paglia, sorseggiando costosi drink. Il tipico posto a cui, in una situazione normale, lei non si sarebbe nemmeno avvicinata. Quel giorno, però, aveva addosso una strana energia e voleva sfidare il destino.

    Andò dunque nell'area bar e, pur rendendosi conto di essere totalmente fuori luogo in un ambiente frequentato da ricchi turisti ingioiellati, non si lasciò intimidire. Del resto sapeva che non avrebbe mai più incontrato nessuna di quelle persone in vita sua, quindi non aveva nulla da temere. Si sarebbe seduta su uno sgabello e avrebbe gustato una deliziosa granita, per poi andare nella sua caletta preferita a fare una

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