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Un bacio in Paradiso: Harmony Collezione
Un bacio in Paradiso: Harmony Collezione
Un bacio in Paradiso: Harmony Collezione
E-book170 pagine2 ore

Un bacio in Paradiso: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

I BRYANT 1/3
Tre fratelli uniti dallo stesso sangue, ma separati da inconfessabili segreti.

Chase Bryant e Millie Lang non potrebbero essere più diversi: allegro e rilassato lui, severa e sempre sulla difensiva lei. Ma hanno una cosa in comune: entrambi sono bloccati su un'isola dei Caraibi in una vacanza forzata che nessuno dei due aveva programmato. Allora, perché non approfittarne?

Una settimana di puro piacere in un paradiso terrestre, lontani da occhi indiscreti e senza alcuna complicazione sentimentale. Per Millie e Chase quell'isola si trasforma in una sorta di Eden privato dove poter esaudire tutti i propri desideri. Ma quello che doveva essere un flirt senza impegno si tramuta presto in un sentimento che nessuno dei due è pronto ad affrontare. E il loro Paradiso potrebbe trasformarsi in un vero e proprio inferno.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2019
ISBN9788858995075
Un bacio in Paradiso: Harmony Collezione
Autore

Kate Hewitt

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un bacio in Paradiso - Kate Hewitt

    successivo.

    1

    Avrebbe mai iniziato a dipingere?

    La donna era rimasta seduta a fissare la tela vuota per quasi un'ora. Chase Bryant l'aveva osservata, sorseggiando il suo drink al bar sull'oceano e si era chiesto se avrebbe mai sfiorato la tela con il pennello.

    Era una donna esigente, era chiaro. Si trovava in un resort di lusso su un'isola remota dei Caraibi, e i pantaloni beige che indossava erano perfetti, mentre la polo azzurro chiaro sembrava appena stirata. Chase si chiese cosa facesse quella donna per rilassarsi, se mai si rilassava. Considerando il suo atteggiamento in quel luogo, ne dubitava.

    Eppure c'era qualcosa d'intrigante nella posizione determinata, anche se rigida, delle spalle, e nella linea serrata delle labbra. Non era particolarmente bella, non il suo tipo di bellezza comunque, biondo e curvilineo. Quella donna era alta, solo qualche centimetro meno del suo metro e ottanta, e spigolosa: riusciva a vederle la clavicola e le punte dei gomiti. Aveva un viso sottile, un'espressione ostile e persino la pettinatura era severa, un caschetto arrotondato che sembrava tagliato con le forbicine da unghie ogni settimana: quando si muoveva le oscillava sulla guancia.

    L'aveva osservata da quando era arrivata con tela e pennelli sotto il braccio. Aveva sistemato le proprie cose sulla spiaggia a poca distanza dal bar, abbastanza vicino perché lui riuscisse a guardarla sorseggiando la sua acqua minerale.

    Era stata molto meticolosa nel collocare il cavalletto pieghevole, la scatola di colori, il treppiede per sedersi. Si trovava su una spiaggia ai Caraibi e sembrava invece sul punto di tenere una lezione serale di arte a una classe di ultrasessantenni.

    Continuava ad aspettare. Lui si chiese se fosse brava. Aveva un panorama meraviglioso da dipingere, il mare, una distesa di sabbia di zucchero filato.

    Non c'erano neanche molte persone a bloccarle la visuale: il resort non era solo lussuoso, ma anche selettivo e discreto.

    La donna aveva finito di sistemare tutto e si era seduta a fissare il mare, la postura perfetta, dritta come un fuso. Per un'ora. Sarebbe stato noioso se non fosse riuscito a scorgerle il volto e le emozioni che vi guizzavano come ombre sull'acqua. Non riusciva a decifrare con esattezza quali emozioni fossero, ma era chiaro che non stava avendo pensieri felici.

    Il sole aveva iniziato la sua indolente discesa verso il mare: forse lei aspettava il tramonto. Lì erano spettacolari, c'era qualcosa di poetico e appropriato in tutta quella bellezza intensa che finiva in un attimo. Chase osservò il sole scivolare lentamente, i lunghi raggi fecero scintillare la tranquilla superficie del mare e infuocare il cielo con miriadi di venature colorate, dal magenta al turchese fino all'oro.

    Eppure lei continuava a rimanere seduta.

    Per la prima volta Chase sentì una punta di fastidio. Aveva trascinato tutto là fuori: era evidente che intendeva dipingere qualcosa. Quindi perché non lo faceva? Aveva paura? Più probabilmente era una perfezionista. Accidenti, lui invece aveva imparato che la vita era troppo breve per aspettare il momento perfetto, o anche solo accettabile. A volte si doveva solo vivere finché se ne aveva la possibilità.

    Allontanando il suo drink, si alzò dalla sedia e si diresse da Miss Perfettina.

    A Millie non piaceva sentirsi una sciocca. Ed era sciocco e patetico stare seduta su una spiaggia meravigliosa a fissare una tela bianca quando c'era andata appositamente per dipingere.

    Solo che non voleva più farlo.

    Era stata comunque un'idea stupida, il tipo di cosa che si leggeva nelle rubriche delle riviste femminili: sull'aereo per St. Julian's in effetti aveva letto qualcosa sul fatto di essere gentili con se stessi. L'articolo descriveva una donna che dopo il divorzio aveva cominciato a fare giardinaggio e aveva finito per avviare una propria attività di architettura del paesaggio. Aveva realizzato il suo sogno dopo anni di infelicità coniugale. Impossibile.

    Millie si allontanò dalla tela.

    E si ritrovò a fissare gli addominali muscolosi di un uomo: alzò lo sguardo e vide un adone dai capelli castani che le sorrideva.

    «Ho sentito che si può osservare la pittura asciugarsi, ma così è assurdo.»

    Perfetto, un saputello. Millie si alzò dal treppiede per fissarlo negli occhi. «Come può vedere non c'è pittura.»

    «Cosa sta aspettando?»

    «L'ispirazione» gli rispose lei rivolgendogli un'occhiata tagliente. «Qui non ne sto trovando.»

    Se aveva cercato di offenderlo o almeno irritarlo, aveva fallito.

    Lui si limitò a ridere, calmo e rilassato, squadrandola per un lungo istante.

    Millie, tesa e immobile, iniziava a irritarsi.

    Odiava i tipi come quello: affascinanti, provocatori e arroganti. Tre note negative, almeno per lei.

    Lo sguardo dell'uomo finalmente salì al volto, e lei fu sorpresa e infastidita al contempo di scorgervi qualcosa di simile a compassione. «Sul serio» le chiese, «perché non ha dipinto niente?»

    «Non sono affari suoi.»

    «Ha ragione, ma sono curioso. La osservo dal bar da quasi un'ora. Ha passato molto tempo ad allestire tutto quanto, ma fissa nel vuoto da trenta minuti.»

    «Chi è lei, una sorta di stalker

    «Qualcosa del genere.»

    Si allungò a raccogliere i colori. Non aveva senso fingere che quel giorno sarebbe successo qualcosa. O un altro giorno. Il tempo della pittura era finito.

    Lui prese il cavalletto e lo chiuse con un movimento secco prima di renderglielo. «Posso offrirle da bere?»

    Scosse la testa. «No grazie.» Non beveva qualcosa in compagnia di un uomo da due anni. Da due anni non aveva fatto altro che lavorare e cercare di sopravvivere. Quel tipo non le avrebbe fatto cambiare abitudini.

    «Sicura?»

    Si girò verso di lui e incrociò le braccia al petto, esaminandolo. In effetti era fastidiosamente attraente: caldi occhi marroni, capelli corti e castani, una mascella cesellata e addominali scolpiti. I pantaloncini erano bassi sui fianchi e le gambe lunghe e potenti.

    «Perché me lo propone? Scommetto quello che vuole che io non sono il suo tipo.»

    Come lui non era il suo.

    «Mi ha già catalogato?»

    «È facile.»

    Incurvò le labbra.

    «Be', ha ragione, lei non è il mio tipo. Troppo alta e...» le indicò il volto, «... rigida. E i capelli poi...»

    «I capelli?» Istintivamente Millie si toccò il caschetto, quasi imbarazzata. «Cos'hanno?»

    «Sono inquietanti. Come quelli di Morticia Addams.»

    «Morticia Addams? Ma i suoi erano lunghi.» Non riusciva a credere che stessero discutendo dei suoi capelli.

    «Davvero? Be', forse mi sbaglio con un'altra. Comunque è un taglio davvero drastico.» Fece il gesto di tagliarsi la gola.

    «Lei è ridicolo. E offensivo.» Ma stranamente si ritrovò a sorridere. Gli piaceva la sua schiettezza.

    L'uomo aggrottò le sopracciglia.

    «Allora, la cena?»

    «Pensavo fosse un drink.»

    «Dato che sta continuando a parlare con me, ho alzato la posta.»

    Lei rise: quell'uomo fastidioso, arrogante e attraente in qualche modo la divertiva. Quando era stata l'ultima volta che aveva riso veramente, che aveva provato quella sensazione? Ed era in vacanza, a dire il vero forzata, ma aveva un'intera settimana da far passare. Sette giorni sembravano un lungo periodo. Perché non divertirsi? Perché non provare che stava davvero proseguendo con la sua vita, come il suo capo Jack l'aveva spinta a fare? Annuì decisa.

    «Va bene, ma solo per il drink.»

    «Sta contrattando

    «Qual è la sua controproposta?»

    Lui inclinò la testa, squadrandola ancora una volta. E lei reagì a quello sguardo con una dolorosa miscela di attrazione e allarme.

    «Drink, cena e una passeggiata sulla spiaggia.»

    «Doveva offrire qualcosa di meno, non di più.»

    «Lo so.»

    Lei esitò. Avrebbe dovuto tirarsi indietro, respingere quella proposta, ma poteva gestirlo.

    Doveva essere in grado di gestirlo.

    «Bene.» Accettava solo perché era una sfida. Le piaceva porsi prove di resistenza emotiva e fisica: Posso correre tre miglia in diciotto minuti e non rimanere senza fiato. Posso guardare questo album di foto per mez-z'ora senza piangere.

    Sorridendo, lui le prese la tela che lei stringeva al petto.

    «Mi permetta di portargliela.»

    «Molto galante, ma non è necessario.» Camminò fino al bidone della spazzatura e vi gettò dentro la tela. Seguirono i colori, il cavalletto e il treppiede.

    «Lei è una donna inquietante.»

    Gli lanciò una lunga occhiata poi gli domandò: «Sta sempre parlando dei miei capelli?».

    «Di tutto l'insieme. Ma non si preoccupi, mi piace.» Le sorrise.

    «Non ero preoccupata.»

    «Quello che mi piace di lei» le disse avviandosi verso il bar, «è la facilità con cui si irrita.»

    Millie non aveva risposta a questo. Stava agendo davvero da permalosa, ma in fondo si sentiva così. Non era tipo da spiaggia, bar o appuntamenti. Negli ultimi due anni non aveva fatto altro che lavorare, e prendere il sole sulla spiaggia con un libro e un lettore mp3 era come far-si strappare le unghie.

    L'uomo, si rese conto di non sapere ancora il suo nome, l'aveva guidata verso una serie di tavoli sulla sabbia. Ognuno era coperto da un ombrellone e offriva sedie comode e imbottite e una vista perfetta del mare.

    Il cameriere scattò subito e Millie immaginò che l'uomo fosse conosciuto.

    Probabilmente un cliente generoso. Un figlio di papà o un operatore di Borsa?

    «Come si chiama?» chiese sedendosi di fronte all'uomo, che stava fissando il mare con uno sguardo concentrato.

    «Chase.»

    «Chase.» Lei rise. «Sembra appropriato.»

    «In realtà, in genere non vado a caccia.» Le rivolse un sorriso sensuale che la infastidì, anche se altre parti reagirono diversamente.

    «Affascinante. Fa molta pratica allo specchio?»

    «Pratica?»

    «Con il sorriso.»

    Lui rise di nuovo poi si appoggiò alla sedia. «No, mai. Ma dev'essere un bel sorriso, se pensa che mi eserciti.» La squadrò. «Anche se è più probabile che lei creda che io sia un bastardo arrogante molto pieno di sé.»

    Ora fu lei a ridere, sorpresa. Non si aspettava tanta onestà. «E io potrei probabilmente dirle cosa pensa di me.»

    Lui aggrottò un sopracciglio. «E cioè?»

    «Una severa e pignola saputella che non sa come divertirsi.» Non appena lo disse se ne pentì. Non era una conversazione che voleva avere.

    «In realtà non penso questo.» Rimase rilassato, ma il suo sguardo la esaminò, facendola sentire vulnerabile. «In superficie sì, può sembrarlo. Ma sotto...» Lei alzò gli occhi al cielo, in attesa delle avances. Tutto era una frase a effetto per un tipo come quello. «... sembra triste.»

    Lei si tese, fissandolo. Un sorrisetto gli incurvò le labbra, attirando l'attenzione di Millie. Labbra piene, ma intensamente maschili.

    Sembra triste.

    «Non so di cosa stia parlando.» Come replica era penosa, ma Millie non aveva niente di meglio. Distogliendo gli occhi estrasse il cellulare e digitò alcuni numeri. Chase la osservò senza parlare.

    «E lei invece come si chiama?» le chiese alla fine. Sapendo di essere sgarbata, Millie non alzò gli occhi dal telefono.

    «Millie Lang.» Nessuna mail di lavoro. Accidenti.

    «È l'abbreviazione di cosa? Millicent? Mildred?»

    Alla fine lei sollevò lo sguardo e vide che la stava ancora studiando. «Camilla.»

    «Camilla» ripeté lui. «Mi piace.» Indicò il suo telefono. «Che sta succedendo nel mondo reale, Camilla? Le azioni tengono? Il lavoro funziona senza di lei?»

    Lei

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