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I disegni del cuore: Harmony Collezione
I disegni del cuore: Harmony Collezione
I disegni del cuore: Harmony Collezione
E-book160 pagine2 ore

I disegni del cuore: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

"Wow, ce l’ho fatta!"

Holly Lovelace non sta più nella pelle: ha appena vinto un'ingente somma di denaro a un concorso per stilisti, quindi può coronare un sogno: aprire una sartoria. Il primo

problema da risolvere è quello dei locali, per i quali si affida a un certo Luke Goldwin.

Al primo incontro sono "scintille", perché lui...
LinguaItaliano
Data di uscita9 dic 2016
ISBN9788858958575
I disegni del cuore: Harmony Collezione
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    I disegni del cuore - Sharon Kendrick

    successivo.

    1

    Il vestito da sposa riluceva in modo indistinto attraverso la spessa copertura in plastica.

    Era un abito di rara bellezza: semplice ma incantevole, modellato con cura, di seta color avorio. Strati di organza rendevano la gonna simile a una nuvola e il velo era di tulle sottilissimo.

    Benché avesse più di venti anni, era senza età, destinato a diventare un ricordo di famiglia tramandato di generazione in generazione, che ogni sposa avrebbe adattato per renderlo unico.

    Tuttavia, per il momento rimaneva chiuso nell'armadio, nascosto, protetto e mai indossato.

    In attesa di una donna.

    In piedi davanti alla grande finestra in perfetto stile georgiano, Luke Goodwin sospirò con profonda soddisfazione nonostante quella tetra giornata di novembre. Il paesaggio inglese non gli era certo familiare, specialmente in quel periodo dell'anno, periodo cupo, in cui anche l'ultima delle foglie era ormai caduta.

    Il cielo era plumbeo e nuvole gonfie minacciavano pioggia a dirotto. Niente a che vedere con i cieli blu dell'Africa che aveva lasciato dietro di sé.

    Ma di fatto, quella scacchiera di prati che si allunga va a perdita d'occhio ora gli apparteneva. Così come gli apparteneva quella meravigliosa, vecchia casa con tante di quelle camere da letto da poter ospitare un'intera squadra di calcio. La bocca si addolcì in un sorriso quando cercò di assaporare la sua nuova situazione, ma era davvero difficile credere di possedere tanta bellezza.

    Una bellezza, però, che apparteneva a un mondo completamente diverso da tutto ciò a cui si era ormai abituato in Africa: il caldo soffocante, i luminosi cieli azzurri, il profumo dei limoni e i deliziosi sbuffi di fumo provenienti dai barbecue. Con la mente rivide le stanze disadorne dove enormi ventilatori a pale giravano appesi a candidi soffitti: un altro mondo rispetto all'elegante salotto georgiano in cui si trovava ora.

    Era lì da sole otto ore e già sentiva di conoscere intimamente quella casa. Benché vi fosse giunto nel cuore della notte, aveva voluto esplorare ogni stanza, da solo, in assoluto silenzio per cercare di ritrovare nella sua memoria ogni singola sedia, ogni decoro, toccandone le superfici con la stessa soggezione con cui una mamma accarezzava il suo neonato.

    Possedere quella residenza ora gli dava il batticuore, non tanto per l'enorme valore economico, ma soprattutto per ciò che essa rappresentava nella sua vita: il legame con il passato, e il suo futuro. Come una barca che era stata per lungo tempo alla deriva, Luke aveva finalmente trovato l'ormeggio tanto agognato.

    Guardò ancora attraverso la finestra per familiarizzare con il paesaggio. Oltre l'arco di siepe di tasso poteva scorgere un gruppo di villette, un pub, alcuni negozi e, ciliegina sulla torta, un giardino pubblico con tanto di laghetto per le anatre. Uno scorcio perfetto della cara, vecchia Inghilterra.

    Il mese successivo Caroline lo avrebbe raggiunto dal Kenya. Caroline, che nonostante il suo forte legame con il continente africano era la perfetta incarnazione di una rosa d'Inghilterra. Alla sua bellezza discreta e delicata si aggiungeva la capacità di non perdere mai le staffe e di avere sempre una soluzione per ogni problema. Un tipo di donna decisamente diversa da quelle che Luke aveva frequentato prima.

    In qualche modo, e Dio solo sapeva come, dal Kenya era riuscita a trovare qualcuno che si occupasse delle pulizie della nuova casa di Luke. Alcune migliaia di miglia di distanza non riuscivano a scalfire le capacità organizzative di quella donna!

    Luke si rese conto di quanto fossero cambiati i suoi interessi. I tempi delle follie e della spensieratezza erano finiti per sempre e si sentiva pronto ad assumersi tutte le responsabilità che quella eredità portava con sé.

    Sorrise con soddisfazione considerando che la vita era come un enorme puzzle, il cui pezzo mancante si era appena collocato al suo posto senza che lui avesse fatto il benché minimo sforzo.

    Holly girò la chiave di accensione prima che il motore si spegnesse da solo e lasciò l'auto nel bel mezzo di una stradina nel centro del villaggio. Con dispiacere pensò di dover aggiungere un'altra voce alla sua già lunga lista di cose da fare: cambiare l'auto.

    Scese dall'auto e alzò lo sguardo verso l'edificio vuoto. Ancora non riusciva a credere che quel negozio fosse finalmente suo.

    Le Spose di Lovelace. Il luogo dove ogni ragazza avrebbe voluto acquistare l'abito dei suoi sogni, e dove lei, Holly Lovelace, intendeva fare di ogni donna la più desiderabile e stupefacente delle spose!

    Ebbe un brivido di freddo. Avrebbe dovuto indossare qualcosa di più pesante invece di quella maglietta che non si addiceva all'aria pungente di novembre.

    Ora però doveva aprire il negozio, portare dentro la sua roba e cercare di sballare le cose di prima necessità, come a esempio un golf e le bustine del tè. Doveva anche spostare l'auto, ma l'avrebbe fatto più tardi.

    Mentre rovistava nel suo zaino alla ricerca del mazzo di chiavi sentì un rumore di passi venire verso di lei..

    Alzò la testa di scatto e una cascata di riccioli ramati le si rovesciò sulle spalle. La bocca assunse un'involontaria espressione di stupore nel vedere l'uomo che camminava nella sua direzione. Sgranò gli occhi nel timore di avere avuto una visione e deglutì restando immobile non appena si accorse che non si era ingannata.

    Quello che si stava avvicinando era, con ogni probabilità, l'uomo più bello e affascinante che avesse mai visto e, a suo parere, la sua presenza in quella tranquilla cittadina inglese era fuori luogo. Era alto, abbronzato, con le spalle ampie e una struttura forte e robusta. I capelli erano scuri, del colore dello zucchero grezzo ma con le estremità leggermente dorate.

    I jeans che indossava, sbiaditi dall'uso e da un duro lavoro, gli stavano a pennello.

    Il maglione color crema e la giacca di montone dall'aria vissuta gli davano un aspetto eccitante. Sembrava un'immagine a colori sbucata all'improvviso da una vecchia pellicola in bianco e nero. Holly si rese conto di non riuscire a staccargli gli occhi di dosso.

    Si fermò proprio di fronte a lei, a gambe divaricate. Aveva gli occhi più azzurri del cielo in estate. Holly pensò che potevano essere solo gli occhi di un sognatore; o di un avventuriero.

    Decise di dire una cosa qualsiasi perché, se lei non avesse parlato, avrebbe finito per fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentita; magari allungare una mano, toccargli una guancia abbronzata. Così, solo per il piacere di farlo.

    «Salve» gli disse con un sorriso. Se quell'uomo rappresentava la popolazione maschile di Woodhampton, sarebbe stata ben lieta di vivere e lavorare in quella città!

    Luke rimase a fissare i riccioli ramati, la pelle candida e gli occhi verdi... il colore della gelosia. L'unica espressione che poteva descrivere quello che provava, pensò, era colpito da una pistolettata. Solo una sensazione puramente fisica poteva spiegare quell'improvviso e incontrollabile pulsare del sangue alle tempie. Sentì la bocca inaridirsi e avvertì l'inizio di un dolore in una certa parte del suo corpo, che gli fece provare disgusto per se stesso.

    Quella donna era una perfetta estranea. Come era possibile che il desiderio lo avesse sopraffatto in modo tanto profondo e irrefrenabile?

    «Salve» ripeté lei. «Ci conosciamo?»

    «Non ci siamo mai visti prima, altrimenti penso che ce ne ricorderemmo, non trova?»

    La voce era profonda, l'accento indefinibile e il tono ironico delle sue parole rese la domanda di Holly terribilmente banale. Comunque, su una cosa aveva ragione, un uomo così se lo sarebbe ricordato!

    «Forse» rispose Holly. Poi alzò le spalle e aggiunse: «Ma di certo ho ricevuti saluti migliori nella mia vita».

    «Ci scommetto, tesoro.»

    All'improvviso Holly si pentì di non aver indossato un abito elegante invece dei jeans e di quella maglietta un po' troppo aderente. Forse lui si sarebbe tolto dalla faccia quell'espressione famelica e l'avrebbe trattata con maggiore rispetto.

    «Che cosa vuole?» gli chiese bruscamente. «Deve volere qualcosa se mi guarda come se avesse visto un fantasma. Oppure ho qualcosa sul naso?»

    Ammaliato dal contorno perfetto di quelle labbra prive di rossetto, Luke sentì la morsa del desiderio farsi più intensa.

    «Non ha nulla sul naso, e riguardo a quello che voglio io... Be', dipende.»

    «Da cosa?»

    Le rispose indicando l'auto. «Dal fatto se quel vecchio catorcio è suo, oppure no.»

    «E se lo fosse?»

    «Se lo è, allora devo dirle che è il peggior parcheggio che abbia mai visto in vita mia.»

    «Povero caro. Ha qualcosa contro le donne al volante?» gli chiese con dolcezza.

    «Niente affatto. Semplicemente non tollero chi non sa guidare.» La bocca di Luke si era ridotta a una linea sottile e dura. «Benché debba ammettere che le donne sembrano sempre aver bisogno di una pista di atterraggio per parcheggiare.»

    Holly stava per ridere a quella che, sulle prime, le era sembrata una battuta; poi si rese conto di ciò che quell'uomo stava insinuando. «Oddio...» mormorò scuotendo la testa. «Non posso credere che alle soglie del nuovo millennio, qualcuno possa fare un'osservazione così sorpassata e maschilista.»

    Luke era ipnotizzato dagli occhi della sconosciuta, troppo verdi, troppo grandi e troppo profondi. «Davvero?» borbottò. «Neppure se corrisponde a verità? È così che nascono i pregiudizi.»

    Holly fece una smorfia. Molto intelligente, pensò, ma non era disposta a lasciargli l'ultima parola. «Immagino che le sue valutazioni si basino su un'ampia esperienza maturata in fatto di donne, vero?»

    «È così, infatti. Ma non mi ha ancora detto se quella macchina è sua o no.»

    «Okay, agente, lo ammetto. È la mia macchina» confessò in tono supplichevole. Poi con un atteggiamento provocatorio gli fece dondolare le chiavi dell'auto davanti al naso.

    «In questo caso, posso consigliarle di spostarla?» domandò Luke.

    «Perché dovrei?»

    «Perché oltre a essere sgradevole a vedersi, può costituire un pericolo.»

    Una vocina nella sua testa le diceva che stava scherzando col fuoco, ma la ignorò. In seguito si sarebbe pentita di quello che disse e del modo in cui lo disse. «Solo se me lo chiede con gentilezza...» sussurrò.

    Luke fece un respiro profondo. Provava rabbia e desiderio. La sua mente era stordita dal profumo di lei, gli occhi rapiti da quella pelle candida, dai riccioli che ricadevano sui seni perfetti.

    Sembrava una studentessa, con addosso quei jeans sdruciti e quella maglietta troppo sottile per il freddo invernale che le inturgidiva le punte dei capezzoli. Cercò di distogliere lo sguardo. Aveva conosciuto molte donne così. Scaltre, attraenti, fin troppo facili...

    Pensò a Caroline, nel tentativo di scacciare il senso di colpa e il desiderio. «Lo faccia e basta, okay?» Detto questo proseguì senza degnarla di un altro sguardo.

    Holly non si era mai sentita tanto furiosa. Nessun uomo aveva osato parlarle in quel modo.

    Lo guardò allontanarsi e si pentì di essere stata così poco originale e di essersi comportata come una scolaretta. Poco male, a volte certe persone provocavano negli altri reazioni inspiegabili e lui era uno di quelle.

    In ogni caso, non poteva farsi rovinare la giornata da uno che quella mattina era sceso dal letto col piede sbagliato. Lo guardò entrare nel grande magazzino a pochi metri di distanza e si dichiarò felice che se ne fosse andato.

    Aprì la porta del suo negozio e inciampò su una pila di vecchia posta. Era stata lì l'ultima volta in un luminoso giorno d'estate, in

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