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Prezioso ricatto: Harmony Collezione
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Prezioso ricatto: Harmony Collezione
E-book164 pagine3 ore

Prezioso ricatto: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Dante Di Sione avrebbe anche potuto perdonare la bella sconosciuta incontrata per caso in aeroporto per avere inavvertitamente preso il suo bagaglio, e con esso il prezioso diadema del nonno. Ciò che non può proprio perdonarle, invece, è avere avuto la sfacciataggine di ricattarlo pur di farsi accompagnare al matrimonio della sorella.

Così, quando la notizia del loro supposto fidanzamento si diffonde, Dante coglie l'occasione per vendicarsi e si assicura che Willow debba recitare fino in fondo la parte dell'adorante, futura moglie. Non può certo immaginare che lei, però, abbia solo simulato tutta quella audacia e spregiudicatezza, e che nel profondo sia una donna assai differente, e molto più interessante.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2017
ISBN9788858969007
Prezioso ricatto: Harmony Collezione
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    Prezioso ricatto - Sharon Kendrick

    successivo.

    1

    L'adrenalina gli circolava nelle vene mentre entrava nel terminal del piccolo aeroporto, aveva la fronte imperlata di sudore e il cuore che batteva all'impazzata quasi avesse corso a perdifiato. O come se si fosse appena accomiatato da una donna dopo aver trascorso una notte di sesso sfrenato. Anche se non ricordava quando aveva fatto sesso l'ultima volta... Quanto tempo era passato per la precisione, si chiese Dante Di Sione, scuotendo la testa.

    Ripensò alle ultime settimane, quando era stato costretto ad adattarsi a tanti diversi fusi orari. Aveva visitato una gran quantità di nazioni, percorso innumerevoli vicoli ciechi e poi era finito lì, ai Caraibi. E tutto per rintracciare un gioiello dal valore inestimabile che suo nonno voleva per oscuri motivi che si era rifiutato di confidargli.

    L'ultimo desiderio di un uomo in punto di morte, rifletté, un peso che gli gravava sul petto.

    Tuttavia, non era forse vero che aveva accettato ben volentieri quel compito che gli era stato dato e che aveva interpretato come un favore da restituire all'uomo che aveva fatto tanto per lui? Inoltre il suo opaco interesse per la quotidianità era stato ravvivato dal gusto della sfida.

    In verità, non aveva alcuna fretta di tornare nella sua lussuosa e leggermente decadente casa a Parigi, o al suo lavoro.

    In verità, apprezzava l'imprevedibilità della caccia e la sensazione di uscire, almeno per una volta, dalla sua molto privilegiata zona sicura.

    Strinse il manico del trolley che conteneva il prezioso diadema. Ora tutto quello che gli restava da fare era consegnarlo al nonno, in modo che quest'ultimo potesse farne tutto ciò che voleva.

    Aveva la bocca secca. Un bicchierino sarebbe stato d'aiuto, rifletté, o anche altro. Una qualsiasi cosa in grado di distrarlo dal fatto che l'eccitazione stava iniziando a svanire dal suo sistema, lasciando al suo posto quella desolante sensazione di vuoto che da tutta la vita cercava inutilmente di ignorare.

    Si guardò intorno. Il terminal era affollato dal tipo di persone che quel posto inevitabilmente attraeva, i ricchi e i macho abbronzati, inoltre dovevano aver girato un servizio fotografico da qualche parte, perché c'erano modelle ovunque.

    Diverse giovani donne si voltarono verso di lui, le lunghissime gambe in bella mostra, i cappelli di paglia a falde larghe che nascondevano loro parzialmente il viso, lasciando in evidenza solo piccoli nasi all'insù e labbra piene e rosse.

    Ma lui non era dell'umore adatto per accompagnarsi a qualcuna di così prevedibile. Meglio il lavoro, decise. Meglio contattare il suo ufficio parigino e scoprire cos'era successo nella sua azienda durante la sua assenza.

    E poi il suo sguardo fu attratto da una bionda che se ne stava tutta sola, in disparte. L'unica persona dall'incarnato candido in un mare di corpi bruciati dal sole. Chiara, sottile, l'ampia sciarpa che aveva avvolta intorno alle spalle sembrava inghiottirla. Aveva un aspetto... fragile, come se avesse trascorso tutta la vita nel profondo degli abissi e fosse stata riportata in superficie solo adesso.

    Sedeva accanto al banco del bar, una coppa di champagne in mano, e quando i loro occhi s'incontrarono, svelta abbassò lo sguardo fingendo un improvviso interesse per il bicchiere, quasi contenesse i segreti dell'universo. Lo sollevò, ma non lo portò alle labbra.

    Forse fu per quello che si ritrovò a camminare verso di lei quasi senza rendersene conto, ipotizzò Dante, per quella manifestazione di una timidezza così rara nell'universo dove lui viveva?

    Con pochi passi la raggiunse e posò sul pavimento il suo trolley, accanto a uno molto simile ma di fattura più scadente. La donna si voltò, mostrando un viso di una delicata bellezza.

    «Salve» esordì lui.

    «Salve» replicò lei con un marcato accento britannico.

    «Per caso ci siamo già visti prima?»

    La bionda sbatté le palpebre, come se fosse stata investita all'improvviso da un fascio di luce. «No, non credo proprio» disse. Scosse la testa facendo ondeggiare ciocche di capelli lucenti. «No» ribadì, «in caso contrario, lo avrei ricordato.»

    Dante si appoggiò al banco e si sporse lievemente in avanti. «Però mi fissavi come se mi conoscessi» obiettò.

    Willow non replicò, alle prese con una bizzarra sensazione fatta di confusione e attrazione che non sapeva come gestire. Sì, ovviamente lo aveva fissato perché, in tutta onestà, chi non lo avrebbe fatto?

    Un brivido le corse lungo la schiena mentre, a disagio, sosteneva lo scrutinio cui lo sconosciuto la stava sottoponendo. Doveva ammettere che era l'uomo più perfetto che avesse mai visto, proprio lei, che lavorava insieme a uomini perfetti. Con indosso vestiti casual che solo i veri ricchi potevano rendere eleganti, aveva l'aspetto di chi era appena sceso dal letto, e non dal suo letto. I jeans consumati aderivano alle gambe lunghe e muscolose, la camicia di seta, per quanto spiegazzata, sottolineava la sua appartenenza al mondo dei privilegiati. I capelli neri e folti e la pelle olivastra evocavano un'origine mediterranea, gli occhi erano dello stesso colore dell'oceano.

    Tuttavia quegli splendidi occhi blu brillavano di una luce gelida, che risultava quasi come una componente imprescindibile del suo viso.

    In genere non era suscettibile al fascino degli uomini belli e maledetti, qualcosa che addebitava alla sua innata timidezza. La lunga malattia, seguita da anni trascorsi in un collegio per sole ragazze, aveva fatto sì che crescesse in un ambiente quasi esclusivamente femminile, con i medici come unica eccezione. Si era rifugiata nel suo piccolo mondo sicuro, e la sicurezza era stata molto importante per lei.

    Ma c'era qualcosa in quello sconosciuto dagli occhi di ghiaccio che le faceva battere il cuore all'impazzata. La stava ancora guardando con aria interrogativa, così cercò di immaginare come si sarebbero comportate le sue sorelle in una circostanza simile. Di sicuro non sarebbero rimaste a fissarlo ammutolite. Probabilmente avrebbero scrollato le spalle e detto qualcosa di divertente, poi avrebbero teso il loro calice per farlo riempire di nuovo

    Strinse lo stelo della coppa fra le dita. Allora prendi esempio da loro, consigliò a se stessa. Fingi che uomini affascinanti e di successo ti offrano da bere ogni giorno della settimana.

    «Immagino che devi essere abituato a essere osservato» affermò con sincerità. Finalmente portò la coppa alle labbra e bevve un sorso, poi un altro ancora.

    «Vero.» Dante annuì e si arrampicò sullo sgabello accanto a quello di lei. «Cosa stai bevendo?»

    «No, grazie, basta così» replicò Willow, certa che fosse lo champagne il responsabile di quel calore che l'aveva avvolta all'improvviso. «Sarà meglio se mi limiterò a una sola coppa. Non ho mangiato nulla per tutto il giorno.»

    «Volevo solo sapere se era buono» precisò lui, un sopracciglio aggrottato.

    «Oh sì. Naturalmente. Che stupida...» mormorò Willow, consapevole delle fiamme che le erano salite al volto. Bevve un altro sorso. «È un ottimo champagne francese» elaborò.

    «Ti capita spesso di bere dell'ottimo champagne francese da sola nel bar di un aeroporto?»

    «No davvero. Sto festeggiando la conclusione di un lavoro.»

    A quel punto avrebbe dovuto informarsi sulla sua professione, rifletté Dante, ma non aveva alcuna voglia di ascoltarla mentre recitava il suo curriculum. Chiese al barista di portargli una birra, poi si girò di nuovo verso di lei e ricominciò ad analizzarla.

    Prima i capelli perché era attratto dalle bionde come le mosche erano attratte dal miele. Vista così da vicino alcune imperfezioni del suo viso diventavano evidenti, ma per qualche motivo queste la rendevano ancora più interessante. Notò la pelle così chiara da essere quasi translucida, e gli zigomi anche troppo accentuati. Aveva gli occhi grigi come un cielo invernale, le labbra l'unica parte del suo corpo a essere piena, morbida. Per il resto era magra, troppo magra. Un paio di jeans ricamati le fasciava le cosce sottili, ma non riuscì a vedere altro perché la dannata sciarpa la avvolgeva completamente.

    Si chiese perché fosse stato attratto proprio da lei in un terminal pieno di fotomodelle belle e formose che avrebbero accolto con entusiasmo un suo approccio piuttosto che guardarlo allarmate, come un agnellino innocente avrebbe fissato il lupo cattivo.

    Forse perché aveva avuto la sensazione che lei non appartenesse a quell'ambiente. Un'esclusa, come del resto si sentiva lui.

    O forse aveva inconsapevolmente cercato in lei solo un modo per non pensare al suo imminente rientro negli Stati Uniti con il diadema, e alla consapevolezza delle troppe cose lasciate in sospeso nell'ambito della sua complicata famiglia. La malattia del nonno lo aveva forzato a riesaminare i suoi comportamenti, e lo costringeva a immaginare di vivere senza l'uomo che lo aveva sempre amato e protetto, nonostante tutto e tutti.

    Una prospettiva a dir poco angosciante.

    Per fortuna ora quella diafana bionda stava evocando in lui anche altri pensieri, decisamente carnali, per quanto l'espressione cauta non accennasse a svanirle dal volto. La incoraggiò con un sorriso, perché in genere lasciava fare alle donne tutto il lavoro, il che significava che poteva andarsene con una coscienza relativamente pulita quando metteva fine a una relazione, in genere non più di qualche giorno dopo il suo inizio.

    Preferiva partner audaci, quelle sicure di sé che non esitavano a fare la prima mossa, eppure adesso la novità costituita da una creatura apparentemente così timida e impacciata era una tentazione troppo forte per resistervi.

    Bevve un sorso di birra. «Come mai sei qui?» s'informò. «Oltre al fatto che ovviamente stai aspettando di imbarcarti su un aereo.»

    Willow si guardò le mani e di nuovo si chiese cosa avrebbero fatto le sue sorelle... Le sue tre bellissime, intelligenti sorelle che non avevano mai conosciuto un solo momento di incertezza nella loro vita. Avrebbero detto qualcosa di sagace, chinato la testa da un lato in un atteggiamento civettuolo, e di sicuro non sarebbero rimaste a fissare quell'affascinante straniero domandandosi perché, fra tante, aveva avvicinato proprio lei.

    Lei, che solo quando lavorava riusciva a interagire con un rappresentante del sesso opposto senza desiderare che la terra si spalancasse sotto i suoi piedi per inghiottirla.

    E quel particolare rappresentante del sesso opposto era davvero spettacolare. Energia e potere fluivano da lui in modo quasi tangibile, ma erano gli occhi che trovava irresistibili. Non aveva mai visto occhi simili. Più blu del Mar dei Caraibi. Più blu delle ali delle piccole farfalle che aveva ammirato quando, d'estate, a volte le avevano permesso di sedersi in terrazza.

    Un blu brillante, chiaro, focalizzato, e quella forza blu adesso era fissa su di lei, in evidente attesa di una risposta.

    Supponeva che avrebbe potuto dirgli del primo servizio fotografico che aveva diretto con l'incarico di stilista per una rivista di moda inglese a grande tiratura, e che quel servizio era stato un successo. Ma anche se cercava di essere felice per quello, non riusciva a scuotersi di dosso quell'ansia provocata da ciò che la attendeva in Inghilterra.

    Un altro matrimonio. Un'altra celebrazione dell'amore e del romanticismo cui sarebbe intervenuta da sola.

    Tornare nella casa che era stata il suo rifugio e al contempo la sua prigione negli anni dell'adolescenza, dalle sue sorelle piene di buone intenzioni e dai suoi iperprotettivi genitori. Tornare alla cruda verità, vale a dire che la sua vita reale non era nemmeno vagamente simile alla sua scintillante vita professionale.

    Allora forse era arrivato il momento per intervenire al riguardo, pensò.

    Non aveva mai visto quell'uomo prima d'allora, ed era molto improbabile che lo avrebbe rivisto in futuro. Non poteva, per una sola volta, interpretare quel ruolo che le era sempre stato negato? Non poteva fingere di essere appassionata, focosa, desiderabile, disinibita? Lavorava nell'industria della moda ormai da tre anni, e vedeva quotidianamente le modelle trasformarsi come d'incanto sotto l'obiettivo del fotografo. Diventare sfacciate, provocanti, ammaliatrici con una disinvoltura strabiliante.

    Dunque non poteva immaginare che quell'uomo fosse il fotografo? Non poteva trasformarsi per qualche ora nella persona che aveva sempre desiderato essere, invece della piatta, banale Willow Hamilton, alla quale non era mai stato permesso fare nulla e che di conseguenza non aveva mai imparato a comportarsi come le sue coetanee?

    Fece scorrere la punta del dito

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