Sposata con il nemico: Harmony Collezione
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La maggior parte delle donne avrebbe fatto carte false pur di indossare il vestito bianco e camminare verso l'altare dove il re Kostas Laskos stava aspettando... ma non la principessa Stella Constantinides. Tuttavia, per la pace e il bene del suo Paese, ha acconsentito a sposare l'uomo che una volta aveva amato più di se stessa. Lo stesso che poi ha imparato a odiare.
Determinata a tenere testa al sovrano e decisa a non diventare una delle sue pedine, le basta una notte tra le braccia di Kostas per capire di non essere immune al suo fascino come sperava. Presto comincia a intravedere la verità nascosta dietro a bugie e omissioni, e si ritrova a fare ciò che non credeva possibile: innamorarsi di suo marito.
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Anteprima del libro
Sposata con il nemico - Jennifer Hayward
successivo.
1
Così, era quello il sapore della libertà, pensò la principessa Styliani Constantinides, meglio conosciuta come Stella, mentre portava alle labbra il bicchiere che conteneva l'esotico cocktail a base di rum. Il drink dolceamaro le scivolò in gola per poi arrivare allo stomaco, andando così a enfatizzare il benessere che provava in quel momento, seduta nel piccolo bar ristorante della sua amica Jessie sulla costa occidentale di Barbados, dall'altra parte del pianeta rispetto ad Akathinia, la sua casa.
E dolci e amare erano anche le sue sensazioni attuali. Dolci, considerando le centinaia di ben riuscite apparizioni in pubblico di cui si era resa protagonista nell'ultimo anno, oltre al suo lavoro presso il comitato direttivo di due agenzie internazionali che aiutavano i giovani disagiati. Amare, perché suo fratello Nik l'aveva accusata di essere fuggita davanti ai problemi che avevano al momento, quasi come se il suo impegno, le sue rinunce, non avessero contato nulla.
Il giovane barista dalle braccia muscolose si appoggiò al banco e la guardò. «Com'è?»
«Forte» replicò Stella. «Proprio quello che ci voleva» aggiunse, sorridendo con spontaneità forse per la prima volta da mesi. Il ragazzo sollevò un pollice in replica, poi dedicò la sua attenzione a un altro cliente.
Stella si rilassò sul suo sgabello e osservò la bella tonalità di rosso del cocktail evidenziata dalle basse luci del bar. Non era d'accordo con suo fratello, il re. Non stava fuggendo, niente affatto, si limitava soltanto a tracciare una linea di confine. Forse aveva rinunciato ai suoi sogni da adolescente e aveva sacrificato quell'indipendenza che per lei era puro ossigeno, ma l'ultima richiesta del re era davvero inaccettabile.
Scosse la testa. No, non lo avrebbe fatto.
Respirò a fondo l'aria salmastra e avvertì parte della tensione abbandonarla, e sollevarsi quel peso che le gravava sul petto ormai da troppi giorni.
Quando aveva avuto l'ultima volta l'impressione di riuscire davvero a far arrivare aria ai polmoni? Le mancava il potere per controllare le forze che avevano sconvolto la sua vita, in compenso poteva controllare se stessa, decise, e il biglietto aereo per quel paradiso caraibico che aveva acquistato d'impulso e sotto falso nome, riuscendo persino a eludere la stretta sorveglianza di Darius, la sua guardia del corpo da una vita, lo dimostrava.
Un altro sorriso le incurvò le labbra. Era stato un gioco davvero stimolante, quasi divertente come i tranelli che lei e Nik avevano avuto l'abitudine di tendere da ragazzini al personale di servizio a palazzo. Convincere Darius a lasciarla uscire sola dalla reggia facendogli intendere di avere un appuntamento bollente non era stato poi così difficile, e ancor meno lo era stato salire a bordo di un volo commerciale indossando un paio di occhiali da sole e una maglietta, per allontanarsi dalla piccola isola al centro del Mediterraneo diretta a un'altra isola, dove finalmente avrebbe goduto della sospirata anonimità.
L'unica ombra in quello scenario perfetto era stata costituita dal brusco messaggio che Nik le aveva inviato in replica al suo, con cui lo aveva avvertito che stava bene e che aveva semplicemente bisogno di tempo per riflettere.
Volendo, suo fratello avrebbe potuto rintracciarla senza alcuno sforzo, ma era certa che non lo avrebbe fatto. Un tempo ribelle come lei, Nik sapeva bene quanto le fosse costato tarparsi le ali. Lui stesso aveva da poco compiuto il sacrificio maggiore di tutti, abbandonando la vita a New York che aveva tanto amato per salire al trono al posto del loro fratello maggiore Athamos, rimasto ucciso in un tragico incidente d'auto. Sì, decise, le avrebbe concesso il tempo che le serviva per schiarirsi le idee e ritrovare se stessa.
«Serve un menu?» domandò il barista.
«Grazie.» Non c'erano paparazzi in fila all'uscita del locale ad aspettarla, non c'era Darius che la teneva d'occhio seppure a una discreta distanza e nemmeno qualcuno che avrebbe potuto riconoscerla, con indosso un paio di jeans e una maglietta. Poiché Jessie sarebbe stata impegnata fino a dopo cena, a quel punto poteva anche mangiare qualcosa e godersi il superbo spettacolo offerto dal sole al tramonto da uno dei tavolini del patio.
«Ho sentito dire che qui il calamaro è eccezionale» affermò una profonda voce maschile.
Il fiato le si sospese in gola a quel commento che risuonò alla sua destra. Non era possibile, pensò Stella, avvertendo i distinti segnali dell'insorgere di una crisi di panico. Eppure il chiaro accento di Carnelia, modulato da un'inflessione occidentale dell'uomo che si era appena seduto accanto a lei, lo identificava in modo inequivocabile.
Ogni muscolo del suo corpo si tese in un istintivo rifiuto, il cuore che le galoppava nel petto mentre un soffio del costoso dopobarba di lui le solleticava le narici. Il primo impulso fu di alzarsi e scappare, ma non era mai stata una codarda, quindi si costrinse a girarsi e a guardare negli occhi il re di Carnelia.
Alto e muscoloso, il suo fisico era così imponente da incutere timore. Ma ciò che forse era più pericoloso per la pace della mente di una donna, erano quei suoi modi cortesi e civili che lo avevano sempre differenziato dal bruto che era suo padre, e che una volta l'avevano indotta a credere che fosse veramente diverso.
Kostas sollevò una mano per attrarre l'attenzione del barista, un gesto inutile poiché tutti i presenti lo stavano fissando. Le signore, perché la sua bellezza non poteva passare inosservata, e gli uomini, che istintivamente lo consideravano un rivale.
«Il miglior rum che avete a disposizione» chiese il re.
Un crampo le aggredì lo stomaco, una reazione che solo quell'uomo riusciva a provocare in lei, pensò Stella. Affascinante ora in jeans e camicia con le maniche arrotolate esattamente come lo era stato l'ultima volta che lo aveva visto, in alta uniforme per assistere alla parata in occasione della festa dell'indipendenza di Akathinia, era un irresistibile, splendido prodotto della natura.
Gli osservò la mano quando lui abbassò il braccio. Aveva mani forti, in grado di spezzare il collo all'avversario senza sforzo alcuno, ma anche di sedurre, come avevano sedotto lei, una giovane e innocente ragazza di diciotto anni.
Con aria pensosa si mordicchiò il labbro inferiore. Lui l'aveva baciata per confortarla quando i suoi sogni di adolescente erano andati in frantumi. L'aveva privata delle sue difese, e mostrato cos'era il fuoco della passione per poi voltarle le spalle, deridendola per la sua infantile infatuazione.
Sì, certo, lo odiava.
Sentiva il suo sguardo fisso su di sé, mentre era ovviamente intento a valutare la sua reazione. «Non dovresti essere a Carnelia per regnare sulla banda di corrotti che hai ereditato, o forse il tuo jet ha finito il carburante?» borbottò.
«Sai benissimo perché sono qui» replicò Kostas, un mezzo sorriso che gli incurvava un angolo della bocca.
«In questo caso puoi ripartire anche subito. Ho già dato a Nik la mia risposta, non ti sposerei nemmeno se tu mi portassi in dote centinaia di milioni di euro!»
«Credo che tu non stia esaminando la situazione dal giusto punto di vista.»
«Oh, invece lo sto facendo!» esclamò lei. «Sono io il premio in palio in questo scenario, o mi sbaglio? In caso contrario, non avresti sorvolato la metà del pianeta solo per venire a molestarmi.»
«Non sarei stato costretto a farlo se tu mi avessi dato il tempo che avevo chiesto.»
«Ho rifiutato la proposta. Non era necessario altro tempo» sottolineò Stella.
«Come puoi rifiutare qualcosa quando non sai nemmeno con precisione di che si tratta?»
Stella si appoggiò un dito sulle labbra e finse di riflettere per qualche istante. «Allora, vediamo» mormorò infine. «Un barbaro per marito, trasferirmi nella tana del lupo, condividere la vita con un uomo che non ha avuto il coraggio di fermare il padre quando quest'ultimo minacciava di muovere un'inutile e sanguinosa guerra contro Akathinia? No, grazie.»
«Fai attenzione» la ammonì Kostas. «Parli senza avere la giusta consapevolezza dei fatti.»
«E vorresti spiegarmela con un anno e mezzo di ritardo?» Stella scosse la testa, poi scivolò giù dal suo sgabello. «Non sono interessata. Torna a casa, Kostas.»
«Siediti» le ordinò lui, uno scintillio di monito negli occhi. «Almeno fammi la cortesia di ascoltarmi. Non è il momento adatto per inutili ripicche.»
Diversi avventori si voltarono per guardarli. Jessie, che stava servendo i drink a un tavolo vicino, le lanciò uno sguardo preoccupato, poi sgranò gli occhi mentre osservava l'uomo che le era accanto. Stella agitò una mano in aria come per dirle che era tutto a posto e tornò ad arrampicarsi sullo sgabello, il suo unico intento quello di non causare una scenata che avrebbe potuto far saltare la sua copertura.
«Cena con me» riprese il re. «Senti quello che ho da dire. Ti prometto che se lo farai, accetterò la tua decisione, quale che sia.»
Davvero avrebbe accettato la sua decisione?, si chiese Stella, dubbiosa. E lei come aveva potuto credere di amarlo al punto da gettarsi in pratica ai suoi piedi? Un velo rosso le oscurò la vista mentre annuiva lentamente. «D'accordo» confermò, il tono forzatamente amichevole. «Questa conversazione è necessaria, hai ragione. Perché ora non trovi un tavolo tranquillo e poi ordini una buona bottiglia di vino, così che potremo parlare come farebbero due persone civili?» Detto ciò, si alzò e si avviò verso il bagno delle signore.
Nello stesso momento in cui lei si allontanò, Kostas capì che non aveva alcuna intenzione di tornare indietro. La conosceva in pratica da sempre, le famiglie reali di Carnelia e di Akathinia spesso nel passato si erano ritrovate a partecipare agli stessi eventi. Allora quella di Carnelia godeva di un minimo di rispettabilità poiché la tendenza dittatoriale di suo padre non era ancora venuta a galla. Aveva assistito alla trasformazione di Stella da graziosa ragazzina ad affascinante, bellissima giovane donna dal carattere ribelle, insofferente a qualsiasi tipo di regola, fino a subire di recente un ulteriore cambiamento, da quando cioè aveva cominciato a vestire i panni della filantropa, impegnata nel sociale e nella beneficenza.
Era la sua forza di carattere che lo attraeva, quella qualità che la rendeva la moglie perfetta, una donna capace di affiancarlo nella difficile opera di ricostruzione del suo Paese. Poche avrebbero avuto il coraggio di accettare la sfida che stava per proporle, ma Stella sembrava nata proprio per quello.
Chiese alla proprietaria del bar di riservargli il miglior tavolo sul patio, si alzò e andò ad appoggiarsi alla parete opposta al bagno delle signore, le braccia incrociate sul petto. «Credo proprio di aver trovato il tavolo giusto» esordì quando Stella apparve, incamminandosi verso l'uscita. «Ho ordinato una bottiglia di Château Margaux, per te va bene?»
Lei socchiuse gli occhi, una serie di emozioni diverse che si avvicendavano sul suo bel viso mentre elaborava un piano alternativo. «Perfetto» mormorò, cambiando direzione e avviandosi verso il patio.
Kostas la seguì, la sua attenzione concentrata sulle anche tonde di lei fasciate dai jeans aderenti, sentendosi vivo come non gli succedeva da anni. Sospettava che la ragione del suo attuale stato d'animo fosse proprio la bella principessa, ipotizzò mentre la prendeva per un braccio per scortarla verso il tavolo. Scostò una sedia per farla accomodare e deliberatamente le sfiorò una spalla con la punta delle dita. La sentì sussultare, proprio la reazione che aveva sperato di evocare. La registrò con una buona dose di soddisfazione. Magari Stella intendeva mascherarla come una dimostrazione di odio, ma lui sapeva bene che si trattava di ben altro.
Prese posto a sua volta e focalizzò lo sguardo sulla donna seduta davanti a lui, mentre il cameriere che era stato assegnato loro si affaccendava per stappare la bottiglia di vino. I lunghi capelli biondi costretti in una coda di cavallo evidenziavano gli occhi di