Uno scandalo per l'ereditiera: Harmony Collezione
Di Dani Collins
5/5
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Info su questo ebook
Pia non può permettersi di essere travolta dallo scandalo e si vede costretta a sposare Angelo, l'unico uomo per cui lei abbia mai provato qualcosa. Un matrimonio che doveva essere solo sulla carta riuscirà a resistere ai seducenti assalti di quello che è diventato suo marito? La posta in gioco questa volta è davvero alta ed è... il suo cuore.
Disponibile in eBook dal 20 gennaio 2021
Dani Collins
Dani Collins ha scoperto la letteratura rosa alle scuole superiori e ha immediatamente capito che cosa avrebbe voluto fare da grande.Dopo aver sposato il suo primo amore, ha cominciato a cercare la propria strada nel mondo dell'editoria, non rinunciando al suo sogno di fronte ai primi ostacoli, così due figli e due decenni dopo l'ha finalmente trovata grazie a un concorso per nuove autrici.Quando non è immersa nella scrittura, chiusa nel proprio fortino come i suoi famigliari chiamano il suo studio, Dani occupa il tempo scarrozzando i propri figli da un'attività all'altra oppure con un po' di giardinaggio.Visita il suo sito www.danicollins.com
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Uno scandalo per l'ereditiera - Dani Collins
successivo.
1
Pia Montero temeva che il ballo in maschera di sua cognata sarebbe stato interminabile ed era proprio così, solo non per il motivo che aveva previsto. Quella sera di ottobre era calda. Gli ospiti avevano colto al volo la possibilità di liberarsi da smoking e abiti formali per mettersi qualcosa di più eccentrico. Le donne indossavano vestiti esagerati con gonne a campana, parrucche elaborate e cappelli piumati. Gli uomini invece avevano delle colorate giacche di broccato con spalline imbottite, polsini in pizzo e pantaloni corti con calze al ginocchio. Alcuni indossavano persino il traje de luces dei toreri con tanto di maschere.
Quest'ultime erano vere opere d'arte. Alcune avevano orecchie di gatto o becchi di uccelli, altre coprivano l'intero viso, altre ancora erano copricapi da giullari. Erano realizzate in pizzo o in raso con piume, fiori e perline. Erano previsti dei premi per i migliori costumi, ma Pia aveva deciso di rinunciarvi. Indossava infatti un abito semplice color indaco con una giacca di velluto viola. La sua maschera ritraeva due occhi di gatto in seta decorata con note musicali e rose.
Desiderava tuttavia averne scelta una a viso intero mentre esaminava gli ospiti. La maschera le avrebbe infatti permesso di celare i propri pensieri, piuttosto che dover mantenere l'espressione distaccata che aveva imparato in collegio, esercitandosi davanti allo specchio, allorché aveva dovuto tenere nascosti i propri sentimenti, soprattutto se era osservata.
Anche quando le compagne di scuola l'avevano difesa...
È timida. Lasciatela in pace.
Pia era arrossita, desiderando seppellirsi in una buca nel terreno perché qualcuno l'aveva guardata. La tristezza non portava compagnia, aveva avuto modo di scoprire. Era stata sola per tutta l'infanzia, troppo goffa per fare amicizia e troppo intelligente per essere simpatica. La sua salvezza era stata il lignaggio, dato che faceva parte dell'aristocrazia spagnola. I suoi genitori erano il duca e la duchessa di Castellon. Suo padre, un imprenditore nel settore metallurgico, era diventato un rispettato parlamentare non appena i suoi figli erano stati abbastanza grandi da prendere in mano le redini dell'impresa di famiglia.
Pia era anche attraente, senza alcuno sforzo. Evitava il trucco e l'abbigliamento firmato, non dovendo cercarsi un fidanzato, visto che sua madre le avrebbe presto assegnato un marito.
Esattamente ciò La Reina Montero stava cercando di fare in quel momento, trasformando una serata più che tollerabile in qualcosa di insopportabile per Pia.
«Preferirei aspettare fino a gennaio, dopo aver discusso la mia tesi di laurea» obiettò lei a quel punto.
Nonostante i fratelli di Pia, ingegneri chimici, si fossero entrambi sposati dopo i trent'anni, secondo sua madre lo studio intensivo della figlia e il dottorato da concludere avevano sprecato i suoi anni migliori.
«Queste cose richiedono tempo» insistette sua madre. «Mostra il tuo interesse... quello era forse l'erede Estrada?»
No, per favore.
Sebastián era decente, ma parlava senza sosta. «Il suo carattere estroverso bilancerebbe la tua introversione. Dovrai pur lavorarci su, se vorrai organizzare dei galà.»
Urlalo più forte, mamma.
«Forse, se andiamo nel tendone, riusciremo ad abbinare i nomi alle offerte dell'asta silenziosa.» La Reina si tolse quindi la maschera, che era montata su un bastoncino. «Non avrei dovuto accettare nulla di così infantile come un ballo in maschera. Troppo scomodo.»
«La maggior parte della gente sembra divertirsi» mormorò Pia, ascoltando le risate e i commenti mentre si avvicinavano al tendone dove gli ospiti si accalcavano per osservare gli articoli all'asta per la raccolta fondi.
Da sempre osservatrice del comportamento animale, in particolare quello umano, Pia rifletté sulla ragione per cui il travestimento riuscisse a risollevare gli animi degli invitati. Era forse la nostalgia dell'infanzia? Non poteva dirlo. La sua infanzia era stata così rigida da essere una precoce forma di età adulta.
«Poppy se la sta cavando bene» rifletté a voce alta mentre dava un'occhiata alle offerte di rari vini d'annata, gioielli antichi, pacchetti benessere e biglietti VIP per spettacoli esclusivi.
Le maschere abbassavano le inibizioni e spingevano a correre rischi?, si chiese Pia. Esattamente come i social media, che disincentivavano sempre più le interazioni faccia a faccia, incoraggiando così le persone a comportarsi senza freni inibitori? Pia di sicuro si sentiva più libera di osservarsi intorno. Da dietro la maschera, notò una coppia discutere di un'offerta per uno degli oggetti. La donna contestava che fosse troppo stravagante, mentre l'uomo insisteva che l'amava e che quindi desiderava regalarglielo.
Pia era affascinata da interazioni del genere. Le ricordavano la tenerezza e l'indulgenza tra i suoi fratelli maggiori e le rispettive mogli. Entrambi si erano sposati dando scandalo, ma erano riusciti a trasformare i loro matrimoni in unioni profonde, facendole desiderare di poter vivere la stessa esperienza, nonostante dovesse mantenere alto il buon nome di famiglia contraendo matrimonio con una dinastia di pari rango e prestigio, tale da somigliare più a un contratto di fusione.
Trattenne un sospiro. Non sarebbe stato un sacrificio, si assicurò. Era una scelta sensata, che avrebbe giovato a tutti, inclusa se stessa. I suoi pochi tentativi di frequentare degli uomini erano stati dei fallimenti. Amore e passione erano concetti a lei sconosciuti. Non li avrebbe riconosciuti nemmeno se ci fosse andata a sbattere contro.
Si voltò e finì con lo scontrarsi con un uomo che stava posando una matita. Fisicamente l'impatto fu lieve. Nel suo stato d'animo malinconico, tuttavia, quello scontro sembrò epocale. Il suo lungo mantello si aprì come due ali scure che sembravano inghiottirla mentre le sue mani si alzavano per afferrarle le braccia e sostenerla. Era tutta colpa delle maschere, pensò confusa, che avevano impedito la visione periferica. Non era per nulla goffa o cieca, anzi, era fin troppo attiva e dotata di autocontrollo. Osservò i suoi tratti, nonostante di solito non fosse sensibile a quel genere di cose. Il calore del suo corpo si irradiava intorno a lei. La presa delle sue mani era gentile e ferma al contempo. Il profumo di fresco permeava i suoi vestiti, come se fosse arrivato da una lunga passeggiata nel bosco.
Chi era?
Il suo cappello nero a tre punte aveva un semplice bordo bianco. Abbassò lo sguardo sulla giacca di broccato nero sopra la camicia scura, per poi spostarsi sui pantaloni neri infilati in un paio di stivali. Un pirata, pensò, poi tornò a osservare la sua maschera. Gettava un'ombra sulla mascella decisa, la barba incolta come i capelli. Non riusciva a capire di che colore fossero gli occhi, ma non appena i loro sguardi si incrociarono, il suo battito aumentò. Con quello sguardo imperscrutabile, le braccia forti che la stringevano come artigli, riusciva a malapena a contenere il crogiuolo di emozioni che si era creato in lei. Aveva sempre evitato il contatto visivo prolungato, ma la maschera le aveva permesso di continuare a fissarlo. Osservarlo mentre il suo corpo era percorso da un fremito. Attrazione sessuale? Possedeva tutte le caratteristiche che in genere attiravano l'interesse femminile: alto, spalle larghe, un fisico possente e una mascella forte. Rimase sbalordita nel rendersi conto di stare reagendo a quei segnali. In effetti, con il passare dei secondi, il tumulto dentro di lei divenne insopportabile.
«Mi scusi...» Qualcuno le parlò alle spalle, risvegliandola dall'incantesimo.
Una donna voleva fare un'offerta per la foto in bianco e nero di Poppy. La fodera di raso nero del mantello dell'uomo scomparve dopo averla liberata dalla presa. Il brusio della gente la stordiva. Si allontanò, ma quando si voltò indietro l'uomo stava già lasciando il tendone.
Cercando di riprendere fiato, si diresse verso il foglio delle offerte dove lui aveva posato la matita. Conosceva tutti i nomi sulla lista e nessuno di quegli uomini aveva mai provocato in lei una reazione del genere.
In fondo, in grassetto, c'era una promessa di quadruplicare l'offerta finale. Era firmato Anonimo.
«Come funziona?» chiese Pia alla madre non appena la raggiunse. La sua mano tremava così dovette nasconderla rapidamente tra le pieghe della gonna.
«Succede di tanto in tanto» spiegò sua madre. «Quando un uomo vuole sorprendere la moglie.»
Oppure non voleva che la moglie lo sapesse affatto, pensò Pia. Non era cinica, ma nemmeno ingenua sul lato sgradevole dei matrimoni combinati.
«Di certo avrà lasciato il suo nominativo al banditore» continuò sua madre. «È una mossa alquanto rischiosa e anche costosa. Gli altri partecipanti aumenteranno l'offerta per punirlo per essersi assicurato l'oggetto per sé.»
«C'è sempre un prezzo da pagare, suppongo.» L'ironia di Pia era sprecata con La Reina.
«Questo è uno dei dipinti recuperati dalla soffitta» notò La Reina. «Un artista modesto. Deceduto, il che ne fa sempre aumentare il valore, ma non è il tipo d'investimento degno di una simile tattica.»
Pia studiò il ritratto. L'espressione della giovane donna era cupa. La luce metteva in risalto i lineamenti morbidi, evidenziandone la giovinezza e vulnerabilità.
«Sai chi è?» chiese Pia prendendo il biglietto.
«Appendere foto di famiglia è sentimentale.» Sua madre afferrò il biglietto dalla sua mano e lo ripose sul piccolo cavalletto. «Appendere foto di estranei è gauche.»
«L'offerta finale è nascosta. Ero semplicemente curiosa.»
«Abbiamo altre priorità.»
Un marito. Giusto. Pia trattenne a stento una smorfia.
Angelo Navarro sorseggiava un drink mentre controllava i turni degli addetti alla sicurezza, aspettando il momento giusto per completare la seconda parte della missione.
Avrebbe potuto mandare un agente a lasciare l'offerta per il ritratto, ma oltre a non fidarsi di nessuno, l'opportunità di inoltrarsi nella tenuta senza essere visto era stata troppo allettante. Tuttavia non si sarebbe mai aspettato una simile carica emotiva a seguito della visita alla sua città natale. Rabbia e disprezzo ribollirono in lui. Furia, senso d'ingiustizia e sete di vendetta gli bruciavano dentro il petto. Quelle persone che davano spettacolo di sé come pagliacci del circo, facendo gesti plateali e donando somme eccezionali a beneficio delle vittime di violenza, erano le stesse che avevano ignorato l'angoscia di una giovane donna. Non avevano fatto nulla quando suo figlio le era stato tolto e aveva continuato a venerare i suoi persecutori. Angelo non si sentiva affatto in colpa per essersi infiltrato a quell'evento di raccolta di fondi con l'intenzione di recuperare ciò che sua madre aveva rubato. O le era stato donato. Non era mai stato chiaro come avesse ottenuto i gioielli ed esattamente quali pezzi fossero scomparsi. Ma quei dettagli non avevano importanza. Aveva combattuto per difendersi.
Quando si era presentata l'occasione di sferrare un nuovo colpo, non aveva potuto resistere. Lo rendeva spregiudicato come suo padre? Avrebbe mostrato ai propri fratellastri come ci si sentiva a essere presi in giro e ridotti in povertà? Forse.
Il pensiero non lo fermò. Si diresse con discrezione verso l'angolo della casa, attese che la guardia si voltasse e si addentrò nel buio. Si imbatté in un cartello di accesso Per soli membri della famiglia sul primo gradino della scala a chiocciola e abbozzò un sorrisetto mentre lo superava per salire sulla terrazza sul tetto. Le scale emisero uno scricchiolio familiare quando la raggiunse. Notò tuttavia che qualcuno l'aveva preceduto.
I rumori e la luce provenienti dalla festa erano ovattati dall'ala ovest dell'edificio, gettando la terrazza in un'ombra profonda. Riusciva a intravedere solo una sagoma e l'ombra più chiara della sua maschera mentre distoglieva lo sguardo dal panorama del Mediterraneo illuminato dalla luna. La riconobbe subito: era la donna con cui si era scontrato mentre stava segnando la propria offerta per il ritratto della madre.
Per un attimo, quando l'aveva afferrata, aveva dimenticato tutto. La sua sete di vendetta e il motivo per cui era giunto sin lì. Qualcosa nel suo semplice costume gli aveva fatto capire che quel posto non le apparteneva, esattamente come non apparteneva a lui. Si nascondeva alla luce del sole.
Era riuscita a suscitare il suo