Le lusinghe dello sceicco: Harmony Collezione
Di Annie West
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Annie West
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Le lusinghe dello sceicco - Annie West
successivo.
1
Eccola lì.
Arik mise a fuoco per inquadrarla meglio. Un lieve sorriso gli si disegnò sulle labbra. La luce dorata dell'alba delineava i contorni della sua figura.
Per quanto sorprendente, era rimasto deluso pochi attimi prima, al pensiero che lei non sarebbe arrivata. Quella donna che faceva la sua apparizione sulla spiaggia, come una perfetta e solitaria Afrodite, con i suoi lunghi capelli ricci, le sue curve deliziose e la sua aria di innocente seduzione, era diventata il momento culminante di ogni sua noiosa giornata.
Anche a distanza di cinquecento metri, quella visione gli faceva irrigidire i muscoli e battere forte il cuore.
Arik abbassò il telescopio e si passò una mano sul viso. Accidenti, cosa gli stava succedendo? Sei settimane di ingessatura e si era ridotto a fare il guardone! Forse avrebbe dovuto accettare una delle offerte di compagnia femminile che gli era stata proposta per il periodo di riabilitazione.
Ma era stato impaziente di recuperare l'uso della gamba e non voleva avere intorno una donna adulatrice, che potesse nutrire false speranze di vita domestica. Aveva notato la luce particolare nello sguardo di Helene due mesi prima e aveva capito che era arrivato il momento di porre fine alla loro relazione.
Un peccato! Helene era intelligente e arguta, oltre che incredibilmente sexy e con un desiderio sessuale che era raro trovare in una donna. Avevano trascorso un bel periodo insieme, ma quando lei aveva cominciato ad accennare a un futuro insieme, era finito tutto.
Faceva sempre il possibile per trovare donne che condividessero con lui il desiderio di una storia senza impegno. Non era il tipo da lasciare cuori infranti.
No, quello che gli serviva era uno svago, una storia breve e soddisfacente che gli consentisse di distrarsi dalla frustrazione di essere bloccato lassù.
Riportò il telescopio vicino agli occhi e fu ricompensato da una visione che lo spinse a protendersi in avanti, appoggiando i gomiti al parapetto.
La ragazza aveva sistemato il cavalletto, ma invece di concentrarsi sui suoi disegni, si stava slacciando la camicetta.
Arik sentì gonfiarsi il cuore. Sì! La osservò sfilarsi gli abiti e rimase incantato ad ammirare il suo corpo sinuoso, col solo desiderio di sbarazzarsi della sedia a rotelle e correre giù da lei per aiutarla a spogliarsi. Aveva la vita snella, ma un seno generoso, che era certo gli avrebbe riempito le mani. La donna si tolse anche i pantaloni, regalandogli la visione di un fondoschiena proporzionato, fianchi sinuosi e gambe lunghe e affusolate.
Proprio come sospettava. Una donna che sarebbe valsa la pena conoscere meglio.
La osservò avvicinarsi alla riva e lasciarsi lambire le caviglie dall'acqua tiepida che si infrangeva sulla spiaggia. Nel mar Arabico la corrente manteneva la temperatura dell'acqua sempre invitante.
La stava letteralmente divorando con lo sguardo. D'improvviso la donna si girò e sollevò gli occhi verso di lui, quasi lo avesse scorto tra le ombre della lunga terrazza.
Un brivido gli percorse la schiena.
Era impossibile, ma per un attimo si era illuso che i loro sguardi si fossero incrociati.
Arik abbassò il telescopio, ma la donna si era già girata e si era tuffata in mare.
Era uno spettacolo con quel costume intero nero, anche se era convinto sarebbe stata meglio con un bikini.
O addirittura nuda.
La osservò nuotare, incantato dalla perfezione del suo corpo. Provava un irresistibile desiderio di liberarsi del gesso e raggiungerla sulla spiaggia. Stendersi accanto a lei. Toccarla. Imparare a conoscere ogni angolo del suo corpo, assaporare la sua pelle con le labbra e sentire i suoi sospiri di piacere.
Arik fu pervaso da un intenso calore. L'idea di non poter avere all'istante ciò che desiderava lo infastidiva.
Se fossero vissuti un secolo prima, avrebbe ordinato a qualcuno di andare a prenderla e condurla al suo cospetto. Era un peccato che certe tradizioni fossero state bandite. C'erano decisamente degli inconvenienti nel progresso, nell'essere un uomo civilizzato. Specie perché c'era un che di assolutamente incivile nelle sensazioni che quella donna risvegliava in lui.
Chi era? Da dove veniva? Era chiaro dai suoi lunghi capelli biondi che non fosse del luogo.
Si appoggiò allo schienale, riflettendo sulle diverse possibilità.
Una ragazza: stupenda, sola, affascinante.
Un uomo: annoiato, frustrato e intrigato.
Un altro sorriso illuminò il suo volto. Non era il tipo da restare seduto a farsi domande. Era un uomo d'azione e agire era esattamente ciò che avrebbe fatto.
Presto, molto presto, avrebbe soddisfatto la propria curiosità su di lei. E altro...
Rosalie si sistemò i capelli dietro le orecchie, studiando sconsolata il paesaggio che stava disegnando. Dopo giorni di lavoro aveva fatto ben pochi progressi. Nonostante i suoi sforzi, l'immagine continuava a sfuggirle. Aveva schizzato la spiaggia e il promontorio, provandoci con gli acquarelli e con i pastelli a olio. Ma nulla aveva funzionato. Nemmeno le fotografie che aveva scattato avevano catturato lo spirito del luogo, la sua magia.
L'increspatura luminosa delle piccole onde alla luce dell'alba, il colore rosato della sabbia fine, la magnificenza del promontorio che sovrastava la spiaggia come una sentinella. E lo splendore della fortezza che la dominava dall'alto.
Dal primo giorno in cui aveva scoperto quella baia, aveva provato un fremito d'eccitazione insolito, che l'aveva colta di sorpresa. Era una sensazione che pensava non avrebbe mai più provato.
La bellezza incantevole del luogo aveva riacceso la sua passione per la pittura e le aveva dato il coraggio di aprire il materiale artistico che sua madre aveva infilato speranzosa nel suo bagaglio.
Tutti quegli anni di inattività, però, avevano lasciato il segno. Qualunque talento artistico avesse avuto un tempo, necessitava di ben più di un panorama spettacolare per essere risvegliato.
Forse aveva perso per sempre il dono prezioso di tradurre ciò che vedeva in qualcosa che valesse la pena fissare su una tela.
Tre anni prima, aveva accettato quella perdita con stoicismo, senza che questo la turbasse più di tanto, considerato che il suo mondo era stato distrutto. Tre anni prima non aveva più voluto dipingere, scatenando la preoccupazione della sua famiglia e dei suoi amici.
Ma ora, con sua enorme sorpresa, una lieve speranza, un debole bagliore aveva ripreso vita. La dura realtà, però, rischiava di spegnere tutto nuovamente.
Disgustata, strappò la pagina dall'album. Mancava qualcosa...
Rosalie sorrise con cinismo. Mancava il talento, ovviamente.
Ma anche qualcos'altro, si rese conto studiando il paesaggio. Per quanto ci fossero il movimento delle onde e il volo di un falco sopra la scogliera, quella scena mancava di vita.
Si alzò e stiracchiò i muscoli.
Non cambiava nulla. Lei non sarebbe stata comunque in grado di renderle giustizia.
Non era un'artista. Non lo era più. Irrigidì le labbra per contrastare il tremore assurdo che l'aveva presa a quel pensiero sconvolgente.
Era stata una stupida anche solo a credere di poter recuperare ciò che aveva perso. Quella parte della sua vita era finita per sempre.
Rosalie inspirò profondamente. Era una sopravvissuta, si era trascinata fuori dal terrore, dalla rabbia e dal dolore e aveva continuato a vivere. Ed era riuscita a trovare pace e gioia nella sua nuova vita. Una felicità che non credeva avrebbe più provato. Era una donna fortunata. Che importava se non sarebbe mai stata un'artista?
Le mani le tremavano mentre riponeva con cura l'attrezzatura nella borsa. In un certo senso la verità era più difficile da sopportare dopo quel barlume di speranza e ispirazione.
Non sarebbe più stata lì a torturarsi oltre con ciò che non poteva avere. Si sarebbe invece concentrata su altre cose. Avrebbe visitato la città vecchia e forse fatto un giro nel deserto. Avrebbe ricominciato a nuotare tutti i giorni e avrebbe ripreso finalmente a leggere quel libro giallo che aveva comprato all'inizio della vacanza.
Avrebbe dimenticato la bellezza incantevole di quella baia deserta e della fortezza da Mille e una notte.
Aveva quasi finito di riempire la borsa quando un movimento in lontananza la spinse ad alzare la testa.
In fondo alla baia c'era qualcosa che si muoveva. Due figure si dirigevano a passo regolare verso di lei avvolte nella luce dorata del mattino, per poi curvare verso il mare.
Rosalie rimase a guardare, riconoscendo i due animali. E come non farlo, dal momento che suo cognato era un allevatore appassionato di cavalli? Quelli non erano di una razza qualsiasi. Erano due arabi, finemente proporzionati, con colli eleganti e andatura decisa, di un colore tra il grigio chiaro e il bianco.
Uno dei due nitrì e agitò la lunga criniera. L'uomo in sella si chinò in avanti come per parlargli e i suoi capelli neri risaltarono sul manto chiaro dell'animale. Rosalie vide l'animale tendere le orecchie all'indietro e girare di poco la testa.
Era difficile capire dove finiva l'uomo e cominciava l'animale. Lui era vestito completamente di bianco, dai pantaloni alla morbida camicia a maniche lunghe. Il cavallo non era sellato, ma l'uomo lo cavalcava con la grazia di chi era nato per farlo. Le sue spalle possenti e la sua struttura solida sembravano in contrasto con la grazia delle sue mani che tenevano le redini di entrambi i cavalli.
Gli animali girarono insieme e si addentrarono maggiormente nell'acqua scintillante.
In un attimo Rosalie tirò fuori l'album e si mise a schizzare la curva gentile dei loro colli, contrapposta alla sagoma possente dell'uomo che li accompagnava. Era di profilo in quel momento e per un attimo la mano di Rosalie esitò alla bellezza puramente mascolina di quel cavaliere. Era troppo lontano per distinguere bene i lineamenti del suo volto, ma anche da lì si intuiva qualcosa di straordinario nell'inclinazione del suo capo, nel suo naso, nel suo collo.
Il cuore prese a batterle più forte mentre lo osservava, registrando le sensazioni nella sua mente e cercando di tradurle sul foglio.
Con la mano che viaggiava frenetica sulla carta immacolata, Rosalie si rese conto che era questo che le mancava per completare la scena. Qualcosa di vivo, vibrante e bello per conferire energia all'immagine.
Un altro suono le giunse alle orecchie oltre il fragore delle onde: una profonda voce maschile che parlava dolcemente agli animali in arabo e che la colpì dritto al cuore, scatenando una strana sensazione di calore dentro di lei. Poi l'uomo scoppiò a ridere e Rosalie avvertì un fremito dietro la nuca. Si irrigidì, colta da un brivido, ma decise di ignorare quella reazione e riprese a disegnare con maggior impeto.
Dopo poco i tre tornarono verso la riva e Rosalie cercò di catturare ciò che aveva in mente prima che sparissero dalla sua vista.
Le ci volle qualche secondo per realizzare che si stavano dirigendo verso di lei. Più si avvicinavano, più alcuni dettagli diventavano più chiari: il lieve tintinnio della bardatura, le narici dei cavalli che si allargavano per annusarla, il passo accelerato, i piedi scalzi del cavaliere. E il modo in cui i pantaloni bagnati aderivano al suo corpo, mettendo in evidenza le sue forti gambe. Anche la camicia si era inumidita ed era diventata trasparente qua e là.
Rosalie smise di disegnare e alzò lo sguardo.
Lui la stava fissando. Stringeva lievemente le palpebre per ripararsi dal sole, ma Rosalie riuscì comunque a vedere che aveva occhi scuri e profondi. Si mise seduta più dritta, quasi inconsapevole del battito frenetico del suo cuore. Si era lasciata completamente trasportare