L isola della seduzione: Harmony Destiny
Di Jule McBride
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Info su questo ebook
Jule McBride
When native West Virginian Jule McBride was a preschooler, she kept her books inside her grandmother's carved oak cabinet, to which only she had the key. Everyday, at reading time, she'd unlock the cabinet-and the magical worlds contained in the books inside. Only later did she realize the characters she'd come to love weren't real, and that's when she knew she'd one day be a writer herself. When asked why she usually writes comedy, Jule had this to say, "I've written romantic suspense novels and love them, but I probably love to write humor because laughter truly is the best medicine. Besides, ever since I can remember, funny things happen to me. Once, in first grade, I bundled up in my coat for recess-only to discover the hem hit my ankles, my arms were swallowed and my belt dragged the ground. Doing the logical thing, I fled home, convinced I was shrinking. (Mom's sleuthing-she was a great solver of conundrums-uncovered that I'd donned a sixth grader's identical coat.) Nevertheless to this day, I, like everybody, feel sometimes confused by life's little mysteries. Because of that, I love to create heroines who are in some kind of humorous jam when they meet their prince." A lover of books, Jule graduated from West Virginia State College with honors, then from the University of Pittsburgh where she also taught English. She's worked in libraries and as a book editor in New York City, but in 1993, her own dream to write finally came true with the publication of Wild Card Wedding. It received the Romantic Times Reviewers' Choice Award for Best First Series Romance, and ever since, the author has continued to pen heartwarming love stories that have repeatedly won awards and made appearances on romance bestseller lists. Today, after publishing nearly 30 Harlequin titles, Jule writes full-time, and often finds the inspiration for her stories while on the road, traveling between Pennsylvania, where she makes her home, and her family's farm in West Virginia.
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Anteprima del libro
L isola della seduzione - Jule McBride
nulla.
1
Una settimana prima...
Mentre si recava ad aprire la porta di legno massiccio dell'ingresso della casa dove abitava con il marito - e dove metteva ancora in ordine quotidianamente le camere dei suoi tre figli anche se questi non vivevano più lì da un pezzo - Sheila Steele sentì il caldo appiccicoso dell'estate bagnarle la pelle. Con un gesto che tradiva la sua ansia, cercò di risistemarsi il vestito, nel caso si trattasse della visita dell'ennesimo ufficiale di polizia che le chiedeva di recarsi in commissariato per riferire sulla scomparsa di suo marito Augustus. Quindi, sbirciò dallo spioncino e quando vide l'uomo sul pianerottolo, ebbe un tuffo al cuore.
Il solito turista che si era perso, pensò, notando i bermuda color kaki con camicia hawaiana, e i capelli biondi spettinati. Un paio di occhi azzurri fissavano la porta da dietro occhiali da vista dalla montatura scura, mentre una macchina fotografica era appesa al collo dello sconosciuto. Come newyorkese, moglie e madre di poliziotti, era consapevole fino all'eccesso delle misure di sicurezza da seguire e così, nonostante la scomparsa del marito le stesse logorando i nervi per la preoccupazione, decise che non avrebbe permesso al giovane di entrare in casa per usare il telefono, se fosse stata questa la sua richiesta. Aprì la porta e chiese: «Posso aiutarla?».
L'uomo sgranò gli occhi. «Mamma, non mi riconosci? Sono Rex.»
Le labbra di lei si schiusero in un'autentica espressione di stupore. «Oddio, non riconosco neppure mio figlio!» Un perfetto travestimento, visto che suo figlio Rex era bruno e di carnagione scura come un pirata.
«Sono venuto non appena Sully mi ha telefonato per avvisarmi di papà.»
Sheila si premette una mano sul cuore mentre il suo secondogenito entrava, abbracciandola e baciandola sulla guancia. «Non stupirti per non avermi riconosciuto, mamma» aggiunse Rex, che lavorava da anni sotto copertura. «Nessuno ci riesce, lo sai.»
Sheila si ritrasse per osservare il figlio che più di tutti aveva ereditato le sue passioni e il suo temperamento. «Difficile credere che l'uomo alto e bello che ho messo al mondo sia davvero nascosto sotto quel costume.»
«È così, invece» assicurò Rex. Senza la parrucca, le lenti a contatto colorate e i cuscinetti alle guance, aveva capelli scuri e selvaggi e un paio di occhi cangianti che, a seconda della luce e dell'umore, davano ora sul verde, l'azzurro o il grigio. Aveva gli zigomi alti, le labbra piene, il corpo scolpito di un atleta. «Ho chiuso ieri un grosso caso» spiegò, «e mi sono precipitato appena ho potuto.»
«Grazie» mormorò Sheila, prima di sospirare. «Su, entra. Ti aspettano tutti in cortile.»
Rex la seguì lungo il corridoio. «Tutti chi?»
«Entrambi i tuoi fratelli. Per primo è arrivato Sullivan. Poi è stata la volta di Truman, che ha portato con sé la sua attuale ragazza, Trudy Busey.»
«Quella che ho conosciuto l'altro giorno a pranzo? La giornalista del New York News?»
Sheila annuì. «Truman era con lei al giornale quando l'ho chiamato.» Si aggrappò alla mano di Rex per sostenersi. «Sono contenta che tu sia qui.»
«Papà sta bene» la rassicurò lui.
«Non riesco a immaginare che cosa gli possa essere accaduto.» Sheila sospirò. «Dovevate partire in vacanza, domani, no?»
Lui annuì. «Per Seduction Island.»
«Era lì che era ancorata la barca prima che...»
Esplodesse. Rex non la biasimò per non aver pronunciato la parola. «Papà sapeva che lo avrei raggiunto non appena avessi chiuso il caso.»
«Sei sicuro che non ti abbia detto perché volesse andare proprio lì? O con chi ci sarebbe andato? Ti ha detto per caso in che cosa fosse coinvolto?»
«Niente di niente.» Augustus Steele aveva iniziato la sua carriera come poliziotto di pattuglia a Hell's Kitchen, salendo di grado fino ad arrivare ad arrestare malviventi a Chinatown, per ottenere, infine, un posto come amministrativo al comando centrale. Poiché era da tanto che non lavorava a un caso, nessuno riusciva a capire come mai si fosse venuto a trovare su un'imbarcazione che era esplosa lungo le coste di Seduction Island. O dove fosse finito, dopo. Sempre che fosse sopravvissuto. Rex accantonò il pensiero.
«Se avesse avuto bisogno d'aiuto per qualche caso, si sarebbe rivolto a Truman o Sullivan, lo sai» osservò, cercando di ignorare quanto gli facesse male ammettere una cosa del genere. Nella calda profondità del suo sguardo, Rex sentì che la madre lo capiva. Lui e suo padre non erano mai stati molto legati. «Farò tutto il possibile per ritrovarlo» proseguì. «Dopotutto, si tratta di papà, no? A partire da domani, mi prenderò un mese di permesso.»
«Ma la tua vacanza...» mormorò la madre, desolata. Sapeva bene che Rex pregustava il momento in cui sarebbe partito per spiagge sperdute, registrandosi negli alberghi sotto falso nome, per essere sicuro che nessuno, a parte sua madre, potesse rintracciarlo. Per un mese all'anno, sperimentava interessi diversi da quelli di suo padre, dei suoi fratelli e di tanti ufficiali di polizia di Manhattan, leggendo, dipingendo, scrivendo e cucinando. Tutti hobby che lui amava ma che, in casa Steele, gli avevano procurato il soprannome di femminuccia, soprattutto da parte del padre. Non che questi non gli volesse bene, però aveva un concetto del tutto differente dal suo di cosa significasse essere veri uomini, un concetto che non comprendeva di certo la passione per le arti.
«Non mi importa della vacanza» replicò Rex. «La famiglia viene prima di ogni cosa» le assicurò. «Su, andiamo a vedere che cosa ha scoperto Sully.»
Non era nulla di buono, percepì Rex, dopo che lui e la madre si furono seduti attorno al tavolo rotondo posto all'ombra di una quercia secolare. Guardò Truman, ancora in uniforme, poi il fratello maggiore, Sullivan, che indossava, invece, un impeccabile abito sartoriale. Entrambi i fratelli, con i loro capelli castano chiaro e gli occhi nocciola, erano identici ad Augustus. Rex, invece, assomigliava a Sheila.
«Il mio capo si rifiuta di pubblicare l'articolo che ho scritto sulla vostra famiglia e...» stava dicendo Trudy, gli occhi azzurri guizzanti d'indignazione, i capelli biondi che le solleticavano le guance. «Sarebbe dovuto uscire sul giornale di domani, ma non si può pubblicare nulla finché non ci sarà la certezza che il signor Steele non abbia commesso niente di illegale.»
«Di illegale?» echeggiò Rex, sgranando gli occhi.
Truman annuì, appoggiando le mani sulle spalle di Trudy e massaggiandogliele. «Corre voce che papà abbia sottratto del denaro al dipartimento.»
«Ridicolo!» esclamò Sheila. «Prima, quando è arrivata Trudy, avevo appena ricevuto una telefonata dal comando di polizia. Non hanno neppure avuto la decenza di venirmi a dare la notizia della sua scomparsa di persona. Dopo trentatré anni di servizio! Non ha mai sottratto un centesimo, se non dalla sua paga, ma mi hanno fatto ugualmente andare in città per dirmi che mio marito è... che è...»
La mano di Rex si posò sulla sua. «Va tutto bene, mamma.»
Con espressione titubante, Sully si appoggiò contro la quercia. «Indovina chi conduce le indagini? Judith Hunt.»
Rex imprecò fra i denti. «Judith Hunt?»
«Proprio così. L'ufficiale di polizia responsabile del Dipartimento degli Interni che mi sta addosso da tempo. Secondo lei, è stato sottratto del denaro dal fondo istituito per le donazioni dei privati cittadini al dipartimento di polizia.»
«Credono davvero che vostro padre sia un ladro?» bisbigliò Sheila. «Dopo tutti questi anni di onorato servizio?»
Sully sospirò, spostando lo sguardo verso i fratelli. «Detesto doverlo dire, ma pare che abbiano sorpreso papà a ritirare del denaro dalla banca. Lo hanno visto sul nastro registrato dalle telecamere.»
Sheila era sconcertata. «Vostro padre che preleva del denaro?»
Sully fece una pausa, poi aggiunse: «In seguito a molte donazioni, il conto era più consistente del solito. La cifra ammontava a... sette milioni di dollari».
«Ma che cosa stai dicendo?» Sheila barcollò. «Sette milioni di dollari? E la banca gli ha permesso di prelevarli? Ci deve essere un errore! Lui non ha mai...»
«Pare che papà abbia trasferito la somma da Citicorp» controbatté Sully, «e l'abbia poi prelevata da qualche altra parte in due soluzioni, riponendola in due valigette. Lavorando in amministrazione, conosceva bene i numeri del conto bancario.»
Sheila aveva gli occhi sgranati. «Impossibile. Vostro padre non farebbe mai una cosa del genere. È un pubblico ufficiale. Sa bene quali rischi ciò comporta.»
«C'è la videocassetta che lo incrimina» ribadì Sully.
«E se fosse morto?» mormorò Sheila con un filo di voce, atterrita.
«Suvvia» scherzò Rex, «papà è uno duro a morire.»
«Io proprio non capisco» intervenne Trudy. «Vostro padre lavora in amministrazione, non è più operativo. La sola spiegazione logica è che sia incappato in qualcosa di più grosso di lui.»
Rex inarcò un sopracciglio. «Tipo?»
Trudy scrollò le spalle. «Chi può dirlo.»
Rex infilò una mano sotto la parrucca che portava, massaggiandosi il cranio che gli prudeva per via del caldo. «Mettiamo pure che papà avesse scoperto qualcuno che maneggiasse i fondi del dipartimento. Prendere il denaro lui stesso sarebbe stato un modo alquanto singolare di risolvere la questione. Sapeva che sarebbe stato ripreso dalla telecamera. Forse si è messo in posa intenzionalmente» rifletté Rex. «E poi, perché il denaro non era stato investito? Non è compito del dipartimento?»
Sullivan scrollò le spalle. «Ottima domanda, Rex. Il guaio è che non abbiamo prove certe di come si siano svolti i fatti. Non ancora. Ciò che tutti sanno per certo è che la barca, di nome Destiny, era ancorata al Manhattan Yacht Club e papà era sul molo quando è salpata.»
Rex visualizzò il lunghissimo marciapiede che costeggiava il fiume Hudson e la statua della Libertà. Poi, immaginò suo padre che usciva dal comando di polizia e si incamminava per Centre Avenue. Per raggiungere lo yacht club avrebbe dovuto attraversare City Hall, il ponte di Brooklyn e lo Stock Exchange. «È un posto costoso dove tenere una barca. Decisamente da ricchi. Chi ne è il proprietario?»
«Registrato sotto nome falso» lo informò Sullivan. «Sto ancora indagando.»
Rex scosse il capo. «Dobbiamo scoprirlo.»
«Sempre che vostro padre sia ancora vivo» si lamentò Sheila, con voce tremante.
«Non è stato rinvenuto nessun cadavere» rammentò Rex.
Tutti tacquero e lui indirizzò il proprio sguardo verso il giardino. Situata nel West Village, la casa degli Steele era stata lasciata in eredità a Sheila dalla sua famiglia. Nonostante le persiane verdi, l'edificio in pietra era piuttosto tetro. Il giardino si apriva su un altro mondo, però. Nascosto dalla strada, quell'angolo verde era un tripudio di fiori e piante che Sheila curava nel tempo libero, dopo il lavoro in comunità.
Fra sé e sé, Rex imprecò ancora una volta contro il padre, che non si era mai curato dell'espressione sempre preoccupata della moglie. Lei aveva fatto tanto per rendere meravigliose le loro vite. E ora quella