Per Natale voglio te: eLit
Di Kelly Hunter
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Info su questo ebook
Ruby vuole onestà dai ragazzi prima di concedersi. E ha trovato chi può accontentarla. Mi chiamo Damon West, parto fra una settimana e voglio le tue mani su di me. Queste sono le intenzioni chiarissime ma qualcosa suggerisce al bel rubacuori che niente andrà come previsto. Non questa volta. Una settimana con Ruby non è così facile da dimenticare, nemmeno per un esperto di relazioni a breve termine come lui.
Kelly Hunter
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Anteprima del libro
Per Natale voglio te - Kelly Hunter
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Flirting With Intent
Harlequin Mills & Boon Modern Heat
© 2011 Kelly Hunter
Traduzione di Federica Ressi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 9788858932124
www.harlequinmondadori.it
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1
Le feste natalizie sono il trionfo del consumismo. Con un budget illimitato e una città inondata di luci al neon, un Natale a Hong Kong poteva diventare indimenticabile.
Ruby Maguire ormai viveva lì da più di sei anni, lo sapeva per esperienza personale. Avrebbe potuto organizzare a occhi chiusi uno splendido Natale per i figli di uno dei più eminenti banchieri della città. Una gita a Disney Hong Kong o a Ocean Park. Più regali di quanti si potessero immaginare, un folle mix di lanterne e finti paesaggi delle fate.
Purtroppo i figli di Russell West erano tutti adulti ormai e, dalle informazioni che l’assistente personale del suo capo si era lasciata sfuggire, era poco probabile che il primogenito sarebbe stato presente, la figlia maggiore si stava riprendendo da un brutto incidente, l’altra figlia era un genio asociale e l’ultimo nato era un mago del crimine, un affascinante perdigiorno o un James Bond.
Disneyland era fuori discussione.
Ruby aveva quindi decorato l’attico in marmo immacolato di Russell West con tutta la stravaganza di alta classe di cui era stata capace. Orchidee bianche, stelle di Natale di seta, candide candele affusolate che aspettavano solo di essere accese ed enormi pesci rossi per l’acquario che si estendeva dalla base delle scale e lungo la parete dell’atrio fino a raggiungere la piccola terrazza coperta, dove gli uccelli canterini regnavano sovrani.
Era già il 22 dicembre e l’arrivo dei tre fratelli West era previsto per l’indomani. Avrebbero trovato le stanze in ordine impeccabile, tocchi festosi nei posti più strani e una prenotazione in uno dei ristoranti più in voga di Hong Kong, in caso avessero voluto cenare fuori.
Ruby non era una governante o una cuoca, anche se il suo lavoro sconfinava spesso in questi territori. Preferiva considerarsi la consulente alla mondanità di Russell West, un ruolo creato apposta per lei, molto probabilmente per pietà, ma Ruby aveva cercato di rendersi utile e il sostanzioso bonus che Russell le aveva appena dato era la prova del fatto che apprezzava i suoi servigi.
Scriveva i discorsi di Russell per le cene di beneficenza, lo aggiornava sui cambiamenti di status nell’élite di Hong Kong e, fondamentalmente, rendeva i suoi impegni in società meno stressanti e più redditizi.
L’ultima sfida di Ruby era stata l’acquisto dei regali di Natale per i figli dei dipendenti di Russell, un compito cui aveva guardato con piacere. Adesso il suo capo aveva un database sempre aggiornato che conteneva nomi, date di nascita e interessi di mogli e figli dei suoi dipendenti. Ruby ne aveva persino creato uno per le mogli e i figli dei suoi contatti d’affari più importanti. Che Russell usasse queste informazioni era da vedere.
Anche la scelta dei regali per i suoi figli – che fossero geni o in convalescenza, pigri o dispersi – era compito di Ruby e lei aveva all’incirca ventiquattro ore per portarlo a termine. Russell non le aveva dato neppure un’ipotetica fascia di prezzo, figurarsi un’indicazione su che tipo di regali potessero gradire.
«Nemmeno un suggerimento» mormorò tra sé, mentre posava una confezione d’acqua minerale sul bancone della cucina e apriva la portafinestra che conduceva alla terrazza.
Prese un paio di guanti di gomma da un mobiletto e si diresse al recinto degli uccelli. Niente gabbiette minuscole per questi zosteropidi dal dorso grigio, ma un’enorme voliera di bambù che percorreva la terrazza in tutta la sua lunghezza e incorporava rami e fogliame, aree per il nido e per il cibo e fogli di giornale adagiati sul fondo che Ruby cambiava ogni giorno. Occidentale, molto occidentale, e una fonte di non poco divertimento per molti conoscenti di Russell, ma gli uccelli cantavano a loro piacere e Ruby e il suo capo erano orgogliosi della libertà di movimento di cui gli uccellini godevano.
«Dovrebbe esserci una regola che imponga ai padri di comprare da soli i regali di Natale per i propri figli» disse agli uccellini, che si posarono sul lato della gabbia in segno di saluto. «Non è poi così complicato.»
«Non saprei» disse una voce divertita proveniente dalla cucina.
Ruby si voltò, spalancando gli occhi per la splendida visione che si trovò di fronte. Uno sconosciuto con i capelli corvini e gli occhi azzurri era in piedi sulla soglia della terrazza, con addosso nient’altro che un asciugamano intorno alla vita. Era a torso nudo e le sue spalle erano impressionanti. «E tu chi sei?» gli chiese, mentre si raddrizzava dalla posizione accovacciata, i fogli di giornale macchiati di escrementi ancora in mano.
«Mi stavo proprio domandando la stessa cosa» mormorò lo sconosciuto con un sorriso che indusse Ruby a fare pensieri che proprio non avrebbe dovuto fare, se quello era davvero uno dei figli di Russell.
«Sono l’organizzatrice di eventi di Russell West» disse lei, ignorando quel sorriso come meglio poté. «E tu devi essere uno dei suoi figli. Ma quale?» Lasciò che il suo sguardo vagasse ancora una volta su quel fisico splendido. «Uno di voi non era atteso prima di domani. L’altro non era atteso affatto.»
«Potrei essere l’addetto alla manutenzione della piscina.»
«Certo. E non ho alcun dubbio che faresti un eccellente lavoro ma, ahimè, non c’è nessuna piscina.» Ruby continuò a studiarlo. «Dovrei essere in grado di distinguere un agente segreto, spossato dopo una missione, da un ribelle scansafatiche, ma... sai una cosa?» Scosse la testa. «Potresti essere entrambe le cose.»
«Non ho mai ricevuto un insulto camuffato così sapientemente da complimento» disse lui.
«Sei Damon, vero? Il figlio minore di Russell.» Ruby gettò il giornale sporco nel bidone dei rifiuti, si tolse i guanti e ricordò le buone maniere, tendendo la propria mano. «Io sono Ruby Maguire. Mi occupo dell’organizzazione delle feste natalizie per conto di tuo padre.»
«Capisco.» Damon West aveva una bella stretta di mano. Decisa, ma non stritolante. Un uomo perfettamente consapevole della propria forza. «E come sta andando secondo te?»
«Così così» rispose lei. «Le tue sorelle dovrebbero arrivare domani pomeriggio. Temo non ci siano notizie da parte di tuo fratello.»
Un’ombra attraversò il viso regolare di Damon. Ruby era figlia unica, ma aveva un mucchio di fratellastri che cercava di evitare. I legami di famiglia non erano il suo forte e non aveva intenzione di farsi coinvolgere dalle disgrazie dei West.
«Capisco.»
«Caffè?» Ruby si diresse in cucina per lavarsi le mani. «Tè? Una bibita fresca? Immagino sia un po’ presto per il gin.»
«È troppo presto infatti» disse lui. «Il caffè andrà benissimo. Espresso, se possibile.»
«È possibile.»
«Allora... Ruby, vivi qui?» le chiese con fare un tantino troppo disinvolto, mentre lei preparava la macchina del caffè e prendeva una tazzina da un pensile.
«Certo che no. Nessuno vive qui, se escludi tuo padre che a volte dorme in questa casa e di tanto in tanto dà dei ricevimenti. Io do da mangiare ai pesci e agli uccelli, innaffio le piante, ritiro gli abiti di tuo padre in lavanderia, riempio il frigo, coordino la pulizia della casa e organizzo ricevimenti.»
«È sempre stato questo il tuo scopo nella vita?»
«No. In un’altra vita ero una laureata in legge che cercava di farsi strada nel campo del diritto societario, ma tutto è finito quando mio padre ha deciso di andare alle Cayman, invece che in prigione. Un’ottima mossa da parte sua. Le prigioni qui non sono granché.» Ruby aprì un armadietto per prendere lo zucchero. «Preferisci il dolcificante?»
«Sei la figlia di Harry Maguire?»
«Colpevole.» Sistemò lo zucchero davanti a lui e appoggiò i gomiti sul bancone della cucina, chiedendosi cosa ci fosse in quell’uomo che la spingeva a punzecchiarlo. «Non pensavo che fossi uno che legge le pagine finanziarie.»
«Tesoro, tuo padre ha occultato ottocentosettantadue milioni di dollari e poi è scomparso nel nulla. Non è una notizia che si legge solo sulle pagine finanziarie. Direi piuttosto che è una star del crimine.» Damon inclinò la testa con un gesto che Ruby classificò come di riluttante ammirazione. «Allora, dove si trova adesso?»
«Questa è una domanda da ottocentosettantadue milioni di dollari, Damon. E, in tutta sincerità, non ne ho idea.»
«Non eravate legati?»
«Eravamo molto legati.» Ruby abbassò lo sguardo sulla superficie lucida del bancone e gli disse la verità. «Sono cresciuta in una famiglia di due persone, io e mio padre. E una serie infinita di tate, maggiordomi, cuochi e istitutori. Veneravo il suolo dove camminava. Adesso non più.»
«Perché ha infranto la legge? O perché ti ha lasciata?» chiese Damon con voce gentile.
Lei lo guardò, lo osservò attentamente e non vide più un affascinante buono a nulla. Vide un uomo che conosceva a fondo i lati più oscuri della psiche umana. Un uomo che sembrava perfettamente a proprio agio nell’affrontarne le sfumature di grigio. «La legge è una faccenda scivolosa, Damon.»
«Già.» Si allungò verso il bancone come per incontrarla a metà strada.
Difficile impedire al suo sguardo di indugiare su quella bocca, ma Ruby ci riuscì. «Hai dei programmi per la giornata?» gli chiese, perché era decisamente arrivato il momento di parlare d’altro.
«Tu cosa suggerisci?»
«Oh, non so. Tu, io...» Catturò del tutto la sua attenzione. «... I regali di Natale per le tue sorelle che devo ancora comprare.» Lui si ritrasse di scatto e Ruby sorrise. «Fregato» sussurrò lei, sporgendosi leggermente in avanti prima di voltarsi verso la macchina del caffè per prendere l’espresso per lui e preparare un caffè lungo per sé. «Credi davvero che potrei cedere alle avance dell’adorato figlio dell’unico uomo a Hong Kong disposto a darmi un lavoro? Fidati, non sono così sconsiderata.»
«Non sono poi così adorato.»
«Sì, lo sei, Damon. Dovresti solo ascoltare il modo in cui tuo padre parla di te per capirlo. Lo fa con un misto di amore, frustrazione, orgoglio e rispetto e, devo confessarlo, le prime tre cose sono ciò che mi aspetterei dalla maggior parte dei padri, ma l’ultima... il fatto che uno dei