Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Incontro fatale: Harmony Collezione
Incontro fatale: Harmony Collezione
Incontro fatale: Harmony Collezione
E-book165 pagine2 ore

Incontro fatale: Harmony Collezione

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

E' accaduto tutto così in fretta che Russ Randal non ha avuto il tempo, oltre che l'istinto, di reagire. Mentre guidava a passo d'uomo, sotto una bufera di neve, una donna avvolta in una pelliccia ha aperto una portiera e ha caricato delle borse e... un neonato! Solo allora si è reso conto che l'avvenente sconosciuta aveva la febbre altissima, così l'ha portata a casa sua per curarla. Dopo tre giorni a letto, lei riesce a parlare. "Grazie. Io non ricordo nulla del mio passato."

LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2015
ISBN9788858939895
Incontro fatale: Harmony Collezione
Autore

Judy Christenberry

Ex professoressa di francese, ha lasciato la carriera per dedicarsi al suo vero amore: raccontare storie.

Leggi altro di Judy Christenberry

Correlato a Incontro fatale

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Incontro fatale

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Incontro fatale - Judy Christenberry

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Randall Wedding

    Harlequin American Romance

    © 2002 Judy Russell Christenberry

    Traduzione di Silvia Govoni

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-989-5

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Russ Randall controllò l’orologio: erano solo le due del pomeriggio, ma il sole era sparito da tempo, coperto dalle nuvole cariche di neve.

    Anche se nel Wyoming non era inusuale che nevicasse ai primi di dicembre, quella prometteva di essere una vera tormenta. Russ si augurò di giungere in tempo a casa, prima che si scatenasse del tutto.

    D’improvviso si accorse della macchina ferma sul ciglio della strada. Accostò con cautela e si fermò: poteva trattarsi di qualcuno in difficoltà e con quel tempo i soccorsi sarebbero arrivati in ritardo.

    Mentre slacciava la cintura di sicurezza, la portiera dal lato passeggero della sua auto si spalancò. Prima che potesse dire una parola, una figura avvolta in una pelliccia spinse all’interno un porte-enfant e richiuse lo sportello, restando fuori al freddo.

    «Ma che accidenti...» borbottò Russ, poi sentì il suono proveniente dalla culla.

    Se c’era una cosa che aveva evitato negli ultimi tempi erano proprio i bambini. Non aveva mai preso in braccio neppure i suoi nipoti.

    Spostò la coperta che avvolgeva il porte-enfant e rimase incantato: era il più bel neonato che avesse mai visto... Di colpo si ricordò della persona che lo aveva infilato nella sua auto; scese a precipizio e scoprì che il retro del suo furgone era stato riempito di valigie e borse da viaggio.

    Immaginò che la persona intenta a caricare i bagagli, nascosta dalla folta pelliccia e dalla sciarpa, fosse una donna. La aiutò a caricare le ultime valigie e la fece accomodare sul sedile del passeggero, accanto al porte-enfant. Lei fece resistenza per qualche secondo, ma Russ era ansioso di riprendere il cammino.

    Salì al posto di guida e si voltò verso la sconosciuta; si era tolta la sciarpa che le avvolgeva il capo, scoprendo un viso di straordinaria bellezza.

    Aveva le guance arrossate e Russ si rese conto che doveva avere la febbre alta: i suoi occhi brillavano e un velo di sudore le imperlava la fronte.

    «Lei sta male!» esclamò. «Tenga addosso la pelliccia.»

    «Fa troppo caldo» mormorò lei, senza guardarlo.

    «Il bambino ha bisogno di qualcosa?»

    «No, Angel sta bene.»

    Russ decise che doveva portare entrambe in città al più presto. Si concentrò sulla guida, sforzandosi di non guardare la donna.

    Negli ultimi due anni si era tenuto lontano dalla compagnia femminile e soprattutto dai bambini: Abby, sua moglie, aspettava un figlio da lui quando era morta.

    Russ sapeva in cuor suo che non si sarebbe mai più sposato, anche se aveva sognato di avere dei bambini. Tutti nella sua famiglia avevano figli: suo fratello Rich, il cugino Tobi, la cugina Tori...

    Lui però non avrebbe seguito la tradizione.

    Ecco perché evitava la compagnia dei bambini e delle donne: da quando Abby era morta si era dedicato esclusivamente al lavoro. Non voleva rischiare di legarsi a un’altra persona e soffrire una seconda volta. Non poteva permetterselo, sarebbe stato troppo doloroso.

    Tuttavia, non poteva liberarsi di quella donna e di sua figlia. A Rawhide, nessuno si sarebbe azzardato a uscire di casa prima che la tempesta fosse finita.

    Avrebbe potuto accompagnarle al ranch dove viveva la sua famiglia: le donne di casa avrebbero saputo cosa fare con la bambina. Ma era troppo lontano e con quella tempesta sarebbe stato impossibile raggiungerlo.

    «Ho sete» mormorò la donna con voce debole.

    Russ le passò una mano sulla fronte, che scottava. Doveva portarla da Jon? Sorrise, pensando al giovane medico: si era trasferito lì con l’intenzione di fermarsi solo quattro anni, il tempo necessario per trovare un sostituto al vecchio Doc, ma sua cugina Tori gli aveva fatto cambiare idea. Si erano sposati e lui sembrava felice e soddisfatto della sistemazione.

    Russ aguzzò lo sguardo per cogliere le sagome degli edifici in mezzo alla tormenta di neve. Rawhide era poco più di un paesino: non c’erano alberghi, e l’unico affittacamere della zona aveva chiuso l’attività da due anni.

    Bene, questo significava che era in trappola; parcheggiò il furgone davanti a casa.

    L’edificio ospitava gli uffici che divideva con Tori e all’ultimo piano c’era il suo appartamento.

    La donna aveva gli occhi chiusi e la neonata dormiva profondamente. Lui sollevò il porte-enfant e salì con cautela i gradini, attento a non scivolare.

    Posò la bimba sul divano e si affrettò a recuperare l’altra ospite.

    «Signora, signora... si svegli!» la interpellò. La aiutò a coprirsi e la sostenne, passandole un braccio intorno alla vita, fino in casa. La giovane sembrava assente, si muoveva come un automa. Russ la distese sul divano accanto alla bimba, che nel frattempo si era svegliata e aveva cominciato a piangere.

    «Ehi, piccola, finalmente sento la tua voce! Che succede?» Si volse verso la madre. «Signora!» esclamò, vedendo che la donna stava cercando di alzarsi. «Non si muova, ci penso io. Cosa devo fare? Darle da mangiare? Cambiarla?»

    «Il biberon...» mormorò lei.

    Russ cominciò a rovistare nei bagagli della donna fino a quando non trovò il biberon e il latte in polvere.

    Per fortuna le istruzioni sulla confezione erano chiare e dettagliate; preparò la miscela e la scaldò, provandone la temperatura sul braccio come aveva visto fare tante volte a sua madre.

    «Be’, piccola, siamo pronti.»

    Prese in braccio la neonata e le sfiorò le labbra con la tettarella. La bimba cominciò a succhiare avidamente. Tenendola con un braccio, Russ prese il telefono e compose il numero del ranch.

    «Mamma?» chiese quando sentì la voce della donna all’altro capo del filo.

    «Oh, mi stavo chiedendo che fine avessi fatto» rispose sua madre. «Ho chiamato lì mezz’ora fa.»

    «Sono appena rientrato. Senti, ho un problema. Cosa si deve fare quando si dà da mangiare a un neonato?»

    Janie rimase un attimo in silenzio. «Hai un bambino con te?»

    «Ho dato un passaggio a una donna in difficoltà lungo la strada. Lei ha la febbre alta e la bimba piangeva. Le sto dando il biberon, ma...»

    «Quanto tempo ha?»

    «Non saprei, sembra piccola.»

    «Hai cambiato il pannolino?»

    «No. Dovrei?»

    «Certo. Quando le avrai dato metà del biberon falle fare il ruttino sulla tua spalla, poi cambiala. Dopo puoi farle finire il biberon.»

    «Bene» rispose Russ, guardando la neonata. «Grazie, mamma.»

    «Aspetta, non riagganciare. Posso fare qualcosa per te? Vuoi che chieda a papà di accompagnarmi lì?»

    «No, non importa, grazie. Con questa tormenta è meglio che non vi mettiate per strada. Ti chiamo più tardi per dirti come va.»

    «Va bene, tesoro. Sono fiera di te.»

    Russ scosse la testa. Non c’era molto di cui andare fieri: non sapeva nemmeno prendersi cura di un neonato, nonostante avesse già parecchi nipotini.

    Seguì scrupolosamente le istruzioni della madre e fu stupito di trovare il compito più facile di quanto si aspettasse. Quando la piccola ebbe finito di mangiare, si addormentò beatamente: Russ si sentì come un uomo che ha vinto una battaglia decisiva. Sollevato, la posò con delicatezza nel porte-enfant.

    La donna sembrava dormire, sdraiata sul divano. Le sentì la fronte: scottava ancora. Forse sarebbe stato meglio sentire il parere di un medico.

    «Ciao, Jon» esordì quando il marito di sua cugina rispose al telefono. «Sono Russ.»

    «Ehi, come va? Brutta tempesta, eh?»

    «Già. Senti, ti chiamo per un consulto. Ho raccolto una donna e una bambina in difficoltà lungo la strada; ho dato da mangiare alla piccola, che sembra stare bene. Sono preoccupato per la madre, però: credo abbia la febbre molto alta. Le ho dato da bere e le ho fatto prendere due aspirine, c’è altro che posso fare?»

    «L’hai messa a letto?»

    «Per ora è sul divano. L’ho coperta con il cappotto.»

    «Meglio che la infili sotto le coperte. Quanto ha di temperatura?» chiese il medico.

    «Non so, ma è molto calda. Non ho idea di quanto tempo sia stata in mezzo alla neve.»

    «Non mi è facile fare una diagnosi senza visitarla. Puoi provare a darle un po’ di brodo o minestra calda, falle bere tutti i liquidi che riesci, acqua o succo di frutta.»

    «Bene, ti chiamerò più tardi se le cose non miglioreranno» concluse Russ.

    «D’accordo. La bambina sta bene?»

    «Sì; ha i polmoni più robusti che abbia mai visto. Per fortuna adesso dorme. A proposito, ogni quante ore devo darle da mangiare?»

    «Probabilmente ogni quattro ore. Non svegliarla tu però, si sveglierà da sola quando avrà fame.»

    «Bene. Vado a vedere la madre finché la piccola dorme» concluse Russ.

    «Stai facendo un buon lavoro.»

    Russ non era abituato a tutte quelle lodi. Sentiva di fare solo il suo dovere. Prese un pigiama di seta verde dalla valigia della donna e lo portò nel bagno, poi preparò il suo letto, cambiando le lenzuola e aggiungendo una coperta più pesante.

    Infine raggiunse la sua ospite e scostò il cappotto che la copriva.

    «Ho fr... freddo...» balbettò lei, senza aprire gli occhi.

    «Venga con me, signora. Le ho messo il pigiama in bagno, così potrà cambiarsi e infilarsi a letto.»

    La donna non rispose.

    «Signora, come si chiama?» le chiese lui, chinandosi su di lei. «Forza, si svegli. Come si chiama?»

    «Izzy.»

    Non aveva ancora aperto gli

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1