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Un vizio per lo sceicco: Harmony Collezione
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Un vizio per lo sceicco: Harmony Collezione
E-book155 pagine3 ore

Un vizio per lo sceicco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il principe Hafiz si dedica durante il giorno al bene del suo popolo e di notte al desiderio per la sua amante, l'affascinante Lacey Maxwell. Sa però bene che il dovere e le tradizioni gli impongono di sposare una donna del suo lignaggio, ed è costretto quindi a infrangere i sogni di Lacey. La ragazza, infatti, ha sempre sperato di poter portare, prima o poi, l'anello di Hafiz.

Messo di fronte alla realtà di un'unione senza amore, Hafiz capisce però che rinunciare a Lacey è per lui impossibile, e decide così di provare a cambiare le cose.

LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2015
ISBN9788858942307
Un vizio per lo sceicco: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Un vizio per lo sceicco - Susanna Carr

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Prince Hafiz’s Only Vice

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2014 Susanna Carr

    Traduzione di Anna Vassalli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-230-7

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

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    1

    La foto del suo amante era sulla prima pagina di tutti i giornali.

    Lacey si sistemò gli occhiali scuri che nascondevano gli occhi azzurri e diede un’occhiata ai giornali esposti nel chiosco. Benché le scritte fossero in arabo, il carattere cubitale lasciava intendere che si trattava di qualcosa di importante. Qualcosa che spiegasse l’aria di festa che aleggiava nel mercato. Senza dubbio, ancora una volta il principe Hafiz aveva reso orgoglioso il suo popolo. Mentre in un arabo incerto chiedeva un giornale inglese, si domandò cos’avesse fatto questa volta. Aveva accresciuto la fortuna dei forzieri reali? Aveva convinto un’altra industria ad aprire una sede nel sultanato di Rudaynah? Gli era stato conferito un riconoscimento?

    Lacey decise che sarebbe stato meglio attendere di essere a casa prima di leggere il giornale. Gettò un’ultima occhiata alle foto di Hafiz che riempivano il chiosco. L’espressione era solenne, ma questo non impedì che l’eccitazione si diffondesse sulla pelle accaldata. Era incredibile che Hafiz, solo con una foto, potesse suscitarle una tale reazione.

    Si trattava di una foto ufficiale, una di quelle che il palazzo di tanto in tanto diffondeva tramite la stampa, ma pur essendo un’immagine familiare, catturava sempre l’attenzione del lettore. Non passava inosservato lo sguardo misterioso degli occhi neri del principe Hafiz e la bocca sensuale. Era incredibilmente bello, dai morbidi capelli neri alla struttura ossea perfetta. Le donne lo ammiravano da lontano, quasi intimidite dalla sua virile bellezza.

    O, forse, percepivano il suo potere sotto quei modi corretti. Lacey, invece, ne aveva subito captato la sessualità. La sua aura era un tacito monito che molte donne temevano, ma per lei era stato il contrario.

    Aveva trovato affascinante il suo autocontrollo. Ed era anche stata una sfida. Dal momento in cui si erano conosciuti, era stata tentata di strappargli di dosso l’abito di sartoria e scoprire i suoi segreti più sensuali.

    Il solo pensare a lui la rendeva impaziente di tornare a casa. E doveva tornare prima di Hafiz che, pur oberato da impegni che avrebbero distrutto qualsiasi uomo, riusciva sempre a trovare il tempo di andare a farle visita alla sera.

    Il sole cominciava a tramontare sul deserto, e lei non riusciva a immaginare come avrebbe reagito Hafiz se non l’avesse trovata a casa. Non le aveva mai chiesto cosa facesse durante la giornata, rifletté corrugando la fronte. In un primo tempo, questa mancanza di interesse l’aveva preoccupata. Pensava forse che il tempo per lei si fermasse finché lui non appariva?

    In alcuni momenti avrebbe voluto condividere con lui i programmi e le idee, discutere della propria giornata, ma si era sempre trattenuta. Non era ancora pronta a rivelare ciò che aveva fatto. Non ancora. Voleva mostrare a Hafiz ciò di cui era capace, di come avrebbe potuto dare un contributo. Voleva dimostrargli di essere preparata a fare del suo sultanato la propria casa permanente.

    Non era stato facile. C’erano giorni, se non settimane, in cui aveva provato nostalgia di casa, in cui si sentiva sola e annoiata. Le mancavano le amicizie, la vita notturna e le comodità abituali.

    Per esempio, quella mattina il quotidiano non le era stato recapitato a casa, ma non c’era da sorprendersi. Dopo aver vissuto sei mesi in quel piccolo paese arabo, Lacey non si era ancora abituata ai servizi sporadici, ai lavoratori che arrivano sul posto di lavoro con un ritardo persino di tre giorni, non di ore.

    Anche il contatto con il mondo esterno era sporadico. I servizi d’informazione talvolta erano interrotti, come quel giorno e, quando funzionavano, erano sottoposti a censura.

    Di sicuro la vita non era come a St. Louis. Non che si stesse lamentando, si affrettò a ripetersi Lacey. Era disposta a rinunciare a tutti i confort della vita moderna per l’unica cosa che non poteva avere negli Stati Uniti: Hafiz.

    Lacey fu percorsa da un brivido di eccitazione. Porse il denaro al ragazzo del chiosco e provò un senso d’orgoglio quando il giovane capì le sue poche parole in arabo. Sistemò meglio il velo che le nascondeva i capelli, e inserì la ciocca che era sfuggita.

    Forse era pronta a mostrare a Hafiz ciò che aveva appreso negli ultimi pochi mesi.

    Non parlava ancora bene l’arabo, e conosceva poco della cultura di quel luogo, ma stava diventando impaziente. Era il momento di conoscere la sua famiglia e i suoi amici.

    Al pensiero di fare quella richiesta si mordicchiò il labbro. L’idea la metteva a disagio, non perché lui appartenesse alla famiglia reale, ma perché non voleva forzargli la mano.

    Non voleva dargli un ultimatum. L’ultima volta che l’aveva fatto, aveva perso tutto. E non era pronta a perdere Hafiz. A differenza dei suoi genitori, che non avevano avuto problemi ad allontanarsi da lei alla ricerca dei loro sogni, Hafiz non era stato capace di abbandonarla, e l’aveva condotta a casa sua. Be’, non proprio a casa sua, ma nel suo paese natale.

    Per quanto volesse essere parte della vita di Hafiz, doveva essere paziente. Doveva fidarsi di lui, che sicuramente sapeva cosa fare. Lacey si lasciò sfuggire un profondo sospiro. Non era abituata ad affidarsi a qualcuno.

    Ma ora si trovava in un paese con una cultura diversa. Era innamorata di un principe, e non sapeva niente della vita di una famiglia reale. La presenza nel mondo di Hafiz richiedeva molta delicatezza.

    Era stupita che lui sopravvivesse a tutte quelle regole e imposizioni, eppure mai una volta si era lamentato. Le spalle robuste non si erano mai accasciate sotto quel peso. Non metteva mai da parte gli obblighi, salvo quando era a letto con lei. In quel caso il mondo smetteva di esistere, mentre si abbandonavano a qualsiasi fantasia i corpi richiedessero, e a ogni desiderio del cuore.

    Con una sensazione di piacere, Lacey infilò il giornale inglese nella borsa di plastica che già conteneva i fiori rossi del deserto. Sperava che l’articolo fornisse buone notizie, anche se non riusciva a immaginare che la stampa divulgasse sul principe qualcosa di meno che lusinghiero.

    Un clacson che strombazzava la fece riparare subito al bordo della strada. Fu investita da una nuvola di polvere rossastra che la ricoprì fino agli stivali.

    Si passò una mano sul viso per ripulirlo alla meglio, e arricciò il naso all’acre odore di animali, di gas di scarico e di liquami. Sapeva che solo recentemente il piccolo paese aveva raggiunto una certa agiatezza, ma se questo era un decennio di progresso, ringraziava il cielo di non esserci stata in precedenza.

    Ricordò il modo in cui Hafiz parlava del proprio paese quando si erano conosciuti. Parlava con amore e orgoglio della bellezza del deserto. Aveva descritto la musica tribale e l’aroma delle spezie esotiche che aleggiavano nelle notti stellate. Quando le aveva raccontato la storia di come il sultanato avesse preso il nome dalla prima sultana, lei aveva pensato che Rudaynah fosse un paradiso romantico.

    Ma non ci si può fidare dell’idea di romanticismo di un uomo, rifletté adesso, mentre con decisione s’inseriva nel traffico. I campanelli delle biciclette le colpivano le orecchie mentre zigzagava nella strada. Evitò a pelo un carretto di immondizia trainato da un somaro stanco. Un autobus le passò a fianco, la borsa di plastica che sbatteva contro uno dei passeggeri aggrappato all’esterno del veicolo super affollato.

    Lacey si affrettò a raggiungere casa sua mentre il sole calava velocemente all’orizzonte. Fece un cenno di saluto alle guardie di custodia armate all’ingresso del condominio, che risposero con un altro cenno, senza interrompere la loro conversazione.

    Attraversò di corsa il cortile, fermandosi soltanto un attimo quando un grosso insetto le volò davanti al viso. Serrando i denti per la repulsione, girò l’angolo e raggiunse l’ascensore privato che l’avrebbe condotta direttamente all’attico.

    Si fermò quando scorse un uomo che aspettava l’ascensore. Sussultò mentre la mente cercava di venire a patti con immagini insolite. Una tunica ampia, una fascia dorata che cingeva il kaffiyeh che gli ricopriva i capelli... Non aveva bisogno di guardare l’uomo in viso per percepirne l’arrogante virilità, unita a potere e privilegi. C’era solo un uomo che emanava tanto fascino e tanto potere.

    «Hafiz?» sussurrò.

    Il principe Hafiz ibn Yusuf Qadi si girò di scatto. «Lacey?» Si avvicinò e la osservò, sbattendo le palpebre e aggrottando la fronte. La sua amante sexy indossava un caftano informe e un orribile velo. Non aveva la minima traccia di trucco, ma era comunque splendida.

    «Cosa fai qui giù?» Le tolse gli occhiali da sole perché sentiva il bisogno di guardarla negli occhi. Riusciva sempre a capire cosa stesse pensando, quando incontrava i suoi occhi.

    Poi le tolse anche il velo, e una cascata di capelli ramati le ricadde sulle spalle. Fletté le dita. Avrebbe voluto immergerle in quei capelli, sollevarli, in modo che gli ultimi raggi del sole morente li accendessero di riflessi.

    Ma, con riluttanza, lasciò cadere la mano, limitandosi ad accentuare la stretta sugli occhiali finché le nocche non divennero bianche. Non poteva toccarla. Non lì, non in pubblico. Una carezza, un minimo contatto di pelle, e non si sarebbe più fermato.

    Osservando i suoi occhi e le labbra socchiuse, ricordò la prima volta in cui l’aveva vista, in quella notte fatale, quando era entrato in un lussuoso hotel di St. Louis.

    La hall ferveva di attività, e a un lato c’era un piano bar. La musica dolce e

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