Una vera principessa: eLit
Di Shirley Jump
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Info su questo ebook
Miniserie: "C'era una volta un bacio" - Vol 6. Alla Principessa Carlita la vita di corte sta stretta, al punto che decide di trasferirsi negli Stati Uniti e coltivare la sua grande passione, il commercio di vini. Tra le prime persone che incontra c'è il brillante Daniel Reynolds, giornalista d'assalto. Lui è senza dubbio l'uomo più affascinante che abbia mai conosciuto, ma la mente le consiglia di stargli lontano. Solo che il cuore le dice tutt'altro!
I romanzi della miniserie:
1. La bella e il seduttore
2. Il principe del deserto
3. Bacio di mezzanotte
4. Come d'incanto
5. Il risveglio della principessa
6. Una vera principessa
7. Ballo per due
Shirley Jump
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Una vera principessa - Shirley Jump
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Princess Test
Harlequin Mills & Boon Romance
© 2011 Shirley Kawa-Jump, LLC
Traduzione di Raffaella Fontana
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5893-646-7
www.harlequinmondadori.it
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1
L’alba diffuse la sua meravigliosa luce sul lago e tinteggiò di rosa e arancio la superficie azzurra dell’acqua. La lieve brezza ne increspava le acque, trasportando il profumo di pini e abeti attraverso la finestra spalancata. Carrie Santaro si accoccolò sulla poltrona imbottita della veranda e attese il sorgere del sole. Nei tre giorni trascorsi nel piccolo cottage in affitto sul lago, a Winter Haven, Indiana, Carrie aveva trascorso su quella poltrona ogni momento libero, gustandosi la tranquillità di quel posto incantato e la solitudine perfetta. Sua sorella Mariabella, che trascorreva sei mesi all’anno in un piccolo centro abitato sul mare nel Massachusetts, le aveva detto che la vita negli Stati Uniti era l’opposto di quella in un castello, e aveva perfettamente ragione: in quel posto Carrie si sentiva libera.
Era meraviglioso potersi finalmente togliere di dosso i panni della principessa ed essere semplicemente se stessa.
In valigia non aveva messo alcun abito elegante e neanche un paio di scarpe coi tacchi. Unicamente jeans, magliette e prendisole. Il solo pensiero le strappò un sorriso.
Durante quel soggiorno aveva deciso di scoprire chi era davvero. Forse, alla debita distanza dal castello, avrebbe finalmente trovato le risposte che aveva cercato per tutta la vita. Non era forse quello che era successo a sua madre quando aveva visitato quella cittadina? Magari anche lei sarebbe stata altrettanto fortunata.
Il suo cellulare squillò e Carrie rispose alla telefonata tanto temuta con un sospiro. «Ciao, papà.»
«Carlita!» la salutò l’uomo, servendosi dell’appellativo che usava ogni volta che intendeva richiamarla alle sue prerogative regali e ricordarle che doveva comportarsi come una figlia e una principessa remissiva e ubbidiente.
Peccato per lui che Carrie fosse sempre stata una ribelle, intollerante alla soffocante etichetta di corte. Preferiva di gran lunga restarsene a casa con lo sporco sotto le unghie che indossare un abito di gala per una cena di stato. In collegio aveva sofferto enormemente e durante gli interminabili eventi ufficiali in genere se ne restava in disparte. Insomma, ce la metteva tutta per non deludere le aspettative altrui.
La maggior parte del tempo però, come ad esempio in quel momento, si comportava in maniera diametralmente opposta. La cosa ai suoi genitori non era mai andata giù, ma lei era stufa di preoccuparsene: era pronta a vivere la propria vita e a essere finalmente libera.
«Quando torni a casa?» proseguì l’uomo nella loro lingua madre.
«Sono appena arrivata» rispose lei, trovando strano non parlare in inglese dopo tre giorni in cui non aveva fatto altro. «Non ho nemmeno iniziato a lavorare.»
«Hai del lavoro da sbrigare qui» le fece presente il padre con sufficienza. «Torna a casa.»
«Papà, ne abbiamo già parlato. Tornerò tra qualche mese. All’enoteca c’è bisogno di un rappresentante del nostro Paese in grado di promuovere i nostri vini. Se riuscissimo a far decollare l’esportazione verso gli Stati Uniti...»
«Abbiamo bisogno di te qui» insisté lui. «Le tue sorelle hanno bisogno di te, tutti abbiamo bisogno di te.»
Da quando Allegra, la seconda delle tre sorelle, era diventata regina, il padre aveva insistito che anche Carrie si assumesse maggiori responsabilità, cosa a cui lei si era ribellata con tutte le forze. Non voleva avere nulla a che fare con quella serie di obblighi e la sola idea di vivere in mezzo a quella pompa le faceva mancare il fiato. «Se la caveranno anche senza di me. Non ho un grande ruolo nelle attività di famiglia: la stampa non si è nemmeno accorta della mia partenza.»
Mariabella le aveva riferito che sui giornali del principato di Ugelli era apparso un breve trafiletto che riportava che la principessa Carlita era andata in vacanza. Tutto qui. Fosse stata Allegra a partire, la notizia sarebbe apparsa su tutte le prime pagine. Carrie ringraziò la sua buona stella per il fatto che con ogni probabilità non sarebbe mai ascesa al trono.
«Solo perché siamo riusciti a tenere nascosta questa tua vacanza.»
«Non è una vacanza, papà. Si tratta di lavoro.»
«So che ami questo lavoro e che pensi che sia quello che vuoi fare» sospirò il padre.
«Penso? Ne sono convinta, papà.»
«È arrivato il momento che tu assuma il peso del tuo ruolo e che la smetti di perdere tempo nelle vigne. Sono già stato fin troppo indulgente con te. Tra le mie figlie sei quella che più ha eluso i doveri familiari, ma ormai hai ventiquattro anni, mia cara. È ora di maritarsi e di diventare una vera Santaro.»
Maritarsi? Non ci pensava nemmeno! Per quale motivo, per avere tra i piedi un’altra persona che le dicesse cosa fare e come comportarsi? «È l’ultima cosa che desidero in questo momento.»
«Ti voglio molto bene, figlia mia, lo sai che è così, ma hai un difetto.»
Avevano già avuto quella discussione migliaia di volte e Carrie era davvero stufa. «Papà...»
«Passi da una cosa all’altra con la velocità con cui cambia il vento. Prima volevi diventare artista di paesaggi, poi è stata la volta delle arrampicate e adesso hai questa fissa dell’enoteca.» L’uomo fece una pausa e poi riprese con tono deluso: «È ora di prendere marito e di dimostrare un po’ di serietà».
«Sono seria, papà.»
«So che le tue intenzioni sono buone, ma dovresti trovarti una carriera che ti faccia brillare per quello che vali.»
«Ma la mia carriera è questa. Voglio lavorare nelle vigne.» Ma mentre lo diceva, si rese conto che il padre aveva ragione: aveva cambiato idea dozzine di volte negli ultimi anni e fino a quel momento non aveva costruito niente di concreto. Non con un uomo e tanto meno in campo lavorativo. «Non capisci. È difficile trovare il proprio posto nel mondo.»
«Cara, ti capisco eccome» sospirò il padre più dolcemente. «Sono cresciuto a corte, secondo di cinque figli. Se mio fratello maggiore non fosse morto, la mia vita sarebbe stata molto diversa, ma non mi lamento.»
Per fortuna la stessa sorte non sarebbe mai toccata a lei. «Amo quello che faccio e un giorno gestirò i nostri vigneti e le attività commerciali a essi connesse.»
«Non è un lavoro molto indicato per una principessa. Torna all’università. Diventa una dottoressa, o datti alle opere umanitarie. Insomma, qualcosa di più adatto al tuo rango.»
In altre parole, un lavoro dove non si sarebbe sporcata le mani. Quando il responsabile dei vigneti del principato aveva annunciato che sarebbe andato in pensione, Carrie aveva visto la cosa come una splendida opportunità per assumere un ruolo più attivo in un’attività che aveva sempre adorato. Suo padre ovviamente non era stato d’accordo. Carrie aveva sperato che prima o poi si rassegnasse, ma ovviamente non era così. Con quel viaggio Carrie voleva dimostrargli che era possibile intraprendere la carriera dei suoi sogni e allo stesso tempo rappresentare degnamente la famiglia reale. «Papà, tornerò a casa tra qualche mese» ripeté, questa volta con maggior determinazione.
«Si tratta dell’ennesimo grillo per la testa, mia cara» sospirò Franco Santaro. «E io sono molto preoccupato.»
«Non ce n’è bisogno, papà.»
«Sei riuscita a finire l’università per miracolo e adesso questa idea di andare in quel paesino...»
Carrie fece una smorfia. «Non ero tagliata per gli studi. Preferisco fare qualcosa di manuale» spiegò stringendo la cornetta tra le mani. «Di’ alla mamma che le voglio bene. Adesso devo andare, oppure farò tardi al lavoro. Ti voglio bene.»
«Te ne voglio anch’io. Ci sentiamo presto.»
Carrie riappese. Si fece una doccia e si preparò, poi prese la macchina e raggiunse il centro di Winter Haven, a pochi chilometri dal cottage. Solo quando ebbe parcheggiato si rese conto di essere in anticipo di mezz’ora.
Scese dalla macchina e osservò l’insegna del By the Glass, il negozio dove avrebbe trascorso quel che restava dell’estate e parte dell’autunno, e dove avrebbe finalmente potuto mettere a frutto ciò che aveva imparato nei vigneti di famiglia e nei vari corsi universitari che aveva seguito suo malgrado.
Adorava imparare i segreti per creare nuovi sapori e ammirare il prodotto finito della vendemmia, imbottigliato e pronto per la degustazione. Le ci era voluto un anno per convincere il padre che l’incredibile vino prodotto a Ugelli sarebbe stato un prodotto ideale per l’esportazione verso gli Stati Uniti. Solo quando Jake, il marito di Mariabella, si era offerto di aiutarla suo padre aveva ceduto, pur restando convinto che quel progetto fosse destinato a fallire come tutti gli altri, e lei non poteva biasimarlo.
Adesso era tuttavia decisa a mostrargli non solo che poteva essere un’efficiente manager, ma anche che il vino di Ugelli era un ottimo prodotto per il mercato americano.
Eppure il tarlo del dubbio c’era: e se si fosse stancata anche di quello? E se avesse fallito?
No, non avrebbe fallito.
Punto e