Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Stregato da una sconosciuta: Harmony Collezione
Stregato da una sconosciuta: Harmony Collezione
Stregato da una sconosciuta: Harmony Collezione
E-book158 pagine1 ora

Stregato da una sconosciuta: Harmony Collezione

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Il celebre scrittore Matt Seton è abituato a lavorare con trame intricate e fantasiose, eppure rimane allibito davanti al "colpo di scena" di quella mattina d'estate: una splendida sconosciuta lo aspetta sulla soglia di casa. In realtà Sara Craven è rimasta a piedi dopo un guasto alla macchina, e non chiede altro che un meccanico e un buon pranzo. Stregato dalla sua bellezza, Matt la trattiene con una bugia, alla quale poi si aggiunge un dubbio: e se avesse mentito anche lei?
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2016
ISBN9788858953105
Stregato da una sconosciuta: Harmony Collezione

Leggi altro di Anne Mather

Autori correlati

Correlato a Stregato da una sconosciuta

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Stregato da una sconosciuta

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Stregato da una sconosciuta - Anne Mather

    successivo.

    1

    «Faremo tardi, papà.»

    «Lo so.»

    Matt Seton cercò di mascherare la frustrazione. Non era colpa di Rosie, se proprio nel giorno libero della signora Webb lui non aveva sentito la sveglia.

    «La signora Sanders dice che arrivare tardi è maleducazione» insistette Rosie, compunta. Nella voce della figlia lui sentì l'eco petulante della sua ex moglie Carol.

    Strinse i denti. «Ha ragione. Mi dispiace, Rosie.» Respinse la tentazione di schiacciare a tavoletta il piede sull'acceleratore della Range Rover. Un'altra multa per eccesso di velocità non avrebbe certo migliorato l'opinione che già la signora Sanders aveva di lui.

    «Allora, chi mi viene a prendere, oggi?» chiese la bambina, con un pizzico di apprensione. Lui si volse e la guardò con aria rassicurante.

    «Io, tesoro. E se non dovessi fare in tempo, chiederò alla zia Emma di darti un passaggio. Va bene?»

    Rosie, sette anni, strinse le braccia attorno allo zaino e gli rivolse un'occhiata dubbiosa. «Papà, non ti dimenticherai, vero? Odio dover chiedere alla signora Sanders di telefonarti.»

    Matt si lasciò sfuggire un sospiro. «È successo solo una volta, Rosie» protestò. Si impose un sorriso. «Ci sarò, tesoro. Non mi dimenticherò della mia ragazza, okay?»

    «Okay.» Il visetto di Rosie si illuminò, e lui pensò che, grazie al cielo, sua figlia aveva preso pochissimo dalla madre.

    Ce la stava mettendo tutta per organizzarle la vita in modo stabile, ma da quando la loro tata Hester Gibson si era ammalata, lui non era più riuscito a trovare una persona adatta a occuparsi di sua figlia, e disposta a trasferirsi in quella zona remota del Northumbria. Si erano presentate solo vecchie governanti dall'aria severa, alle quali non importava che la città più vicina fosse a cinquanta chilometri. E lui non intendeva far crescere Rosie con un cerbero accanto.

    Eppure, Saviour's Bay non si trovava in capo al mondo. Era una zona affascinante e selvaggia a ridosso della costa, con un passato turbolento come le onde che si infrangevano contro le alte rocce a picco sul mare. Le sue grotte e gli anfratti tra gli scogli erano il paradiso di archeologi e naturalisti. Per Matt, il posto rappresentava il rifugio ideale per difendersi dalle intrusioni della stampa che, da quando era diventato uno scrittore di successo, non gli dava tregua. Erano in pochi a sapere dove si era ritirato, e a lui andava benissimo così.

    Ora, siccome non era disposto a mandare sua figlia in collegio, doveva per forza trovare una soluzione. Adorava Rosie, ed era disposto a qualunque cosa, pur di tenerla con sé. Non che la legittima madre, Carol, avesse mai dimostrato di interessarsi granché alla bambina. Da quando era fuggita con un altro, lui ci aveva solo guadagnato. I suoi ultimi due libri avevano avuto uno straordinario successo di vendite, ed era in trattative con Hollywood per i diritti cinematografici.

    A dir la verità, non aveva immaginato proprio niente del genere quando, con una laurea di psicologia in tasca, aveva scritto il suo primo romanzo. E anche adesso, più che le copertine dei giornali o i passaggi in televisione, gli interessava soprattutto dedicarsi alla stesura del nuovo libro. Per questo aveva comperato Seadrift, una grande casa immersa nel verde affacciata sullo scenario incantevole della baia. Lo scopo era duplice: garantirsi la pace necessaria per lavorare, e mettere quanti più chilometri possibile tra lui e l'apparato dei media di Londra.

    Vide, in lontananza, i cancelli della scuola elementare St. Winifred e tirò un sospiro di sollievo. Mancava ancora un paio di minuti alle nove. Se Rosie avesse corso, forse sarebbe arrivata in tempo per l'appello.

    «Buona giornata, tesoro» le augurò con un bacio, prima che lei aprisse la portiera per saltare fuori.

    «Anche a te, papi» rispose sua figlia. Mise la mano sul cappello perché c'era vento, e attraversò di corsa il cortile della scuola per raggiungere i gradini dell'ingresso, insieme a un paio di altri bambini.

    Lui attese che scomparisse all'interno, prima di avviare il motore. Sospirò. Sua figlia, adesso, era in buone mani. Però, doveva comunque trovare qualcuno che si occupasse di lei...

    Certo, grazie al cielo c'era la signora Webb, che veniva a casa loro tutte le mattine per pulire, stirare e preparare da mangiare, ma non era una seconda madre per Rosie come lo era stata Hester Gibson.

    Matt sospirò, fece manovra nel cortile del pub lì vicino, e riprese la via di casa. Le strade che collegavano Saviour's Bay al paesino più vicino, Ellsmoor, erano molto strette, con canali profondi da una parte e dall'altra e le banchine sconnesse in più punti. Tutta colpa dei mezzi agricoli che le percorrevano in continuazione, come il carro carico di fieno che lo precedeva in quel momento a passo d'uomo. Poco male, pensò lui, ora non aveva più fretta.

    Dopo aver lavorato per quasi tutta la notte, era giunto il momento di concedersi una pausa, sbarbarsi e preparare con calma il caffè... Sì, un po' di caffeina era proprio quello che gli serviva, per affrontare con più impeto la ricerca di una babysitter per Rosie.

    Guidò piano, assaporando ogni particolare del paesaggio. Non avrebbe mai potuto pensare di tornare a vivere in una città. Era sicuro che anche sua figlia, lì a contatto con la natura, fosse più felice...

    Svoltò nella strada privata che portava a casa e notò un'auto ferma all'interno, a pochi metri dall'incrocio. Forse qualcuno aveva sbagliato... Strano, al volante non c'era nessuno.

    Matt corrugò la fronte e guardò avanti e indietro. Non si vedeva anima viva. Eppure, la macchina doveva appartenere a qualcuno. Possibile che fosse di qualche fotoreporter? Possibile che la stampa lo avesse scovato anche lì?

    Irritato, schiacciò il piede sull'acceleratore e proseguì. In fondo alla strada, il cancello della villa era aperto, come al solito. Lui imboccò il viale ed entrò nel grande cortile davanti alla casa, che si stendeva pigra e invitante, nel sole di quella mattina di giugno, con i muri tappezzati dal glicine.

    Matt fermò la Range Rover accanto all'ingresso e rimase per un attimo seduto al volante, in attesa. E, infatti, la sua pazienza fu premiata. Da dietro l'angolo del fienile comparve qualcuno.

    Non era un fotoreporter, come lui aveva immaginato. Era una ragazza, con una piccola borsa a tracolla.

    Sembrava giovane, e lui notò che ebbe un attimo di esitazione, quando lo vide. Ma poi, gli venne incontro. Era snella e abbastanza alta, con lunghi capelli castani striati di biondo, raccolti in una coda morbida dietro la nuca. A prima vista, non aveva più di venticinque anni, e non si capiva che cosa ci facesse lì, in casa di un estraneo. Nessuno le aveva mai detto che poteva essere pericoloso andare in giro da sola in zone poco frequentate? E non solo in quelle. Diavolo, non sapeva niente di lui!

    Magari, pensò Matt, si aspettava di trovare una donna in casa, oppure... era arrivata su indicazione dell'agenzia di collocamento! Magari, le impiegate dell'agenzia avevano conservato la sua richiesta e alla prima occasione gli avevano mandato un'aspirante babysitter per Rosie!

    Spalancò la portiera e smontò. Smise di corrugare la fronte e chiese, con un sorriso: «Cerca me?».

    «Ecco...» La ragazza esitò e lui ebbe una frazione di secondo per notare che la giacca di pelle appesa alla sua spalla non sembrava affatto acquistata ai grandi magazzini. E neanche il vestito, in voile a fiori, era molto adatto a un semplice colloquio di lavoro. Forse, pensò, anche i salari delle tate erano lievitati, negli ultimi tempi.

    Lei parve decidere che non era pericoloso, nonostante la barba di due giorni, e gli rivolse un piccolo sorriso nervoso. «Io? Sì...» confermò. «O almeno, immagino. Lei... abita qui?»

    «Infatti.» Matt le tese la mano. «Matt Seton. E lei è...?»

    La ragazza parve sconcertata. Forse aveva riconosciuto il suo nome? In ogni caso, non sembrò ansiosa di stringergli la mano. Alla fine, gli concesse una breve stretta. «Mi chiamo... Sara.» E quando lo vide inarcare un sopracciglio, aggiunse: «...Victor. Sara Victor. Piacere».

    «Ah.» Il nome gli piacque. Sembrava molto concreto, un po' vecchia maniera. Dopo aver intervistato un certo numero di Giade e Samanthe, e Vanesse, era incoraggiante incontrare qualcuno che non si chiamava come la protagonista di una soap opera. «Mi dica, signorina Victor, viene da lontano?»

    Lei parve sorpresa della domanda e ritirò in fretta la mano. Diavolo, aveva paura di lui?

    «No... non da molto lontano» rispose alla fine. Poi, quando fu evidente che lui si aspettava qualche dettaglio in più, aggiunse: «Ho dormito a Morpeth, la notte scorsa. In un ostello».

    «Ah, sì?» Dunque, l'agenzia aveva allargato il suo raggio di ricerca. Per fermarsi a dormire a Morpeth, la ragazza doveva per forza abitare in una località più lontana.

    «È sua l'auto all'inizio della strada?» chiese Matt. Lei annuì.

    «È un'auto a noleggio» aggiunse in fretta. «Ma deve avere un guasto. A un tratto si è fermata.»

    «È una fortuna che sia arrivata fin qui» commentò lui. «Più tardi chiamerò il meccanico di Saviour's Bay, per farla venire a prendere. La rimanderanno all'agenzia.»

    «No, no. Grazie» lo interruppe lei. Lo guardava come se parlasse un'altra lingua. «Non c'è affatto bisogno che si disturbi tanto. Se posso fare una telefonata...»

    Le si incrinò la voce. Matt corrugò di nuovo la fronte e la guardò con sospetto. «Non la manda l'agenzia, vero?» esclamò, irritato. «Avrei dovuto immaginarlo! È un'altra fotoreporter, per caso? Al giornale devono proprio essere disperati, se mandano le lolite a fare le interviste!»

    «Non sono una lolita!» si indignò lei, e raddrizzò la schiena, come se potesse competere con il suo metro e ottantacinque di altezza. «E poi, non le ho mai detto che mi mandava un'agenzia!»

    «Oh, ma guarda.» Matt serrò i denti. «E allora, che cosa ci fa qui? Non ha negato di essere una giornalista, mi pare.»

    «Una giornalista?» La ragazza lo guardò perplessa. Aveva le ciglia lunghe, e gli occhi di un limpido colore verde-grigio. «Aspettava una giornalista?» Impallidì. «Perché?»

    «Non faccia finta di non sapere chi sono.»

    Lei parve riflettere. «Mi ha detto di chiamarsi Seton.»

    «Matt Seton» insistette lui. «Non le dice niente?»

    «No.» Parve preoccupata. «Chi è?»

    Matt si dondolò sui talloni. «Lei non frequenta le librerie?» domandò seccamente. «Non ha mai sentito parlare dei miei lavori?»

    «Temo di no.» La ragazza sembrò sollevata. «È uno scrittore famoso?»

    «Abbastanza.» Matt alzò le spalle. «Allora, che cosa vuole?»

    «Gliel'ho detto. Ho la macchina guasta. Vorrei che mi permettesse di usare il telefono.»

    «E basta?» Matt la soppesò con lo sguardo.

    Lei rabbrividì. Era ancora pallida. «Sì, certo. Può aiutarmi?»

    Lui esitò. Magari era un trucco per entrare in casa, ma incominciava a dubitarne. D'altra parte, nessun amico o familiare aveva mai oltrepassato la porta di quella casa, da quando l'aveva comperata. E adesso, stava per invitare all'interno un'estranea?

    «Non ha un cellulare?» domandò alla ragazza.

    Lei sospirò. «Non l'ho portato» rispose. «Guardi, non importa se è un problema. Mi dica solo dove posso trovare il garage più vicino. Ne ha nominato uno, poco fa.»

    «Non credo che sarebbe disposta a fare quasi cinque chilometri a piedi.»

    «Sì, se è necessario» ribatté lei alzando la testa. «Basta che mi indichi la direzione.»

    Ma lui non se la sentì. Si diede mentalmente dell'idiota, chiuse la

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1