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La musica nel cuore (eLit): eLit
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La musica nel cuore (eLit): eLit
E-book176 pagine2 ore

La musica nel cuore (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Tra Emily e Luca è attrazione a prima vista, durante la rappresentazione di un'opera lirica. Nel romantico contesto di Verona, si sentono come due autentici Romeo e Giulietta, così cedono alla passione che li divora, nonostante sappiano che non è destinata a durare. Ma forse il destino ha in serbo delle sorprese.
LinguaItaliano
Data di uscita31 gen 2018
ISBN9788858981313
La musica nel cuore (eLit): eLit
Autore

Natalie Anderson

Tra le autrici più amate e lette dal publico italiano.

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    Anteprima del libro

    La musica nel cuore (eLit) - Natalie Anderson

    successivo.

    1

    La personificazione dell'arroganza. Emily lo fissò, la rabbia che le montava dentro. Era proprio davanti a lei, l'altezza di un giocatore di pallacanestro e le spalle di uno di rugby. Una montagna d'uomo, il prototipo del maschio tutto muscoli e niente cervello. Che, oltretutto, le ostruiva la visuale. E catturava tutta la sua attenzione.

    Insopportabile.

    Come se non bastasse, era munito di uno di quei cellulari all'ultimo grido a cui mancava solo di preparare il caffè. E quegli orribili tasti. Ogni volta che lui li schiacciava emettevano un fastidioso bip. Forte. Sonoro. L'overture stava per iniziare ed Emily aveva ormai i nervi a fior di pelle.

    Irritata, si schiarì la gola.

    Non aveva trascorso l'ultimo anno a lavorare come un mulo e a risparmiare fino all'ultimo centesimo per poter pagare a sé e alla sorella il viaggio in Italia e per acquistare il biglietto per l'opera, per poi permettere a un fesso qualunque, che riteneva la sua vita sociale più importante di quello spettacolo da favola, di rovinarle la serata. Uno stupido egoista che ignorava il significato della parola rispetto.

    Tornò a schiarirsi la gola.

    Lui girò la testa, le lanciò una breve occhiata, ma i bip non cessarono. A un comando del primo violino cessò invece la cacofonia di note proveniente dall'orchestra. Scese il silenzio, subito infranto dalla nota solitaria dell'oboe, con il quale gli altri strumenti si sarebbero accordati. Ma tutto ciò fermò forse quell'insopportabile individuo? Certo che no. La purezza del suono venne devastata dagli incessanti bip.

    Da un momento all'altro sarebbe apparso il direttore d'orchestra, accolto dall'applauso del pubblico. Ma i bip non rientravano negli applausi. I bip erano irritanti. Ed Emily non riusciva a vedere al di là dell'uomo.

    Fissò lo sguardo sulla schiena dello sconosciuto, schiarendosi la gola per l'ennesima volta. Una giacca sartoriale gli ricopriva le ampie spalle e una mano posata su un fianco sottolineava la linea di quel torace che andava ad assottigliarsi alla vita. Emily sapeva che sotto quella camicia bianca e i pantaloni neri si nascondeva no muscoli di tutto rispetto. Lo aveva guardato mentre saliva le scale e si lasciava alle spalle i posti migliori. Era talmente alto che non poteva passare inosservato. Emily aveva notato come la camicia gli scivolasse nei pantaloni inviolata da qualsiasi elemento superfluo, come qualche chilo di troppo, che avrebbe potuto rovinare l'effetto levigato del cotone immacolato. Bello, elegante, sofisticato e disinvolto in quel luogo caldo e affollato. Probabilmente aveva raggiunto le postazioni più alte per non disturbare i suoi pari; certo, per farsi gli affari suoi era molto meglio mischiarsi tra la plebe sulle gradinate.

    Un venditore di gelati e bibite si fece largo tra la folla tormentandola con le sue strilla.

    «Bibite! Gelati!»

    Emily si sarebbe attaccata volentieri alla bottiglia di una coca-cola. Aveva caldo. Aveva sete. Era indispettita.

    Tossì.

    Dove diavolo era Kate? Perché ci impiegava tanto? Soltanto sua sorella poteva avere bisogno del bagno pochi minuti prima dell'inizio dell'opera. E probabilmente le toilette nell'antica arena erano poche, lontane e affollate. Nel frattempo la sua gola diventava sempre più arsa e non sopportava più quella montagna di muscoli che le copriva la visuale. E poi lui si girò, il cellulare sollevato davanti a sé. Il lampo del suo sorriso fu più abbagliante di quello improvviso di una macchina fotografica.

    «Ma che cosa fa?» gli domandò Emily in tono piccato. «Si mette a scattare foto adesso?»

    «Sì.» L'altro annuì. Sul viso un sorriso sornione. «Voglio un nuovo sfondo per il telefono. E questa vista è semplicemente spettacolare, non trova?»

    «Forse quella che ha dietro di lei. Sa, il palcoscenico, l'orchestra...»

    «Oh no, si sbaglia. La vera bellezza di questa notte l'ho proprio davanti a me.» Mentre riponeva il cellulare in tasca la imprigionò con una lunga, indolente e inequivocabile occhiata che la fece rabbrividire dai capelli fino alla punta dei piedi. E bruciare in tutti i punti più segreti. Il caldo divenne insopportabile. Emily si stava letteralmente sciogliendo ai piedi di quell'uomo. E come una sciocca desiderò di avere indosso qualcosa di più elegante di quella gonnellina di cotone con maglietta coordinata. Perché non poteva avere uno splendido abito nero, gioielli scintillanti e il portamento sofisticato e gelido di una gran dama?

    Cominciò a tossire, questa volta per davvero; la saliva le era andata di traverso e non riusciva a respirare.

    Gli occhi spalancati, sentì lo sconosciuto chiamare il venditore di bibite, al quale parlò in un italiano spedito. Emily non capì una parola. Intravide soltanto il sorriso d'intesa fra i due uomini e poi il denaro. Infine lo sconosciuto coprì lo spazio che lo sperava da lei con un passo e le porse la bottiglia d'acqua appena acquistata.

    «Per la sua gola.» L'uomo non si sforzò nemmeno di dissimulare il proprio divertimento. «Tenga.» Le avvicinò la bottiglia al viso e lei capì che non l'avrebbe spostata da lì.

    Che cosa poteva fare? La gran dama irritata? No, non poteva. Non quando l'opera non era ancora effettivamente iniziata, lui aveva messo via il cellulare e a un tratto le stava sorridendo. E che sorriso.

    «Grazie» mormorò senza fiato.

    Lui le si sedette accanto. «Non vede l'ora che inizi?»

    «Sì.» Dove si era cacciata Kate? E il direttore d'orchestra? Ma il tempo si stava facendo beffe di lei e un breve istante divenne un'eternità.

    L'uomo annuì. «È una delle opere più belle. La rappresentano ogni anno.»

    «Lo so.» Lo aveva letto nelle guide turistiche che aveva divorato prima della partenza. In quel momento i suoi occhi divoravano qualcos'altro. Da vicino, lui non era semplicemente bello, era un vero schianto. Se la prestanza fisica saltava all'occhio anche da lontano, a pochi centimetri era la sua espressione a toglierle il fiato.

    Era alto, abbronzato, bello. Be', rientrava nel cliché. Come tutti gli uomini che aveva visto in quella città era molto curato. Ma aveva qualcosa in più. Forse la mascella forte e squadrata e un velo di barba. E al centro quella bocca, grande e dalle labbra piene, in netto contrasto con gli zigomi sporgenti. Quella bocca suscitò in Emily domande alle quali avrebbe voluto dare risposta: era morbida come sembrava? Calda o fredda? Una cosa era certa: era terribilmente invitante.

    A contendere il primo posto alle labbra c'erano gli occhi. Color cioccolato fondente erano ornati da lunghe e folte ciglia. Ma il cioccolato non era freddo, duro e compatto, bensì caldo, luminoso. E amaro, privo della dolcezza del latte. Uno sguardo che diceva pericolo e che solleticò la curiosità di Emily. Era come quel retrogusto amaro di un caffè forte o quel sapore pieno di un quadratino di cioccolato che le sue pupille gustative adoravano.

    «Non intende bere?» Lui non sembrava turbato dall'attento esame della donna, al contrario sembrava soddisfatto di sederle accanto e di osservarla a sua volta. Da vicino.

    Emily tornò in sé e si meravigliò che dalla bottiglia non uscisse un filo di vapore. Dopotutto, considerato il calore delle sue mani, l'acqua avrebbe dovuto essere ormai in ebollizione.

    «Dovrebbe» proseguì l'uomo in tono disinvolto. «Scommetto che ha sete.»

    Il sorriso gli aveva riportato sul viso l'espressione di arrogante sicurezza. E quelle labbra sembravano meravigliosamente morbide e quei denti bianchi, dritti, perfetti. Oh, possibile che le avesse tutte? L'altezza e il fisico di un atleta e i lineamenti di un amante sensuale.

    L'uomo lanciò un'occhiata alla dozzinale borsa di tela deposta accanto a lei e chiaramente vuota. «Niente spuntino? E nemmeno un compagno con cui condividere la poesia della musica e la magia di questa notte estiva?» Con un ampio gesto del braccio andò a indicare quanti intorno a loro gustavano leggeri stuzzichini estratti da cestini di vimini. Per la maggior parte erano coppie, uomini e donne seduti vicini, il profumo d'amore che riempiva l'aria.

    «Sono qui con mia sorella. Si è allontanata un attimo» mormorò Emily.

    «Ah, sua sorella.» Lui annuì, il tono misterioso.

    Pur di fare qualcosa e smetterla di fissarlo, Emily aprì la bottiglietta d'acqua.

    «Da dove viene?»

    Doveva averglielo letto in faccia che era straniera, perché le aveva rivolto subito la parola in inglese. Forse la colpa era dell'abbigliamento, di quei vecchi vestiti che erano usciti da un grande magazzino molti anni prima. Lei non poteva certo essere confusa con un'italiana alla moda.

    «Nuova Zelanda.» Sollevò il mento in un moto d'orgoglio.

    La sorpresa illuminò lo sguardo dell'uomo. «Ne ha fatta di strada. Ecco perché ha così voglia di vedere l'opera.»

    «Sì. Erano anni che desideravo venire qui.» Il pensiero del viaggio in Italia era stato il suo rifugio nei momenti di sconforto. Ora voleva scoprire se quel paese era accogliente e gioioso come lo aveva sempre immaginato. L'opera era stata la scusa giusta per convincere Kate a fare tappa in Italia prima di raggiungere l'Inghilterra.

    Se fosse stato per Emily, e se avesse avuto il denaro, sarebbe andata anche a Venezia, a Firenze, a Roma... ovunque. Quante volte aveva guardato i DVD dei film italiani che riusciva a reperire nel negozio dove aveva lavorato. Aveva persino imparato qualche frase per lanciarsi con l'italiano. E non intendeva solo la lingua... Abbassò lo sguardo sul palcoscenico, dove le luci splendevano e l'orchestra era ora in paziente attesa. Quella era la realizzazione di un sogno.

    L'irritazione svanì ed Emily bevve un lungo sorso d'acqua che terminò con un sospiro soddisfatto.

    Dita leggere, fresche, forti, le si posarono sul mento e lui le girò il viso verso di sé. Sorpresa, lei non si oppose, e immobile assorbì l'intensità dell'espressione dell'uomo, sentendosi attirare sempre più verso di lui. E a un tratto restò solo l'indice dello sconosciuto a toccarla, a scivolare con delicatezza ma decisione sul suo labbro inferiore, per asciugarle le goccioline d'acqua.

    «Che sete» commentò l'uomo.

    Mentre l'accarezzava, un'ondata di sensazioni travolse Emily: scintille di felicità nelle terminazioni nervose, un desiderio demoniaco di sfiorargli le dita con la lingua.

    Tra il pubblico era sceso il silenzio, la tensione dell'attesa aumentava, ma era niente in confronto alla tensione che si era impadronita di Emily. Non voleva che lui spezzasse quel sensuale contatto. Anzi, avrebbe voluto che lo aumentasse. Era pura follia. Come poteva desiderare di essere baciata da un perfetto sconosciuto?

    Ma a un tratto Emily, che non aveva mai creduto al colpo di fulmine e aveva sempre aborrito le avventure di una notte, si scoprì a bruciare dal desiderio di sdraiarsi e lasciare che lui la prendesse lì, subito, in un antiteatro affollato. La bottiglia d'acqua le scivolò di mano e cadde sul sedile di pietra mentre lei mormorava: «Si è accorto che sta per iniziare?».

    Lo sguardo dell'uomo si abbassò, le palpebre che quasi si chiudevano sugli occhi a nascondere il luccichio di quella piccola distesa di cioccolata. «Che cosa la spinge a pensare che non sia già iniziato?»

    Oh, mio Dio. Le dita dell'uomo lasciarono la bocca di Emily, ma le sfiorarono una gamba mentre lui prendeva la candela di cui lei si era completamente dimenticata. A un tratto ogni muscolo del corpo di Emily scattò sull'attenti. Quell'ondata di inebrianti sensazioni era nuova e deliziosa. Gli occhi dell'uomo guizzarono di nuovo su di lei ed Emily capì che lui sapeva in quale mare in tempesta lei si dibatteva in quel momento.

    «Che cosa dice, l'accendiamo?» L'uomo estrasse un accendino dalla tasca. Emily udì uno scatto metallico e una calda fiammella illuminò il volto dello sconosciuto. Lei non riuscì a distogliere lo sguardo, troppo affascinata dalla tensione di quella mascella, dal disegno di quella bocca perfetta, dallo scintillio di quegli occhi scuri. Adorava quelle brucianti attenzioni.

    Luca si sottrasse a quello sguardo ammaliatore e cercò di concentrarsi sull'accensione della candela. Ma quando gliela porse, lei non si mosse e lui dovette tornare a posare gli occhi sul suo viso. Era immobile, come una statua, lo sguardo fisso su di lui, gli occhi verdi sgranati. Lui non riuscì a trattenere un sorriso mentre passava la candela nella mano sinistra, prendendo con la destra quella di lei. Era stupenda. Capelli color del miele e una figura morbida coperta da una maglietta verde chiaro che faceva risaltare la profondità degli occhi. L'aveva notata mentre saliva sulle gradinate alla ricerca di un punto dove il telefono prendesse meglio e poi era rimasto divertito dai metodi tutt'altro che sottili utilizzati dalla donna per esternare la propria irritazione. Aveva impiegato il doppio del tempo a digitare il messaggio solo per vedere la sua reazione. E poi aveva sentito il bisogno di attirare la sua attenzione, di catturare quello sguardo seducente.

    Irresistibile.

    La sentì tremare, strinse d'istinto la mano e la indusse a prendere la candela.

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