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Un vicino molto sexy (eLit): eLit
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Un vicino molto sexy (eLit): eLit
E-book196 pagine2 ore

Un vicino molto sexy (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Jake Rendel è un milionario di successo che non ha paura di mettersi in gioco, così quando incontra per un restauro la sua ex vicina, Emma Delaney, decide che vale la pena di aiutarla. Il fatto di non avere una vita sociale rende Emma triste e per questo Jake le propone di fingere di avere, per il tempo in cui lavoreranno fianco a fianco, una relazione. Certo, ignora che lei lo ama da sempre e che la finzione che le propone sarà invece molto reale.
LinguaItaliano
Data di uscita5 nov 2018
ISBN9788858993958
Un vicino molto sexy (eLit): eLit
Autore

Natalie Anderson

Tra le autrici più amate e lette dal publico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un vicino molto sexy (eLit) - Natalie Anderson

    Immagine di copertina:

    ashlarc / iStock / Getty Images Plus

    Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:

    Bedded By Arrangement

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance Extra

    © 2007 Natalie Anderson

    Traduzione di Daniela De Renzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-395-8

    1

    Emma era impegnata sullo stesso foglio elettronico dalle sei di quella mattina e dopo dodici ore i conti ancora non le tornavano. Avrebbe voluto continuare a lavorarci, ma da lì a poco avrebbe dovuto partecipare a un incontro mondano tra colleghi, anche se non poteva considerarli esattamente degli amici.

    Si alzò in piedi, provò a stiracchiarsi e aprì la finestra, lasciando che la brezza della sera facesse ondeggiare le tendine trasparenti. L’aria fresca penetrò nella stanza e lei respirò a fondo.

    Inaspettatamente udì la conversazione che si stava svolgendo nel cortile sottostante. Le acute voci femminili risuonavano nel silenzio della serata primaverile.

    «Pensi che verrà?»

    «Sarà difficile» rispose una delle ragazze, ridendo sommessamente. Emma riconobbe le voci di Becca e di Jules.

    «Quella donna avrebbe bisogno di lasciarsi un po’ andare...»

    «È quello che dico anch’io. Non so se tenga più stretti i cordoni della borsa o i lacci delle mutandine...»

    Emma si irrigidì per l’umiliazione. Parlavano di lei. Era direttore amministrativo del Sanctuary ed era lei che gestiva ogni tipo di spesa. E per quanto riguardava le mutandine? Non si erano sbagliate, ma lei si sentiva ugualmente ferita. La sua vita affettiva era praticamente inesistente. Era sempre stata troppo impegnata a costruire la propria carriera. Fino ad allora non ci aveva mai fatto caso, ma in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per cambiare la situazione.

    Le ragazze stavano ancora parlando. E lei, stupidamente, era ancora lì ad ascoltarle.

    «In un certo senso mi dispiace per lei. Non fa altro che lavorare.»

    «Ti dispiace per lei? A me no. Se desidera lavorare come una pazza, non è un buon motivo perché debba costringere anche noi a farlo. Ha solo ventisei anni ed è così rigida...»

    Questo era quello che succedeva a origliare le conversazioni degli altri. Si sentivano sempre commenti spiacevoli, che sarebbe stato meglio non ascoltare.

    E tra breve sarebbe dovuta uscire con quelle stesse colleghe e il resto del personale dell’hotel di lusso per il quale lavorava. Probabilmente avevano tutti la stessa opinione di lei: che fosse dedita anima e corpo al lavoro e non avesse una vita privata. In fondo era proprio così, lei lavorava duro e si aspettava che anche gli altri lo facessero. Quello era il modo in cui era stata allevata. Aveva sempre seguito gli insegnamenti di suo padre. Se si lavora sodo, si ottengono dei risultati e si viene ricompensati. Solo in quel modo aveva potuto ricevere lodi, attenzione e affetto.

    E allora perché non si sentiva soddisfatta?

    Senza far rumore, Emma richiuse la finestra. Aveva ascoltato abbastanza, ma voleva dimostrare che le colleghe si sbagliavano. Sarebbe andata alla festa? Certo. Avrebbe bevuto, riso e sorriso come tutti gli altri. Avrebbe cercato di rendersi interessante, anche se le sarebbe costata un’enorme fatica.

    Controllò il rossetto e verificò di non avere neanche una ciocca di capelli fuori posto. Per lei l’apparenza era importante. E gli altri si aspettavano sicuramente che lei avesse un look impeccabile.

    Si fermò ad annusare il giacinto bianco, che si trovava nel vaso sopra la sua scrivania. Era l’unico dettaglio personale su quel tavolo perfettamente in ordine. Rincuorata, Emma gettò indietro la testa e si disse che non le interessava che cosa pensassero gli altri.

    Appena arrivata nel locale, dove si erano dati appuntamento, la sua determinazione venne meno. Decise quindi di andare a cercare Max e iniziare a parlare con lui di lavoro. Le opere di ristrutturazione dell’hotel sarebbero iniziate il giorno successivo e c’erano ancora molti dettagli da discutere.

    Max l’aveva presa a lavorare con sé subito dopo la laurea e l’aveva aiutata a costruirsi una solida esperienza. Emma si era impegnata duramente e non aveva certo deluso il maestro. Lui era ormai vicino alla pensione, ma aveva in mente per lei un futuro ricco di soddisfazioni. La catena per la quale lavoravano aveva alberghi in parecchie città e, se Emma avesse giocato bene le sue carte, li avrebbe potuti girare tutti.

    Lei però non era più tanto sicura di voler andare avanti in quella direzione. Più grandi fossero stati gli hotel, più impegno avrebbero richiesto da parte sua, e lei stava cominciando a sentire l’esigenza di avere un po’ di tempo anche per se stessa. Fino a quel momento aveva sempre cercato di soddisfare le aspettative degli altri, ma non credeva più che ne valesse la pena. D’altronde non poteva parlarne con Max, perché lui era una delle persone che Emma si era sempre sentita in dovere di accontentare.

    Lanciò un’occhiata al gruppo di colleghe, che stavano ridendo forte, mentre bevevano orribili cocktail e flirtavano con il personale del locale. Lei invece se ne stava lì a discutere di lavoro con il vecchio capo e a centellinare un bicchiere di limonata.

    Le ragazze avevano ragione. Era terribilmente noiosa. Emma si sentì all’improvviso depressa. Quale sogno stava inseguendo? Il proprio o quello di qualcun altro?

    Si scusò e si diresse al banco, per chiedere di aggiungere al proprio bicchiere uno spruzzo di gin. Mentre ne beveva un sorso, si voltò e si guardò intorno. Il locale non era ancora pieno. Alcuni clienti sedevano ai tavoli e poco più in là due uomini stavano giocando a biliardo. Emma non poté fare a meno di osservare quello che si accingeva a tirare in quel momento. Anche se non aveva una vita sentimentale esaltante, non voleva dire che non fosse in grado di guardare e apprezzare un bell’uomo. Quel tipo indossava jeans attillati e teneva le lunghe gambe leggermente divaricate. La maglietta bianca metteva in evidenza le spalle larghe e la schiena muscolosa. Impugnava la stecca con mano esperta e la posizione leggermente piegata metteva in risalto il suo corpo stupendo.

    La palla andò in buca e l’avversario emise un’esclamazione di disappunto. Un altro tiro come quello e l’affascinante sconosciuto avrebbe vinto. Si allontanò dal tavolo da biliardo per prendere un drink ed Emma lo riconobbe. È Jake Rendel!

    Il senso di depressione svanì e una gioia quasi infantile si impossessò del cuore di Emma. Non vedeva Jake da anni, ma ricordava che con lei si era sempre mostrato cordiale. E in quel momento aveva proprio bisogno di qualcuno che fosse gentile con lei.

    Dimenticò il fatto che da ragazzina avesse avuto una cotta per lui. Era così contenta di vederlo che gli andò incontro senza nemmeno riflettere. «Jake Rendel, chi si vede! Come stai?»

    L’uomo la guardò meravigliato e lei stava già per ritirarsi in preda all’imbarazzo, quando lui le sorrise, facendole battere forte il cuore.

    «Emma Delaney. Che sorpresa!» esclamò con voce calda.

    Emma mandò giù un altro sorso della sua limonata corretta e trovò il coraggio di rispondere al suo sorriso. Aveva dimenticato quanto fosse bello.

    Jules e Becca la stavano osservando. Avrebbero visto che anche lei era capace di conversare con un uomo attraente. Non c’era bisogno che sapessero che lo conosceva da una vita. Emma continuò a sorridere, fissando Jake negli occhi. «È tanto che non ci vediamo!» esclamò, cercando di mostrarsi disinvolta.

    Lui ammiccò con un sorriso. «È vero. Direi che sei cresciuta dall’ultima volta» aggiunse, squadrandola con attenzione. «Ormai sarai una donna di successo. Che cosa fai qui?»

    «Sono venuta con dei colleghi. E tu?»

    «Lo stesso.» L’uomo che stava giocando a biliardo con Jake si era allontanato, lasciandoli soli.

    Ci fu una pausa ed Emma si sforzò di trovare qualcosa da dire. Anche Jake si era fatto più adulto e la stava osservando intensamente. Lei si passò la lingua sulle labbra, maledicendosi per la propria goffaggine.

    Dopo una lunga pausa fu Jake a riprendere la conversazione. «Lavorerò per alcune settimane all’hotel qui accanto.»

    «Al Sanctuary?» chiese lei, sollevata nello scoprire che avevano qualcosa di cui parlare.

    Lui annuì in silenzio.

    «Io sono il direttore amministrativo» spiegò Emma con una punta di orgoglio.

    «Allora avremo modo di vederci ancora» replicò lui con un sorriso. «Potrai presentarmi un po’ di gente.»

    Certo che poteva. E sarebbe anche rimasta a guardare mentre le altre donne facevano la fila per uscire con Jack. Emma lanciò un’occhiata alle colleghe, dispiaciuta che l’illusione che lei stesse flirtando con un uomo sarebbe durata ben poco. Lo avrebbero visto il giorno dopo all’hotel e avrebbero pensato che lei avesse parlato con lui di lavoro.

    Emma era stata mandata a studiare in collegio fin dall’età di sei anni. Si sentiva molto più a casa a Christchurch che nella cittadina dove i suoi genitori e quelli di Jack vivevano da buoni vicini.

    «Sei bellissima» riprese Jack, in tono adulatorio.

    Bellissima? Emma ripensò alle ragazze che di solito frequentava Jack. Lei era molto diversa.

    «Siamo quello che siamo» replicò, desiderando che la sua vita non fosse incentrata solo sul lavoro.

    «Talvolta finiamo per diventare quello che gli altri ci chiedono di essere» rispose lui a bassa voce.

    Lei lo guardò, sconcertata. Quel commento l’aveva spiazzata. Jake la stava guardando in modo malizioso ed Emma decise di mantenere la conversazione su un tono leggero. «Davvero? E a te che cosa hanno chiesto di diventare?»

    Lui non rispose subito, ma quando lo fece aveva lo sguardo divertito. «Posso essere qualsiasi cosa tu voglia, Emma.»

    Le si era avvicinato, impedendole di distinguere il resto della sala. Avrebbero anche potuto essere soli in quel locale. Lui aveva usato un tono di voce basso e lei aveva dovuto farsi ancora più vicina per sentirlo.

    «Davvero?» domandò in un sussurro. Poi si voltò a guardare le colleghe. La stavano ancora fissando allibite.

    La sua attenzione tornò a posarsi su Jake e si accorse che lui le si era avvicinato ancora di più.

    «Qualsiasi cosa tu voglia. Hai qualche idea?» stava replicando con sicurezza.

    Emma non riuscì a trattenere un sorriso. Qualche idea le era venuta e non erano sicuramente pensieri che potesse ripetere ad alta voce. La passione che da ragazzina aveva nutrito per Jake era tornata a farsi sentire più viva che mai. Lui le piaceva. Le era sempre piaciuto. A dire il vero piaceva a tutte e di solito ricambiava le attenzioni che riceveva. Ma con lei non era mai successo. Emma per lui era soltanto la ragazza della porta accanto. Solo una volta, nel parco, si era fermato a parlarle e da allora Emma non era più riuscita a guardarlo senza arrossire.

    Il suo silenzio non sembrava aver turbato Jake. «Lo sai a che cosa sto pensando?» le chiese con aria intrigante. «Penso che, dal momento che non ci vediamo da così tanto tempo, ti dovrei abbracciare.»

    Da quanto non si vedevano? Dovevano essere almeno otto anni e lei non aveva la minima idea di che cosa lui avesse fatto in quel periodo. Sua sorella Lucy era la migliore amica di Sienna, la sorella di Jake. Quindi Emma sapeva con certezza che lui non si era sposato e che non c’erano grosse possibilità che questo accadesse in un prossimo futuro. A Jake piaceva divertirsi. Lo sapevano tutti.

    «Abbracciare?» Emma si sentì in imbarazzo.

    «Sì. O magari potrei anche baciarti.»

    Lei volse lo sguardo dall’altra parte, ma quasi subito tornò a guardare i bellissimi occhi azzurri di Jake. Lui le stava lanciando una sfida.

    «Un bacio da... amici?» Emma aveva pensato a un casto bacio sulla guancia, ma non era sicura che fosse il tipo di bacio al quale si riferiva Jake.

    «Certo. Da amici. Che cosa ne pensi?»

    Come poteva riuscire a riflettere, quando lui le era venuto così vicino e le parlava con voce talmente bassa? Stava decisamente invadendo il suo spazio.

    Lei volse altrove lo sguardo, ma questa volta non guardò le ragazze. Era concentrata su se stessa. Sentiva il cuore che le martellava nel petto. Jake Rendel le aveva appena chiesto se poteva baciarla. Forse quella giornata non si sarebbe rivelata poi tanto male. Le tornarono alla mente le parole di Becca... ha bisogno di lasciarsi andare... La sofferenza che provava la spinse ad agire, come non era solita fare.

    «D’accordo» affermò d’impulso

    Era troppo tardi per tornare indietro. Jake si appoggiò al muro con gli occhi che brillavano e il resto della stanza scomparve. I sogni adolescenziali di Emma stavano per realizzarsi e lei si sentiva terribilmente a disagio. Stava per rendersi ridicola. Ma proprio quando aveva quasi deciso di tirarsi indietro, lui le sfiorò le labbra con le sue. Emma si irrigidì di colpo. Era una sensazione dolce e piacevole, che la paralizzò.

    Lui la sfiorò di nuovo con leggerezza. Lei dischiuse le labbra e respirò a fondo. Jake si fermò, poi la sua bocca si mosse sopra quella di Emma. Lentamente e con insistenza. Senza riflettere, lei si aprì a lui.

    Fu una risposta immediata, ma contenuta, e a quel punto iniziò un’esplorazione reciproca, delicata e ricca di promesse. Non si stavano toccando in nessun’altra parte del corpo. Era come se Jake sapesse che lei aveva paura e le volesse permettere di allontanarsi in qualsiasi momento, se soltanto lo avesse desiderato.

    Ma lei non lo desiderava.

    Man mano che lui aumentava la pressione delle labbra e della lingua, Emma sentì qualcosa muoversi dentro di lei e quella sensazione si diffuse presto in ogni parte del corpo. Come un fiore che viene innaffiato, si sentì sbocciare.

    Le dita di Emma si strinsero intorno al bicchiere. Nella sua mente andava ripetendo il mantra in cui affermava che Jake Rendel la stava baciando. Infine anche l’ultimo dei pensieri scomparve e lei si abbandonò all’eccitazione del momento. Desiderava qualcosa di più. Era come se il suo appetito fosse diventato insaziabile. Emise un lamento, consapevole che il suo sogno si stava finalmente

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