Una coincidenza inaspettata: Harmony Bianca
Di Lucy Ryder
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Info su questo ebook
Ma quando viene a sapere che Dylan è stato assunto nello stesso ospedale in cui lei lavora e che è anche il suo vicino di casa, capisce che sarà quasi impossibile evitarlo - o evitare di desiderare quel corpo sexy come il peccato!
Così Dani decide di concedersi una piccola distrazione e si lascia andare al carisma di Dylan per un'unica, indimenticabile notte. Tuttavia le cose non andranno come lei aveva previsto e quella che doveva essere soltanto un'avventura si trasforma improvvisamente in un fuoco che minaccia di distruggere entrambi.
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Una coincidenza inaspettata - Lucy Ryder
successivo.
1
La dottoressa Danielle Stevens, in servizio al Pronto Soccorso dell'ospedale St. Mary nel centro di Vancouver, attraversò il parcheggio diretta all'ingresso dei dipendenti con la sgradevole sensazione che la sua vita fosse stata maledetta. Anche se non era vero, stava pensando che fosse venerdì tredici e che l'intero universo congiurasse contro di lei.
Era stata svegliata dalla pioggia, un evento non raro a Vancouver, e aveva scoperto che la doccia non funzionava e che i tubi dell'acqua facevano rumori allarmanti. Quindi doveva scordarsi la doccia finché non fosse venuto qualcuno a controllare cosa fosse successo. Come se non bastasse, aveva dovuto rinunciare al caffè perché si era scordata di fermarsi al supermercato e rifornirsi di alcuni generi essenziali come il caffè, il burro di arachidi, le patatine al formaggio e il balsamo per i capelli. Questo voleva dire che non solo non poteva avere la sua dose quotidiana di caffeina, ma che sarebbe stata anche affamata e con i capelli in disordine per tutto il giorno.
Uscendo si trovò sullo stuoino il cadaverino di un uccello mezzo sbocconcellato, sicuramente un regalo del gatto Axel della sua vicina Hilda.
Che schifo!
Come se non bastasse la sua auto era ancora dal meccanico e quindi doveva farsi a piedi dieci isolati sotto la pioggia.
Bella giornata.
Una giornata destinata a continuare allo stesso modo perché anche se non era il tredici del mese era comunque venerdì. E le notti del venerdì al Pronto Soccorso erano un inferno perché alla fine della settimana lavorativa il buonsenso delle persone diminuiva proporzionalmente all'aumento del consumo di alcolici.
Cercando di ignorare la squallida sensazione che la sua vita fosse in via di distruzione Dani sentì vibrare il cellulare che portava nella tracolla.
Pensando che fosse il meccanico con l'ennesima stupida scusa per giustificare il motivo per cui la sua auto non era ancora pronta, controllò lo schermo solo per trovarci un messaggio Facebook che la invitava a vedere quello che Richard Ashford-Hall stava facendo a Cabo San Lucas, Messico.
Con un grande senso di piacere cancellò la notifica. «No» pronunciò rivolta allo schermo, ignorando lo spiacevole turbamento che l'assaliva ogni volta che sentiva il nome di Richard. «Non voglio sapere nulla di cosa sta facendo quel vomitevole, falso bastardo. Grazie mille.»
E francamente non le interessava per niente sapere con chi lo stava facendo. Sperava solo che la ragazza sapesse in che pantano si stava cacciando. Lei non lo aveva fatto, ma quel capitolo della sua vita era ormai chiuso.
Grazie a Dio.
Rabbrividì al ricordo del suo matrimonio. Avrebbe preferito vivere su una barca che cadeva a pezzi, mangiando solo burro di arachidi e patatine fritte per il resto dei suoi giorni che essere costretta a tornare in quel nido di vipere che era la famiglia Ashford-Hall.
Accidenti! Meglio avere a che fare con i regalini senza malizia di Axel piuttosto che con un tizio ricco e viziato e i suoi orrendi amici.
Intanto si accorse che c'era anche un messaggio vocale del suo meccanico. Cominciava con uno stentoreo «Ciao, dolcezza» che la fece trasalire e la costrinse ad abbassare precipitosamente il volume dello smartphone. «Senti, per la tua macchina, sei sicura di non volere che contatti un mio amico che può farti un ottimo prezzo per una permuta del tuo rottame? Sono sicuro che potete trovare una buona soluzione per il pagamento.»
Era il tipo di tono che le faceva accapponare la pelle e che le ricordava i tizi che appartenevano alla congrega di cui faceva parte il suo ex.
«E poi ci sono un sacco di fili sfilacciati che non riesco a identificare e c'è più ruggine che in un vecchio rimorchiatore. Chiamami. Quando vuoi.»
Richiamò subito. L'officina era già chiusa e dovette lasciare un messaggio in segreteria. Dannazione.
«Salve, sono Danielle Stevens. Non mi interessa una permuta e conoscere il tuo amico.»
Era quasi sicura che il tizio avesse dei contatti poco chiari e non aveva nessuna intenzione di rischiare di trovarsi ad avere acquistato un'auto rubata.
«Sistemami solo la macchina!» concluse quasi gridando, ma si ricordò immediatamente quello che le diceva sempre sua madre sul fatto che la gente tende a non rispondere positivamente a una richiesta scortese. «Per favore» aggiunse.
Inspirò a fondo, trattenne l'aria qualche secondo e si sforzò di espellerla insieme all'irritazione che provava.
Ecco. Cercare di essere Zen e seguire il flusso.
Non avrebbe ancora avuto l'auto per quel weekend? Che problema c'era? Voleva dire che avrebbe percorso a piedi tutti quegli isolati verso il litorale dopo il lavoro. L'aveva già fatto ed era sopravvissuta benissimo. Era stato durante l'università, ma era ancora giovane – se a trent'anni poteva essere chiamata giovane – ed era sicura che una lunga camminata non poteva che farle bene.
In più, non aveva notato che il giorno prima i jeans le stringevano un po'? Così avrebbe potuto fare quelle camminate che si riprometteva sempre di compiere invece di cedere alla tentazione del burro di arachidi e delle patatine.
Sarebbe stato un bene per lei. Non come quei due anni che aveva passato come signora Ashford-Hall e che avrebbe fatto di tutto per cancellare dalla mente.
Mugugnando sul discutibile valore dell'intera categoria maschile – meccanici, padroni di casa e specialmente ex mariti – uscì da dietro una fila di auto parcheggiate proprio quando un SUV le passò accanto suonando il clacson. Quella stupida che era al volante non si era preoccupata delle pozzanghere, così la inzuppò con un misto di fango, pioggia e chissà cos'altro.
Lei fece un salto indietro con uno strillo, scivolò sulla superficie irregolare dell'asfalto e si mise ad agitare freneticamente le braccia barcollando. Un secondo dopo urtò il paraurti dietro di lei e precipitò a terra come un cipresso abbattuto.
Nella caduta il cellulare cadde da una parte e la tracolla dall'altra spargendo tutto il contenuto sull'asfalto.
Stordita, Dani chiuse gli occhi cercando di riprendersi mentre si chiedeva cosa avesse fatto di male per meritarsi una giornata come quella. Avvertendo una presenza vicino a lei li riaprì e si trovò a fissare un paio di occhi verde muschio che la osservavano dall'alto in modo preoccupato.
Abbastanza sicura di non essere morta sbatté le palpebre. Quegli splendidi occhi appartenevano a un viso così virilmente bello da poter fare un figurone su qualunque schermo cinematografico.
Non riuscì a soffocare uno sguardo ammirato mentre osservava quel volto incorniciato da una lucente capigliatura folta e bruna. Notò gli zigomi alti, il naso diritto e una bocca perfettamente disegnata.
La corta barba dava alla mascella quadrata una forza che suggeriva che lui fosse un maschio Alfa fino al midollo. Per un attimo provò l'istinto di scattare in piedi e seguire con un dito il contorno di quella bocca così maschia, ma doveva essere solo lo shock della caduta.
Però sentì pruderle le dita all'idea di accarezzargli la mascella e le ci volle qualche istante per rendersi conto che lui le stava parlando.
«Tutto bene?»
Al suono di quella voce profonda lei si sentì gelare sentendo un formicolio dove non aveva provato più nulla per tre lunghi anni. Quel tipo era la sensualità personificata.
A quel pensiero fu presa dal panico.
Oh, no, disse a se stessa. Assolutamente nessun fremito per qualcuno che possiede un cromosoma Y. Hai chiuso con il genere maschile, ricordi?
«Signora, ha forse battuto la testa?»
Signora? Davvero? Da quando era diventata una signora per un uomo sexy? Non era poi così vecchia e guardandogli le rughe di espressione agli angoli degli occhi era piuttosto sicura di essere più giovane di lui.
Rendendosi conto che continuava a fissarlo come un'idiota, aprì la bocca per dire quello che era diventato il suo mantra e cioè che stava davvero bene, e la mortificò che le fosse uscito solo un suono stridulo.
Cercando freneticamente di recuperare la sua dignità si scostò i capelli bagnati dal viso e si mise seduta mordendosi le labbra per soffocare un gemito quando sentì il dolore che le facevano il gomito e il fianco.
Prima che lei potesse alzarsi, lui le mise la sua grande mano calda sulla spalla.
«Stia seduta un momento» le ordinò, ma non era il caso che si prendesse il disturbo.
Lei aveva passato tutto il suo matrimonio a ricevere ordini. In più era seduta in una pozza di acqua fredda che le stava inzuppando i jeans e le parti intime.
«Ecco, io non credo» riuscì a borbottare alzandosi in piedi mentre il dolore si espandeva per tutto il corpo.
Fu allora che si rese conto che lui teneva con una mano la sua borsa mentre con l'altra si era messo a raccoglierne il contenuto sparso per terra. Bilanciato senza sforzo sulle piante dei piedi afferrò un pacchetto ancora chiuso di tamponi e lei non riuscì a trattenere un gemito di imbarazzo, anche se non capiva perché. Era un medico, accidenti, e non era come se avesse sparso dei tamponi per tutta Vancouver.
Lui raccolse prima gli occhiali da sole e poi l'ultimo romanzo di Janet Evanovich, che lei aveva comperato un paio di giorni prima al supermercato e si fermò, girando la copertina per poter leggere la presentazione del libro.
Lei cercò di afferrare il libro, ma lui lo tenne in mano finché non ebbe finito. «Due ragazzi eccitanti?» chiese incuriosito come se fosse lei il bizzarro personaggio femminile del romanzo affascinata da un poliziotto sexy e un cacciatore di taglie ancora più sensuale.
Roteando gli occhi lei afferrò il libro e la borsa dove cominciò a buttare le sue cose. Quello che non riusciva a vedere erano il cellulare e il portafogli e questo la gettò nel panico perché dentro c'erano i suoi ultimi venti dollari in contanti. Dani si guardò intorno e si accorse che il suo soccorritore aveva recuperato il suo portafogli e stava guardando con aria divertita il suo tesserino dell'ospedale con la foto in cui lei aveva l'aria di una pazza completa. Accidenti a lui.
Con un gemito glielo strappò e lo ficcò nel fondo della borsa ignorando il suo sorriso che rischiava di farla confondere.
Con la coda dell'occhio individuò il suo telefono per terra e si precipitò ad afferrarlo prima che fosse schiacciato da un'auto che stava arrivando. Quando finalmente lo strinse in mano si girò in tempo per cogliere lo sguardo di lui sul suo lato B.
Dovette fare un suono di protesta perché lui le sorrise mentre i suoi occhi verdi si sollevavano lentamente verso il suo viso.
E con orrore si rese conto che i suoi capezzoli si stavano inturgidendo. Sembrava proprio che il suo corpo non fosse del tutto morto.
«Sto prendendomi una pausa da qualunque cosa abbia un cromosoma Y» si lasciò sfuggire e desiderò immediatamente andare a nascondersi sotto un'auto quando la risatina dello sconosciuto le fece provare la sensazione di essere accarezzata da un guanto di velluto e fu percorsa da un lungo brivido.
«Buono a sapersi» commentò lui strascicando la voce. «Però mi farebbe piacere sapere la data di scadenza.»
Come? Mentre si toglieva dal viso una ciocca di capelli bagnati sbirciando fra le dita vide che lui stava sollevando un pacchetto quadrato di plastica metallizzata dall'aspetto sospetto come... un preservativo? Lei spalancò gli occhi.
«Uhm... Io... ecco» balbettò e scoppiò in una risata isterica pensando