Rivincita tra le lenzuola: Harmony Collezione
Di Dani Collins
5/5
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Info su questo ebook
Soddisfare l'evidente desiderio nei grandi occhi azzurri di Melodie non è stata che una breve divagazione dai piani di Roman. Convinto che lei sia stata mandata dai suoi peggiori nemici per spiarlo, la sua intenzione è solo quella di punirla. Ora, però, lei non gli sembra più così colpevole.
Dani Collins
Dani Collins ha scoperto la letteratura rosa alle scuole superiori e ha immediatamente capito che cosa avrebbe voluto fare da grande.Dopo aver sposato il suo primo amore, ha cominciato a cercare la propria strada nel mondo dell'editoria, non rinunciando al suo sogno di fronte ai primi ostacoli, così due figli e due decenni dopo l'ha finalmente trovata grazie a un concorso per nuove autrici.Quando non è immersa nella scrittura, chiusa nel proprio fortino come i suoi famigliari chiamano il suo studio, Dani occupa il tempo scarrozzando i propri figli da un'attività all'altra oppure con un po' di giardinaggio.Visita il suo sito www.danicollins.com
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Rivincita tra le lenzuola - Dani Collins
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1
Circondata da soldi e spietato cinismo per la maggior parte della sua vita, Melodie Parnell non era affatto ingenua quanto sembrava. In effetti, faceva di tutto per mascherare l'aria innocente lisciando meticolosamente i suoi morbidi riccioli castani, allungando la forma dei grandi occhi azzurri con una linea di eyeliner nero e coprendo le labbra rosee con un vistoso rossetto rosso. I vestiti che indossava erano sempre classici e sofisticati, gonne a sigaretta, maglioncini coordinati e le perle di sua madre.
Allo stesso tempo, amava essere positiva, cercava di pensare il meglio possibile delle persone e di vedere sempre il lato positivo di ogni situazione.
Quell'atteggiamento non le aveva procurato altro che disprezzo da parte del suo fratellastro e spesso aveva attirato opportunisti e arrampicatori sociali che volevano avvicinarsi agli uomini della sua famiglia. Avere il cuore tenero era stata la rovina di sua madre ma, si consolava Melodie, lei non era altrettanto fragile e manipolabile. Aveva perso sua madre da poco e spesso si abbandonava alla malinconia, pensando di dover affrontare la vita senza di lei, ma questo non la rendeva certo una persona vulnerabile.
Eppure, per qualche strana ragione, Roman Killian le fece tremare la terra sotto i piedi senza fare nulla più che aprire la porta della sua villa.
«Lei dev'essere l'indispensabile Melodie» la accolse.
Avrebbe dovuto essere immune al fascino di uomini potenti in abiti costosi, ma a un tratto la gola le divenne secca. Non era nemmeno vestito in modo particolarmente elegante, indossava un semplice paio di pantaloni neri e una camicia senza colletto sotto a una giacca di lino chiaro, ma a colpirla non fu tanto l'abbigliamento quanto l'uomo.
Aveva folti capelli corvini che avrebbero potuto essere ricci se li avesse lasciati crescere a sufficienza, la pelle del colore dell'oro brunito e lineamenti scolpiti e alteri che la fecero pensare a un antico lignaggio nobiliare europeo, anche se Melodie sapeva che era un americano arrivato alla ricchezza solo grazie alle proprie forze. Due occhi brillanti come smeraldi la osservarono guardinghi da sotto folte sopracciglia scure. Era perfettamente sbarbato, sofisticato e virile in ogni suo atteggiamento.
Incontrò il suo sguardo in modo tanto diretto da farle trattenere il fiato.
«Roman Killian» si presentò porgendole la mano e distogliendola dalle sue fantasie. La sua voce era calda e avvolgente, ricordava il sapore del cioccolato fondente insieme a un sorso di buon vino rosso, ma conteneva anche una nota gelida, sprezzante. Nessuno è davvero indispensabile, sembrava voler dire.
«Piacere, Melodie» riuscì a ricambiare il saluto.
Guardò la sua bocca mentre le stringeva la mano con vigore. Il labbro superiore era molto più sottile di quello inferiore, morbido e pieno. Sorrise, nel modo in cui gli uomini sorridevano in presenza di una donna che non trovavano particolarmente attraente, ma con la quale erano costretti a essere gentili. Distante, assente.
Melodie non se ne sentì offesa. Era sempre pronta a ricevere un rifiuto da parte di un uomo e anzi, rimaneva stupita quando ciò non accadeva. Non che fosse brutta. Aveva ereditato la struttura fisica di sua madre, magra e slanciata, e le sue lunghissime gambe, oltre alla sua collana di perle. Ma se quegli attributi risultavano perfetti su una passerella, nella vita reale la rendevano goffa e sgraziata, simile a un ragno dalle lunghe zampe, o almeno così le era stato detto, così tante volte che aveva iniziato a crederci sul serio.
La sua indifferenza non le giunse dunque come una sorpresa, ma non poté fare nulla per impedire alla propria pelle di farsi rovente, irradiata da un calore improvviso che sembrava provenire dal profondo del suo petto.
Non avrebbe dovuto essere tanto nervosa. Partecipava a eventi mondani da quando era poco più che una neonata ed era raramente timida, poco importava il rango della persona che si trovava di fronte. Presidenti, membri di famiglie reali, i titoli altisonanti non avevano alcun effetto su di lei. Eppure in quel momento si scoprì a lottare per prendere fiato, mentre la sua mano indugiava in quella di lui un po' troppo a lungo. Quando fece per ritrarla, però, la sua stretta divenne più forte.
«Ci siamo già incontrati» affermò con assoluta convinzione. Quasi in tono di accusa. Strinse gli occhi osservando attentamente il suo viso, la testa immobile, inclinata da un lato.
«No» gli assicurò lei, lanciandosi però subito dopo in una fantasia su una vita parallela in cui loro due sarebbero stati anime gemelle. «Sono quasi sicura di no.» Era bravissima a ricordare nomi e visi, anche quando appartenevano a uomini molto meno interessanti, inoltre lui era troppo giovane per poter aver conosciuto sua madre. C'era la remota possibilità che l'avesse vista in qualche contesto legato a suo padre, ma stava cercando di eliminare quell'uomo dalla propria vita e dai propri pensieri, perciò decise di non nominarlo.
Roman non le credeva, appariva chiaro dalla sua espressione. «Ingrid e Huxley non sono con lei?» chiese lasciando cadere l'argomento.
«Arriveranno tra poco» gli assicurò.
Lui riportò lo sguardo sul suo viso, le lasciò andare lentamente la mano poi indicò con un cenno l'interno della casa. «Prego, si accomodi.»
«Grazie...» mormorò, sconcertata da lui e dalle reazioni che le provocava.
Era così sicuro di sé, così distaccato. Cauto, pensò con un guizzo di ironia. Era diventato ricco grazie alla sicurezza informatica, aveva iniziato creando un pacchetto software e ora la sua società offriva soluzioni per ogni tipo di problema. Era una delle poche cose che sapeva su di lui. Non aveva fatto molte ricerche, si era basata su quello che le aveva detto Ingrid, spaventata all'idea di trovare qualcosa legato al suo fratellastro, nelle informazioni che lo riguardavano.
Sapere che era un concorrente di Anton, però, la rendeva predisposta ad apprezzare Roman. Inoltre sembrava una persona molto generosa, sempre disposta a finanziare associazioni che si occupavano dei senzatetto, ricerche scientifiche sulla lotta alla demenza senile, e a donare computer di ultima generazione alle biblioteche che non avrebbero potuto permettersene uno. Aveva addirittura messo a disposizione la sua casa nel sud della Francia per il matrimonio della sua assistente personale. C'era forse un cuore d'oro, sotto quell'aria da feroce predatore?
«Non mi aspettavo che un esperto di sicurezza avesse una casa tanto accogliente» confessò, cercando di ignorare l'effetto di quegli occhi penetranti su di sé mentre ammirava la grande casa moderna arredata con sontuosità d'altri tempi. «Immaginavo qualcosa di molto contemporaneo, fatto di vetro e acciaio.»
Due enormi lampadari pendevano invece dagli alti soffitti e un doppio scalone allargava le sue ampie braccia di delicato ferro battuto e marmo bianco nell'ingresso accanto al quale si apriva un immenso salone.
Teneva spesso ricevimenti? Qualcosa nel modo in cui l'ambiente era permeato dalla sua energia le diceva che teneva quel comodo splendore tutto per sé.
«Le cose che le persone vogliono proteggere sono spesso molto attraenti. Gioielli, opere d'arte...» commentò lui con una scrollata di spalle, «dieci centimetri di acciaio resistente mandano un chiaro messaggio, ma allarmi e videocamere permettono un arredamento più piacevole dal punto di vista estetico.»
«Ci stanno filmando in questo momento?» chiese sorpresa.
«Le telecamere si attivano solo quando scatta un allarme.»
Erano solo i suoi occhi a essere puntati su di lei, allora. Ma quella consapevolezza non servì certo a calmare i suoi nervi scossi.
Alla loro destra si apriva una sala da pranzo formale che sarebbe stata perfetta come base per i camerieri, visto che gli invitati avrebbero cenato all'aperto. E sì, la proprietà offriva spazio a sufficienza per la cerimonia con i numerosi gazebo, il palco per l'orchestra e una grande pista da ballo. Un lungo colonnato costeggiava il lato della casa che si affacciava sul Mediterraneo. Nel cortile si trovava una piscina su un lato della quale era stata allestita una piccola area pranzo. Al di là delle acque cristalline, alcuni scalini portavano a una lunga lingua di spiaggia sabbiosa e in lontananza, sulla destra, un elicottero era parcheggiato su un prato all'inglese. Una volta rimosso il pesante mezzo, quello spazio sarebbe stato perfetto per la cerimonia e il ricevimento.
Melodie era cresciuta nel lusso, ma non aveva mai visto nulla di simile e le riusciva quasi impossibile nascondere la propria ammirazione.
Riportò lo sguardo sulla bougainvillea che decorava il colonnato insieme a vasi di rose, gerani e altri fiori a lei sconosciuti, dal profumo di anice e miele che aggiungeva all'ambiente circostante un tocco esotico e fiabesco.
«È tutto così bello...» mormorò, cercando di non immaginarsi nei panni della sposa, proiettata verso un futuro di felicità e amore eterno.
Incontrò gli occhi di Roman, fissi sul suo viso quasi che potessero leggere i suoi pensieri, e distolse lo sguardo arrossendo.
«È molto generoso da parte sua concedere questo posto» commentò.
«Ingrid è un'impiegata eccezionale» rispose lui dopo una breve esitazione che le fece pensare che quella non fosse la vera ragione per cui aveva messo a disposizione la casa. «Perché non siete venuti tutti insieme? Alloggiate nello stesso hotel, non è vero?»
«Si sono appena fidanzati» disse semplicemente, «mi sono sentita di troppo fin da quando ci siamo incontrati all'aeroporto.»
«Rischi del mestiere?» scherzò lui.
Melodie sorrise, sospettando che tollerasse smancerie e linguaggio da innamorati ancor meno di lei. «A volte» rispose vaga.
Era il secondo matrimonio che organizzava e il primo di così alto livello. La sua attività era appena agli inizi, tanto che non aveva ancora stabilito un listino prezzi definitivo, ma non era necessario che lui lo sapesse. Organizzava cene di Stato nella propria mente mentre dormiva e quello era esattamente il tipo di lavoro sul quale era pronta a costruirsi una carriera.
«Da quanto tempo vive qui?» Era davvero curiosa di sapere qualcosa di più su di lui.
Il suo atteggiamento cambiò. La sensazione di connessione tra loro scomparve e sembrò quasi che lui si fosse allontanato dal proprio corpo, lasciando solo un guscio vuoto di fronte a lei.
«È stata completata l'anno scorso. Cos'altro posso mostrarle? La cucina?»
«Grazie» rispose automaticamente, sorpresa dalla velocità con cui aveva cambiato argomento.
La guidò sul retro della casa, dove le presentò il suo cuoco personale. L'uomo fu in grado di darle alcuni utili chiarimenti a proposito del catering mentre Roman rimase di guardia per tutto il tempo, mettendo tutti i suoi sensi in massima allerta.
Roman si aspettava che la notifica comparsa sullo schermo del suo orologio fosse il segnale che il resto dei suoi ospiti era arrivato, ma un'occhiata al quadrante rivelò un'allerta di sicurezza.
Essendo un esperto in campo di sicurezza, non prese l'allerta alla leggera, ma una minaccia seria sarebbe stata etichettata come tale e vi sarebbe subito stato posto rimedio. E poi aveva un'ospite. Quella donna che si muoveva per la sua casa come un sole luminoso tra gli alberi lo affascinava. Aveva un certo talento nel capire quando qualcuno stava mentendo e di rado si sbagliava. L'unica volta in cui non aveva dato ascolto al proprio istinto e si era convinto ad avere fiducia aveva perso tutto ed era solo per miracolo se era ancora vivo. La sensazione di averla già vista da qualche parte era forte, ma non aveva avvertito alcuna traccia di menzogna in lei quando gli aveva assicurato che non si erano mai incontrati.
Perciò, invece di recarsi nel proprio studio per esaminare la minaccia, rimase accanto alla wedding planner della sua assistente soprattutto perché, dovette ammettere almeno con se stesso, il suo fondoschiena si mostrava tondo e sodo sotto la gonna aderente. Gli piaceva anche ascoltare il suono della sua voce. Il suo accento non era pesante come quello di molti Stati del sud degli Stati Uniti. Era dolce e lento, mentre la sua voce si alzava e si abbassava dando ritmo a ogni parola. Davvero ipnotico.
Allo stesso tempo lo spiazzava. Era abituato a ricevere offerte esplicite dalle donne che erano attratte da lui. Non era tanto arrogante da pensare che tutte dovessero esserlo, ma passava la maggior parte del proprio tempo in palestra, indossava abiti costosi ed era pieno di soldi, e queste cose di solito esercitavano un enorme fascino sul sesso opposto. Lei si comportava timidamente, lanciandogli occhiate fugaci e giocherellando con una ciocca di capelli,