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Un seducente ostaggio: Harmony Collezione
Un seducente ostaggio: Harmony Collezione
Un seducente ostaggio: Harmony Collezione
E-book167 pagine4 ore

Un seducente ostaggio: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

L'impulsiva Catriona Parkes-Wilson è determinata a recuperare il cimelio di famiglia perduto, anche se questo comporta fare irruzione nella casa in cui è cresciuta. Mai e poi mai si sarebbe aspettata di essere presa in ostaggio dal suo nuovo, irascibile proprietario, Alejandro Martinez, né di essere costretta da quest'ultimo a fingersi la sua fidanzata per una sera.



Il desiderio si è impadronito di Alejandro non appena ha posato lo sguardo su Kitty. Un desiderio intenso, primordiale, incontrollabile. Così, quando lei viene scambiata per la sua fidanzata, Alejandro decide di trarre vantaggio dalla situazione, salvando le apparenze e realizzando tutte le sue fantasie.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2018
ISBN9788858978467
Un seducente ostaggio: Harmony Collezione
Autore

Natalie Anderson

Tra le autrici più amate e lette dal publico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un seducente ostaggio - Natalie Anderson

    successivo.

    1

    Il suono frenetico di bassi e batterie si riverberava nella strada buia. L'irritazione pulsava nelle vene di Kitty Parkes-Wilson, tenendo il tempo con il suo battito implacabile. Sperare che i vicini si lamentassero sarebbe stato troppo; senza dubbio avrebbero voluto essere stati invitati alla festa, assetati del sangue fresco e ricco appena arrivato nel quartiere.

    Alejandro Martinez. Ex consulente manageriale diventato venture capitalist. Milionario. Dongiovanni promiscuo. Festaiolo e da quando i documenti erano stati firmati tre giorni prima orgoglioso proprietario della bella costruzione nel cuore di Londra che era stata la casa della famiglia di Kitty. La casa in cui era cresciuta, quella in cui la sua famiglia aveva abitato per ben cinque generazioni, finché suo padre non aveva afferrato il mucchio di soldi che Alejandro Martinez gli aveva sventolato sotto il naso e se l'era filata nella sua villa in Corsica con la bella moglie da copertina. Aveva così saldato i propri debiti, abbandonando la sua azienda in fallimento e i figli scioccati.

    Tutto questo Kitty poteva sopportarlo, ma non era stata informata prima che la casa venisse venduta, così qualcosa di suo era rimasto nell'edificio edoardiano. Un oggetto che suo padre non aveva il diritto di vendere. Lei era in missione di recupero e nulla avrebbe potuto fermarla.

    Non lo stava facendo per il valore inestimabile della collana, ma per il bene di suo fratello Teddy.

    «Non puoi farlo.»

    Sorrise per il modo in cui suo fratello riusciva a essere inorridito ed eccitato al tempo stesso.

    «Non puoi fermarmi, sono già qui» gli rispose a voce bassa, fermandosi davanti alla sua vecchia casa.

    «Dannazione, Kitty, tu sei matta» ringhiò Teddy. «Sei appena scesa dal treno, perché devi lanciarti in questa cosa così in fretta? Vieni qui e parliamone.»

    Se si fosse fermata a parlarne al cellulare, sapeva che avrebbe perso il coraggio. «Prima lo faccio e meglio è. Questa è l'occasione perfetta, con la festa in pieno svolgimento.»

    «Ma se ti prendessero...?»

    «Non succederà» lo interruppe lei. «Lui sarà troppo impegnato con le sue modelle per notare me.»

    Alejandro Martinez usciva solo con le modelle più note, cambiandole con puntuale regolarità. Secondo i pettegolezzi che le aveva riferito Teddy, la donna del momento doveva essere Saskia, la più famosa indossatrice di costumi da bagno del mercato sportivo americano. Kitty immaginò che con quelle gambe a distrarlo, il signor Martinez non avrebbe nemmeno notato la fugace apparizione di un'ospite non invitata. Soprattutto una che conosceva tutti i segreti della casa e il modo migliore per non farsi scoprire.

    «È nascosta nella libreria, ne sei sicuro, vero?»

    «Affermativo.» Il tono di Teddy era preoccupato. «Ma Kitty, ti prego, non sono sicuro che...»

    «Ti chiamo appena ho finito, d'accordo? Smettila di preoccuparti.» Poi interruppe la comunicazione, prima che lui potesse ribattere.

    Doveva concentrarsi e mantenere alta la fiducia in se stessa. Con un rapido sguardo a ogni lato della strada, posò le mani sullo steccato e lo scavalcò. Nascose il piccolo bagaglio dietro un cespuglio e si mise al lavoro.

    Alejandro Martinez non avrebbe messo le mani sulla collana di diamanti della sua prozia Margot .

    La chiave della porta sul retro era ancora sotto il solito cespuglio del giardino dove lei l'aveva nascosta anni prima.

    Fase uno: completata.

    Si voltò a controllare la casa. Splendida e luminosa dall'esterno, sembrava un gioiello luccicante in un filare di simili stili architettonici. Ma Kitty conosceva la verità nascosta dietro quella facciata dipinta di fresco.

    A passo svelto raggiunse il retro. Il cuore le batteva all'impazzata. Le luci erano accese, e riusciva a vedere un cameriere affaccendarsi davanti al lavandino.

    A quel punto raddrizzò le spalle e sollevò la testa.

    Aprì la porta con la chiave, entrò in casa e sorrise spensierata al ragazzo in cucina, che sollevò lo sguardo e la fissò stupito. Gli mostrò la chiave poi si portò un dito alle labbra dipinte di rosso. «Non dirgli che sono qui, voglio fargli una sorpresa» gli sussurrò, mentre lo superava con fare sicuro e si dirigeva verso il corridoio.

    Il tizio non la fermò. Non disse nulla. Semplicemente, tornò a lavare i piatti.

    Kitty aveva imparato alcune cose assistendo alle lezioni di recitazione di Teddy nel corso degli anni.

    Agisci con fare sicuro. Recita come se quel posto fosse tuo e la gente ti crederà.

    La gente sceglieva sempre di credere all'opzione più semplice.

    Fase due: completata.

    Tutto quello che doveva fare adesso era salire le scale e raggiungere lo studio al piano di sopra, trovare la collana e andarsene il più in fretta possibile.

    Ma la curiosità ebbe la meglio. Erano mesi che non tornava a casa e adesso il suo cuore era colmo di nostalgia per ciò che aveva perso. In soli tre giorni, quali cambiamenti poteva aver fatto Alejandro Martinez?

    Sembrava che avesse gradito il quartiere e che avesse bussato a ogni porta finché non aveva trovato qualcuno disposto a vendere. Suo padre non era semplicemente disposto a vendere, lui era disperato e Alejandro era stata la risposta alle sue preghiere. Alla fine aveva anche fatto un buon affare, ottenendo la casa e tutto il suo contenuto. Persino le macchine.

    Liquidare la compagnia era una cosa, ma vendere quella casa senza dire una parola ai suoi figli era stato un atto imperdonabile. Lì c'erano degli oggetti che Kitty e Teddy avrebbero voluto tenere, tesori di famiglia che avevano un valore sentimentale. A lei non importava il lato economico, era cresciuta sapendo che la maggior parte di quelle cose non sarebbe mai stata sua. Suo padre non aveva pensato a lei, né lo aveva mai fatto. Ma per la prima volta non aveva pensato nemmeno a Teddy. Non che suo fratello se ne preoccupasse, era grato di non avere più aspettative da soddisfare, tranne il fatto che quella collana era l'ultimo ricordo della prozia Margot, quella da cui Kitty aveva preso il colore dei capelli, l'unica con cui era stata in confidenza e con cui si era divertita. La donna che l'aveva sempre ispirata.

    Avanzò lungo il corridoio poi lanciò un'occhiata verso la porta che dava sull'atrio.

    Le luci erano più basse di quelle della cucina. Gli ospiti probabilmente credevano che fosse per creare atmosfera, ma in realtà la luce fioca serviva a celare gli antichi affreschi screpolati e il gran bisogno che la casa aveva di una ristrutturazione. Sembrava che Alejandro Martinez non avesse esitato un solo istante a spogliare quel luogo dei suoi arredi antichi, i vasi e le ceramiche cinesi erano spariti, e al loro posto c'erano dozzine di donne nubili e belle. Dovevano essere tutte modelle. Fermarsi a guardare era stato un errore.

    Costeggiò il retro della stanza poi, con sicurezza, salì le scale in fretta.

    Il volume della musica si abbassava man mano che saliva, e per quando fu arrivata al secondo piano era diventato un rumore di sottofondo appena udibile. Non c'era nessuno lì. Aveva calcolato i tempi in maniera perfetta: c'erano abbastanza persone in casa da permetterle di sparire senza farsi notare, ma non si erano ancora spostate per arrivare fin lì.

    Nonostante la delusione nel vedere il piano di sotto spogliato di tutto il suo arredamento, non poté resistere e dovette fermarsi davanti alla camera da letto padronale. La porta era socchiusa, come in un invito, ma quando cercò di aprirla del tutto si accorse di non poter entrare. Era ingombra di mobili e scatoloni. Quindi era lì che era finito tutto quanto! Con una stretta al cuore proseguì lungo il corridoio. Sfortunatamente, la porta dello studio era chiusa. Rimase un attimo immobile ad ascoltare per capire se giungessero dei rumori dall'interno, ma non udì nulla. Nervosa, abbassò la maniglia della porta. Con suo gran sollievo l'interno era buio e, apparentemente, non c'era nessuno. Sorrise mentre raggiungeva la libreria. Quella casa aveva molti segreti che il nuovo proprietario non poteva conoscere e che suo padre si era scordato di rivelargli.

    Sul quinto ripiano, dietro il quarto libro da sinistra, c'era una piccola leva. La tirò e udì un ruvido fruscio, mentre una piccola cavità si apriva. Era solo un piccolo spazio, sufficiente per celare una pila di foglietti scritti da bambini annoiati e una collana di diamanti lasciata lì dal suo distratto, amato, sciocco fratello.

    Kitty la raccolse, sollevata. Si era quasi aspettata di non trovarla lì. Non poteva sopportare l'idea di perdere Margot, anche se Margot ormai viveva solo nei suoi ricordi.

    Indossò la collana poi fece scorrere le dita lungo la gola per assicurarsi che il gioiello fosse al suo posto. Il peso familiare le provocò nuovamente una stretta al cuore.

    Quelli erano i soli diamanti che la sua prozia avesse mai indossato. Li aveva comprati da sola, per se stessa. Aveva dichiarato di non aver bisogno che nessun uomo le comprasse dei gioielli e aveva vissuto la sua vita in piena autonomia. Precorritrice dei suoi tempi, aveva lasciato Kitty sbalordita.

    Lei aveva sempre desiderato che quella collana potesse essere sua un giorno, ma era di Teddy per diritto di nascita, e lui aveva già rinunciato a tutto. Kitty, invece, non aveva nulla da perdere.

    Si sciolse i capelli con lo scopo di usarli per nascondere la collana. A quel punto spinse di nuovo la leva e lo scomparto scomparve.

    Fase tre: completata.

    Soddisfatta si voltò, pronta ad andarsene.

    Fu allora che lo vide. La sagoma dell'uomo incombeva sulla porta. Kitty si pietrificò. In assenza di luce non poteva vedere il suo volto, ma riuscì a scorgere il cellulare che teneva in mano. Si accorse anche di quanto fosse alto e imponente. Passare sarebbe stato impossibile.

    «Ciao...» mormorò.

    Il suo cuore impiegò un paio di secondi prima di riprendere a battere all'impazzata. Non lo aveva sentito arrivare. Era della sicurezza? Da quanto tempo la teneva d'occhio? Aveva visto quello che aveva fatto?

    «Non indossavi una collana quando sei arrivata» affermò lui in tono lento. Pericoloso. «E ora ne hai una al collo.»

    Kitty si raggelò nell'udire quella pronuncia accentata. Era nei guai.

    «Se mi chiami il tuo capo, posso spiegare tutto» mentì.

    «Mi chiamo Alejandro Martinez» rispose l'uomo sempre con quel tono basso e pericoloso che le faceva venire la pelle d'oca. «Sono io il capo.»

    Era il demonio in persona, ovviamente. Il cuore di Kitty seguitava a martellarle nel petto.

    Lui le si avvicinò con noncuranza, chiudendo la porta.

    Si trovava a meno di un metro di distanza, il cellulare era sparito e aveva le mani libere.

    Kitty deglutì.

    Era molto vicino e davvero molto alto. Lei non era bassa, eppure dovette piegare la testa all'indietro per poterlo guardare in faccia. Aveva i capelli scuri e folti, ed era così bello da togliere il fiato. Sì, Alejandro Martinez era diabolicamente bello con quella pelle olivastra, i lineamenti scolpiti e quello sguardo serio e indagatore.

    Con fare nervoso Kitty si sistemò i capelli, nella speranza che potessero coprirle la gola.

    «Non c'è motivo di cercare di nasconderla adesso» la prese in giro l'uomo, ma i suoi occhi luccicavano pericolosi. Piano, le spostò un ricciolo indietro con fare indolente e arrogante. Il suo sguardo attento si soffermò sul collo di lei, poi scivolò lungo il suo corpo, i suoi seni, la vita, le gambe. Kitty si sentì come se l'avesse toccata ovunque.

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