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La tentazione del capo: Harmony Destiny
La tentazione del capo: Harmony Destiny
La tentazione del capo: Harmony Destiny
E-book169 pagine2 ore

La tentazione del capo: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

India Crowley non può credere di aver appena accettato di tornare a lavorare per il suo ex capo, il potente amministratore delegato William Walker. Lei aveva lasciato il lavoro dei suoi sogni perché incapace di gestire un uomo freddo ed esigente, abituato a comandare senza dare nulla in cambio.

Adesso però William ha bisogno di lei per affrontare l'unica sfida per cui non è preparato. Vedere quel sensuale e pericoloso uomo d'affari supplicarla di tornare da lui non la lascia certo indifferente, così India si mette di nuovo a sua completa disposizione. Ma qualcosa tra loro è cambiato e quello che il suo capo le chiederà avrà esclusivamente a che fare con la camera da letto...

LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2020
ISBN9788830516885
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    Anteprima del libro

    La tentazione del capo - Katy Evans

    successivo.

    1

    India

    Sono tre le cose che proprio non sopporto. La prima è quella di avere un orologio interiore che mi sveglia tutti i giorni alle cinque del mattino, persino nei fine settimana. La seconda è vedere la mia coinquilina Montana scivolare in cucina per la colazione ogni mattina alle otto, bella riposata e pronta per la giornata, mentre io sono già sveglia da tre ore. Ma la mia terza e ultima insofferenza è di gran lunga la peggiore.

    Odio il mio capo.

    Un arrogante bastardo, prepotente ed esigente. Avete presente quelle persone che in ascensore premono ripetutamente il pulsante di chiusura delle porte quando vedono qualcuno che si avvicina, solo per evitare il contatto umano?

    Ecco, questo è il mio capo. Ma sa essere anche peggio.

    Sono sveglia da un po' e non ho ancora tentato di alzarmi dal letto. Tutto quello a cui riesco a pensare è il fatto che dovrò trascorrere la giornata in presenza del borioso e insopportabile William Walker. Un anno fa sono diventata la sua assistente e da allora la mia vita si è trasformata in un inferno. Mi sveglio ogni mattina a quest'ora assurda col pensiero fisso a come liberarmi di questo lavoro evitando il licenziamento.

    Mi do malata?

    Gli racconto che il mio cane, di solito docile, ha cercato di divorarmi?

    Difficile. Non ho un cane. E non sono più i tempi del college.

    Inoltre William Walker è più severo di qualunque professore universitario io abbia mai incontrato.

    In realtà è l'uomo più esigente in cui mi sono imbattuta in tutta la mia vita.

    Una specie di Voldemort, insomma, ma molto sexy.

    I minuti passano, è il momento di alzarsi e di indossare i miei soliti pantaloni grigi, in pratica la mia uniforme da lavoro alla Walker Industries. Non che io voglia fare impressione sul mio capo grazie all'abbigliamento. Invece mi sarebbe piaciuto stupirlo per la mia professionalità, e credevo di esserci riuscita, finché non ho realizzato che ne è del tutto inconsapevole.

    Dopo essermi preparata mi do un ultimo colpo di spazzola ai capelli e vado in cucina ad accendere la macchina del caffè. Montana adora cucinare, ma la porta della sua stanza è chiusa, quindi per oggi devo rinunciare alla colazione speciale.

    Visto che ci vorranno ancora ore prima che si alzi, prendo il caffè e mi sistemo su uno sgabello da bar con il mio portatile. Ho passato innumerevoli mattine seduta al bancone della cucina con il mio computer, sorseggiando caffè mentre lavoro al mio romanzo. Essere svegli a quest'ora antelucana è una maledizione, ma anche un grande regalo, visto che queste ore di solitudine sono il momento perfetto per scrivere.

    Mi immergo subito nella storia, le mie dita volano sulla tastiera e senza quasi accorgermene ho già scritto più di cinquecento parole.

    Non ho idea se quello che ho elaborato è buono, la perfezionista che è in me è tentata di tornare indietro e correggere gli errori, ma ho imparato molto tempo fa a ignorare le voci assillanti nella mia testa. Se voglio davvero terminare questo romanzo, so che devo lasciare scorrere le parole. Più avanti potrò revisionare il testo e renderlo perfetto.

    Mentre scrivo è facile dimenticare i guai sul lavoro e soprattutto quell'incubo che è il mio capo. Ma non appena sento la sveglia di Montana, capisco che il mio momento di pace e tranquillità è finito. Ho fatto molto stamattina, però mi dispiace di non poter continuare.

    «Buongiorno, raggio di sole» mi saluta Montana mentre entra in cucina e si dirige al frigorifero per un frullato energetico prima dell'allenamento. I suoi lunghi capelli neri sono raccolti in una ordinata coda di cavallo e il suo viso è fresco e pulito, la pelle dorata non è coperta dal trucco. Come sempre ha un aspetto impeccabile, anche se si è appena alzata dal letto.

    «Buongiorno a te» le rispondo con un sorriso, chiudendo il mio portatile.

    Montana ride, sbirciando alle mie spalle. «Come va con il romanzo?» chiede.

    «Sono felice che stia procedendo bene, mi dispiace solo di doverlo mettere da parte, per ora. Stai andando a correre?»

    Controlla l'orologio. «Non so se riesco a fare in tempo. Devo essere in pasticceria alle otto stamattina.»

    Montana lavora nel forno più bello della città da poco meno di un anno. Realizza dolci di grande qualità, torte nuziali e folli pezzi da esposizione che starebbero bene in un reality show. I loro prodotti sono costosissimi, ma talmente belli e buoni che il negozio ha un grande successo.

    La gente di Chicago sembra non averne mai abbastanza, e nemmeno io, da quando porta a casa tutte quelle delizie.

    Montana ha una carriera che adora, il corpo di una dea e una magnifica personalità. Il pacchetto completo, insomma, ed essere gelosa di lei è praticamente impossibile perché è anche super carina. Per me è come una sorella e si merita il meglio.

    «Sono sicura che il tuo corpo ti perdonerebbe se mancassi a un allenamento» la prendo in giro.

    Montana ride. «Oh, no, davvero non potrei. Non è forse questo l'atteggiamento che conduce alla pigrizia? Se non riesco ora, andrò stasera. Vuoi venire?»

    Alzo subito le mani. «No, grazie. Farò i miei esercizi correndo fino alla macchina del caffè.»

    Montana ride mentre infila un mucchio di ingredienti nel frullatore. «Sai che detesto l'idea che tu sia costretta a lavorare per quel mostro. Uomo di pietra l'hanno ribattezzato sul profilo pubblicato da Business Insider. Ma quel ragazzo non sorride mai?»

    Sbuffo. «Mai.»

    Montana ride, poi si agita un po'. «India, sai che ti adoro. Ma penso che questo lavoro sia davvero difficile per te. Voglio dire, solo due sere fa il tuo capo ti ha continuato a chiamare fino a che ora...? Le tre del mattino?»

    «William è uno stacanovista. Non sa quando fermarsi. È convinto che se lui è sveglio, allora lo debbano essere tutti» rispondo chiedendomi perché lo difendo quando in realtà lo detesto. Profondamente.

    «Ho solo pensato che forse... Be', preferirei non vedere più quelle occhiaie che ti segnano gli occhi, Indy.»

    Sorrido sfacciatamente, mettendo via il mio portatile. «Credimi, non piace neanche a me. Ma questo lavoro è la mia ancora di salvezza. È il motivo per cui posso permettermi di dedicarmi al mio romanzo, che è la ragione per cui non sono completamente infelice.» Osservo Montana per vedere la sua espressione. «Guarda, non tutti hanno la fortuna di amare il proprio lavoro. Apprezzo il pensiero, ma sto bene. In ogni caso, ben presto sarò fuori di lì perché il mio libro andrà alla grande» dico con ottimismo.

    Montana mi restituisce il sorriso e accende il frullatore. «Sai, se vuoi fare qualcosa di diverso, potrei cercare di trovarti lavoro in pasticceria.»

    «Montana, sappiamo entrambe che sarebbe un disastro. Riesco a malapena a tostare il pane senza bruciarlo, figuriamoci preparare torte.» Scuoto la testa, mentre raccolgo le scarpe da terra. «Dimentica che abbiamo avuto questa conversazione, ok? Sto bene. Ognuno deve fare un lavoro di merda a un certo punto della propria vita.»

    Montana annuisce assente, ma entrambe finiamo per ridere perché sappiamo che non è certo il suo caso.

    Prima della pasticceria ha lavorato come personal trainer nella palestra locale. In precedenza ha aiutato nella scuola di danza di sua madre, insegnando ai bambini i passi di Twinkle, Twinkle, Little Star e le canzoni di Disney Channel. Non ha mai dovuto sgobbare in un ristorante, lavando pentole e padelle, o come donna delle pulizie o cassiera. Le sono sempre piaciute le sue mansioni e una volta ha ammesso che non si era resa conto di quanto fosse fortunata fino a quando non ha capito che la vita non è così facile per tutti.

    Montana è in procinto di versare con attenzione il suo frullato in un bicchiere e si morde le labbra concentrata. «Ok. Ma se rimani lì, prometti che non ti farai più trattare male dal tuo superiore. Mandalo all'inferno se lo merita e soprattutto ricordati chi è il tuo vero capo, Indy. Sei tu

    Annuisco, costringendomi a un sorriso talmente finto che sono sorpresa che la mia coinquilina non se ne accorga.

    «Be', questo è un ottimo consiglio, Mon» rispondo, cercando di tagliare corto. «Grazie per il suggerimento. Ci vediamo dopo, ok?»

    Montana sorseggia il frullato da una cannuccia rosa e agita la mano libera. «D'accordo, tesoro. Buona giornata. Ti voglio bene.»

    «Ti voglio bene anch'io!» Lascio la stanza, consapevole che a ogni passo mi avvicino sempre di più al momento di entrare in ufficio. E di incontrare William Walker, l'uomo che dicono abbia un cuore di pietra. Oh, sì. Ogni centimetro di quel tipo è duro come la roccia, cuore incluso.

    Quasi rabbrividisco quando la sua immagine si affaccia alla mia mente. È un brivido di terrore.

    Sì, è sicuramente angoscia, la mia. Non sono certo così masochista da rabbrividire per altri motivi.

    Così lascio l'appartamento e mi dirigo verso la stazione ferroviaria. Il tragitto per recarsi al lavoro è fin troppo breve.

    Di solito trascorro il tempo del viaggio immaginando come placare il mio capo senza perdere il lavoro. Non è facile, ma so essere subdola quando necessario. È tutto ciò su cui riesco a concentrarmi nel tempo che mi separa dai miei compiti quotidiani, come la gestione dell'archivio, rispondere al telefono e assicurarmi che tutto sia perfetto per un uomo impossibile da accontentare.

    A volte, nei pochi minuti liberi che ho a disposizione, sogno a occhi aperti di mettergli il sale nel caffè o di catalogare tutti i suoi file nella cartella sbagliata, anche se la perfezionista che è in me non lo permetterebbe mai. In realtà non ho realizzato nessuna di queste fantasie. Ho una certa considerazione per il mio lavoro e so di essere fortunata ad averne uno. Ma in mattine come questa voglio concedermi di sognare.

    Mia madre mi ha spesso torchiata a proposito della mia occupazione. Quando le parlo di William, lei sembra sempre convinta che io stia esagerando. Dopo averlo visto su Business Insider ha sottolineato quanto sia attraente. E sostiene che il suo atteggiamento severo sia indicativo della sua bravura. Vorrei tanto poterla trascinare in ufficio con me. Poi, forse, capirebbe.

    Provo grande pena per le donne con cui ha avuto una relazione. Potrà anche essere un multimilionario, ma ha un pessimo carattere e non auguro a nessuna di avere a che fare con lui.

    Esco dalla stazione L di Chicago ed eccolo lì, l'edificio in cui trascorro la mia giornata. La sede della Walker Industries, una delle più grandi aziende di giochi online del paese. Mamma sostiene che dovrei sentirmi orgogliosa di lavorare per un'azienda così prestigiosa. Dovrei essere fiera di essere stata scelta tra centinaia di altre candidate speranzose per essere l'assistente di William Walker. Ma mentre guardo il gigantesco edificio, penso che preferirei andare a pulire i bagni pubblici piuttosto che entrare lì dentro.

    Perché? Cosa mi è successo?

    Ero così entusiasta quando sono stato assunta dal dipartimento delle risorse umane della Walker Industries. Non vedevo l'ora di imparare e pensavo William Walker sarebbe stato il migliore degli insegnanti. Certo, aveva la reputazione di essere un vero stronzo, ma anche un genio sotto ogni punto di vista. Tanto che ha fondato un'azienda di successo partendo da zero e contando solo sulle proprie forze. Ma nel momento in cui mi sono presentata il primo giorno di lavoro e l'ho visto seduto alla scrivania, le mie ginocchia hanno avuto un cedimento improvviso. Lo sguardo che mi ha lanciato con quegli occhi azzurri come il ghiaccio mi ha quasi fatta inciampare. Non certo il modo migliore per dare buona impressione.

    Cercando di salvare la faccia, l'ho salutato ma la voce mi è uscita nervosa e tremolante, ero chiaramente intimidita dalla sua presenza. Ricordo che lui mi ha fissato disgustato, le sopracciglia corrugate e gli occhi a fessura, senza dire una parola. Da allora per me è sempre stato uno stronzo, e ho iniziato a odiare il mio lavoro ogni giorno, per anni.

    Eppure, la giornata deve

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