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Scatti rubati: Harmony Collezione
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E-book174 pagine2 ore

Scatti rubati: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Nikolai Cunningham ha tenuto segreta la storia della sua famiglia per diciassette lunghi anni. Così, quando alla fotografa Emma Sanders viene accordato l'accesso esclusivo alla casa della sua infanzia, ritorna in Russia per assicurarsi che lei non scopra nulla. Nikolai è convinto che sia solo a caccia di uno scoop, ed è disposto a tutto pur di dimostrarlo.

Nonostante cerchi con tutte le sue forze di rimanere concentrata sulla storia che deve raccontare, Emma Sanders si accorge di non essere affatto indifferente al fascino e alla sensualità del padrone di casa...
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2017
ISBN9788858974551
Scatti rubati: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Scatti rubati - Rachael Thomas

    successivo.

    1

    Mentre aspettava il treno su cui sarebbe arrivata Emma Sanders, Nikolai Cunningham si fece forza contro il vento gelido della sua terra natia, a cui aveva da tempo voltato le spalle. Il cielo grigio plumbeo prometteva altra neve e si accordava alla sua rabbia. Lo rendeva furioso che una perfetta sconosciuta interferisse nella sua vita, costringendolo a tornare in Russia da una famiglia che aveva da tempo disconosciuto.

    Nikolai e sua madre avevano lasciato Vladimir per andare a New York quando lui aveva solo dieci anni e l'ombra dei terribili eventi che aveva preceduto quel giorno sembrava essere ancora lì incombente, minacciando di svelare segreti che dovevano rimanere tali.

    Il treno sferragliò nella stazione e lui si preparò a quelli che era certo sarebbero stati giorni difficili. La sua vita era a New York e tornare a Vladimir non aveva mai fatto parte dei suoi piani. Questo fino a quando sua nonna era ricomparsa dal passato, offrendo la storia della loro famiglia alla rivista World in Photographs. Avevano contattato anche lui, senza dubbio perché lei aveva fornito loro il nome sotto cui viveva ora, ma Nikolai si era rifiutato di fare dichiarazioni. Poi aveva saputo che sua nonna era pronta a parlare e a raccontare tutto ciò da cui lui e sua madre erano fuggiti, imputando probabilmente la colpa proprio a lei. Nel tentativo di proteggere sua madre dal loro doloroso passato e impedire che il suo nome fosse legato ancora una volta a quello dei Petrushov, Nikolai non aveva avuto altra scelta se non quella di tornare. Si tirò indietro e osservò i viaggiatori scendere dal treno, scrutandoli e confrontandoli con l'immagine della signorina Sanders, che aveva visto su Internet e che ricordava appena. Poi la vide, imbacuccata contro il freddo in vero stile russo, con solo il volto visibile tra il cappello e la sciarpa di pelliccia ecologica. Lei si guardò intorno nervosamente, stringendo la maniglia della sua piccola valigia con una mano guantata. Avrebbe potuto essere russa, ma l'apprensione che emanava la contraddistinse come un'estranea lì a Vladimir.

    Sapendo di non avere scelta, Nikolai sollevò il bavero del cappotto e si avviò verso di lei. La donna lo fissò e lui trattenne il suo sguardo, mentre attraversava la banchina più determinato che mai a terminare tutta la faccenda il più in fretta possibile.

    «Signorina Sanders.» Si fermò davanti a lei, accorgendosi che era alta quasi quanto lui e trovò la cosa stranamente piacevole.

    «Signor Petrushov?» La sua voce era limpida e cristallina come un mattino gelido, ma per contrasto i suoi occhi erano verde muschio e gli ricordarono la profondità delle foreste russe in estate. Perché stava notando simili dettagli? Quella donna lo distraeva così lui si rese conto di come gli si era rivolta con una frazione di secondo di ritardo. La sua rabbia si intensificò. Bella o no, la signorina Sanders ovviamente non aveva svolto bene le proprie ricerche. Erano passati diciassette anni da quando lui aveva ripudiato il cognome Petrushov, in favore di Cunningham, quello del suo patrigno.

    «Nikolai Cunningham» la corresse; poi, prima che potesse fargli qualunque domanda, continuò: «Spero che il viaggio da qui a Mosca sia stato piacevole».

    «Mi scusi. Sì, lo è stato, signor Cunningham.» La vide aggrottare confusa le sopracciglia, ma si rifiutò di chiarirle perché, pur essendo nato in Russia, aveva un cognome americano. Quelli non erano affari suoi e tali sarebbero rimasti. Guardò la giovane donna e sebbene i suoi attraenti occhi verdi fossero una distrazione, Nikolai non riuscì ad accantonare la rabbia che nutriva nei suoi confronti.

    «E lei dev'essere la signorina Sanders di World in Photographs» dedusse, aggiungendo poi tra sé: la donna che vuole irrompere nel passato di mia madre e investigare sulla mia infanzia, allo scopo di favorire la propria carriera.

    «La prego, mi chiami Emma» rispose lei, porgendogli una mano guantata. Lui non la prese, ma guardò in quello splendore verde e si chiese di che colore fossero i capelli sotto il cappello di pelliccia. La foto su Internet non le rendeva alcuna giustizia: era davvero stupenda. L'irritazione si fuse con la rabbia. Quella era l'ultima donna per cui Nikolai voleva provare interesse. Il solo fatto che si trovasse lì a Vladimir, significava che aveva il potere di causare angoscia e dolore a sua madre. Stava a lui assicurarsi che non riuscisse a scoprire quanto fosse drammatica la vera storia della sua famiglia. Nikolai aveva previsto che la donna si sarebbe lasciata incantare dall'innegabile bellezza dell'inverno russo e aveva già organizzato un sacco di opportunità fotografiche per distrarla da ciò che, se fosse venuto allo scoperto, avrebbe distrutto sua madre e capovolto il suo mondo. Tutto ciò che doveva fare era impedirle di incontrare sua nonna, che lui non vedeva da quando aveva dieci anni, ma non sapeva ancora come fare.

    «Ripariamoci dal vento» le ordinò con fermezza, cercando di ignorare il colore di quegli occhi che gli ricordavano le estati della sua infanzia lì a Vladimir. Era un luogo a cui non aveva più pensato da tanto tempo e certamente non voleva pensarci ora. «Mi sono preso la libertà di prenotare nel suo stesso albergo, così potrò esserle ancor più d'aiuto.» Le sue motivazioni erano molto meno onorevoli, perché in realtà Nikolai voleva solo assicurarsi che la signorina Sanders ficcasse il naso solo in quello che decideva lui e di certo non in ciò che temeva sua nonna volesse mostrarle: una famiglia lacerata dall'inganno.

    «Grazie» gli rispose Emma con un sorriso, che lui ricambiò soddisfatto. Stava già vincendo il suo round. Pochi giorni per risolvere quell'assurdità e sarebbe potuto tornare a New York, gettandosi alle spalle tutto questo. «È molto premuroso da parte sua.»

    «L'hotel ha una bella sala, dove potremo metterci a considerare quello che le serve per il suo articolo.»

    Le aveva fatto credere di essere premuroso. Cos'avrebbe detto, se avesse saputo che lui era solo più determinato che mai a impedire a sua nonna di rovinare il nome di famiglia? Questa era un'altra faccenda di cui si sarebbe occupato in seguito e una cosa era certa: la signorina Emma Sanders non sarebbe stata testimone a quella particolare resa dei conti.

    «Sarebbe proprio una buona idea» gli rispose e sebbene la sciarpa attorno al viso le nascondesse le labbra, dal modo in cui i suoi occhi brillavano Nikolai credette che stesse sorridendo. L'immagine provocò sensazioni che contrastavano con la rabbia che covava da quando aveva scoperto che sua nonna aveva acconsentito a essere intervistata dalla rivista.

    «Mi permetta» disse e le prese il bagaglio, sollevato che si trattasse solo di una piccola valigia, insieme alla borsa della macchina fotografica. Questo significava che non aveva alcuna intenzione di prolungare la sua permanenza più di quella manciata di giorni che World in Photographs aveva richiesto a lui e alla sua famiglia.

    La sua famiglia... sembrava una beffa.

    «Grazie.» Questa volta, mentre si abbassava un po' la sciarpa con le mani guantate, Nikolai vide che stava sorridendo davvero e questo ebbe un effetto inaspettato su di lui. L'idea di baciare quelle labbra gli esplose nella mente, scatenandogli dentro una scia di ardente desiderio. Quei pensieri non avrebbero portato a nulla e lui cupo li respinse. Quello non era certo il momento di permettere alla bramosia di avere il sopravvento e certamente non con quella donna.

    «Da questa parte, signorina Sanders» mormorò, ignorando di proposito l'invito a usare il suo nome di battesimo e incamminandosi spedito senza assicurarsi che lei lo stesse seguendo, verso l'hotel che aveva prenotato. Non aveva certo scelto a caso di alloggiarvi anche lui, perché questo gli avrebbe permesso di accertarsi che quell'impicciona non si intromettesse nell'oscuro passato della sua famiglia. Era stata la decisione giusta? Ora che l'aveva incontrata, era certo che sarebbe stato in grado di affascinarla e distrarla, assicurandosi che venisse a sapere solo la parte romantica di quelle tristi vicissitudini. Il solo problema era che Nikolai sospettava di essere lui stesso in pericolo di cadere vittima del fascino di quella donna e delle conseguenti distrazioni.

    «Penso che lei sia abituato a questo freddo, ma per me è un vero shock» osservò Emma Sanders, mentre entravano nella struttura principale dell'albergo, al riparo del vento. Il calore dell'hotel, disposto come un villaggio di accoglienti casette di legno, dava una sensazione di ambiente intimo, quasi romantico, che senza dubbio avrebbe aiutato la sua causa. Molto presto avrebbe indotto la signorina Sanders a credere che lui era più che felice di raccontarle la storia della propria famiglia.

    «Io vivo a New York.»

    «Oh» rispose lei togliendosi il cappello, mentre avanzava verso la zona bar dell'hotel. Il calore del fuoco che ardeva nel camino fu un vero sollievo dal gelo dell'esterno. «Mi scusi, avevo dato per scontato che vivesse qui con sua nonna.»

    Nikolai la osservò togliersi anche la sciarpa, rivelando lunghi capelli biondi e per un breve momento dimenticò il timore che quella donna avesse il potere di ferire sua madre e mostrare lui per ciò che veramente era, mentre si sentiva attraversare di nuovo da una smania potente. Subito si riscosse. Poteva avere tutte le brevi e ardenti relazioni che voleva, ma quella era una donna che non poteva desiderare.

    «Meglio non dare mai nulla per scontato, signorina.» Nikolai combatté per mantenere il proprio tono neutrale, ma lei era una bella donna e la reazione del proprio corpo fece sì che la sua voce risultasse più roca di quanto avrebbe dovuto essere.

    Emma Sanders gli rivolse uno sguardo interrogativo.

    «La vita me lo ha già insegnato, signor Petrushov.»

    «Cunningham» la corresse lui di nuovo, ma qualcosa nel modo in cui disse quelle parole e l'espressione tormentata che le aveva attraversato il bel viso colpirono la sua coscienza. Non avrebbe dovuto essere così duro e aggressivo con lei, non se voleva distoglierla dalle scomode verità che riguardavano la sua famiglia. Giocare sull'attrazione che sfrigolava tra loro sarebbe servito a creare quella distrazione? Si chiese cosa intendesse dire, mentre arrivava alla conclusione che probabilmente la vita non doveva essere stata tenera con lei. Resistette a stento all'impulso di chiedere, non volendo trascinarla in una conversazione che avrebbe potuto ritorcerglisi contro.

    Nel corso degli anni era divenuto abile a rivelare su se stesso informazioni sufficienti per soddisfare la gente, ma mai abbastanza perché conoscessero interamente i fatti.

    «Allora ci siamo già capiti.» Nikolai si tolse cappello e cappotto, li appese e mentre si voltava a prenderle la pelliccia, inaspettatamente le loro dita si sfiorarono.

    Mentre ritirava la mano fu pervaso da una vampata di calore e gli occhi verdi della donna si alzarono su di lui, enormi e stupiti. Le sue labbra voluttuose, lucide per il rossetto, si schiusero e Nikolai provò l'impulso quasi incontrollabile di baciarle. Non con un dolce ed esitante strofinare di labbra, ma con un bacio forte ed esigente, del genere che preludeva a sesso selvaggio e appassionato. A cosa diavolo stava pensando?

    Emma indietreggiò, allontanandosi, mentre il suo viso diafano diveniva colorito e i suoi occhi divenivano scuri come il più profondo degli oceani. Anche lei lo aveva sentito, su questo non vi era alcun dubbio. Se fosse stata una qualunque altra donna, Nikolai non ci avrebbe pensato due volte ad agire sull'onda dell'attrazione. Ma quella non era una femmina anonima, bensì colei che avrebbe potuto sviscerare il suo passato, minacciando non solo la felicità di sua madre, ma anche la propria reputazione e lui non lo avrebbe mai permesso, a qualunque costo.

    «Sì, sì, è così. Noi... noi ci comprendiamo perfettamente» rispose lei incespicando sulle parole.

    Nikolai soffocò un sorriso di soddisfazione. Forse quell'attrazione poteva essere usata per assicurarsi che non scoprisse chi lui fosse in realtà. Se un tocco e un rapido momento di chimica sessuale riuscivano a disarmarla, questo sarebbe stato un modo piacevole di distrarla dallo scavare troppo dove non doveva.

    Emma odiava il modo in cui riusciva a formulare a stento una frase, mentre Nikolai Cunningham non faceva altro che fissarla. Quell'uomo l'aveva confusa, creandole dentro uno strano tumulto fin dal momento che si erano incontrati. Era come se fosse stata raggiunta da una scintilla di riconoscimento che l'aveva attirata verso di lui.

    Pensò a Richard, l'uomo che aveva desiderato potesse divenire più che un semplice amico e lo paragonò a quel potente esemplare di mascolinità. Richard era attraente ma affidabile, mentre quest'uomo era bello e trasudava una sorta di sex appeal letale. Rabbrividì, mentre qualcosa s'inarcava tra loro. Lui trattenne il suo sguardo ed Emma seppe che non doveva dimenticare che quello era anche l'uomo che poteva fare in modo che lei completasse con successo il proprio incarico e si assicurasse un contratto a lungo termine con World in Photographs. Ciò che sarebbe accaduto in quei pochi giorni poteva lanciare la sua carriera come fotografa ma, cosa più importante, le avrebbe fornito un reddito regolare, di cui aveva un gran bisogno se voleva avere qualche possibilità di sostenere Jess, la sua sorellina minore, mentre intraprendeva il sogno di divenire ballerina.

    Avevano subito entrambe così tanti rifiuti nella vita, affidate a una famiglia adottiva dopo l'altra, che Emma voleva a tutti i costi riuscire a renderla felice. Oltretutto Jess aveva davvero un grande talento. Dopo tutto ciò che avevano passato insieme, meritavano entrambe un po' di serenità. Quell'uomo alto, scuro di capelli, che le aveva appena provocato un fremito di consapevolezza, all'inizio si era mostrato più freddo di quei venti gelidi nei suoi confronti. Qualcosa era cambiato in quegli ultimi momenti. L'aveva guardata

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