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Adorabile direttore (eLit): eLit
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E-book151 pagine2 ore

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Info su questo ebook

Fortune's Children: The Brides 4
Jack Fortune ha bisogno di aiuto! Dopo che la moglie è morta, deve occuparsi della figlia Lilly, di appena tre anni, che ha un carattere difficile e può diventare una vera peste. La soluzione per l'impegnato uomo d'affari è a portata di scrivania perché la sua assistente, Amanda Corbain, pare la persona più adatta ad aiutarlo. Per Amanda, da sempre innamorata del suo affascinante capo, potrebbe essere un sogno che si realizza o un incubo da cui fuggire.
LinguaItaliano
Data di uscita2 mar 2020
ISBN9788830511019
Adorabile direttore (eLit): eLit
Autore

Leanne Banks

È una delle scrittrici più conosciute nel panorama degli autori dei romanzi d'amore, ne ha scritti più di quaranta. Durante tutta la sua carriera ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui quello del Romantic Times Career Achievement Awards nella categoria "Sensualità, amore e risate". I suoi libri sono molto apprezzati per le storie fortemente connotate dal punto di vista delle emozioni. I personaggi, poi, appaiono talmente reali, sfaccettati e calati nella realtà quotidiana che ogni lettore è in grado di ritrovarvi un po' di se stesso e della propria vita. Leanne è convinta che i lettori del genere rosa siano i migliori, perché hanno capito che l'amore è il miracolo più grande di tutti. Ed è questo che la spinge a scrivere a ritmo serrato prendendo spunto da tutto ciò che la circonda. Nonostante la grande popolarità, Leanne non ha mai voluto lasciare la sua amata Virginia dove vive con il marito e i due figli adolescenti. La scrittura non è la sua sola passione: il cioccolato, la musica e l'amore per l'avventura seguono a ruota rendendo la sua vita completa e appagata.

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    Anteprima del libro

    Adorabile direttore (eLit) - Leanne Banks

    successivo.

    Prologo

    «Ma quando la smetterai di morirgli dietro e ti deciderai a vivere la tua vita?» domandò Carol, quando Amanda rifiutò l'ennesimo appuntamento combinato dall'amica.

    «Ci ho provato a uscire con gli altri, ma non è la stessa cosa.»

    Amanda Corbain sapeva che Carol non aveva tutti i torti, ma era inutile: non riusciva a togliersi il suo principale dalla testa. Guardò svogliatamente fuori della vetrina del ristorante, dove scorreva il traffico congestionato del centro di Minneapolis, e si strinse nelle spalle. «D'altronde, conosci qualcuno che possa reggere il paragone con Jack Fortune?»

    «E va bene, te lo concedo. Jack è bello, intelligente e ricco sfondato. E libero» aggiunse. «Ma è anche il tuo capo. Da quando il suo matrimonio è naufragato, si è votato al lavoro e non vuole sentir parlare di legami seri. Cambia ancora una ragazza ogni tre mesi?»

    Amanda annuì sconsolata. «Da quando sua figlia è andata a vivere con lui, ha rallentato i ritmi, ma trova ancora il tempo di frequentare le sue amiche.» Ed erano tutte bellissime. A differenza di lei.

    Carol fece un sospiro. «Detesto dovertelo dire, ma secondo me quell'uomo ti ha ridotto a uno straccio.»

    Era quello che pensava anche Amanda, sebbene le seccasse ammetterlo. «È che per lui nemmeno esisto. Praticamente è come se fossi invisibile.» Sorseggiò il suo caffè e cominciò a provare l'irrequietezza che sempre riaffiorava, quando toccavano quell'argomento.

    Carol fece una smorfia.«Hai mai pensato di presentarti nel suo ufficio senza vestiti addosso e di sederti su un angolo della scrivania?»

    «Come no?» rispose pronta l'amica. «Ma dopo non saprei cosa fare. Avrei bisogno di un corso accelerato in Tecniche di Seduzione e Adescamento, perché sono negata in queste cose. E poi, non posso permettermi di perdere il lavoro. Come farei a mandare le mie sorelle all'università?»

    Carol vuotò il suo bicchiere di vino e scosse il capo. «Certo che sarà dura sobbarcarsi il peso di tutte queste responsabilità. Ma tu non sei mai stata impulsiva? Non hai mai fatto una pazzia, nemmeno da bambina?»

    Amanda pensò a suo padre, che era morto quando era ancora una ragazzina. Aveva appena vent'anni invece quando era venuta a mancare improvvisamente sua madre, ed era toccato a lei tenere unita la famiglia. «Non ne ho avuto la possibilità, forse. La cosa più pazza che abbia mai fatto è stata accettare la promozione alla Fortune Corporation e trasferirmi a Minneapolis dal North Carolina.» Sorrise. «Un vero colpo di testa.»

    «Devi assolutamente fare qualcosa» decise Carol per lei.«Non puoi startene barricata in casa tutti i sabato sera a struggerti per Jack Fortune.»

    «Lo so anch'io.» Amanda lasciò sul tavolo la mancia per la cameriera e si alzò per tornare al lavoro. «Prima o poi riuscirò a trovare un modo per farmi notare.»

    Appena rientrata in ufficio, Amanda preparò un tazzone di caffè bollente e lo posò sulla scrivania di Jack cinque secondi prima che lui allungasse la mano per prenderlo e farfugliasse un grazie tra i denti. Mentre ascoltava la voce profonda, baritonale del suo principale che parlava al telefono con un potenziale cliente, gli mise davanti alcuni fax, e lui la ringraziò con un breve cenno del capo.

    Amanda si chiese come avrebbe reagito se gli avesse detto che preferiva un bacio appassionato, invece. Gli sarebbe andato il caffè di traverso, come minimo. Roteò gli occhi, dandosi della stupida. Doveva imparare a controllarsi, altrimenti Jack avrebbe intuito che si era presa una cotta colossale per lui.

    Jack le dimostrava in mille modi di apprezzare la sua precisione e la sua efficienza. Eppure era come se non la vedesse. In un mondo popolato da belle ragazze, Amanda sapeva che nessuno si sarebbe mai girato per strada a guardarla, né a Minneapolis né altrove. I capelli castani, gli occhi marroni, il viso rotondo erano talmente comuni che la rendevano praticamente invisibile, appunto.

    «Stiamo andando alla grande» disse Jack nel ricevitore. E intanto sbirciava il primo fax. «Le vendite sono aumentate del trentotto percento, Bob. La nuova linea di abbigliamento sportivo ha superato tutte le più rosee previsioni, ma il mercato ha registrato notevoli alti e bassi in questi ultimi anni, e dobbiamo invogliare la clientela a preferire i nostri negozi.»

    Allacciando le braccia sul petto, Amanda si appoggiò allo stipite della porta e rimase ad ascoltare Jack che si infervorava, usando il suo tono più persuasivo. La sua voce vibrava dell'entusiasmo che lui metteva in tutto quel che faceva.

    Si sorprese ad ammirare i suoi capelli brizzolati, i limpidi occhi verdi, il fisico asciutto e muscoloso, il portamento elegante da giocatore di polo.

    Quell'aura di potere che lo avvolgeva era comunque l'elemento che più la affascinava in quell'uomo. Se la portava appresso con la stessa disinvoltura con cui indossava i suoi abiti fatti su misura. Aveva un carisma che induceva gli uomini a un atteggiamento reverenziale, e le donne allo svenimento.

    Un conquistatore. Così lo vedeva Amanda. Un Alessandro Magno dei tempi moderni. Un uomo integerrimo, tutto d'un pezzo.

    Ma anche un uomo deluso dall'amore.

    Se ancora aveva un briciolo di tenerezza in quel cuore indurito, Jack lo riservava a Lilly, la sua bambina di tre anni. L'unica donna sulla faccia della terra che ancora non era riuscito a conquistare.

    Chissà se si rendeva conto, si chiese Amanda, di quanto fosse intrigante quel miscuglio di forza e di tenerezza in lui.

    Jack Fortune era un uomo intuitivo e perspicace, ma anche un superiore esigente con se stesso, prima che con gli altri, e proprio per questo ispirava un forte senso di lealtà e di dedizione al lavoro. Non poteva immaginare quante volte la sua segretaria aveva fantasticato di fare l'amore con lui su quella immensa scrivania di ciliegio.

    Amanda sapeva che Jack non avrebbe mai compromesso la sua integrità professionale accettando di avere una relazione con lei, eppure quella fantasia cominciava a diventare la sua ossessione. La viveva nella sua mente in ogni dettaglio, come la scena di un film che avesse visto decine di volte.

    Nella sua fantasia, succedeva sul tardi, una delle tante sere in cui si era trattenuta dopo l'orario di ufficio, per aiutare Jack a ultimare la stesura di un importante contratto.

    «Le preparo un caffè o gradisce un drink?» chiedeva a Jack. Erano stati così presi dal lavoro che avevano ordinato un sandwich dalla tavola calda, e lo avevano sbocconcellato distrattamente.

    La giacca di lui era appesa allo schienale della sua poltrona, Jack si era arrotolato le maniche della camicia fino ai gomiti, scoprendo i bicipiti ben modellati. «Magari una bibita fresca, grazie» diceva, e si appoggiava allo schienale della poltrona per stiracchiarsi.

    Lei usciva e rientrava poco dopo con un bicchiere in mano, che gli metteva davanti. A un tratto, si sentiva osservata, ma non era possibile. Jack non la guardava mai.

    «Ecco a lei.» Si costringeva a sorridergli. «Allora ci vediamo domattina. Guidi con prudenza» gli diceva, e si apprestava ad andarsene.

    «Amanda...» la chiamava lui. «Che impegni ha per stasera?»

    Il cuore di lei aveva un sussulto. Ma non doveva farsi illusioni: Jack stava solo cercando di essere gentile. «Niente di importante». A casa la aspettava la solita cena a base di scatolette, scaldata nel microonde e mangiata davanti al televisore. Da sola.

    «Venga a cena con me» proseguiva Jack, e si alzava. «Dobbiamo parlare.»

    «Grazie, ma non voglio costringerla a fare tardi. Domattina ha la presentazione della nuova linea, e so che deve fare parecchia strada per arrivare a casa.»

    «Non c'è problema» minimizzava lui, e la trafiggeva con uno sguardo intenso. «Noi due dobbiamo parlare. È importante.» Le si faceva incontro.

    «Io...»

    Jack le posava un dito sulle labbra. «È un po' che ho in mente di parlarle. Lei... cioè, tu sei la mia segretaria da quasi quattro anni. Non so perché ci ho messo tanto a capirlo. Sarà che non mi sono ancora ripreso, dopo il modo in cui si è sfasciato il mio matrimonio. Ma ormai è acqua passata. Voglio portarti fuori a cena. Voglio uscire con te, qualche volta. Voglio baciarti» aggiungeva, solleticandole le labbra con un dito. «Ma il fatto che lavori per me potrebbe rappresentare una complicazione. Perciò vorrei che prendessi in considerazione l'idea di trasferirti in un altro ufficio, così potremmo frequentarci senza problemi. Ho bisogno di te» bisbigliava, e abbassava il capo. «C'è un gran vuoto nella mia vita, e tu puoi riempirlo...»

    Ho bisogno di te. Quante volte aveva sognato di sentirsi rivolgere quelle parole!

    «Amanda? Ho bisogno...»

    La voce di Jack la riportò bruscamente al presente.

    «... delle ultime proiezioni riguardanti le vendite del Wyndham Retail Group.» La guardò e inarcò un sopracciglio. «Qualche problema?»

    «No, nessuno. Gliele porto subito.»

    Ho bisogno di te. Amanda esprimeva un desiderio invocando la sua buona stella ogni volta che Jack le rivolgeva quelle parole, sperando che non si riferissero solo al suo lavoro lì, in ufficio. Sognando che Jack avesse bisogno di lei come un uomo ha bisogno di una donna. Ma perché quella sua speranza si realizzasse, prima Jack doveva aprire bene gli occhi e vederla.

    Invece, per lui, continuava a essere invisibile.

    1

    «Ho bisogno di te, Amanda. È urgente.»

    L'ordine che Jack le inviò attraverso l'interfono le fece balzare il cuore in gola. Come al solito. «Arrivo subito» rispose, e schizzò sulla sua sedia.

    Quando aprì la porta dell'ufficio interno, Jack camminava davanti alla scrivania, in preda a un evidente nervosismo. Si fermò e le fece cenno di avvicinarsi. «Oggi è la giornata libera della governante, e la tata è malata» le disse, passandosi una mano tra i capelli. «E devo incontrarmi con i dirigenti della Emco per concludere un accordo da mezzo milione di dollari.»

    Le si fece incontro, e Amanda provò una stretta alla bocca dello stomaco. Strette allo stomaco, cuore in gola, battiti accelerati erano ormai all'ordine del giorno da quando lavorava per Jack. La sfida era non tradirsi.

    «So bene che non rientra nelle sue mansioni, ma ho bisogno di qualcuno che vada a stare con Lilly, per oggi. Me la farebbe questa cortesia?»

    «Volentieri.» Per lui, questo e altro. «Pensavo che stesse per chiedermi chissà che cosa...»

    Il sollievo di Jack fu quasi ridicolo. «Lei è una assistente validissima, Amanda, e un aiuto prezioso. Mi ricorderò di aggiungere anche questa nota di merito sulla sua scheda personale.»

    «Non è il caso, davvero. L'esperienza che mi sono fatta con i miei fratelli non ha niente a che vedere

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