Un lungo, caldo bacio (eLit)
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Info su questo ebook
Carole Mortimer
Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’
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Anteprima del libro
Un lungo, caldo bacio (eLit) - Carole Mortimer
Immagine di copertina:
IB_photo / iStock / Getty Images Plus
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
To Make a Marriage
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2001 Carole Mortimer
Traduzione di Valentina D’Antoni
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-824-6
Frontespizio. «Un lungo, caldo bacio» di Mortimer CarolePrologo
«Già due volte damigella e mai sposa» le sussurrò sarcastico all’orecchio, inebriandosi del suo profumo.
Il profumo di Andie, è questo che pensava ogni volta che lo sentiva. Lo portava sempre, ma non aveva idea di come si chiamasse, sapeva solo che, appena lo percepiva, sulla pelle di Andie o di chiunque altro, veniva pervaso dal sensuale pensiero di lei...
Andie si voltò, accogliendolo con un caldo sorriso sulle labbra rosa e due brillanti occhi verdi mentre si alzava sulla punta dei piedi baciandolo per salutarlo.
Perfetta. Non c’era altro modo per descrivere Andrea Summer. E quel giorno, con quel vaporoso abito da damigella color pesca, tutto raso e pizzi, con quella cascata di biondi e serici ricci intrecciati a piccole rose tea, sembrava proprio una principessa delle favole.
Lei rise dolcemente, una risata intensa e profonda che gli trasmise brividi di piacere lungo la schiena. «Allora scoprirai che sono tre volte damigella» lo corresse con gentilezza.
«Davvero?» disse lui con ostentazione, fingendo di non saperlo. «Ma devi ammettere che il tempo passa, hai ventisei anni, ora» continuò, ironico, «entrambe le tue sorelle si sono sposate negli ultimi due mesi.»
Andie scrollò le spalle, lanciando uno sguardo colmo di affetto sincero alle sorelle e ai rispettivi mariti: la maggiore, Harrie, aveva sposato Quinn McBride qualche settimana prima e adesso era il turno di Danie con Jonas Noble.
«Evidentemente hanno trovato l’uomo giusto» mormorò con dolcezza.
Lui distolse lo sguardo per una frazione di secondo prima di recuperare il controllo. «E per te? Ancora nessun uomo giusto, Andie?»
E di nuovo lei rise sommessamente. «Pensavo che tu sapessi meglio di chiunque altro che non esiste niente di simile alla persona giusta. Bisogna solo accontentarsi di quello che capita» disse con ostinato sarcasmo.
Io, meglio di chiunque altro? In effetti, aveva sempre dato l’impressione di essere uno scapolo incallito, ne aveva fatto una filosofia di vita. Ma quella giovane donna, così bella, sempre elegante e curata, dall’umorismo pungente e malizioso, avrebbe potuto cambiare ogni cosa con un semplice schiocco di dita.
Da quanto tempo provava questi sentimenti per lei? Da sempre, almeno credeva. C’erano state molte donne nella sua vita, bellissime, realizzate, more, rosse, bionde, ma nessuna di loro era neanche lontanamente all’altezza di Andie.
«Non vorrai dirlo a Harrie e a Danie, spero!» Sorrise, maAndie non lo ricambiò.
«Non ho mai pensato che valesse anche per loro: Quinn e Jonas sono le persone giuste, ne sono certa quanto le mie sorelle.»
Era stufo di parlare di Harrie e Danie, il suo interesse era per Andie. Da sempre. «Sono felice che oggi tu sia qui» disse con sincerità.
Andie si accigliò. «Non mi sarei persa il matrimonio di mia sorella per nulla al mondo!»
«Be’, quest’estate sei mancata ad almeno un paio di eventi di famiglia» insistette lui. «La festa estiva» aggiunse in risposta al suo sguardo perplesso, riferendosi alla festa di beneficenza organizzata ogni giugno nella proprietà del padre di Andie, Rome Summer. «E il weekend successivo alla tenuta. Tuo padre disse che avevi l’influenza.»
Andie si strinse nelle spalle, le labbra rosa pesca disegnarono un sorriso divertito. «Se ha detto così, allora dovresti credergli» lo liquidò. «Non c’è nessun mistero.»
Il ricevimento del matrimonio si svolgeva in uno dei più importanti alberghi di Londra: lui prese due bicchieri di champagne da un cameriere di passaggio e gliene porse uno, ma rimase sorpreso nel vederla scuotere la testa e allungarsi per prendere invece un bicchiere di succo di frutta. «Non dirmi che non bevi più champagne!» esclamò, sapendo che in passato era il solo alcolico che beveva.
«È una nuova dieta che sto provando» tagliò corto lei, sorseggiando il succo.
«Dieta?» Lui aggrottò la fronte, guardando la sua ben più che snella figura. «Sei già fin troppo magra così.»
«Adesso parli come mio padre» lo rimproverò Andie, inarcando le bionde sopracciglia e guardandolo da sotto le ciglia folte e spesse.
La pelle tesa delle sue guance arrossì per l’irritazione. Dannazione! L’ultima cosa che voleva era sembrarle suo padre. Ma forse era così che appariva agli occhi di Andie, quattordici anni più giovane di lui...
«Sarà su Gloss il mese prossimo» continuò lei, riferendosi alla rivista mensile della quale era direttore editoriale. «Voglio vedere se funziona sul serio.»
Lui si incupì. «Hai bisogno di stare a dieta come...»
«Come tu hai bisogno di guadagnare qualche soldo in più?» concluse lei, garbata ma pungente. «Mai sentito dire non si è mai troppo ricchi o troppo magri?»
Lo sguardo fisso su di lei perse di intensità, immerso com’era nei pensieri scatenati da quel tono vagamente tagliente. Si erano incontrati un paio di volte, negli ultimi mesi, mai abbastanza a lungo da sostenere una vera e propria conversazione come stavano facendo in quel momento, tuttavia lui non aveva mai dubitato che Andie avesse l’influenza come Rome gli aveva riferito. Adesso non ne era più tanto convinto, cominciava a pensare che fosse invece una scusa per evitare di incontrarlo.
«Sì, certo» disse, infastidito. «Ma penso che tu non ci creda più di quanto non faccia io.»
«Dici?» Il suo tono era ancora aspro, però il suo atteggiamento era cambiato. «È vero, ci conosciamo da un sacco di tempo, ma questo non ti dà il diritto di dirmi che cosa pensare.»
Lui allungò la mano e l’afferrò per un braccio. «Andie...»
«Ti prego di scusarmi» lo liquidò lei in tono deciso, gettando un’occhiata nella sala dove gli sposi stavano prendendo posto al tavolo per l’inizio delle portate. «Hanno bisogno di me.»
Altroché, era indispensabile. Per lui! Provava quei sentimenti dal suo diciottesimo compleanno, quando, guardandola, si era reso conto che non era più una ragazzina, ma una bellissima, affascinante donna. Erano passati quasi otto anni, mormorò fra sé e sé.
La presa sul braccio di Andie si fece più forte. «Andie, vieni a cena con me una sera, la prossima settimana» la incalzò.
Lei si voltò per guardarlo con due gelidi occhi verdi. «Non penso sia una buona idea, non credi?»
Accidenti! Quella donna riusciva a fargli perdere la facoltà di capire che cosa fosse una buona idea appena le si avvicinava.
«Davvero, devo andare» insistette gentilmente, ma con fermezza, divincolandosi dalla presa e afferrando il mezzo bicchiere di succo di frutta con la mano di nuovo libera. «Goditi il resto del matrimonio» aggiunse con finta cortesia.
Non si era mai divertito a un matrimonio in vita sua, aveva già deciso da tempo che non si sarebbe mai sposato, ma, appena guardò Andie che leggiadra attraversava la sala per sedersi a tavola, si rese conto che sarebbe stato disposto a tutto pur di averla.
Tutto...
1
«Mi scusi per l’interruzione, signorina Summer, c’è qualcuno che desidera vederla.»
Andie alzò lo sguardo con aria stizzita. Stava riflettendo su come realizzare una presentazione accattivante con il materiale sparso sulla scrivania e aveva chiesto ad April di non disturbarla per un’ora, ma, vedendo il volto infiammato e ansioso della segretaria, il suo cipiglio si accentuò.
«E chi sarà mai, April?» chiese, seccata, sapendo che doveva essere importante o non l’avrebbe disturbata.
April trasse un profondo, eccitato sospiro. «È...»
«Adam Munroe.» L’uomo si annunciò da sé con il sorriso sulle labbra mentre entrava in ufficio, vestito impeccabilmente come sempre, con un completo grigio fumo che metteva in risalto le spalle ampie e i fianchi stretti. Dietro un aspetto così curato, solo la fantasiosa cravatta gialla e blu tradiva il vero temperamento dell’uomo, tutt’altro che conservatore.
Andie, rassegnata, lo lasciò entrare e posò lentamente l’evidenziatore sulla scrivania.
Amico di vecchia data di suo padre, Adam era un famoso produttore cinematografico e, grazie al fisico alto e robusto e ai capelli castani, emanava un grande charme, tanto da poter essere lui stesso la star di uno dei film che finanziava.
«Grazie, April» disse Andie, congedandola con un sorriso di intesa appena accennato, mentre assisteva alla lenta ritirata della segretaria, il cui sguardo voglioso era rimasto fisso su Adam per tutto il tempo.
Non poteva certo biasimarla: Adam era sempre stato uno sciupafemmine dal fascino sfuggente. Non faceva che ripetere alle donne che frequentava che la loro storia non avrebbe mai portato a una relazione stabile. Non molto romantico, in effetti, ma di certo non funzionava come deterrente. Piuttosto il contrario!
Andie si alzò lentamente. «Ora che hai sedotto la mia segretaria, al punto che dubito di poterle assegnare altro lavoro per oggi, a che cosa devo l’onore della tua visita, Adam?» chiese, ironica, mentre avanzava per baciarlo sfiorandogli la guancia.
Lui fece un gran sorriso, i penetranti occhi grigi evidenziati da lunghe ciglia scure. «Ero di passaggio e mi chiedevo se volessi pranzare con me.»
Lei inarcò le sopracciglia bionde. «Alle undici e mezzo del mattino? Non ti sembra un po’ presto per pranzare?»
Adam scrollò le spalle e si accomodò sul bordo della scrivania, spostando le foto sparse lì sopra. «No, se ancora non hai fatto colazione» osservò.
Andie sorrise beffarda, scuotendo la testa. «Un’altra notte sfrenata?» disse con sarcasmo per poi tornare dietro la scrivania, sollevare gli occhi verdi e guardarlo con aria di scherno.
«Non particolarmente» replicò lui, seccato. «Non dormo granché bene, in questo periodo.»
«Tu...»
«Da solo, cioè» precisò, prima che lei potesse concludere il commento.
Andie ridacchiò. «Forse è questo il tuo problema, è naturale, non ci sei abituato!»
«Davvero spiritosa» replicò, contrito. «Il problema con voi sorelle Summer è che non avete alcun rispetto per chi è più grande di voi!»
Andie trattenne un sorriso. «Anche Harrie e Danie hanno l’abitudine di prenderti in giro?» chiese, riferendosi alle sorelle maggiori, ormai sposate.
Adam fece una smorfia. «Non vi siete sempre prese gioco di me senza pietà?»
Era vero, certo. Ma Andie e le sue sorelle avevano conosciuto Adam vent’anni prima, per loro era come una sorta di zio, e il fatto che la maggior parte delle donne si facesse in quattro per conoscerlo era sempre stato motivo di divertimento nel corso degli anni. Compagne di classe prima, amiche dell’università poi e alla fine persino colleghe di lavoro, andavano costantemente in cerca di inviti a casa di Rome nella speranza che ci fosse anche Adam.
«Lo so che ti piace» commentò Andie.
«Quel che mi piacerebbe è andare a pranzo.» Si alzò. «Vieni a farmi compagnia?» Inarcò le sopracciglia in attesa della risposta.
«Sono molto impegnata, Adam.» Guardò, annoiata, il progetto sulla scrivania.
«Dovrai pur mangiare» insistette.
«Non alle undici e mezzo del mattino» replicò lei.
Adam emise un sospiro impaziente. «Di solito, non ho