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Un uomo da scoprire: Harmony Collezione
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Un uomo da scoprire: Harmony Collezione
E-book148 pagine2 ore

Un uomo da scoprire: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Non bastava aver appena ricevuto il benservito dall'ex fidanzato, ora deve anche difendersi dal capo, seduttore incallito, che giura di volerle dare solo sostegno materiale. Amy vorrebbe fuggire, ma dove visto che non ha una casa? All'ennesima offerta del sexy Jake, lei decide di...
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2017
ISBN9788858960219
Un uomo da scoprire: Harmony Collezione
Autore

Emma Darcy

La vita di Emma Darcy è stata caratterizzata da tanti colpi di scena, esattamente come succede ai protagonisti dei suoi romanzi. Nata in Australia, al momento abita in una bella fattoria nel Galles.

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    Anteprima del libro

    Un uomo da scoprire - Emma Darcy

    successivo.

    1

    Il tuo uomo ha intenzione di lasciarti? Impara a riconoscere i sintomi.

    Amy Taylor scosse la testa mentre leggeva il titolo scritto a lettere cubitali sulla copertina della sua rivista preferita. Si trattava del numero di dicembre, ma sfortunatamente il contenuto dell'articolo in questione ormai non poteva più esserle di alcun aiuto. Peccato che non fosse stato scritto qualche mese prima. Forse, se l'avesse letto, sarebbe stata in grado di capire cosa stava succedendo con Steve, o almeno sarebbe stata in grado di affrontare la catastrofe che si era abbattuta su di lei in quel weekend.

    Comunque ne dubitava. Non avrebbe riconosciuto i sintomi, anche se lampanti. Loro non avevano mai pensato al matrimonio. Gli spiriti liberi non dovevano essere intrappolati, così aveva sempre sostenuto Steve, ma dopo cinque anni di convivenza lei aveva dato per scontata la serietà della loro storia.

    Spiriti liberi, puah! E ora sposava un'altra donna!, pensò Amy.

    La bionda con cui Steve andava a letto da un sacco di tempo a sua insaputa era riuscita a intrappolarlo senza nessuno sforzo. Con il risultato che ora lei era l'unica a essere... libera, una libertà che non aveva desiderato affatto.

    Ed eccola lì, a ventotto anni, sola di nuovo, afflitta dalla classica malinconia del lunedì.

    Fu per puro masochismo che acquistò la rivista, un tipico caso di autopunizione, ma forse le avrebbe fatto bene imparare a capire al volo le avvisaglie di un tradimento per la prossima volta. Se ci sarebbe stata una prossima volta.

    Il numero degli uomini disponibili per una donna della sua età era piuttosto esiguo, specialmente se si voleva considerare solo individui meritevoli di attenzione. Amy rimuginò su quella spiacevole realtà mentre porgeva i soldi al giornalaio e si avviava lungo Alfred Street per raggiungere l'edificio che ospitava l'ufficio in cui lavorava.

    Lo splendente sole estivo aveva trasformato il porto di Sydney in una scintillante distesa blu, punteggiata da imbarcazioni di ogni dimensione. Alla sua sinistra, il lussureggiante parco di Bradfield offriva ai passanti la piacevole ombra dei suoi folti alberi. Amy non vide nulla di tutto ciò. Per lei esisteva solo il triste filo dei suoi pensieri.

    Lasciata per una bionda, una bionda furba e incinta. Nessuno ormai restava incinta per caso, di sicuro non una donna di trentadue anni. Doveva essere stato un piano accuratamente ordito per portarle via Steve, un piano che aveva sortito i suoi effetti, decise Amy. Il giorno delle nozze era stato già deciso, esattamente fra un mese, il trentuno di dicembre. Che fantastico inizio di anno nuovo, pensò ancora, intravedendo per lei solo una lunga serie di giorni solitari.

    Forse, quando avrebbe compiuto trentadue anni, sarebbe stata abbastanza disperata per cercare di rubare un uomo a un'altra donna. Un uomo simile a Steve. Tuttavia come si può sposare un uomo che ha ingannato per tanto tempo la donna con cui viveva? Amy arricciò il naso. No, sola era meglio.

    Be', ora era sola, ma non si sentiva affatto meglio. Si sentiva abbandonata, persa in un mondo che le era diventato improvvisamente ostile. Le lacrime le riempirono gli occhi mentre spingeva la porta dell'ingresso del palazzo.

    «Salve, il capo è già arrivato?» chiese a Kate Bradley abbassando la testa per nascondere il suo turbamento. Kate era una bellissima bionda, esattamente la donna che Jake Carter desiderava al banco della reception. Era perseguitata dalle bionde...

    «Non ancora» replicò l'altra donna. «Deve essere stato trattenuto da qualche imprevisto.»

    Jake era mattiniero, arrivava in ufficio sempre prima di Amy, così le fece immensamente piacere che avesse scelto proprio quel giorno per fare tardi, in modo da concederle il tempo per rinfrescare il trucco e cercare di nascondere i segni del pianto. Le sarebbe stata risparmiata l'umiliazione di dover spiegare al suo datore di lavoro perché il mascara si era sciolto e le aveva rigato le gote. Spinse il bottone dell'ascensore, sperando che le porte si aprissero all'istante.

    «Hai trascorso un buon fine settimana?» chiese Kate, inconsapevole dei suoi problemi.

    Amy si girò per guardarla. «No» rispose, cercando di mantenere indifferente il tono della voce. «È stato un disastro.»

    «Mi dispiace... Be', allora mettila così, le cose possono solamente migliorare» tentò di consolarla Kate.

    «Peggiorare no di certo» borbottò Amy.

    Le porte dell'ascensore si aprirono. Pochi istanti dopo Amy era di fronte al suo ufficio, adiacente a quello di Jake. Corse a rifugiarsi nel bagno per porre rimedio ai danni. Osservò la sua immagine riflessa allo specchio, prese dei fazzolettini di carta e iniziò a rimuovere le tracce di mascara dal viso.

    Non poteva permettersi di avere un aspetto sconvolto, dal momento che era l'assistente personale di Jake Carter, e che fra i suoi compiti c'era anche quello di dare lustro al nome della compagnia. La Wide Blue Yonder Pry Ltd. aveva nomi prestigiosi fra i suoi clienti, che si aspettavano la perfezione e ricevevano la perfezione. Jake le aveva ripetuto quel concetto ogni giorno durante il suo periodo di prova.

    Ormai lavorava con lui da due anni, e poteva affermare di conoscerlo a fondo. Nulla sfuggiva al suo esame, e Amy doveva fare del suo meglio per impedire a quell'esame di arrivarle fino all'anima. Jake era un brillante venditore, un abile uomo di affari, un maniaco dei dettagli e un... playboy.

    Non era sposato, e senza dubbio non era intenzionato a mutare il suo status sociale. La possibilità di vivere con lui più di una fugace avventura era pressoché nulla, ma di tanto in tanto Amy non poteva evitare... be', in realtà nessuna donna poteva, di indulgere a fantasie sul suo conto. Fortunatamente aveva troppa stima di se stessa per trasformarsi in un oggetto di divertimento. Il sesso fine a se stesso non esercitava nessuna attrazione per lei.

    Jake preferiva non intrattenere una relazione: più esperienze faceva, meglio era. Amy aveva visto così tante esponenti di sesso femminile entrare e uscire dal suo ufficio che ormai ne aveva perso il conto.

    Tutte avevano una cosa in comune. Erano sorprendentemente belle e non facevano mistero della loro disponibilità a soddisfare ogni desiderio di Jake. Lui non aveva bisogno di corteggiarle. Doveva semplicemente scegliere.

    Ma nessuna di loro restava al suo fianco per più di qualche giorno. Così Amy aveva capito sin dal principio che una ragionevole distanza dal suo capo era l'elemento essenziale che le avrebbe consentito di conservare l'impiego. Che le altre donne cadessero pure vittime del suo fascino. A lei non interessava. Lei aveva Steve.

    Solo che ora non lo aveva più.

    Le lacrime ripresero copiose a rigarle le gote.

    Guardò di nuovo il suo viso allo specchio. Forse avrebbe dovuto tingersi i capelli di biondo. Quella sciocca idea le fece venire voglia di ridere. Inarcò le sopracciglia scure che sovrastavano un paio di occhi così blu da sembrare viola. No, era una tipica bruna e sarebbe sembrata ridicola in qualsiasi altro modo.

    E poi le piacevano i suoi capelli. Erano folti e soffici, e le ricadevano in morbide onde sulle spalle, incorniciando un viso decisamente insolito. Gli zigomi alti bilanciavano la linea un po' squadrata delle mascelle, le labbra piene e sensuali erano un complemento perfetto alla sua immagine. Il naso era dritto e il collo sottile metteva in risalto qualsiasi gioiello. Il corpo snello e aggraziato le permetteva di indossare qualsiasi vestito.

    Non c'era nulla che non andasse nel suo aspetto, decise Amy con una punta di orgoglio, Jake non l'avrebbe assunta in caso contrario. I suoi clienti voleva no il meglio, d'altra parte acquistavano o noleggiavano da lui lussuose barche o piccoli aerei, il top fra i trasporti privati. Jake insisteva affinché il personale alle sue dipendenze fosse gradevole d'aspetto, così come ogni altra cosa che riguardasse la sua azienda. L'immagine, affermava, era importante almeno come il prodotto offerto.

    In realtà Amy sospettava che il suo intento fosse compiacere se stesso, oltre che la clientela. Jake non faceva alcuno sforzo per nascondere il suo apprezzamento nei confronti delle donne che lavoravano per lui.

    Respirò a fondo, aprì la borsa e prese il contenitore del make-up, pronta a ricreare l'aspetto impeccabile che le serviva per presentarsi al suo capo. In qualche modo, doveva smettere di pensare a Steve e alla sua futura moglie, e concentrarsi sul lavoro.

    Dopo qualche minuto, soddisfatta dei risultati, Amy rimise il contenitore in borsa. Passò le mani sulle pieghe dell'abito rosso di lino che indossava. Il lino era molto delicato, si sciupava facilmente, ma era la stagione adatta per indossarlo e il colore brillante era un toccasana per il suo spirito depresso.

    O almeno così si era detta quella mattina, quando l'orgoglio l'aveva indotta a scegliere proprio quel vestito. Lo aveva acquistato la settimana precedente per sfoggiarlo in occasione della festa di Natale offerta da un collega di Steve. Doveva infonderle allegria e invece era solo più triste. Comunque, ormai non poteva cambiarlo, e forse quel vestito avrebbe attirato l'attenzione del suo capo evitandole domande circa il suo evidente malumore.

    La tensione che l'aveva assalita al pensiero di affrontare Jake svanì quando scoprì che il suo ufficio era deserto. Sorpresa per l'insolito ritardo, ma sollevata dal fatto di avere ancora un po' di tempo a disposizione per tranquillizzarsi, Amy prese posto dietro la sua scrivania e mise la rivista che aveva comprato nel cassetto, con l'intenzione di sfogliarla più tardi. Accese il computer, chiese la connessione a Internet e richiamò la posta elettronica per controllare le lettere ricevute durante il fine settimana.

    Era intenta a stamparle per sottoporle all'attenzione di Jake quando sentì il caratteristico rumore delle porte dell'ascensore che si aprivano. I suoi sensi si misero all'erta. La sua mente si affrettò a ideare una tattica difensiva.

    Probabilmente Jake sarebbe entrato da lei per spiegarle il motivo del ritardo, e poi avrebbe usato la porta interna di comunicazione per raggiungere il suo ufficio.

    Dopo un breve saluto, decise Amy, avrebbe immediatamente discusso della posta. Alcune lettere richiedevano una risposta immediata. Prima si mettevano al lavoro, meglio sarebbe stato.

    Ma Jake aveva la terribile abitudine di farle domande personali tutti i lunedì mattina, cosa che lei desiderava disperatamente evitare quel giorno. Non tollerava l'idea di ripensare al suo disastroso fine settimana, di commentarlo poi... E con Jake Carter per di più!

    Se c'era una cosa più difficile da evitare del suo

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