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Racconti d'amore
Racconti d'amore
Racconti d'amore
E-book86 pagine2 ore

Racconti d'amore

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Info su questo ebook

Racconti d'amore che sono usciti dalla mia penna con semplicità, naturalezza, senza alcuno sforzo. Per sognare e distrarsi un po', per ridare speranza nel romanticismo e fede nell'amore, quello vero.
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2014
ISBN9786050341911
Racconti d'amore

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    Racconti d'amore - Fabiana Gibertini

    Fabiana Gibertini

    Racconti d'amore

    UUID: bacde938-8085-11e4-99d7-9df0ffa51115

    This ebook was created with BackTypo (http://backtypo.com)

    by Simplicissimus Book Farm

    Il nostro angolo di Paradiso

    Jamie si svegliò in un letto d’ospedale. Si sentiva le palpebre pesanti. Aprì gli occhi a fatica: aveva un braccio ingessato e con una mano si toccò il capo: era fasciato.

    Vedeva sfocato, e un piccolo sorriso le sbocciò sul viso: senza occhiali sicuramente non poteva vedere meglio di così.

    Arrivò un’infermiera nella sua stanza. Prese la sua cartella clinica ai piedi del letto, scrisse qualcosa e la ripose. Era notte, Jamie si sentiva stanca e ricadde in un sonno profondo.

    Il giorno dopo, verso le dieci di matttina dopo la visita del medico, arrivò la sua famiglia.

    Entrarono titubanti, ma tirarono un sospiro di sollievo quando li riconobbe.

    La loro paura peggiore era passata.

    -Ciao Jamie… come ti senti? – le chiese la madre.

    -Mi sento la testa pesante…

    -Il dottore cos’ha detto?

    -Mi ha visitato, e mi ha fatto molte domande…alcune molto stupide, scontate…mi ha chiesto se ricordavo i vostri nomi…mi è sembrato strano!

    -E tu?

    -Bah, come il solito ho fatto la mia figura…gli ho riso in faccia!!

    E continuò:

    - Poi vi ho descritti per filo e per segno, i vostri nomi, come siete fatti, i vostri pregi e i vostri difetti, e cosa non sopportavo di voi. Alla fine rideva come un matto pure lui…avrei dovuto fargli pagare lo spettacolo!

    Jamie era così: un po’ infantile, forse immatura, ma anche tanto simpatica e sapeva farsi voler bene.

    -E Mark? – le chiese il fratello Nicolas speranzoso che si ricordasse anche del fidanzato.

    -Mark è Mark. Il mio ragazzo. Testardo come un mulo, ma anche tanto gentile e tenero… Come scordarsi di lui?

    E andarono avanti così per un po’. Ricordarono insieme storie buffe sulla sua vita e Jamie tranquillizzò tutti, rispondendo perfettamente e senza tentennamenti.

    L’atmosfera era distesa. Il trauma cranico non aveva riportato danni.

    Poteva ricordarsi tutto come poteva non ricordare nemmeno il proprio nome. Fortunatamente andò tutto bene: non c’era traccia di alcuna amnesia.

    Quando Jamie fu dimessa, a casa Walters si svolse una mega festa, c’erano tutti i suoi amici, il suo ragazzo, i suoi colleghi e la sua famiglia al gran completo, zii, cugini e nonni.

    Ad un mese dall’incidente aveva solo il braccio ancora ingessato, i lividi e le piccole ferite erano guarite. Aveva ricominciato ad uscire, anche se l’auto non la poteva ancora guidare. Mark la portava a fare passeggiate lungo il lago, pic-nic, ma anche semplici uscite nei pub o al cinema. Si sarebbe goduta il periodo di convalescenza a casa, siccome non poteva ancora svolgere il suo lavoro come flautista traverso nell’orchestra sinfonica della città. Aiutava come poteva in casa, accompagnava sua madre a fare shopping nei centri commerciali e passava il resto del tempo a leggere romanzi thriller, i suoi preferiti.

    Un sabato pomeriggio Mark le chiese se le andava di fare una passeggiata per il centro storico distante da casa solo pochi minuti di auto.

    Guardarono le vetrine, Jamie si comprò un paio di jeans nuovi e verso le sei , si incamminarono verso un bar dove ogni tanto prendevano l’aperitivo. Entrarono, si sedettero e oridnarono da bere, due calici di vino bianco.

    Jamie guardava assorta il via e vai di ragazzi in quel locale e, curiosa com’era, si ritrovava ad osservare nel minimo dettaglio ogni accessorio, cintura o cappello che sia, ogni viso, le mani, anelli od orecchini, mentre Mark chiacchierava con un amico che non vedeva da tempo.

    Ad un certo punto Jamie si accorse di avere gli occhi di qualcuno puntati addosso: in mezzo a quella folla si fermò rapita a guardare un ragazzo che la stava fissando.

    Le provocò un certo brivido, cercò di distogliere lo sguardo ma qualcosa la invitò a cercare ancora quegli occhi.

    Non aveva mai visto quel ragazzo, ma ne rimase colpita: le pareva un angelo caduto dal cielo, lineamenti perfetti, capelli lunghi e occhi scuri. La carnagione era chiara, anche se essendo estate aveva preso un po’ di colorito. Portava due anelli d’argento e aveva vari braccialetti di cuoio: aveva spalle larghe e un bel fisico asciutto e scattante, almeno da quello che si poteva vedere.

    Jamie aveva il batticuore, e si diede della stupida, avere una reazione di quel genere per uno sconosciuto non le era mai capitato, e si girò verso il suo ragazzo. Lo sconosciuto apparve deluso da questo cambiamento, e con la tristezza negli occhi, se ne andò dal locale.

    Mark accudì amorevolmente Jamie dopo l’incidente, come aveva fatto sempre dal momento in cui si era innamorato di lei, e ancora di più quando seppe del suo passato. Passò dei momenti duri, in cui pensava di impazzire, di non farcela, stare con una persona e sapere cosa le era successo era troppo difficile, ma il suo amore era più forte. Almeno fino a quel momento.

    Erano passati ormai mesi dall’incidente, Jamie aveva ricominciato a lavorare, e aveva ritrovato il suo amore per il flauto, ancora più forte. Studiava ore e ore al giorno alle prove, senza stancarsi, si sentiva completamente ristabilita, nel fisico e nella mente.

    Stare in casa ed essere coccolati era bello, ma lei non era più una bambina e si sentiva soffocare. Anche con Mark le cose andavano per il meglio e decisero di andare a vivere insieme. Cercare una casa, comprarla e arredarla fu faticoso, ma in capo a quattro mesi i due ragazzi poterono trasferirsi.

    Jamie aveva portato

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