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Lo spirito del male (eLit): eLit
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E-book382 pagine5 ore

Lo spirito del male (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Krewe of Hunters 3

Alle prime luci dell’alba, nel cuore di Broadway viene ritrovato il cadavere straziato di una giovane attrice.
I dettagli della scena del crimine non sono mai una semplice coincidenza e al detective Jude Crosby basta un'occhiata per capire che si tratta di una macabra ricostruzione del primo delitto di Jack lo Squartatore. Ciò che lo turba davvero è che quella messinscena non è il gesto di un semplice imitatore: c'è dietro qualcosa di più inquietante e inspiegabile. Quando un'altra donna viene trovata brutalmente assassinata, in città si diffonde la paura. E Crosby accetta, seppur di malavoglia, di collaborare con Whitney Tremont, membro di un’invincibile squadra investigativa che si occupa di casi paranormali. È possibile che Jack lo Squartatore, fuggito dalla Londra dell'Ottocento, sia sbarcato in America? Ed è possibile che un fantasma possa commettere quegli efferati omicidi? La verità costringerà i due investigatori a misurarsi con quanto di più sinistro si cela nell'animo umano.
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2019
ISBN9788858997871
Lo spirito del male (eLit): eLit
Autore

Heather Graham

New York Times and USA Today bestselling author Heather Graham has written more than a hundred novels. She's a winner of the RWA's Lifetime Achievement Award, and the Thriller Writers' Silver Bullet. She is an active member of International Thriller Writers and Mystery Writers of America. For more information, check out her websites: TheOriginalHeatherGraham.com, eHeatherGraham.com, and HeatherGraham.tv. You can also find Heather on Facebook.

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    Anteprima del libro

    Lo spirito del male (eLit) - Heather Graham

    benedizione.

    1

    Una cosa fantastica di New York? I turisti.

    E i suoi abitanti, che si comportavano come turisti ogni volta che si trovavano sul luogo di un delitto.

    Jude Crosby mostrò il distintivo agli agenti in servizio e si chinò sotto il nastro giallo che delimitava la scena del crimine, teso diagonalmente, a tagliare la parte bassa della Broadway.

    Sul luogo dell'omicidio c'erano più spettatori che a una prima cinematografica. Il traffico verso il centro era aumentato tanto da creare un groviglio quasi inestricabile, nonostante i poliziotti extra che presidiavano la deviazione, e le grida furibonde degli automobilisti minacciavano di soffocare persino il suono dei clacson.

    Fortunatamente, era appena l'alba; la maggior parte dei lavoratori del distretto finanziario doveva ancora arrivare.

    Jude si avvicinò al gruppetto che circondava il cadavere. Fu lieto di vedere che il medico legale di turno era Wally Fullbright, un uomo sulla sessantina dai capelli bianchi e arruffati e grandi occhiali dalla montatura spessa; somigliava a Becco dei Muppets, solo più attempato. Secondo Jude, Fullbright era il migliore nel suo campo, eppure questi non aveva mai considerato la propria esperienza professionale come l'apice dello scibile umano, ed era famoso per indagare in profondità qualsiasi mistero di natura anatomica.

    «Crosby!» lo salutò Fullbright, avvertendo la presenza del detective senza neanche alzare lo sguardo. Sapeva che Jude era particolarmente alto e che nel tempo libero tirava di boxe. Prendere a pugni un sacco lo aiutava a scaricare la tensione che spesso traboccava dal suo corpo dopo aver affrontato alcuni dei crimini più anomali che affliggevano la città.

    Jude si era dovuto fare largo a forza: con i loro corpi, gli agenti avevano formato un sipario per nascondere il cadavere alla vista della folla curiosa.

    Capì subito il perché.

    «Mio Dio!» sussurrò, accovacciandosi vicino al corpo, dal lato opposto di Fullbright.

    Come detective della squadra omicidi di New York, Jude ne aveva viste tante. Ubriachi marci, prostitute, drogati, vittime di mafia e di abusi domestici. Aveva visto i senzatetto morire dentro i cassonetti per l'immondizia, nei vicoli e sopra montagne di rifiuti e aveva visto morti annegati rispuntare nel fiume Hudson o nell'East River.

    Eppure non aveva mai visto niente del genere.

    «Sappiamo chi è?» domandò.

    «Sì, signore!» rispose uno degli uomini in uniforme: Smith, secondo la targhetta di riconoscimento. «La vittima aveva con sé i documenti, nella borsa che è stata ritrovata vicino al corpo. Si chiamava Virginia Rockford, 26 anni. Crediamo si tratti di un'attrice impegnata nelle riprese in esterni girate nella zona ieri sera, però è ancora da verificare. Appena giunti sulla scena del crimine, abbiamo formato immediatamente delle file intorno alla ragazza. E abbiamo chiesto subito l'intervento dell'Unità Crimini Speciali per via... per via delle condizioni del cadavere.»

    «L'avete trovata esattamente in questo stato?» chiese Jude.

    L'agente arrossì e scrollò il capo. «Si era creato un capannello di curiosi tutt'intorno. Così l'ho coperta col soprabito.»

    «E io l'ho tolto con cautela e sostituito col telo blu» precisò Fullbright.

    Jude annuì. Adesso era tutto chiaro. A quanto pareva, l'impermeabile nero posato accanto alla vittima apparteneva all'agente Smith.

    Be', dubitava che l'avrebbe indossato di nuovo.

    Smith non avrebbe dovuto modificare la scena del crimine in alcun modo, ma, viste le circostanze, Jude capiva perché si fosse sentito in dovere di farlo, anche se ora di certo aveva imparato la lezione.

    Guardò Fullbright. «Per favore, mi dica che non è stata... sbudellata... viva.»

    Il medico scosse la testa indicando la grossa pozza di sangue all'altezza della gola della vittima, e il modo in cui si era allargata sulla parte anteriore del vestito. «Credo che l'abbiano afferrata e tappato la bocca, ma in ogni caso Dio solo sa chi avrebbe mai potuto sentire le sue grida quaggiù di notte; penso che l'abbiano sgozzata immediatamente, con uno squarcio che va da un orecchio all'altro. E, mi perdoni se azzardo un'ipotesi, ma credo l'abbiano aggredita all'angolo della strada per poi trascinarla in fretta sulla carreggiata, mentre moriva. Ho individuato due grossi tagli, ma dev'essere stato il primo a causare il dissanguamento. La mutilazione del corpo è posteriore al decesso.»

    «Ne ho viste di atrocità nella mia vita, però questa mi sembra incredibilmente morbosa, non crede, detective Crosby?» domandò uno degli altri uomini in uniforme.

    «Capitano cose molto, molto, molto morbose a volte» rispose Jude sommessamente.

    Osservò di nuovo la vittima e si sentì gelare lo stomaco. Aveva la faccia piena di lividi, forse provocati da un colpo oppure dalla forza usata dall'assassino per tenerla ferma mentre le tagliava la gola. Aveva le ginocchia leggermente piegate verso l'esterno, a indicare un implicito richiamo sessuale. Il ventre risultava lacerato da un gran numero di tagli profondi, ma la quantità di sangue rappreso e di brandelli di carne era tale da rendere impossibile individuare con precisione che tipo di ferite le fosse stato inferto.

    «Da quanto tempo si trova qui?» domandò a Fullbright.

    «Il decesso dev'essere avvenuto intorno alle undici» rispose il medico legale. «Ora più, ora meno.»

    Smith aggiunse: «Ero di servizio quaggiù, detective Crosby, e avevo appena iniziato il turno quando ho sentito una donna gridare e sono arrivato di corsa». Tirò fuori un blocchetto per appunti e cominciò a leggere, indicando con la testa una donna sul marciapiede, circondata dai poliziotti. «Si tratta della signorina Dorothy Hannigan, gestisce la panetteria all'angolo. Arrivava a piedi dall'uscita della metropolitana...» Indicò in fondo alla strada. «Appena visto il corpo, ha cominciato a strillare. Ho chiamato aiuto e dalla centrale hanno avvisato lei, detective.» Deglutì a fatica. «C'era pochissima luce... All'inizio, pensavo fosse un manichino, materiale di scena del film.»

    Jude esaminò il cadavere ancora un istante, cosa che non era necessaria. Sembrava avere tutti i dettagli impressi nella mente.

    Era sicuro che Fullbright avesse ragione: la vittima era stata aggredita mentre camminava sul marciapiede e poi trascinata sulla strada perché potesse morire lì. Si chiese quanto tempo fosse trascorso prima che la panettiera scoprisse il corpo, pur col traffico scarso della notte. L'ora del decesso non era precisa, a un certo punto qualche auto doveva per forza essere passata vicino al corpo.

    Fece per rialzarsi.

    «Lo Squartatore» disse il medico legale.

    «Come?» Jude scrutò quell'uomo, per cui nutriva un sincero rispetto.

    Fullbright lo guardò e ripeté seccamente: «Jack lo Squartatore. L'assassino londinese del tardo Ottocento. Andiamo, Crosby, l'hanno spedita oltreoceano a un corso di storia criminale e metodi di lotta al crimine. Lo Squartatore. Jack lo Squartatore. La sua prima vittima – o meglio la sua prima vittima accertata secondo la maggior parte degli esperti e studiosi del caso – fu Mary Ann Nichols, detta Polly. Fu ritrovata il 31 agosto 1888. E fu ritrovata... proprio come noi abbiamo ritrovato questa ragazza».

    L'agente Smith emise una sorta di grugnito. «Ma è avvenuto ben più di cent'anni fa, dottore. Dubito che possa essere stato lo stesso uomo a uccidere la ragazza. E poi, diamine, è successo a Londra, non a New York.»

    «Una delle teorie a proposito dell'interruzione degli omicidi dopo il gran finale di Mary Jane Kelly è che il bastardo si fosse trasferito negli Stati Uniti» spiegò Fullbright, guardando Crosby.

    Il detective gli domandò: «Secondo lei abbiamo a che fare con qualcuno così fuori di testa e fissato con lo Squartatore da volerlo emulare?».

    «Spero di no» disse Fullbright. «La sua fu una terribile progressione» aggiunse sottovoce. «I suoi delitti diventarono sempre più brutali fino a Mary Jane Kelly e poi...»

    E poi...

    Naturalmente nessuno sapeva cosa fosse successo dopo. Jude era ben lontano dall'essere un esperto di Jack lo Squartatore, ma durante un convegno in Gran Bretagna aveva assistito a una conferenza intitolata Crimini storici, soluzioni moderne: casi che nel XXI secolo sarebbero stati risolti. Sapeva che le teorie in merito abbondavano. Una, in effetti, sosteneva che il serial killer si fosse trasferito negli Stati Uniti. Ma chiaramente, ovunque fosse andato, in Nord America, Africa, Sudamerica o all'inferno stesso, era accaduto oltre cent'anni prima. E Jude non credeva proprio che si trattasse di un mostro alla Freddy Krueger ritornato a girovagare per le strade.

    Eppure, fu assalito da una profonda inquietudine. La settimana precedente avevano trovato il cadavere di una ragazza nel fiume Hudson; non era ancora stata identificata, ma aveva la gola tagliata. Un vogatore dilettante aveva denunciato il ritrovamento alle autorità, e i sommozzatori della polizia avevano riportato a galla i resti della vittima. Due settimane prima, una ragazza era morta nel tragitto verso l'ospedale senza riuscire a profferire parola o indicare vagamente col dito in quale direzione fosse andato il suo aggressore: era stata accoltellata, sfregiata e pugnalata a morte.

    Ma non in quel modo.

    Non come quella povera ragazza.

    Probabilmente anche una bella ragazza, una ragazza viva fino alla notte prima, piena di sogni e aspirazioni. Forse era gentile o forse era una prepotente, una delle migliaia di giovani di belle speranze che arrivavano nella metropoli ogni anno pensando di fare soldi a palate nella Grande Mela. La sua vita era finita ormai, e non importava più se fosse il tipo da aiutare le vecchiette ad attraversare la strada o quello da ignorare gli sfigati che la guardavano passare. Nessuno, comunque, meritava una fine del genere.

    Jude osservò la posizione innaturale del suo corpo, di certo era stata messa in mostra in quel modo intenzionalmente; era sicuro che l'assassino avesse indossato i guanti e fosse stato attento a evitare che restassero cellule di pelle sotto le unghie della vittima. Ma c'era pur sempre una speranza.

    Si alzò e cominciò meccanicamente a dare le prime istruzioni. Ordinò di infilare le mani della ragazza in un sacchetto, augurandosi che chissà come fosse riuscita a conficcare le unghie da qualche parte nel corpo del bastardo che l'aveva uccisa; ma non ebbe bisogno di dire neanche una parola di spiegazione, Fullbright era già al lavoro.

    I tecnici scattarono delle fotografie. Jude supervisionò la procedura, assicurandosi che il cadavere fosse inquadrato da tutte le angolazioni necessarie.

    Parlò con gli agenti in divisa che erano di pattuglia in zona. Gli edifici dovevano essere battuti uno per uno, nella speranza di ottenere informazioni. Chiesero l'intervento della Scientifica per cercare qualsiasi possibile indizio, anche minuscolo, presente sulla scena del crimine.

    Lo stesso Fullbright si alzò per impartire ordini supplementari ai poliziotti e al suo assistente. Guardò Jude mentre la barella col cadavere veniva portata via da personale che si muoveva in modo rapido ed efficiente.

    «Lavorerà da solo a questo caso?» si informò Fullbright.

    «Sono senza partner al momento. Non me ne hanno ancora assegnato uno da quando... Monty si è preso quella pallottola» rispose Jude.

    «Come sta?»

    «Venerdì lo opereranno di nuovo. La speranza dei medici è che torni a camminare.»

    Si sforzò di mantenere un tono calmo e privo di quel risentimento che non poteva fare a meno di provare. Niles Monty stava agendo secondo la procedura: si era comportato alla perfezione mentre cercava di convincere il veterano drogato che aveva appena ucciso la moglie con un colpo di pistola ad arrendersi. Il suo partner stava facendo tutto come si deve e il soldato, in lacrime, era ormai pronto a consegnargli l'arma. E invece, un vicino di casa del comitato volontario di sorveglianza, preso dal panico, era salito per le scale antincendio e aveva fatto fuoco, mancando il bersaglio; il veterano impaurito aveva prima sparato a Monty, poi aveva rivolto la pistola verso di sé.

    Fino a quell'istante, Jude aveva aspettato in silenzio di fianco a Monty, che stava facendo davvero un'eccellente opera di convincimento. Poi aveva sentito il proiettile sibilargli accanto, troppo tardi per impedire quel gesto fatale, che aveva avuto luogo in meno di dieci secondi. Era solo riuscito ad arrestare il flusso di sangue che fuoriusciva dal compagno, pregando che i medici arrivassero in fretta.

    Il caso del sorvegliante volontario era stato archiviato, e l'uomo continuava ad andarsene in giro per le strade, dipingendosi sulla stampa come un eroe. Come riuscisse a farlo, tenuto conto che le sue azioni avevano causato il ferimento invalidante di un poliziotto con vent'anni di onorata carriera alle spalle e una vagonata di medaglie, Jude proprio non lo sapeva.

    Dio, quanto detestava la stampa.

    Stampa che si sarebbe buttata a pesce su quel delitto.

    Passò in rassegna la moltitudine di furgoni delle reti TV e le numerose troupe televisive che si stavano installando presso la scena del crimine. Individuò Melissa Banks, una reporter che, in un mondo in cui dominava il sensazionalismo, si sforzava di restare una cronista responsabile.

    Si diresse deciso verso di lei. «Signorina Banks» la salutò. «Abbiamo rinvenuto il corpo di una donna sulla Broadway e, come immagino sia ovvio, al momento non posso rivelarle altro. Più tardi, dalla centrale rilasceranno una dichiarazione ufficiale. Finché non avremo comunicato con i parenti della vittima, non potrò renderne noto il nome.»

    «Dicono sia stata sgozzata e... ridotta a brandelli. Abbiamo un nuovo Jack lo Squartatore in città, detective Crosby? Un Jack il Massacratore, per così dire?» gli chiese Melissa.

    Jude fece una smorfia. Il suo killer aveva un nome adesso.

    «Non sappiamo se si tratti di un caso isolato oppure no, signorina Banks. Appena avremo maggiori informazioni, gliele comunicheremo certamente, nell'interesse del suo pubblico. E ora, se vuole scusarmi...»

    Gli agenti arrivati per primi sulla scena del crimine avevano fatto del loro meglio per nascondere i dettagli, ma quella era New York. La gente aveva visto. Visto al di là del nastro giallo della polizia e del muro di corpi, e soprattutto aveva visto la quantità di sangue intorno alla vittima. La gente avrebbe parlato; si sarebbero susseguite le più varie speculazioni, e se l'assassino fosse stato un mitomane in cerca di fama, avrebbe assaporato ogni minuto di tutta l'attenzione che gli avrebbero dedicato. Sarebbe rimasto chissà dove a osservare e a gongolare per la sua vittoria.

    «Ritiene che le donne del quartiere dovrebbero essere preoccupate ad andarsene in giro di notte?» gli domandò Melissa Banks.

    Jude la fissò; era una giornalista intelligente. «Le donne dovrebbero sempre fare attenzione ad andarsene in giro di notte. In ogni caso, siccome il distretto finanziario è relativamente poco frequentato la sera, sì, consiglierei di usare particolare prudenza.»

    Udendo le sue parole, un'altra reporter gli si era avvicinata. «Ha appena dichiarato che non è sicuro uscire la sera?»

    Jude fece un passo verso di lei. «Quel che ho appena detto è che qualsiasi donna sola dovrebbe fare attenzione in ogni momento, e ovunque. Purtroppo, in questo mondo il male esiste, così come esistono persone intenzionate a nuocere al prossimo. Sto semplicemente suggerendo alle donne di non andare in giro da sole la sera tardi in strade poco frequentate. Punto. E suggerisco anche ai giornalisti di comportarsi in modo responsabile e di non seminare il panico laddove il panico non giova a nessuno. Sto incoraggiando al buonsenso, e ora davvero, se volete scusarmi, ho del lavoro da sbrigare.»

    Tornò verso il luogo di ritrovamento del cadavere e guardò l'angolo della strada. Si fermò un istante, poi fece un cenno a uno dei tecnici della Scientifica, che si affrettò a raggiungerlo. «Sangue, ne sono sicuro» disse Crosby e il tecnico annuì serio prima di mettersi al lavoro. Sul marciapiede il detective individuò altre gocce e chiamò altri esperti.

    Un fotografo li seguì scattando foto mentre loro prelevavano campioni di materiale dal suolo.

    Jude era sicuro che Fullbright avesse ragione: la vittima si stava dirigendo verso la zona residenziale, per cercare un punto della Broadway un po' più affollato, forse per chiamare un taxi. L'aggressore l'aveva aspettata all'angolo, dietro l'edificio. A Jude non piaceva avere intorno tutto quel pubblico, anche se i poliziotti stavano facendo del loro meglio per proteggere la scena del crimine. D'altra parte era il centro della città in un trafficato lunedì mattina, e bloccare un'intera strada nei pressi della Borsa, del municipio, della Trinity Church, della cappella di St. Paul e del grattacielo Woolworth non era affatto semplice. Tuttavia, Jude chiamò da lontano uno dei giovani agenti, si posizionò dietro il primo edificio e gli fece cenno di incamminarsi verso di lui.

    Fino all'ultimo fu impossibile vederlo. Quando il poliziotto sbucò da dietro l'angolo, fu un gioco da ragazzi abbordarlo, farlo ruotare e constatare così che un uomo con una certa forza avrebbe potuto sicuramente afferrare una donna in quel modo; poi l'avrebbe dovuta trascinare ancora sanguinante, ed ecco il motivo delle tracce fino alla strada.

    Ma perché lasciarla in strada? Perché così sarebbe stata trovata, e trovata in quelle condizioni.

    Jude scrutò la folla, chiedendosi se uno di quegli uomini che si aggiravano lì intorno con i loro completi eleganti, i giubbotti di sicurezza catarifrangenti, le divise da cuoco, le T-shirt piene di scritte o altre tenute potesse essere un assassino. A quell'ora non sarebbe più stato ricoperto di sangue; si sarebbe mimetizzato tra gli altri spettatori.

    Jude si diresse verso la donna della panetteria, che era ancora ferma sul marciapiede, tremante, insieme a due poliziotti. Era terribilmente scossa.

    Dorothy Hannigan aveva un viso asciutto e un fisico ancora più asciutto; era evidente che non si concedeva spesso il lusso di assaggiare i prodotti del suo negozio. Lo guardò con grandi occhi marroni e un'espressione che tradiva ancora l'orrore della sua scoperta.

    «Signorina Hannigan, sono il detective Jude Crosby. So che ha già rilasciato la sua dichiarazione agli agenti, perciò desidero solo ringraziarla per aver chiamato i soccorsi così prontamente, e per tutto ciò che ha fatto per aiutarci nelle indagini.» A dire la verità, lei non aveva fatto proprio nulla: aveva solo urlato in modo istintivo. Ma Jude aveva capito che usare il tono giusto negli interrogatori produceva sempre più risultati della noncuranza o della maleducazione.

    La donna annuì, e parve riprendere un minimo di controllo.

    «Ci beviamo un caffè?» le propose Jude.

    Lei guardò nervosamente la panetteria all'angolo della strada. «Il negozio è aperto. Ho dato le chiavi a uno dei garzoni... ma immagino che per un po' a nessuno qui verrà davvero fame.»

    Il detective sorrise. «Oh, invece sì» replicò. Non illuderti, pensò. La gente convergerà tutta qui per chiacchierare. Una volta rimosso il nastro giallo della scena del crimine, sgomiteranno per fotografare il punto in cui era posizionato il corpo.

    «Ma entriamo... Ci penserà la polizia a spiegare tutto al suo capo.» Fece un cenno a Smith, che si affrettò a precederlo. Poi accompagnò la donna dietro un séparé sul retro della panetteria. A quanto pareva, il ragazzo cui aveva affidato le chiavi aveva messo in moto le cose: nel negozio c'erano già diversi clienti, ma oltre al viso pallido di Dorothy Hannigan, nulla indicava che Jude fosse qualcosa di diverso da un normale cliente. Il detective indossava un bel completo, non che un poliziotto della omicidi a New York guadagnasse chissà quanti soldi, anche se abitava in un fantastico appartamento a Hell's Kitchen, grazie al fiuto di suo padre per le compravendite immobiliari; e tutto sommato, ultimamente, sembrava vivesse solo per lavorare. E questo significava portare bei vestiti, vestiti che s'intonavano con l'abbigliamento elegante usato nella ricca area in cui lavorava.

    «Allora, Dorothy, la prego di raccontarmi esattamente come ha scoperto il cadavere stamattina» le disse con calma. Poi sollevò una mano per fermarla un istante. A quanto pareva, l'agente Smith si era assicurato che il titolare, ora all'interno del negozio, fosse informato del fatto che la sua dipendente stava aiutando la polizia; un cameriere portò loro due tazze di caffè e svanì in un battibaleno. La donna scosse la testa.

    «Ho visto... il corpo. C'era ancora pochissima luce. E non c'era traffico... No, aspetti, c'era un'auto, ma era nell'altra corsia ed è semplicemente passata oltre. È un senso unico.»

    Lui annuì, bevendo un sorso di caffè.

    Lei rabbrividì di colpo. «Esco da quella stazione della metropolitana tutte le mattine. Metà delle volte sono l'unica a scendere qui. Poteva capitare a me.»

    Jude posò una mano su quella della donna. «La vittima è stata uccisa ieri sera tardi, signorina Hannigan. Non credo che il killer intendesse colpire al mattino... Sarebbe potuto arrivare qualcuno. Ha visto come si riempiono in fretta le strade a quest'ora.»

    La donna deglutì rumorosamente.

    «C'è qualcuno che potrebbe darle uno strappo al lavoro per una decina giorni?» le domandò.

    Lei lo fissò. «Prenderete quel pazzo in una decina di giorni? Da quanto ho sentito, la metà dei casi resta irrisolta.»

    «È una grossa esagerazione, davvero. La metà dei casi di omicidio di cui ci occupiamo, purtroppo, ha origine tra le mura domestiche. E viene risolta.»

    «Ma... come? In una normale giornata di lavoro, ci sono venti milioni di persone sull'isola di Manhattan. Almeno secondo la statistica che ho sentito.»

    «Milione più, milione meno» concordò Jude. «Ed è proprio per questo che la prego di descrivermi esattamente ciò che ha visto.»

    «Stavo camminando lungo la strada. Ho visto passare l'auto... Già, proprio così. Ho notato il corpo in mezzo alla carreggiata per via dei fari. Ma l'auto ha proseguito. Temevo potesse trattarsi di un vecchio barbone svenuto. Allora, siccome porto sempre con me una piccola torcia e un fischietto – non sono mica stupida, sa – ho illuminato la strada e mi sono affrettata, sperando che lungo la Broadway nel frattempo non arrivasse un'auto a tutta velocità. E poi l'ho vista... e mi sono messa a urlare.»

    «Ha per caso notato qualcun altro? Un vagabondo, un'ombra... Nessuno?»

    La donna scosse la testa. Poi si drizzò sulla sedia. «Aspetti... C'è il vecchio capitano Tyler.»

    «Il vecchio capitano Tyler?»

    Lei annuì. «Una storia triste. Tutti continuano a esortarlo ad andare in un ricovero, ma lui non fa che rispuntare per le strade a chiedere l'elemosina. Che Dio ci aiuti, abbiamo un mucchio di senzatetto da queste parti, sa. Ma il capitano Tyler è piuttosto dolce. È un vecchio veterano del Vietnam.»

    «L'ha visto questa mattina?» domandò Jude.

    «Forse.»

    «Forse?»

    «C'era un mucchio di stracci e un sacco a pelo all'entrata della metropolitana. Ricordo di aver pensato che poteva essere il povero, vecchio capitano Tyler. Ma non l'ho disturbato.»

    «Ma non ha visto nient'altro? Nessuno che la stesse osservando?»

    «No, non che io sappia» rispose, scrollando il capo. Poi tacque di nuovo. «Uno di questi giorni, andando al lavoro, finirò ammazzata, fischietto o no, vero?»

    «Venga al lavoro con qualche collega, signorina Hannigan, se ne ha la possibilità. Parlerò col suo capo. È meglio essere estremamente cauti finché non sapremo con chi abbiamo a che fare. Ora vorrei spedire i miei uomini a cercare il capitano Tyler. Potrebbe descrivermelo?»

    Secondo la donna, Tyler era alto e magro, indossava una logora giacca militare e un paio di jeans sporchi, aveva lunghi capelli candidi e una barba incolta grigio-bianca.

    «Una volta mi ha raccontato che soffriva di psicosi traumatica» gli disse Dorothy Hannigan. «Triste, vero? Non riesce a tenersi un lavoro, e i sussidi non gli consentono di avere un tetto sopra la testa.» Sobbalzò. «Non può essere stato lui, vero?»

    «Se lo vede, mi chiami. Comunque, non credo che una psicosi traumatica possa trasformare di colpo un uomo in un brutale assassino, almeno non dopo tanti anni. Ma quando lo troveremo, scopriremo tutto ciò che possiamo. Al dipartimento abbiamo alcuni psichiatri davvero in gamba. Sapranno come trattarlo» le assicurò Jude. Mentre parlava, il suo telefono squillò.

    Era Norton, dalla centrale.

    «L'assistente capo vuole vederti, subito» gli comunicò.

    «Sono sul luogo del delitto» rispose Jude.

    «Lo so. Gli ho detto che eri stato spedito laggiù dal tenente. Ma sostiene che hai già avuto il tempo per fare quanto necessario, e che vuole vederti per discutere di una squadra speciale.»

    «Nessun altro omicidio oggi, vero?» domandò Jude secco.

    «Non come questo. I media sono già in azione. La notizia si è diffusa in tutti e cinque i distretti, nel Paese e nel mondo intero come il getto di un geyser. Jack è tornato. Ecco cosa dicono. Comunque, lui ti vuole qui, adesso.»

    I media del XXI secolo sono davvero incredibili, pensò Jude. Lui stesso sapeva poco o niente del crimine appena commesso, eppure le voci si stavano diffondendo inarrestabili, e capiva perché a One Police Plaza volevano che quel caso venisse risolto il più velocemente possibile.

    Stava seguendo altre due indagini per omicidio, ma sembrava che questo assassinio fosse l'unico a contare davvero. Naturalmente. Anche le altre due vittime erano state accoltellate, ma una era morta durante il viaggio verso l'ospedale e l'altra era stata ripescata dal fiume. Quell'omicidio, invece, era stato pubblico e sconvolgente. Quella vittima era un macabro spettacolo di Broadway. Entrambi i casi ancora aperti erano di sua competenza perché Jude lavorava specificamente per il capo della polizia; lui e Monty erano da anni detective di primo grado, il che significava che potevano coprire tutta New York City, se necessario.

    Invece, avrebbe tanto voluto che non fossero casi suoi: le sue indagini non avevano portato da nessuna parte. Le altre due donne erano morte nel silenzio assoluto, apparentemente senza amici che ne sentissero la mancanza. Non erano state rinvenute in circostanze così raccapriccianti, sotto gli occhi di tutti.

    Chissà se l'assistente capo era assillato dagli stessi pensieri che tormentavano lui. Non era un esperto di Jack lo Squartatore, come si considerava Fullbright, però ne sapeva abbastanza del caso da quando, l'anno prima, aveva trascorso il mese di agosto in Gran Bretagna per un programma sperimentale di scambio sulle procedure poliziesche. Il programma comprendeva anche l'esame dei fascicoli relativi al celebre serial killer ottocentesco, mentre uno dei principali storici britannici discuteva del lavoro della polizia al giorno d'oggi e a quei tempi. Jude aveva dato un'occhiata ai documenti accessibili. Le vittime accertate erano cinque, ma i fascicoli londinesi si aprivano con le informazioni relative a due casi di donne uccise prima degli omicidi che ora gli esperti attribuivano a Jack lo Squartatore.

    Loro avevano la ragazza del fiume e quella sopravvissuta all'aggressione abbastanza a lungo da salire in autoambulanza. Nessuna delle due aveva documenti e di nessuna delle due era stata denunciata la scomparsa. Tutti i loro sforzi per identificare le vittime erano stati vani. Entrambe provenivano da New York o vi erano arrivate... e avevano fatto la stessa triste fine.

    E ora...

    Virginia Rockford.

    «Sono ancora sulla scena del crimine e sto lavorando al caso» ripeté Jude.

    «Ci sono già quelli della Scientifica. E sono professionisti in gamba. È quel che ha detto l'assistente capo. Vieni subito qui.»

    Jude spense il telefono. Fantastico. Si sarebbe ritrovato assediato dai giornalisti appostati nel baracchino della stampa al secondo piano della centrale prima ancora di poter raggiungere l'ufficio dell'assistente capo.

    Avrebbe tanto voluto che non l'avessero chiamato. Avrebbe tanto voluto che il caso fosse stato assegnato a un qualsiasi altro poliziotto della città.

    Ma era andata così: lui era in servizio e gli avevano ordinato espressamente di recarsi sul posto.

    Ringraziò Dorothy Hannigan e le lasciò il suo bigliettino da visita, poi uscì di corsa dalla panetteria. Avrebbe desiderato cercare da sé il capitano Tyler, invece gli toccò dire a Smith di recuperare altri uomini per scovarlo; e assegnò all'agente il compito di mettersi in contatto col produttore del film che stavano girando in fondo alla via e di procurargli una lista con tutti i nomi delle persone coinvolte nella produzione. Voleva che i poliziotti del distretto continuassero a controllare la strada e tenessero gli occhi ben aperti.

    Con tutta probabilità, alle riprese del giorno prima avevano lavorato diverse donne: un buon punto di partenza per gli interrogatori. Jude sottolineò quanto fosse importante che gli agenti prendessero appunti, al che Smith lo guardò, titubante. «Detective Crosby, lei sa che sono solo un poliziotto di quartiere, vero? Non sono io il capo quaggiù.»

    «Andrà tutto bene, Smith, non si preoccupi» rispose lui.

    Si diresse lungo la Broadway. In quel momento, era molto più semplice proseguire a piedi per Lower Manhattan piuttosto che tornare alla sua auto.

    Riuscì ad arrivare all'ufficio dell'assistente capo senza cadere nell'agguato dei giornalisti. Gli uffici erano enormi, e fu lieto che l'ascensore su cui si trovava non si fermasse al secondo piano, dove avrebbe corso il rischio di essere trattenuto da qualche reporter avido di notizie.

    Era in piedi davanti alla scrivania, ma Nathaniel Green, l'A.C., come lo chiamavano affettuosamente i suoi uomini di nascosto, non era un prepotente.

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