Sotto il sole dei Caraibi (eLit): eLit
Di Sara Craven
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Sara Craven
E' nata nel Devon ed è cresciuta in mezzo ai libri, in una casa nei pressi del mare. Ora vive nel Somerset.
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Anteprima del libro
Sotto il sole dei Caraibi (eLit) - Sara Craven
978-88-5897-273-1
1
Il lungomare era affollato, nell'aria aleggiava un forte aroma di alcol e di cibo mentre riecheggiavano i ritmi seducenti della musica locale. La gente si riversava fuori dai bar affollati e dagli squallidi club, formando lunghi serpentoni nell'umidità opprimente della notte sudamericana.
Ash Brennan, molto nervoso e sul punto di scoppiare, si muoveva in quella folla con passo deciso e sostenuto. Gli occhi blu ghiaccio scrutavano rapidamente le insegne al neon che pubblicizzavano bevande o donnine, ignorando le occhiate che riceveva - alcune diffidenti, altre invitanti - e mantenendo le distanze.
Si trovava a circa un miglio da Santo Martino Marina, dove una volta i milionari usavano ormeggiare i loro yacht e dove erano ubicati tutti i locali notturni e casinò per turisti facoltosi. Ma erano ormai trascorsi molti anni, e ora quella era diventata una zona pericolosa dove i turisti rischiavano di essere aggrediti.
Ash si rendeva conto che si mescolava bene tra quella gente. I suoi capelli biondo scuro, schiariti dal sole, si posavano sul colletto di una maglietta blu aperta sul collo per mostrare il petto muscoloso e abbronzato. Pantaloni kaki sbiaditi rivelavano fianchi snelli e lunghe gambe. Calzava vecchie scarpe di tela e portava al polso un orologio di poco conto.
L'altezza, l'ampiezza delle spalle e la sua aria sicura di sé lo facevano apparire un uomo che sapeva badare a se stesso e che, se provocato, avrebbe saputo dimostrare il fatto proprio.
Sembrava un marinaio in cerca di divertimento, ma selettivo.
Quella sera la sua scelta era caduta sul locale Mama Rita. Era un tipico locale con un gran bancone circondato da tavoli occupati solo da uomini, e un piccolo palco dove di esibivano le ballerine. Nell'aria si sentiva odore di tabacco e di bevande alcoliche di basso costo. A parte la musica di un pianoforte suonato da un ometto dalla faccia triste, c'era poco frastuono. La clientela sedeva ai tavoli e beveva in attesa di compagnia femminile.
Appena dietro alla porta del club, una donna enorme e mal vestita lo scrutò con interesse.
Deve essere Mama Rita, pensò Ash con un moto di disgusto.
«Voglio solo bere un drink» le disse.
«Prenditi un drink, il mio miglior champagne e una bella ragazza per gustarlo insieme.»
«Solo una birra per il momento» rispose Ash incontrando il suo sguardo, «poi le farò sapere se mi occorre compagnia.»
«Manuel, trova un bel tavolo per questo giovanotto» disse la donna.
Manuel, alto, bello e arcigno, si mosse verso la prima fila di tavoli, ma Ash lo trattenne.
«Questo va bene» gli disse, mentre prendeva posto in fondo alla sala e si guardava in giro.
Ash sapeva che Mama Rita aveva il meglio delle ragazze che arrivavano a Santo Martino, e poteva constatarlo lui stesso osservandole mentre sedevano al tavolo dei clienti o si allungavano sul bancone del bar. C'erano anche delle nordamericane e alcune europee.
«Ha visto qualcuna che le piace?» domandò Manuel. «Abbiamo camere molto private dove le ragazze danzeranno per lei solo, se lo desidera.»
«Lo terrò a mente.»
Dal sipario apparve una giovane donna. Al suo ingresso si sentì un gran fragore nel locale.
Era bionda, leggermente più bassa della media nonostante i tacchi alti, il corpo sottile fasciato dalle linee fluide del corto vestito nero che indossava. Un corpino senza spalline segnava perfettamente il suo seno pronunciato, facendo splendere la pelle come avorio.
Non salì sul palco per la solita performance, però. Incurante degli sguardi e dei fischi si mosse fino a raggiungere il pianoforte, e si appoggiò mentre il pianista suonava l'introduzione di Killing me softly.
Ash fu subito catturato dalla bellezza del suo viso: nonostante i capelli chiari sulle spalle, ciglia e sopracciglia erano decisamente scure; gli occhi verdi e attenti. Zigomi perfetti, la sua bocca mostrava un rossetto rosa molto sexy.
Aveva un'espressione preoccupata, come un animale in trappola, incapace di muoversi.
Ma il suo viso sembrò rilassarsi quando iniziò a cantare. Aveva una voce profonda, roca. Il tipo di voce che un uomo vorrebbe ascoltare in quei momenti... pensò Ash.
La ragazza attaccò la canzone successiva, Someone to watch over me; sembrava che il suo sguardo andasse ben oltre i confini di quel club.
Nell'attimo in cui terminò l'esibizione, lo sguardo di Ash incontrò il suo sopra tutti gli altri. I loro occhi si fissarono per un istante interminabile.
Ora, pensò Ash d'un tratto, so perché sono venuto qui stasera. La osservò mentre lasciava il palco, ma lei non si voltò più.
«Desidera qualcosa, querido?» gli domandò Mama Rita.
«Voglio l'usignolo dagli occhi verdi» ribatté Ash deciso. «In una delle tue stanze private, Mama. Voglio che balli per me. Da sola.»
«Ti costerà un occhio.»
Ash prese il portafogli e sbatté sul tavolo di Mama Rita alcune banconote.
«Come si chiama la bionda?»
«Micaela» rispose Mama Rita, «e andrò subito a dirle che è una ragazza fortunata.»
Ash ordinò una birra e si sedette ad aspettare.
Chellie ebbe un capogiro e si lasciò andare sullo sgabello di fronte alla toeletta, aggrappandosi all'angolo della specchiera. Era un mese che cantava in quel club, tuttavia non si era ancora abituata. Tollerava a fatica gli sguardi di quegli uomini, i loro occhi affamati e le frasi di cattivo gusto che le rivolgevano.
«Come fai a sopportare tutto questo?» chiese a Jacinta, l'unica ballerina del club ad avere modi gentili.
La collega le suggeriva sempre di non guardare, di cantare senza curarsi di loro e di pensare ai fatti propri.
Chellie aveva seguito quel consiglio fino a quella sera quando, contro la sua volontà, si era sentita attratta quasi inesorabilmente dallo sguardo di un uomo.
Lui era seduto a un tavolo sul retro, fatto inusuale perché la maggior parte della clientela sedeva di fronte. Ma questa non era l'unica cosa che l'aveva colpita e che rendeva quell'uomo differente dagli altri del locale.
Era senza dubbio un europeo, e non ce n'erano molti che frequentassero il club; inoltre era terribilmente attraente.
Nonostante il locale fosse affollato, Chellie non aveva potuto non notarlo, e si era resa conto che in qualche modo lo sconosciuto aveva fatto in modo che lei lo guardasse.
Che cosa l'aveva portato in un posto come quello? L'esperienza di Chellie in fatto di uomini era limitata, ma l'istinto le suggeriva che era l'ultimo maschio sulla terra che potesse aver bisogno di comperare i propri piaceri in un posto simile.
Sei messa proprio male, se inizi a fantasticare su un cliente.
E, in effetti, le cose andavano veramente male a Chellie. La sua vita era diventata un incubo senza fine, pensò mentre si toglieva la parrucca bionda e si passava le mani fra i capelli ramati.
In quel momento era disperata e allo stesso tempo grata per aver trovato un posto in cui stare e, soprattutto, guadagnare qualcosa; l'obbligo di indossare quella parrucca che lei detestava era ben poca cosa rispetto ai problemi concreti che doveva affrontare.
Fino a qualche settimana prima era convinta che non sarebbe rimasta a lungo in quel locale, ma le cose non erano andate come lei desiderava.
Mama Rita le spillava quasi tutto il denaro che guadagnava per farsi pagare l'affitto e per costringerla all'acquisto di abiti per le serate, così le restava a malapena il denaro per comperarsi da mangiare.
La cosa più grave di tutte era che Mama Rita si era impossessata del suo passaporto e lo aveva chiuso in un cassetto della sua scrivania. Quindi lei era prigioniera in quel posto.
«Non te ne puoi andare, a meno che Mama Rita non dia il suo permesso» le aveva confermato Jacinta. «È Mama Rita a decidere quando e dove puoi andare, e stai certa che non sei ancora libera» aveva aggiunto.
Chellie pensava, invece, che prima o poi se ne sarebbe andata.
Non ho più fiducia negli uomini, rifletté, ed ebbe un fremito nel rammentare Ramon. Aveva cercato di non pensare più a lui, ma non era sempre facile, nonostante il ricordo fisico di lui scemasse lentamente giorno per giorno. Poteva rievocare a stento il suo viso o il timbro della sua voce. Un giorno sarebbe riuscita a dimenticare anche di aver fatto l'amore con lui. Era come se ogni cosa fosse ormai lontana, o accaduta ad altri.
Purtroppo, però, non era stato così, ed era quello il motivo per il quale si trovava in quel posto: era stata ingannata, derubata e abbandonata.
Era dovuta scappare dalla sua vita in Inghilterra e dal futuro che era stato programmato inesorabilmente per lei. Nonostante tutto, però, credeva ancora che fosse stata solo una grande sfortuna: per colpa di Ramon, tutto quello che lei aveva fatto era diventato un inferno.
Era sicura che, in qualche modo, sarebbe riuscita a riappropriarsi della sua vita.
Lina, una delle ballerine, entrò all'improvviso nel suo camerino.
«Mama Rita ti vuole vedere nel suo ufficio.»
«Sai il motivo?»
«Può darsi che inizi a lavorare come tutte noi.»
«Io lavoro, ma come cantante!» precisò istintivamente Chellie.
«Be', può darsi che le cose cambino. Si dice che un uomo voglia conoscerti...»
Non può essere! Mama Rita le aveva garantito che non poteva essere costretta a fare quello che non voleva.
Chellie salì lentamente le scale ed entrò nell'ufficio della donna.
«Sei stata così brava stasera che uno dei clienti vuole una tua performance privata» le disse Mama Rita.
«Una canzone in particolare?»
«Mi prendi in giro? Vuole che balli per lui.»
Chellie rimase impietrita.
«Io non ballo» replicò quindi seccamente. «Mi hai assunta come cantante, questi erano gli accordi. Abbiamo un contratto...»
«Ma ora i termini sono cambiati!» la interruppe Mama Rita con veemenza.
«Bene, in questo caso per me il contratto è saltato, perciò, se mi restituisci il passaporto, me ne vado subito» rispose seccamente Chellie.
«Pensi che sia così facile?» la provocò Mama Rita. «Questo è il mio club. Io stabilisco le regole. E tu non vai da nessuna parte perché io trattengo il tuo passaporto fino a quando non avrai pagato il tuo debito.»
«Ma l'affitto... ti