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Il segreto di Camilla: Harmony History
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E-book217 pagine3 ore

Il segreto di Camilla: Harmony History

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Info su questo ebook

La sera in cui annuncia il suo addio alle scene Camilla Knight, diventata attrice teatrale con il nome d'arte di Lysette Davide per salvare la famiglia dalla rovina, conosce l'aitante Nicholas, conte di Ashby. Lui, folgorato dalla sua bellezza, scommette con gli amici che riuscirà a sedurla malgrado la sua fama di donna inavvicinabile, ma lei, decisa a difendere il segreto sulla sua vera identità, riesce a sfuggirgli svanendo nel nulla. Quando però Nicholas incontra a un ricevimento la rispettabile signorina Knight...
LinguaItaliano
Data di uscita9 apr 2021
ISBN9788830528055
Il segreto di Camilla: Harmony History

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    Anteprima del libro

    Il segreto di Camilla - Francesca Shaw

    Copertina. «Il segreto di Camilla» di Shaw Francesca

    Immagine di copertina:

    Graziella Reggio Sarno

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Scandalous Lady

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2002 Francesca Shaw

    Traduzione di Ilaria Parini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-805-5

    Frontespizio. «Il segreto di Camilla» di Shaw Francesca

    1

    Nicholas Lovell, conte di Ashby, dondolava il suo monocolo tenendolo per il nastro, mentre ascoltava il brusio che proveniva dalla platea del teatro. Dall’alto del palchetto in cui si trovava, poteva tenere d’occhio tutto quello che accadeva all’interno del Theatre Royal, il turbinio di colori dei vestiti di seta delle signore, l’eleganza discreta degli abiti da sera dei gentiluomini. Come sempre il pubblico di Bath non aveva prestato molta attenzione alla rappresentazione d’apertura, occupato com’era a chiacchierare e a salutare i propri conoscenti. Adesso però attendeva con crescente trepidazione.

    Forse, pensò, i suoi amici non avevano esagerato nell’elogiare il fascino e il talento dell’attrazione principale del Royal, mademoiselle Lysette Davide, la sublime interprete di Shakespeare. Inoltre quella serata sarebbe stata oltremodo interessante, giacché i pochi privilegiati che erano riusciti a procacciarsi un biglietto avrebbero assistito all’ultima esibizione della stagione dell’attrice. Eppure, tutto ciò non era abbastanza eccitante per suscitare l’entusiasmo del conte e fargli condividere il fervore generale. Chiuse gli occhi e si mise comodo sulla sedia dorata.

    «Per l’amor del cielo, Lovell, svegliati e mostra un po’ di interesse. Lo spettacolo sta per cominciare.» George Marlow si sporse in avanti e gli diede un colpetto tra le costole con il suo monocolo.

    Nicholas inarcò uno dei suoi sopraccigli scuri e riprese l’esame annoiato dell’alta società di Bath che chiacchierava nella platea.

    George persistette nonostante l’insolita apatia del suo amico e aggiunse: «Ti assicuro che la bella Davide vale l’attesa».

    «Ha ragione il nostro amico» continuò lord Corsham. «Manda giù un altro bicchiere di champagne, vecchio mio. Non hai bevuto abbastanza, è questo il vero problema.»

    L’ultimo membro del quartetto, sir William Hendricks, il proprietario del palco, scrutò il programma con ansia. «Non è un’opera di Shakespeare, vero? Non sono mai riuscito a capirlo quel tipo.»

    Nicholas scoppiò a ridere, richiamato dall’espressione scolpita sul volto del suo vecchio compagno di scuola. Ricordava bene come William, a Eton, si sforzasse per concentrarsi durante qualsiasi attività letteraria e come fosse molto più interessato allo sport e al combattimento dei galli che non ai libri. «Non ti preoccupare: non è un’opera di Shakespeare. Ma per quale motivo ti sei preso questo palco? Non credo che ne valga la spesa.»

    «Be’, così... non si può mai sapere, magari mi prende il capriccio di venire... e ti dirò che, da quando abbiamo scoperto mademoiselle Davide, siamo accorsi qui praticamente tutte le sere in cui si è esibita.» Sospirò sognante. «Se solo potessi baciarle la mano.»

    «E anche tutto il resto» sottolineò Marlow con un ghigno eloquente.

    Nicholas rimase sorpreso dalla condotta da ragazzini alla prima infatuazione che i suoi compagni esibivano ogniqualvolta il nome di quella donna veniva menzionato.

    «E allora perché non lo fai?» domandò irritato. «È solo un’attrice e sappiamo tutti che cosa significa. Un po’ di denaro e potrai baciarla dalla testa alla punta dei piedi, altro che la mano.» Non era stato semplice persuaderlo a uscire quella sera. Era arrivato a Bath soltanto nel pomeriggio, dopo aver obbedito, con riluttanza, a una convocazione della sorella maggiore Georgiana, ed era intenzionato a non fare niente, eccetto gustarsi una bella cena e bere svariati bicchieri di brandy in compagnia di suo cognato Henry.

    «Solo un’attrice!» L’indignazione imporporò le guance di sir William. «Lei è pura, incontaminata, una dea. È irraggiungibile!» I suoi compagni, con aria altrettanto grave, annuirono solennemente.

    Avevano ottenuto l’attenzione di Nicholas. Si voltò, dando le spalle al palcoscenico, e li osservò con un’espressione di divertita incredulità dipinta sul volto scarno. «Non esistono attrici irraggiungibili. O voi tre state diventando vecchi oppure state perdendo il vostro tocco!»

    «Dannazione, Nick!» ringhiò lord Corsham sdegnato. «Nessuno è mai riuscito a sedurla. E non parlo soltanto di noi. Neanche tu saresti capace di abbattere le sue difese, sono pronto a scommettere!»

    «Non mi interessa abbattere un bel niente» replicò Nicholas. «Guardate, il sipario si sta alzando.»

    Si accinse ad andarsene, ma lord Corsham lo afferrò per la manica. «Nemmeno se mi gioco Thunderer?»

    «Dici sul serio, Freddie? Ho sempre pensato che non avresti mai venduto quello splendido animale, figuriamoci poi addirittura giocartelo in una sfida.»

    «È una scommessa già vinta» ribatté l’amico con disinvoltura, mentre si accendevano le luci della ribalta e il sipario si alzava sulla prima scena de Il castello degli spettri. «Nemmeno tu ci puoi riuscire.»

    Gli altri due annuirono. Erano tutti consapevoli che poche donne avrebbero resistito al fascino tenebroso di Nick, se questi avesse deciso di avvalersene, ma conoscevano anche la formidabile reputazione di donna ineccepibile di mademoiselle Davide.

    «Affare fatto. E dire che non l’ho neppure vista, questa signora.»

    In quel momento Lysette Davide era dietro le quinte e stava discutendo animatamente, seppur a bassa voce, con il signor Porter, l’impresario del Theatre Royal.

    «Non pensavo che l’avreste fatto sul serio!» sbottò. «Aumenterò il vostro compenso fino a... fino a... dodici sterline alla settimana» aggiunse fuori di sé. «Dannazione! È quanto riceveva la signora Jordan nei suoi giorni di massimo splendore.»

    «Questo non è il momento più adatto per discutere, signor Porter! Ho stabilito di ritirarmi dopo la rappresentazione e la mia decisione è irrevocabile. E adesso, per favore, lasciatemi andare!»

    Lysette diede un’ultima controllata alla sua parrucca scura, lisciò le bianche vesti ed emise un respiro profondo, ma non del tutto sicuro. Durante i tre anni in cui aveva calcato le scene, non le era mai capitato di perdere la calma prima di una esibizione, ma quella sera, la sera in cui avrebbe annunciato il suo ritiro dalle scene, si sentiva nervosa come una debuttante. E quel battibecco irritante con il signor Porter aveva soltanto peggiorato le cose.

    Quando arrivò la battuta d’entrata scivolò al centro del palcoscenico, alta, quasi regale. Il teatro scoppiò in un’esplosione di applausi provenienti da ogni ordine di posti, mentre la gente comune, seduta nei palchi più in alto, batteva persino i piedi per terra.

    Dall’alto del palchetto di sir William, Nicholas aveva un’ottima visuale dell’irraggiungibile mademoiselle Davide. E, per la prima volta da quando era arrivato, stava prestando attenzione. Quella donna non era soltanto bella, alta, aggraziata ed elegante, ma aveva anche una grande presenza. Quando si trovava sul palcoscenico riusciva a catturare gli sguardi di tutti gli spettatori, persino nei momenti in cui non parlava, e quando recitò la sua prima battuta il pubblico della platea trattenne collettivamente il respiro. La sua voce era forte, penetrante e allo stesso tempo melliflua, con un impercettibile accenno di accento francese.

    Lo spettacolo era un guazzabuglio di assurdità, nello stile tipico del melodramma gotico in voga in quel periodo, eppure lei riusciva a farlo sembrare un’opera shakespeariana. Per la prima volta dopo settimane, Nicholas sentì la sua noia dissolversi. La mancanza di interesse verso tutti i suoi vecchi passatempi aveva cominciato a preoccuparlo. Le scommesse non lo eccitavano più, la conquista del gentil sesso aveva perso il suo fascino e ultimamente si defilava presto dalle feste, più o meno sobrio.

    La verità era che, all’età di ventisette anni, per il conte di Ashby il perseguimento del piacere fine a se stesso iniziava a non essere più fonte di soddisfazione. Sua sorella gli aveva intimato di maritarsi per garantire il futuro del titolo nobiliare, dando alla luce un erede. Tuttavia, ribelle e indomito qual era, non avrebbe mai accettato di sposare una delle bamboline di porcellana che Georgiana era solita presentargli. E, per quanto il destino delle tenute ancestrali nel Buckinghamshire cominciasse a turbare la sua coscienza, il pensiero di una vita sobria e consona alla sua condizione sociale, a fianco di una moglie adatta, priva di spirito e di argomenti, lo costernava.

    Durante la rappresentazione i suoi occhi rimasero incollati a quella figura alta e bruna. L’opera aveva una trama ridicola, narrava di orfani abbandonati e all’improvviso l’eroina veniva catturata da un personaggio malvagio mascherato. Ma Nicholas non stava seguendo. Una parte della sua mente si godeva la bellezza di mademoiselle Davide, mentre l’altra meditava sul fatto che, dal momento che avrebbe dovuto trascorrere una settimana a Bath dalla sorella, la caccia e la conquista di una donna di tale livello l’avrebbero ricompensato più che adeguatamente.

    Il sipario calò per l’intervallo e un cameriere entrò nel palco portando un vassoio di tartine e champagne. Quando l’uomo andò via i tre amici si rivolsero a Nicholas e gli domandarono all’unisono: «Ebbene?».

    Nicholas sogghignò, distese le sue lunghe gambe e alzò il bicchiere per brindare. «Alla divina mademoiselle Davide e a voi tre, perché grazie a voi saprò come trascorrere il tempo la prossima settimana.»

    «Sei molto sicuro di te» sottolineò lord Corsham.

    «Ha motivo di esserlo» replicò George Marlow. «Quando mai ha fallito con una donna? Io non so come tu faccia, Nick, ma di sicuro hai la fortuna del diavolo dalla tua.»

    «Forse ha venduto l’anima al demonio.»

    «Niente affatto» protestò Nicholas. «È sufficiente essere dotati di un certo fascino, finezza... tutti quei requisiti che purtroppo voi tre non possedete.»

    «Non voglio dare peso alle tue calunnie» ribatté sir William. «Perlomeno il tuo umore è migliorato. Ultimamente sei sempre così serio che stavamo pensando di mandarti dal medico. Sarà meglio fissare un tempo limite per questa scommessa: che ne dite della fine del mese prossimo?»

    L’intervallo terminò e l’opera riprese. Mademoiselle Davide, che non sarebbe dovuta rientrare sul palcoscenico, fino alla scena successiva, sedeva nel suo camerino mentre la costumista le incipriava le spalle e le sistemava il fisciù. Si chinò in avanti, controllò attentamente che dall’attaccatura della parrucca non fuoriuscisse qualche boccolo biondo, e si passò un batuffolo sulle sopracciglia scurite.

    «Il primo tempo è andato bene, miss» osservò Florence. Guardò l’attrice riflessa nello specchio, esaminando il pesante trucco di scena che copriva la sua pelle pallida. Aveva sempre pensato che fosse un peccato che nascondesse la sua bellissima massa di capelli biondi, soffici come la seta. E le sopracciglia scure facevano sembrare i suoi occhi verdi color nocciola. Ma quei lineamenti perfetti erano suoi e nulla dovevano ai travestimenti di scena.

    «Grazie, Florence. Tuttavia devo confessarti che sono piuttosto nervosa riguardo al mio annuncio, e il signor Porter non è affatto compiaciuto della mia decisione. Ma dimmi, tu sarai contenta di lavorare per la signora Scott la prossima stagione?»

    «Oh, per me sarà un onore, visto che la signora è così famosa. Però mi mancherete, voi siete stata così gentile con me.»

    Lysette alzò la sua esile mano per accarezzare fugacemente quella della costumista. «Finirai per farmi piangere. Non dire altro.» Proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta. «Adesso devo andare in scena. Portami lo specchio e la cipria, per favore.»

    Quando mademoiselle Davide riapparve finalmente sul palcoscenico, vi fu un’altra esplosione di applausi, nonostante fosse nel bel mezzo di una scena. Il secondo tempo proseguì come in un sogno: il cattivo veniva annientato, l’orfano ritrovava la sorella e tutto finiva per il meglio.

    Lysette fu richiamata alla ribalta quattro volte, poi tese le mani in avanti per far cessare gli applausi. «Miei cari amici, devo fare un annuncio. Non è una cosa facile da dire, perché in questi tre anni ho molto apprezzato il vostro fedele sostegno, ma è giunto il momento che io dia l’addio alle scene.»

    Si sentì un fremito, poi un grido di disapprovazione: «No! Che peccato!».

    Ma lei alzò di nuovo la mano. «So che le mie parole vi hanno deluso, ma ormai ho preso una decisione. Buonanotte, grazie e arrivederci a tutti.»

    Fece un ultimo inchino profondo e abbandonò il palcoscenico, con le guance calde e le lacrime che le inumidivano gli occhi, lasciando lo scompiglio dietro di sé. Esisteva una serie di motivi che non le faceva rimpiangere quella decisione, ma non per questo trovava facile voltare le spalle a una vita così eccitante. Il signor Porter si precipitò su per le scale, paonazzo, agitando le braccia sconvolto.

    «Non credevo che l’avreste fatto veramente! Sentite che cosa avete combinato! Là fuori è in atto una rivolta!» Dovette alzare la voce per sovrastare il rumore dei piedi che battevano per terra.

    «Mantenete la calma, signor Porter» gli intimò la donna che fino a pochi istanti prima si chiamava Lysette Davide. «La prossima stagione si troveranno un’altra beniamina. E i vostri profitti saranno garantiti» aggiunse con sarcasmo. Tre anni di rapporti con l’impresario del teatro le avevano insegnato a riconoscere con precisione le sue priorità.

    Aveva la mano sulla porta del camerino quando Stebbings, il portiere dell’ingresso per gli artisti, comparve ansimando da dietro l’angolo. «Potreste venire nella Stanza Verde, miss? Ci sono alcuni nobili che richiedono la vostra presenza e io non risponderò delle conseguenze se non acconsentirete a incontrarli» affermò angustiato.

    Lysette sospirò, era tentata di fingere un’emicrania, di chiedere al portiere di presentare le sue scuse, ma il senso del dovere ebbe la meglio su di lei. Dopotutto, sarebbe stata l’ultima volta. «Va bene, Stebbings. Ma soltanto gli ammiratori più fedeli, quelli che non mancano mai, tu li conosci.»

    Controllò velocemente il suo aspetto nello specchio, si passò un po’ di cipria sugli alti zigomi e si ritoccò il trucco sotto le ciglia inferiori, quindi si affrettò lungo i corridoi illuminati con parsimonia. Il signor Porter non spendeva denaro in fronzoli superflui dietro le quinte, però aveva investito nella Stanza Verde, dove i suoi attori potevano incontrare i membri prescelti del pubblico.

    La scena che si trovò davanti quando aprì la porta le era piuttosto familiare. Una dozzina di gentiluomini in abito da sera e con i bicchieri in mano stava discutendo a proposito della rappresentazione di quella sera e del suo sconcertante annuncio.

    Quando entrò nella stanza calò il silenzio, dopodiché fu circondata: mazzi di fiori e pacchi infiocchettati da ogni parte, e ovunque volgesse lo sguardo riceveva espressioni di disappunto per la sua decisione e veniva sommersa da suppliche di ripensamento. Lysette sorrise, annuì e rispose con la grazia che la contraddistingueva.

    «Rose rosse, milord, davvero incantevoli!» esclamò incoraggiante all’ammutolito erede diciassettenne di una delle famiglie più importanti del paese.

    In quel momento la porta si aprì nuovamente a metà e sentì Stebbings protestare dall’altra parte. «Sono spiacente, signori, ma mademoiselle Davide non può ricevere nessun altro adesso.»

    «E invece dovrà ricevere me!» dichiarò risoluta una voce imperiosa, e un uomo alto dai capelli scuri entrò nella stanza, chiudendo deciso la porta dietro di sé.

    «Lovell!» esclamò lord Franklin. «Non sapevo che foste a Bath, vecchio mio. Ma datevi un’occhiata intorno, non è il caso di fare così, vi prego. Questo è un addio privato di mademoiselle Davide ai suoi più fedeli sostenitori. E francamente...» aggiunse a voce bassa mentre si avvicinava al nuovo venuto per stringergli la mano, «facciamo volentieri a meno della vostra concorrenza!»

    Nicholas diede una pacca amichevole sulla spalla a quel suo vecchio conoscente e sogghignò con fare impenitente. «Sono un ammiratore non dichiarato di mademoiselle Davide da qualche tempo ormai, e sono certo che mi farete il piacere di presentarci.»

    Lord Franklin decise di reagire facendo buon viso a cattivo gioco. «Mademoiselle Davide, posso presentarvi Nicholas Lovell, conte di Ashby? Lovell, mademoiselle Davide.»

    Nicholas si inchinò mentre lei gli porse la mano. «Madame, fate di me il vostro umile servitore.»

    Lysette inclinò la testa in risposta. «Milord» replicò con calma, poco propensa a lasciarsi attrarre da quell’uomo sardonico e sicuro di sé nel suo abito da sera immacolato.

    Era molto affascinante, ammise malvolentieri, decisamente elegante, senza peraltro avere l’aspetto di un damerino, ma la confidenza che ostentava le fece desiderare di opporsi a lui per principio.

    Nonostante fosse avvezza a tenere a bada i suoi ammiratori premurosi, presto si ritrovò

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