Rischiose abitudini (eLit): eLit
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Carrie Alexander
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Anteprima del libro
Rischiose abitudini (eLit) - Carrie Alexander
successivo.
Prologo
«Smettila di agitarti. È l'idea più bella che ti sia mai venuta in mente» cercò di convincersi Julia. Si sedette sul bordo del letto e incrociò le braccia sul petto. «Prendi un bel respiro e rilassati. Devi solo stare tranquilla ad aspettare. Lui arriverà da un momento all'altro.»
Una bottiglia dello champagne più costoso che si potesse permettere - ben quindici dollari! - si stava raffreddando nel secchiello per il ghiaccio. Un mazzo di rose rosse faceva bella mostra di sé sulla cassettiera, spandendo il suo profumo delicato nell'aria, e un po' dappertutto c'erano candele accese che regalavano riflessi caldi e dorati al modesto mobilio della camera.
Julia aveva cercato di dare un tocco di romanticismo alla stanza anonima del motel. Voleva rendere quel luogo meno squallido e più intimo. Un vero nido d'amore. E visto che l'amore era quello che avrebbe fatto di lì a poco, si era procurata una confezione di preservativi e aveva indossato la biancheria intima più sexy che possedeva.
Ma intanto i minuti passavano con una lentezza esasperante. Avvertendo un crampo allo stomaco, Julia si disse che era solo nervosismo, non apprensione. Era normale che fosse tesa, un po' meno che fosse spaventata. O terrorizzata...
Diede un'occhiata in giro, controllando per la centesima volta che tutto fosse pronto, ogni cosa al suo posto, ogni dettaglio sistemato.
Un respiro profondo le gonfiò i polmoni. Sapeva quello che stava facendo.
Era finalmente giunto il momento di fare l'amore con Zack Brody.
1
Dieci anni dopo
Ad Adam Brody non erano mai piaciuti i ricevimenti nuziali. La folla concitata, il ricco banchetto, l'odore nauseante di fiori, profumi e dopobarba non facevano per lui. Ma gli fu chiaro che aveva toccato il fondo quando la damigella d'onore gli si avvicinò mormorando: «Voglio sfidare la morte».
Il matrimonio si era svolto senza intoppi. Adam non si poteva lamentare, aveva affrontato prove ben più ardue. Come per esempio stare tre mesi bloccato in un letto d'ospedale. Aveva comunque fatto in modo di evitare la maggioranza degli invitati. Ma poi Julia Knox gli si era rivolta con quella solenne dichiarazione.
Adesso avrebbe dovuto vedersela con lei. Di tutte le affermazioni che si sarebbe aspettato di sentirle dire nel rivederla, quella appena pronunciata l'aveva colto di sorpresa.
«Come hai detto?»
«Voglio sfidare la morte.» Julia lo fissò con i suoi begli occhi castani. Come al solito era seria. Proprio per questo Adam non riusciva a spiegarsi la sua uscita. «Insegnami come» lo sollecitò Julia. Con decisione. Senza esitazione. Come se non fosse avvolta in metri di tulle e ornata con un copricapo floreale che la facevano assomigliare a Heidi.
Certo, i matrimoni scatenavano sempre strane reazioni nelle donne. Tuttavia Julia Knox...
Non era il tipo.
Magari era cambiata da quando lui se n'era andato da Quimby, anni prima. La calma e riflessiva Julia gli sembrava la donna meno adatta a subire metamorfosi, ma... be', tutto era possibile.
Adam inclinò la testa. Nonostante si fosse ripromesso di starsene defilato, lei aveva risvegliato la sua curiosità.
«Forse non è il momento ideale per sollevare un simile argomento» continuò Julia. «Ma, come si dice, o adesso o mai più. Per essere un invitato di riguardo alle nozze sei stato piuttosto inafferrabile.»
Adam scrollò le spalle, rimanendo in silenzio.
«Credi che non reggeresti al terzo grado a cui verresti sottoposto, ovunque facessi vedere la tua faccia?»
«Non è la mia faccia che desta scalpore.»
Senza preoccuparsi di attirare sguardi e mormorii di sottecchi, Julia lo studiò con calma, indugiando a lungo sulle sue gambe. La maggior parte degli invitati aveva fatto lo stesso, in particolare quando Adam aveva offerto il braccio a Julia per scortarla lungo la navata della chiesa. Lui si era chiesto se si aspettavano che inciampasse.
L'interesse di Julia era sincero. Tuttavia lui reagì con la stessa insofferenza che aveva provato prima. Il fatto che la sua presenza avesse scatenato curiosità e pettegolezzi gli rendeva sgradevole una festa altrimenti piacevole. Si era presentato alle nozze all'ultimo momento con l'intenzione di allontanarsi il più presto possibile. Ma poi il senso del dovere l'aveva bloccato. Poteva starsene in disparte, ma non poteva essere maleducato. Non al matrimonio di Zack. Doveva la vita a suo fratello.
Sotto lo sguardo di Julia involontariamente contrasse i muscoli. Era solo tensione, si disse cercando di rilassarsi.
Lo sguardo franco di Julia tornò a fissare la sua faccia. Nessun commento ma neppure compassione da parte sua.
Lei fece un respiro profondo. «Non lo si direbbe guardandomi, ma la mia vita è noiosa. Ho bisogno di qualche emozione. Di qualcosa per scuotermi dall'apatia. Credo che tu sia l'uomo giusto.» Fece un gesto con la mano nella sua direzione. Un sottile braccialetto di perle scivolò lungo il suo avambraccio. Lo sguardo di Adam vi si soffermò, come se non potesse fare altrimenti. Non avrebbe saputo dire perché, tranne che improvvisamente aveva avvertito un forte crampo allo stomaco.
«Ho bisogno di rischiare. Di provarne l'ebbrezza.» Julia esitò con un'espressione corrucciata sul volto. «Insegnami a essere coraggiosa, Adam.»
Lui rimase per un po' in silenzio. Dopo tutti quegli anni era l'ultima persona che poteva farlo, pensò. Scrollò le spalle con aria indifferente. «Vai a mangiarti una bella fetta di torta nuziale, Goldie. Vedrai che ti tirerà su.» Distolse gli occhi, facendo finta di non avere notato il suo risentimento.
Julia l'afferrò per una manica. «Come ai vecchi tempi, eh? Una pacca sulla spalla e via. Non sono cieca, so riconoscere i secchi rifiuti, Adam Brody.»
«Non ne sono poi così sicuro.»
Sempre tenendolo per la manica, lei gli mormorò: «Nessuno ormai mi chiama più Goldie».
«Troppo amichevole per una persona adulta e matura come te?»
Lei fece una smorfia. «Sembra che io lo sia sempre stata, vero?»
Adam l'avrebbe voluta smentire, ripensando a quella volta in cui lei era stata avventata come lui, il famoso scavezzacollo di Quimby. Non era una cosa di cui avevano parlato. Durante gli ultimi dieci anni avevano evitato di farne menzione. Per lui, Julia Knox era la ragazza di Zack e lo sarebbe sempre stata. Fine della storia.
«Zack è sposato!» esclamò lei, leggendogli nel pensiero. «È ufficiale. Con tutti gli annessi e connessi.»
«Questo non cambia il nostro...» Adam s'interruppe. O no? Con il matrimonio non valeva più la legge non scritta che i fratelli non si dividono la stessa ragazza? Per un attimo provò un senso di sollievo. Fine del senso di colpa. Poi però gli venne in mente Laurel Barnard, e si sentì di nuovo a disagio.
«Sono anni che ci siamo mollati, io e Zack.» Julia accennò un sorriso. «Penso che tu e io potremmo essere... amici.» Abbassò gli occhi, deglutendo a fatica.
Era nervosa?, si chiese lui sorpreso. Insicura? Proprio Julia?
«Certo.» Adam annuì cercando di essere carino per togliersi dagli impicci. Non aveva nessuna intenzione di avere a che fare con lei. Era troppo pericolosa. «Nessun problema. Non siamo sempre stati amici?» Le strinse amichevolmente un braccio, avvertendo di nuovo un crampo allo stomaco. Non erano amici, si ricordò. Non potevano esserlo.
Perché condividevano un segreto. Ed era una cosa grossa. Troppo imbarazzante per discuterne apertamente. Ma ci sarebbe sempre stata, incombendo tra di loro come un macigno.
«Allora non c'è motivo perché tu non possa insegnarmi il paracadutismo acrobatico» disse lei con foga, rendendosi conto che lui aveva tutta l'intenzione di andarsene.
Adam si bloccò, lanciandole un'occhiata sorpresa. «Paracadutismo acrobatico? Stai scherzando.»
«Sono seria. È la cosa più rischiosa che mi viene in mente.»
«Sei matta.» Matta totale. E non era più tanto sicuro che fosse colpa del matrimonio. Di quello e del suo ruolo di damigella d'onore Julia sembrava essere ben consapevole.
Julia Knox che praticava il paracadutismo acrobatico? Proprio quella bella ragazza così ricercata che era stata soprannominata Goldie con chiaro riferimento a Fort Knox - come a dire, preziosa e inespugnabile? Lei e suo fratello erano sembrati la coppia perfetta del liceo di Quimby. Fatti l'uno per l'altro.
Alcuni anni e persino il matrimonio di Zack con Cathy Timmermann non potevano giustificare quel cambiamento. Julia Knox non aveva bisogno di sconvolgere la propria vita. Era e sarebbe sempre stata la perfetta Goldie.
«A quanto pare ti sei fatta una bella indigestione di film d'avventura» la prese in giro Adam.
«Non essere scortese.»
Lui sorrise di fronte alla sua espressione ostinata. Forse, negli anni in cui lui era stato lontano, Julia si era fatta più agguerrita. «Scusa.» La squadrò dall'alto in basso. «Solo che sei la persona con i piedi più per terra che io conosca.»
«È qui che sta il punto.»
Lui scosse la testa. «Non chiedermi di aiutarti a realizzare questa folle idea. Rivolgiti a una scuola di paracadutismo acrobatico se proprio vuoi, ma lasciami perdere.»
Lei fece per trattenerlo e ci sarebbe anche riuscita, se Adam non avesse prontamente indietreggiato. Purtroppo lui si ritrovò intrappolato tra un mare di invitati, tavolini e sedie. La toilette era vicina, ma quello di cui aveva bisogno era di uscire a prendere una boccata d'aria fresca.
«Adam» lo richiamò Julia con voce suadente. Lui rinunciò a guadagnare una via di fuga e si concentrò sul viso di lei, affascinato suo malgrado. Che cosa le stava passando per la testa? «Temo di avere paura» confessò. Gli rivolse uno sguardo supplichevole. «È per questo che te l'ho chiesto. Ho bisogno di una persona di cui so di potermi fidare. Non di un estraneo.»
«Mi spiace, ma non sono abilitato a insegnare il paracadutismo acrobatico.»
Lei aggrottò le sopracciglia. «Allora il free climbing. Tanto per cominciare.»
Adam l'avrebbe potuto fare. L'avrebbe potuta far arrampicare su una parete di granito, facendole credere che fosse ripida e pericolosa per soddisfare il suo bisogno di emozioni forti.
Forse l'avrebbe potuto fare, ma la verità era che non se la sentiva. Non sarebbe stato così prima dell'incidente. Aveva sempre affrontato qualsiasi tipo di rischio senza la minima paura. Malgrado fosse passato un anno e mezzo da quella tremenda vicenda, non si era ancora ripreso.
Julia socchiuse gli occhi, notando la sua esitazione. «Oh, Adam. Scusa...» S'interruppe, fissando con insistenza le sue gambe. «Pensavo... Zack mi ha detto che stavi facendo grand...»
«Nessun problema.» Adam cercò di ostentare sicurezza. Non era necessario che Julia venisse a sapere quanto aveva faticato a recuperare anche solo la metà delle sue capacità fisiche, perse quando aveva affrontato a velocità troppo sostenuta una curva pericolosa su una strada di montagna, rischiando di morire. Se l'era vista proprio brutta.
«È per te che sono preoccupato» affermò con franchezza. «Non sei mai stato un tipo spericolato. Che cosa ti succede?»
Julia incontrò i suoi occhi. Lui si trattenne dal sorridere. «Credi che io non ne sia all'altezza?» l'accusò. «Sono pronta, sai. Mi sono allenata.» Alzò un braccio, mettendo in mostra i muscoli dei bicipiti. «Sono capace e preparata mentalmente.»
«Per sfidare la morte?»
«Mmh... Forse avevo un po' esagerato.»
L'aveva fatto di proposito, per catturare la sua attenzione. E c'era riuscita. Ma lui continuava a non capirla. «Tutto questo solo perché ti annoi?»
«E tu perché lo fai?»
Adam fece un gesto evasivo. «Non mi ricordo.» Non aveva voglia di rifletterci.
«Io invece me lo ricordo» ribatté Julia. «Sei stato uno scavezzacollo da quando